"La guerra, tutti sanno, è una partita di caccia dove gli uomini sono, insieme, cacciatori e selvaggina; un gioco nel quale gli uomini, armati di fucile, si dànno la caccia l’un l’altro."
"A un certo punto l’ufficiale si ferma davanti al ragazzo, lo fissa a lungo, in silenzio, poi gli dice con voce lenta, stanca, piena di noia: “Ascolta, non ti voglio far del male. Sei un bambino, io non fo la
guerra ai bambini. Hai sparato sui miei soldati, ma io non fo la guerra ai bambini. Lieber Gott, non l’ho inventata io la guerra. L’ufficiale s’interrompe, poi dice al ragazzo con una voce stranamente dolce:
“Ascolta, io ho un occhio di vetro. E' difficile riconoscerlo da quello vero. Se mi sai dire, subito, senza pensarci su, quale dei due è l’occhio di vetro, ti lascio andar via, ti lascio libero”.
“L’occhio sinistro” risponde pronto il ragazzo.
“Come hai fatto ad accorgertene?”.
“Perché dei due è l’unico che abbia qualcosa di umano”."
"Vi sono innumerevoli famiglie di bellissimi uccelli, in Ucraina. Volano a migliaia cinguettando tra le foglie delle acacie, si posano lievi sugli argentei rami delle betulle, sulle spighe di grano, sulle ciglia d'oro dei girasoli, per beccarne i semi nei loro grandi occhi neri. Cantano senza posa in fondo alla voce del cannone, nel crepitio delle mitragliatrici, dentro l'alto rombo degli aerei sull'immensa pianura ucraina. Si posano sulle spalle dei soldati, sulle selle, sulle criniere dei cavalli, sugli affusti dei pezzi, sulle canne dei fucili, sulle torrette dei Panzer, sulle scarpe dei morti. Non hanno paura dei morti. Sono uccelli piccoli, vispi, allegri, alcuni sono grigi, altri verdi, altri rossi, altri ancora sono gialli. Alcuni hanno rosso o turchino soltanto il petto, altri soltanto il collo, altri soltanto la coda. Alcuni sono bianchi con la gola azzurra, e ne ho visti alcuni piccolissimi e orgogliosi, tutti bianchi, immacolati. La mattina all'alba cominciano a cantare dolcemente fra il grano, e i tedeschi levano la testa dal triste sonno ad ascoltare il loro canto felice. Volano a migliaia sui campi di battaglia di Dniester, del Dnieper, del Don, cinguettando liberi e lieti, e non hanno paura della guerra, non hanno paura di Hitler, delle SS, della Gestapo, non si fermano sui rami a contemplare la strage, ma si librano nell'azzurro cantando, seguono dall'alto gli eserciti in marcia nella sterminata pianura. Ah, son proprio belli, gli uccelli dell'Ucraina"
"La guerre même n'est qu'un rêve," dice il Principe Eugenio passandosi la mano sugli occhi e sulla fronte.
"Muore tutto ciò che l'Europa ha di nobile, di gentile, di puro. La nostra patria è il cavallo. Voi capite quel che voglio dire. La nostra patria muore, la nostra antica patria. E tutte quelle immagini ossessionanti, quella continua ossessione dei nitriti, dell'odore orrendo e triste dei cavalli morti, rovesciati sulle strade della guerra, non vi pare che rispondano alle immagini della guerra, alla nostra voce, al nostro odore, all'odore dell'Europa morta? Non vi sembra che anche quel sogno significhi qualcosa di simile? Ma forse è meglio non interpretare i sogni."
"Taisez-vouz," dice il Principe Eugenio. Poi si piega verso di me, e dice a voce bassa: "Ah! si je pouvais souffrir comme vous!"
"A Smolensk ho visto alcuni prigionieri russi mangiare i cadaveri dei loro compagni morti di fame e di freddo. I soldati tedeschi li stavano a guardare in silenzio, con l'aria più gentile e più rispettosa del mondo. I tedeschi sono pieni di umanità, non è vero? Ma non era colpa loro, non avevano nulla da dar da mangiare ai prigionieri, perciò li stavano a guardare scuotendo la testa, e dicevano: arme Leute, povera gente. I tedeschi sono un popolo sentimentale, sono il popolo più sentimentale e più civile del mondo. Il popolo tedesco non mangia cadaveri. Un popolo civile non mangia i cadaveri. Mangia uomini vivi."
"E' di gran moda, oggi, far la puttana, in Italia. Tutti fanno la puttana. Il Papa, il Re, Mussolini, i nostri amati Principi, i cardinali, i generali, tutti fanno la puttana, in Italia. (...) E' sempre stato così, sarà sempre così. Ho fatto anch'io la puttana, per molti anni, come tutti gli altri. Poi quella vita m'è venuta a schifo, mi son ribellato, son finito in galera. Ma anche finire in galera è un modo per far la puttana. Anche far l'eroe, anche pugnare per la libertà è un modo per fare la puttana, in Italia. Anche dire che questo è una menzogna, un insulto per tutti coloro che sono morti per la libertà è un modo di far la puttana. Non c'è scampo "
"Ma c’era nel suo sentimento per la Spagna quella indefinibile sfumatura di sensuale passione e di segreto orrore, che sempre si accompagna, in ogni uomo del Nord, all’amore per le terre del Mediterraneo: la stessa sensuale ripugnanza che si dipinge nel viso degli spettatori negli antichi Trionfi della Morte, dove le scene macabre, lo spettacolo dei verdi cadaveri dissepolti, distesi nudi al sole come lucertole morte, tra fiori carnosi e fortemente odorati, suscitano negli astanti un orrore sacro, una voluttà che insieme li attira e li respinge."
"Un azzurro così misterioso, che ricordava il mare, quell’azzurro misterioso del mare in certe ore misteriose del giorno."
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Per aspera ad astra