domenica 10 agosto 2025

Apologia della storia – Marc Bloch

“Papà, allora spiegami a che serve la storia. È così che pochi anni fa un ragazzino che conosco interrogava un padre storico. Del libro che state per leggere vorrei dire che è la mia risposta, perché per un autore non c’è lode più bella che l’essere in grado di parlare con lo stesso tono ai dotti e agli scolari. Ma una semplicità così alta è il privilegio di pochi eletti.” 

“Ma la storia non è l’orologeria né l’ebanisteria. È un tentativo di conoscere sempre di più: dunque qualcosa in continuo movimento.” 

 “Cos’è successo ogni volta che l’intervento della storia è sembrato necessario? Che è apparso l’umano.” 

“Dietro i tratti sensibili del paesaggio, gli strumenti o le macchine, dietro gli scritti apparentemente più freddi e le istituzioni che sembrano più completamente distaccate da coloro che le hanno fondate, la storia vuole cogliere gli uomini. Chi non vi riesce sarà al massimo un buon erudito. Il bravo storico, invece, somiglia all’orco della leggenda. Là dove fiuta carne umana, sa che c’è la sua preda.” 

“Il proverbio arabo l’ha detto prima di noi: Gli uomini somigliano più al loro tempo che ai loro padri.” 

“L’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato. Ma forse è altrettanto inutile mettercela tutta per capire il passato quando non si sa niente del presente.” 

“Il ruolo giocato dalle confische rivoluzionarie, come si è appena visto, è quello di una divinità non di rado benigna per chi fa la ricerca: la catastrofe. Innumerevoli municipi romani si sono trasformati in banali cittadine italiane, in cui solo con grandi sforzi l’archeologo riporta alla luce tracce dell’antichità; solo all’eruzione del Vesuvio si deve la sopravvivenza di Pompei.” 

“La storia soffre più di presbiopia che di miopia.” 

“Prima del lancio del dado, la probabilità che apparisse una faccia qualsiasi era una su sei; dopo il lancio, il problema svanisce. Potremmo esitare in un secondo momento a dire se quel giorno sia uscito il tre o il cinque. L’incertezza è in noi, nella nostra memoria o in quella dei nostri testimoni. Non è nelle cose.” 

“È da tanto tempo che dico ai miei studenti che la virtù principale dello storico è sapersi stupire. Ne sono sempre più convinto. Guai a chi di noi trova tutto naturale!” 

“Sostengo l’idea che uno storico non possa annoiarsi; perché professionalmente s’interessa allo spettacolo del mondo.” 

“La storia è prima di tutto conoscenza dei cambiamenti.” 

“Per capire un gruppo umano, la prima condizione essenziale è conoscere il suo passato.” 

“Non essendo profeti, non avevamo previsto il nazismo. Ma eravamo certi che – con sembianze di cui confessavamo di essere incapaci di tratteggiare con precisione i contorni – un giorno la reazione tedesca sarebbe arrivata, alimentata dai rancori di cui le nostre follie moltiplicavano i semi, e che il suo scatenarsi sarebbe stato terribile.” 
 
“Sulla pubblica piazza non abbiamo osato essere la voce che grida, all’inizio nel deserto, ma almeno – qualunque sia il risultato finale – può sempre riconoscersi il merito di aver urlato la propria fede. Abbiamo preferito ritirarci nella timorosa quiete dei nostri laboratori. Possano i nostri figli perdonare il sangue che è sulle nostre mani!”

martedì 5 agosto 2025

Il tempo migliore della nostra vita – Antonio Scurati

“Leone Ginzburg dice “no” l’otto gennaio del millenovecentotrentaquattro. Non ha ancora compiuto venticinque anni ma, dicendo “no”, s’incammina verso la propria fine.” 

“Mentre Ginzburg scrive il suo no al fascismo, nello studiolo risuonano frasi antiche, giunte fin lì da mondi lontani. Non intendo giurare. L’onore è un motivato rifiuto. L’onore è obbedire senza abbassarsi. L’onore è sentire la bellezza della vita.” 

“Non ebbi il coraggio, né dell’esempio, né del sacrificio.” 

“È qui che, lungamente atteso, finalmente Luigi Scurati arriva. Nasce il 19 luglio 1933, un martedì. Il venerdì precedente la Germania è stata ufficialmente dichiarata una nazione a partito unico. Il Partito nazista.” 

“La speranza nel futuro può essere, a volte, il più vigliacco degli inganni.” 

“Il 15 novembre del 1933 s’iscrive alla camera di commercio di Torino, come ditta individuale, la Giulio Einaudi editore, con sede in via Arcivescovado 7. Nasce così, con tre amici e una promessa di trecento lire, una delle più importanti imprese di cultura del Novecento.” 

“È difficile immaginare che la tua vita stia per finire finché non picchiano alla porta e il plotone di esecuzione ti trascina in strada.” 

“Ecco un’altra verità elementare con cui, al netto di tutte le sofisticherie e i ripensamenti, non smetteremo di fare i conti. La madre, la moglie, i figli. Poi si ritorna alla terra.” 

“Si ha notizia di un solo uomo che rifiuta di occupare la cattedra tolta a un collega ebreo: si chiama Massimo Bontempelli, è un poeta, un accademico d’Italia, in gioventù ha ferito Giuseppe Ungaretti in un duello ed è stato tra i fondatori del Partito fascista. Tutti gli altri, trovata la cattedra vacante, vi si accomodano.” 

“Questo il piano editoriale di Leone Ginzburg: la semplice idea secondo la quale tutto ciò che i padri, e i padri dei padri, hanno fatto di buono, di giusto e di bello non sarebbe vano perché giunge fino a noi.” 

“Soltanto la guerra ha risolto la situazione, travolgendo certi ostacoli, sgombrando il terreno da molti comodi ripari e mettendomi brutalmente a contatto con un mondo inconciliabile.” 

“Per tutta la vita Leone Ginzburg ha tenuto il suo posto di combattimento e lo ha tenuto senza mai, in tutta la vita, impugnare un’arma. L’Italia libera. Così s’intitola lo strumento di lotta al quale Leone, di nuovo in prima linea dopo l’8 settembre, di nuovo sacrifica tutto se stesso, compresa l’amatissima attività di editore.” 

“I tedeschi irrompono. In testa portano l’elmo d’acciaio a catino, attorno al petto nastri di mitragliatrici d’ottone luccicante, granate da lancio infilate nella cintura e mitragliatrici spianate. Il capoguardia urla un nome. Un unico nome. Dopo poco Leone Ginzburg è consegnato. Si avvia, gracile, tra i suoi nuovi carcerieri con il suo vestito blu strapazzato che spicca tra le pesanti uniformi verdognole.” 

“Il 4 febbraio sta male tutto il giorno. Verso sera un infermiere gli pratica un’iniezione di canfora. Leone sembra trarne giovamento. Chiede carta e penna e scrive. Scrive a Natalia, sua moglie. Poi muore durante la notte.” 

“Il senso della vita come qualcosa che può ricominciare da zero, questa l’eredità che la guerra lascia all’immensità del dopoguerra.” 

 “Io sono nato il 25 giugno 1969, a Napoli, sulla collina di Posillipo, sotto il segno del cancro, e ho avuto un’infanzia normale, una giovinezza normale, una vita normale.” 

“La vertigine si consuma. Il tempo si rimette in bolla. È quasi l’ora di pranzo. Un mezzogiorno qualunque di una tarda primavera in una città e in una nazione da ricostruire. Peppino s’incammina verso la bottega di macellaio. Lo attende la vita che gli resta da vivere.” 

“Ma era quello il tempo migliore della mia vita e solo adesso che m0è sfuggito per sempre, solo adesso lo so.”

mercoledì 30 luglio 2025

Vincenzo Consolo - Retablo

"Perché viaggiamo, perché veniamo fino in quest'isola remota, marginale? Diciamo per vedere le vestigia, i resti del passato, della cultura nostra e civiltate, ma la causa vera è lo scontento del tempo che viviamo, della nostra vita, di noi, e il bisogno di staccarsene, morirne, e vivere nel sogno d'ère trapassate, antiche, che nella lontananza ci fu figuriamo d'oro, poetiche, come sempre è nell'irrealtà dei sogni, sogni intendo come sostanza dei nostri desideri. Ma sempre tuttavia il viaggio, come distacco, come lontananza dalla realtà che ci appartiene, è un sognare. E sognare è vieppiù lo scrivere, lo scriver memorando del passato come sospensione del presente, del viver quotidiano. E un sognare infine, in suprema forma, è lo scriver d'un viaggio, e d'un viaggio nella terra del passato." 

 "Così, col viola e il bruno, si concludeva ancora un altro giorno. Poi domani, vicende sempre nuove, nuove avventure, ignote, che è l’essenza stessa della vita, che dentro i due certi punti, l’avvio e la sua fine, ricomincia l’avventura ogni mattina. E ancor di più l’essenza della vita dentro nel viaggio, per cui viaggio si fa dentro il viaggio, ignoto nell’ignoto." 

 "Io mi chiedei se non sia mai sempre tutto questo l'essenza d'ogni arte (oltre ad essere un'infinita derivanza, una copia continua, un'imitazione o impunito furto) un'apparenza, una rappresentazione o inganno, come quello degli òmini che guardano le ombre sulla parete della caverna scura, secondo l'insegnamento di Platone, e credono sian quelle la vita vera, il reale intero, come l'inganno per la follia dolce de l'ingegnoso hidalgo de la Mancha don Chisciotte, che combatté contra i molini a vento presi per giganti, o per furore tragico d'Aiace che fe' carneficina delle greggi credendola d'Atridi, o come l'llusione che crea ad ogni uom comune e savio l'ambiguo velo dell'antica Maya, velo benefico, al postutto, e pietoso, che vela la pura realtà insopportabile, e insieme per allusione la rivela; l'essenza dico, e il suo fine il trascinare l'uomo dal brutto e triste, e doloroso e insostenibile vallone della vita, in illusori mondi, in consolazioni e oblii." 

 "O gran pochezza, o inanità dell'uomo, o sua fralezza e nullità assoluta! O sua ferocia e ferina costumanza! O secol nostro superbo di conquiste e di scienza, secolo illuso, sciocco e involuto! Arrasso, arrasso, mia nobile signora, arrasso dalla Milano attiva, mercatora, dalla stupida e volgare mia città che ha fede solamente nel danee, ove impera e trionfa l'impostore, il bauscia, il ciarlatan, il falso artista, el teatrant vacant e pien de vanitaa, il governante ladro, il prete trafficone, il gazzettier potente, il fanatico credente e il poeta della putrida grascia brianzola. Arrasso dalla mia terra e dal mio tempo, via, via, lontan!"

venerdì 25 luglio 2025

Cose di Cosa Nostra – Giovanni Falcone

In genere in questo blog pubblico stralci di libri presenti e letti della mia biblioteca personale: lo faccio senza alcuna prefazione, ma qui è diverso. Il libro di Giovanni Falcone è qualcosa di più di un manuale o di una testimonianza. è una analisi storico sociale perfetta e puntuale della mia terra; è un libro di una dolcezza e una dignità infinite. Un modo per sentirsi fieri di essere siciliani.



“Cosa Nostra ha a sua disposizione un arsenale completo di strumenti di morte. Per il fallito attentato del 21 giugno 1989 alla villa che avevo affittato all’Addaura, vicino a Palermo, erano stati piazzati tra gli scogli cinquanta candelotti di esplosivo. La lupara ormai sta passando di moda.” 

 “In genere si ritiene che la mafia privilegi certe tecniche di omicidio rispetto ad altre. E’ un errore. La mafia sceglie sempre la via più breve e meno rischiosa. E’ questa la sua unica regola. Non ha alcuna preferenza di tipo feticistico per una tecnica o per un’altra. Il metodo migliore resta la lupara bianca, la scomparsa pura e semplice della vittima designata senza tracce del cadavere e neppure di sangue.” 

 “Dall’interno di una organizzazione come Cosa Nostra si giudicano le cose in maniera diversa che dall’esterno.” 

“Cosa Nostra si fonda sulla regola dell’obbedienza. Chi sa obbedire, eseguendo gli ordini con il minimo di costi, ha la carriera assicurata.” 

“Partecipare a un’azione violenta risponde generalmente a una logica rigorosa, quella che fa di Cosa Nostra l’organizzazione temibile che è. Sottolineo spesso questo concetto perché soltanto affrontando la mafia per quello che è – un’associazione criminale seria e perfettamente organizzata – saremo in grado di combatterla.”

“Impariamo a riflettere in modo sereno e laico sui metodi di Cosa Nostra: prima di sferrare l’attacco, l’organizzazione compie sempre uno studio serio e approfondito. Per questo è molto difficile prendere un mafioso con le mani nel sacco.” 

“Quando Buscetta, per giustificare il suo pentimento, mi ha detto che i suoi compagni avevano “violato le regole più elementari di Cosa Nostra e che con il loro comportamento avrebbero portato l’organizzazione alla rovina”, ho avuto la sensazione di vivere un grande momento, un momento storico. Una cosa che nel profondo del cuore speravo da lungo tempo.” 

“Devo dire che fin da bambino avevo respirato giorno dopo giorno aria di mafia, violenza, estorsioni, assassini. C’erano stati poi i grandi processi che si erano conclusi regolarmente con un nulla di fatto. La mia cultura progressista mi faceva inorridire di fronte alla brutalità, agli attentati, alle aggressioni; guardavo a Cosa Nostra come all’idra dalle sette teste: qualcosa di magmatico, di onnipresente e invincibile, responsabile di tutti i mali del mondo.” 
 
“Ho sempre saputo che per dare battaglia bisogna lavorare a più non posso e non mi erano necessarie particolari illuminazioni per capire che la mafia era una organizzazione criminale.” 

“Conoscevo Cosa Nostra nelle sue grandi linee. Ero in grado di capire Buscetta e quindi pronto a interrogarlo. Prima di lui, non avevo – non avevamo – che un’idea superficiale del fenomeno mafioso. Con lui abbiamo cominciato a guardarvi dentro. Ci ha fornito numerose conferme sulla struttura, sulle tecniche di reclutamento, sulle funzioni di Cosa Nostra. Ma soprattutto ci ha dato una visione globale, ampia, a largo raggio del fenomeno. Ci ha dato una chiave di lettura essenziale, un linguaggio, un codice. E’ stato per noi come un professore di lingue che ti permette di andare dai turchi senza parlare con i gesti.” 

“Buscetta mi ha fornito le coordinate che mi hanno permesso di mettere a punto un metodo di lavoro.” 

“Tutti all’epoca parlavano di enormi quantità di droga che partivano dalla Sicilia per gli Stati Uniti. Allora mi sono detto: Se hanno venduto droga in America del Nord, nelle banche siciliane saranno rimaste tracce delle operazioni realizzate. Così hanno avuto inizio le prime indagini bancarie. Fruttuose per il processo Spatola come per gli altri.” 

“Occuparsi di indagini di mafia significa procedere su un terreno minato: mai fare un passo prima di essere sicuri di non andare a posare il piede su una mina antiuomo.” 

“Al tribunale di Palermo sono stato oggetto di una serie di microsismi, fattisi via via più intensi con il passare del tempo. Davo fastidio.” 

“L’interpretazione dei segni, dei gesti, dei messaggi e dei silenzi costituisce una delle attività principali dell’uomo d’onore. E di conseguenza del magistrato.” 

“Nei miei rapporti con i mafiosi mi sono sempre mosso con estrema cautela, evitando false complicità e atteggiamenti autoritari o arroganti, esprimendo il mio rispetto ed esigendo il loro. E’ inutile andare a trovare un boss in carcere se non si hanno domande precise da porgli su indagini che riguardano la mafia, se non si è bene informati o se si pensa di poterlo trattare come un qualsiasi criminale comune.” 

“Quando saltano le regole ancestrali, quando lo Stato decide di combattere sul serio la magia, quando forze dell’ordine e magistrati fanno realmente e fino in fondo il proprio dovere, i comportamenti degli imputati cambiano.” 

"Nessuno forse si è mai dato la briga di capire come mai il “traditore” Buscetta al maxiprocesso di Palermo abbia potuto deporre nel silenzio assoluto delle gabbie piene di un centinaio di mafiosi. Il fatto è che Buscetta godeva di grande prestigio personale in seno all’organizzazione, ma soprattutto che, benché pentito e quindi infame, egli era stato vittima di un torto inammissibile da parte dei suoi compagni di un tempo. Avevano ucciso due dei suoi figli che non erano neppure uomini d’onore.” 

“Così, in Sicilia, è buona regola non girare armati, a meno di essere pronti a servirsi dell’arma. Se uno porta con sé la pistola, sa che deve usarla, perché sa che colui che gli sta di fronte, lui, lo farà. Il concetto di arma dissuasiva non esiste da queste parti. La pistola si porta perché serva a sparare e non a intimidire.” 

 “Questa è la Sicilia, l’isola del potere e della patologia del potere.” 

“E’ accettabile dunque che per la collaborazione prestata Contorno abbia dovuto perdere trentacinque parenti e Buscetta dieci?” 

“Per tre mesi abbiamo parlato in tutta tranquillità (col pentito Mannoia). Poi, diffusasi la notizia della sua collaborazione, Cosa Nostra gli uccide in un colpo solo la madre, la sorella e la zia. Il pentito reagisce da uomo e porta a termine le sue confessioni.” 

“La domanda da porsi dovrebbe essere un’altra: perché questi uomini d’onore hanno mostrato di fidarsi di me? Credo perché sanno quale rispetto io abbia per i loro tormenti, perché sono sicuri che non li inganno, che non interpreto la mia parte di magistrato in modo burocratico, e che non provo timore reverenziale nei confronti di nessuno. E soprattutto perché sanno che, quando parlano con me, hanno di fronte un interlocutore che ha respirato la stessa aria di cui loro si nutrono.” 

“Questa avventura ha anche reso più autentico il senso dello Stato. Confrontandomi con lo Stato-mafia mi sono reso conto di quanto esso sia più funzionale ed efficiente del nostro Stato e quanto, proprio per questa ragione, sia indispensabile impegnarsi al massimo per conoscerlo a fondo allo scopo di combatterlo.” 

“Io credo nello Stato, e ritengo che sia proprio la mancanza di senso dello Stato, di Stato come valore interiorizzato, a generare quelle distorsioni presenti nell’animo siciliano: il dualismo tra società e Stato; il ripiegamento sulla famiglia, sul gruppo, sul clan; la ricerca di un alibi che permetta a ciascuno di vivere e lavorare in perfetta armonia, senza alcun riferimento a regole di vita collettiva. Che cosa se non il miscuglio di armonia e di violenza primitiva è all’origine della mafia? Quella mafia che essenzialmente, a pensarci bene, non è altro che espressione di un bisogno di ordine e quindi di Stato.” 

“Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale. Quanto alla doppia morale, o doppiezza nell’anima siciliana, è un retaggio della storia, dei tempi in cui la Sicilia doveva difendersi dal mondo esterno, inventandosi un modo di essere che permettesse di resistere all’occupante e di sopravvivere. Gli invasori qui sono arrivati da ogni dove, e ogni volta ci si è dovuti adattare, o almeno far finta di adattarsi, in attesa che andassero via. Alla fine se ne sono andati, lasciandoci però un temperamento che definirei misoneista, fatto di apparente sottomissione e di fedeltà alle tradizioni, unite ad un orgoglio delirante.” 

“E quanto più lo Stato si disinteresserà della Sicilia e le istituzioni faranno marcia indietro, tanto più aumenterà il potere dell’organizzazione.” 

“Ma se vogliamo combattere efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci assomiglia.” 

“La cultura della morte non appartiene solamente alla mafia: tutta la Sicilia ne è impregnata. Da noi il giorno dei morti è festa grande: offriamo dolci che si chiamano teste di morti, fatti di zucchero duro come pietra. Solitudine, pessimismo, morte sono i temi della nostra letteratura, da Pirandello a Sciascia.” 

“In Sicilia è del tutto fuori luogo mostrare in pubblico quello che proviamo dentro di noi.” 

“Ragionamento tipicamente mafioso e tipicamente siciliano: mai mettersi nella condizione di dover mostrare apertamente la propria forza e il proprio potere. Altra abitudine: i regali.” 

“E nella Palermo liberty le ultime splendide ville erano state demolite per far posto a brutti casermoni. Ho trovato quindi una città deturpata, involgarita, che in parte aveva perso la propria identità.” 

“In ogni caso non è ammissibile sostenere che versare una percentuale sia un atto innocente: implica, nella migliore delle ipotesi, il riconoscimento dell’autorità mafiosa.” 

“Ma la mafia non è una società di servizi che opera a favore della collettività, bensì un’associazione di mutuo soccorso che agisce a spese della società civile e a vantaggio solo dei suoi membri.” 

 “Si può sorridere all’idea di un criminale, dal volto duro come la pietra, già macchiatosi di numerosi delitti, che prende in mano un’immagine sacra, giura solennemente su di essa di difendere i deboli e di non desiderare la donna altrui. Si può sorriderne, come di un cerimoniale arcaico, o considerarla una vera e propria presa in giro. Si tratta invece di un fatto estremamente serio, che impegna quell’individuo per tutta la vita. Entrare a far parte della mafia equivale a convertirsi a una religione. Non si cessa mai di essere preti. Né mafiosi.” 

“E’ necessario studiare strategie differenziate a seconda del tipo di mafia che si deve affrontare. Più un’organizzazione è centralizzata e clandestina più è temibile, perché dispone dei mezzi per controllare efficacemente il mercato e mantenere l’ordine sul suo territorio, con un intervallo brevissimo tra processo decisionale ed entrata in azione. Le cose vanno valutate diversamente in un’organizzazione frazionata in più centri di potere. Il ragionamento vale anche a livello internazionale.” 

 “La mia grande preoccupazione è che la mafia riesca sempre a mantenere un vantaggio su di noi.” 

 “In Sicilia, per quanto uno sia intelligente e lavoratore, non è detto che faccia carriera, non è detto neppure che ce la faccia a sopravvivere. La Sicilia ha fatto del clientelismo una regola di vita. Difficile, in questo quadro, far emergere pure e semplici capacità professionali. Quel che conta è l’amico o la conoscenza per ottenere una spintarella. E la mafia, che esprime sempre l’esasperazione dei valori siciliani, finisce per fare apparire come un favore quello che è il diritto di ogni cittadino.” 

“La Sicilia è una terra dove, purtroppo, la struttura statale è deficitaria.” 

“Se chimici francesi di riconosciuta competenza hanno accettato di raffinare morfina-base a Palermo è certamente perché erano pagati profumatamente e sapevano di non correre grossi rischi, ma soprattutto perché i siciliani erano gli unici ad avere il pieno controllo del mercato della produzione e del commercio della droga.” 

 “Contrariamente a quanto si pensa, la Svizzera è uno dei paesi che prestano più collaborazione, perché ha compreso che è finita l’epoca in cui era possibile tenere il denaro sporco e lasciare i mafiosi fuori dalla porta. Il denaro della mafia comporta necessariamente, prima o poi, la presenza degli uomini e dei metodi mafiosi.” 

“Chiunque si occupi di lavori pubblici, in Sicilia e nel Mezzogiorno in genere, sa benissimo di dover acquistare il materiale dal tale fornitore e non dal talaltro.” 

“Possiamo sempre fare qualcosa: massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto.” 

“Certo dovremo ancora per lungo tempo confrontarci con la criminalità organizzata di stampo mafioso. Per lungo tempo, non per l’eternità: perché la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. Ma con quali strumenti affrontiamo oggi la mafia? In un modo tipicamente italiano, attraverso una proliferazione incontrollata di leggi ispirate alla logica dell’emergenza.” 

“Solo il rigore professionale di magistrati e investigatori darà alla mafia la misura che la Sicilia non è più il cortile di casa sua e quindi servirà a smontare l’insolenza e l’arroganza del mafioso che non si inchina all’autorità dello Stato.” 

 “L’avere dimostrato la vulnerabilità della mafia costituisce una forza anche per gli investigatori nella misura in cui dà la consapevolezza che i mafiosi sono uomini come gli altri, criminali come gli altri, e che possono essere combattuti con una efficace repressione.” 

 “Quello che per noi è una professione, per gli uomini di Cosa Nostra è una questione di vita o di morte: se i mafiosi commettono degli errori, li pagano; se li commettiamo noi, ce li fanno pagare.” 

“Conosco i rischi che corro facendo il mestiere che faccio e non credo di dover fare un regalo alla mafia offrendomi come facile bersaglio.” 

“Professionalità nella lotta alla mafia significa anche avere la consapevolezza che le indagini non possono essere monopolio di un’unica persona, ma frutto di un lavoro di gruppo.” 

 “Credo che Cosa Nostra sia coinvolta in tutti gli avvenimenti importanti della vita siciliana, a cominciare dallo sbarco alleato in Sicilia durante la seconda guerra mondiale e dalla nomina di sindaci mafiosi dopo la Liberazione.” 

 “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.”

domenica 20 luglio 2025

La generazione ansiosa – Jonathan Haidt

“Immaginate che quando la vostra primogenita compia dieci anni, un miliardario visionario che non avete mai visto prima la selezioni per il popolamento del primo insediamento umano permanente su Marte.” 

“Nessuna azienda al mondo ci porterebbe via i figli e li metterebbe in pericolo senza il nostro consenso, con il rischio di esporsi a pesanti responsabilità. Sbaglio?” 

“Molti genitori constatarono con sollievo che uno smartphone o un tablet potevano tenere impegnati e tranquilli i bambini per ore. Era sicuro? Non si sapeva, ma siccome lo facevano tutti, si supponeva di sì.” 

“Progettando un flusso di contenuti accattivanti che penetrano negli occhi e nelle orecchie dei bambini e sostituendo il gioco fisico e la socializzazione dal vivo, questa aziende hanno riconfigurato l’infanzia e alterato lo sviluppo umano su scala quasi inconcepibile.” 

“Lasciamo crescere i bambini sulla Terra, prima di spedirli su Marte.” 

“La Generazione Z è diventata la prima della storia ad attraversare la pubertà con in tasca un portale che la distoglieva dalle persone vicine e la attirava verso un universo alternativo esaltante, instabile, che creava dipendenza e, come dimostrerò, non era adatto a bambini e adolescenti. Ottenere il successo sociale in quell’universo richiedeva ai ragazzi di dedicare gran parte delle energie, continuamente, alla gestione del proprio brand online. Era necessario per ottenere l’approvazione dei coetanei, che è l’ossigeno dell’adolescenza, e per evitare lo shaming online, l’incubo dell’adolescenza.” 

“La tesi centrale di questo libro è che queste due tendenze – iperprotezione nel mondo reale e scarsa protezione nel mondo virtuale – sono le principali ragioni per cui i bambini nati dopo il 1995 sono diventati una generazione ansiosa.” 

“La generazione ansiosa è un libro su come riappropriarsi della vita dell’uomo per gli esseri umani di ogni generazione.” 

“Gran parte dei genitori non vuole che i figli abbiano un’infanzia fondata sul telefono, ma in un certo senso il mondo si è riconfigurato e i genitori che si oppongono condannano i figli all’isolamento sociale.” 

“Le persone non cadono in depressione quando affrontano un pericolo: cadono in depressione quando si sentono isolate, sole o impotenti.” 

“Quando nei primi anni Dieci del Duemila abbiamo dato gli smartphone alla Gen Z è stato un po’ come se l’avessimo spedita su Marte, nel più grosso e incontrollato esperimento che l’umanità abbia mai condotto sui propri bambini.” 

“Giocare è il lavoro dell’infanzia, e tutti i giovani mammiferi hanno il medesimo compito: configurare il cervello giocando spesso e con energia.” 

“È nel gioco autonomo, senza supervisione, che i bambini imparano a sopportare i lividi, gestire le emozioni, interpretare gli stati d’animo dei coetanei, fare a turno, risolvere conflitti e giocare con correttezza.” 

“È da tempo che gli smartphone sono particolarmente efficaci nell’interferire con il legame genitore-figlio. Bombardati da costanti notifiche e interruzioni, alcuni genitori si occupano più dello smartphone che dei figli, anche quando ci stanno giocando.” 

“Qualsiasi bambino che trascorra il periodo sensibile utilizzando massicciamente i social network verrà plasmato dalle culture di quei siti.” 

“L’infanzia è un apprendistato per acquisire le competenze necessarie al successo nella propria cultura.” 

“Stiamo iperproteggendo i nostri figli nel mondo reale mentre non li proteggiamo abbastanza online. Se davvero vogliamo tenere al sicuro i bambini, dovremmo ritardare il loro ingresso nel mondo virtuale e mandarli invece a giocare nel mondo reale. Il gioco all’aperto senza supervisione insegna ai bambini come gestire rischi e difficoltà di vario tipo.” 

“Tenete in mente questa frase quando vedete qualcuno (voi inclusi) eseguire movimenti ripetitivi su un touch screen, quasi in trance: spianare un percorso nel cervello.” 

“Gli smartphone catturano la nostra attenzione con una tale efficacia che, al solo avvertire la vibrazione in tasca per un decimo di secondo, molti di noi interrompono una conversazione a tu per tu, per controllare che non si tratti di qualche importante aggiornamento. Di solito, non chiediamo all’altra persona di aspettare, ci limitiamo a tirare fuori il telefono e a dare un’occhiata, lasciando nell’altro la ragionevole sensazione di essere meno importante dell’ultima notifica.” 

 “Quando abbiamo concesso gli smartphone a bambini e adolescenti nei primi anni Dieci, abbiamo dato alle aziende la possibilità di applicare programmi di rinforzo a rapporto variabile tutto il giorno, di addestrarli come ratti negli anni più sensibili della configurazione del cervello. Queste aziende hanno sviluppato app che creano dipendenza e che hanno inciso profondissimi percorsi nel cervello dei nostri figli.” 

“È questo il grande paradosso dei social: più ti ci immergi, più diventi solo e depresso.” 

“La vita fondata sul telefono produce degrado spirituale, non solo negli adolescenti, ma in tutti noi.” 

“La vita fondata sul telefono rende difficile alle persone essere pienamente presenti quando sono con gli altri e stare con se stesse in silenzio quando sono da sole.” 

“C’è un vuoto in tutti noi che ci sforziamo di riempire. Se non verrà riempito con qualcosa di nobile ed elevato, la società moderna si affretterà a pomparci dentro una montagna di spazzatura.” 

“I progettisti hanno capito ormai da tempo che ridurre la frizione o lo sforzo aumenta il tempo trascorso, perciò caratteristiche come la riproduzione automatica e lo scroll infinito incoraggiano la fruizione di contenuto in automatico, come se fossimo zombie.” 

“Sono queste le due balene: bandire i telefoni e offrire molto più gioco libero non strutturato. Una scuola senza telefoni e con tanto gioco sta investendo nella prevenzione. Sta riducendo l’iperprotezione nel mondo reale, cosa che aiuta i bambini a coltivare l’antifragilità. Al contempo, allenta la presa nel mondo virtuale, favorendo pertanto apprendimento e relazioni migliori nel mondo reale.” 

“Secondo Gopnik, per crescere un figlio è meglio usare l’approccio mentale di un giardiniere. Il vostro compito è creare uno spazio protetto e ricco di nutrimento in grado di fare crescere le piante. Ci vuole impegno ma non è necessario essere dei perfezionisti. Strappate le erbacce, innaffiate il giardino, poi fate un passo indietro e le piante faranno la loro parte, in maniera.” 

“Non dovete rendere ogni secondo speciale o educativo. È una relazione, non una lezione. Ma ciò che fate conta molto di più di ciò che dite, perciò tenete sotto controllo le vostre abitudini con il telefono. Siate un buon modello di comportamento che non divide continuamente la sua attenzione tra il cellulare e il bambino.” 

“Allenatevi a perdere di vista i vostri figli senza che abbiano modo di contattarvi.” 

“Il campo estivo è una grande opportunità per genitori e figli di perdere l’abitudine al contatto costante e, soprattutto per i genitori, alla costante rassicurazione che i loro figli stiano bene.” 

“Posticipate a sedici anni la creazione di account social.” 

“Alla fine, dovrete lasciarli andare online. Ma se riuscite a mantenere più bassa la quantità di tempo online e più alta la qualità in questo lungo periodo dell’infanzia e della prima adolescenza (sei-tredici anni), farete spazio a un maggior coinvolgimento con il mondo reale e guadagnerete tempo perché il cervello dei vostri figli sviluppi un migliore autocontrollo e un’attenzione meno frammentata.” 

 “1. Niente smartphone prima della scuola superiore. 2. Niente social media prima dei sedici anni. 3. Scuole senza telefono. 4. Molto più gioco senza supervisione e indipendenza nell’infanzia.” “Qui, la lezione più importante è parlare. Se pensate che l’infanzia basata sul telefono sia negativa per i bambini e volete vederli tornare a un’infanzia basata sul gioco, ditelo. Molte persone condividono i vostri sospetti ma non sanno bene cosa fare.” 

“La Grande Riconfigurazione dell’Infanzia, da basata sul gioco a basata sul telefono, è stata un fallimento di proporzioni catastrofiche. È tempo di mettere fine all’esperimento. Riportiamo a casa i nostri figli.

martedì 15 luglio 2025

Cronache di poveri amanti - Vasco Pratolini

"Alla vita noi chiediamo il successo del nostro lavoro, la felicità familiare, l'affermarsi dell'idea in cui abbiamo creduto e per le quali abbiamo lottato e siamo arrivati al limite della disperazione. Ma non domandateci di ricercare le cause di cotesta disperazione, si tratta di una cosa che non c'è mai appartenuta. del nostro passato noi ricordiamo soltanto ciò che ci concilia col nostro presente, e che serve al nostro avvenire. E siamo sinceri, adesso, disperatamente sinceri. Non chiamate tutto ciò vigliaccheria: dimenticare è l'aiuto che ci offre la vita, perchè la viviamo." 

 "Ed erano piante giovani, desiderose di affondare le radici in una terra sana. Diciamo: amore, ma è l'incontro di due creature che vengono di lontano, si prendono la mano per farsi coraggio, siccome il cammino è lungo e bisogna arrivare al confine che introduce all'altra terra, se c'è." 

 "Coloro di cui dovremmo maggiormente diffidare, sono gli ultimi sui quali vanno a cadere i nostri sospetti." 

"Ma dentro, proprio dentro ciascuno di noi, chi può leggere? Come si può dire di una persona: non c'è dubbio! se noi stessi siamo pieni di dubbi su noi stessi?" 

 "La nostra felicità sta forse proprio nel voler dire certe parole e nel non riuscire a dirle. Per esempio, io ti amo. Dentro di me lo so bene perché ti amo, ma se devo spiegarti questo perché, non sono capace" 

"Inconsciamente capivano che parlare significava arrestare con il peso della voce il corso dei loro pensieri e sentimenti che si svolgevano uguali, con figurazioni identiche, identiche suggestioni. Capivano che parlare avrebbe significato tacere qualcosa che le parole non si adattano ad esprimere: avrebbe significato tradirsi, l'un l'altro, un poco." 

 "E' l'ipocrisia e l'egoismo del mondo: ciascuno ne aveva dianzi pieno il viso, e ne faceva bandiera con un lenzuolo."

 "Ed è proprio questo il mio timore. Il senso della morte che ci portiamo dietro, un dolore che non finirà mai! Ora ho imparato a conoscerti" ella disse, "e mi piace tutto di te: come sei e come non sei. Ho paura di aggiungere altro dolore a quello che hai già, e a quello che ti aspetta". [...] 

"Sarei diventata una cinica, di quelle che non credono più in nulla e finiscono aride come un pozzo asciutto, se non avessi incontrato te". 

"Eri felice come è felice chi sta con gli occhi chiusi e non li aprirà mai perché non li può aprire. Per cui si contenta del proprio orizzonte." 

"Non si gridavano parole tra di loro. Li univa un'imminenza di morte, più forte di ogni legame di vita." 

 "Il Bene e il Male si confondono nelle passioni." 

"Miseria e miseria da tutte le parti. Eppoi, nemmeno miseria, perche tutti più o meno mangiano abbastanza. Ma la miseria ce l'hanno scritta in faccia, e se la portano dietro, capisci?" 

"Sembra ad entrambi di avere da dirsi, proprio ora, parole che vanno dette sottovoce. La vita è una cella un po' fuori dell'ordinario, più uno è povero più si restringono i metri quadrati a sua disposizione. L'importante consiste nel sapere stabilire dentro di noi quell'equilibrio che fa il mondo vasto come il cielo." 

 "Si sente il cielo anche senza alzare gli occhi, e l'aria sembra migliore: dal lungarno giunge una brezza che ristora. Ma forse sembra a loro che sono innamorati." 

 "Accanto a Liliana egli aveva scoperto che un bacio aveva il suo sapore di bacio, una carezza la levità della carezza, l'amore il suo compimento spontaneo. Accanto ad Aurora era invece un eccitamento brutale, come una perdita delle facoltà, un duello nel quale egli ogni volta finiva per soccombere ed affidarsi a lei, stordito." 
 
"Quando Elisa se ne è andata, egli scivola sul lato ov'ella stava coricata, cova il tepore che vi ha lasciato il suo corpo, e l'odore di donna di cui il cuscino è intriso. Egli ha terrore di ritrovarsi solo con i propri pensieri. Già in questa pausa dell'alba, mentre attende che la sveglia suoni, egli si afferra a ciò che di immateriale Elisa ha lasciato dietro di sé, per trovarvi un conforto, una complicità. E i suoi pensieri sono espressi e sussurrati come se Elisa fosse ancora lì ad ascoltarlo, gli dicesse sì e no come è solita fare. Osvaldo teme i propri pensieri perché teme le persone che li raffigurano." 

"Non le mise mai le mani addosso, e nello stesso tempo non le fece mai una carezza. Visse accanto a lei come ad un oggetto fragile a cui occorre badare, ma del quale non comprendiamo il significato. Così è cresciuta Bianca, credendosi disgraziata ed incompresa, chiusa in sé stessa anche nei rapporti con le amiche, allevando il proprio cuore nel sogno, la solitudine e l'amarezza." 

"Vecchie simili hanno vissuto una vita diversa dalla sua: sono zitelle bigotte, vedove di pensionati, nonne, con alle spalle un'esistenza di caso in caso arida di sentimenti, povera di emozioni, riscaldata da un focolare domestico. La natura le ha dotate di spiriti semplici, sensi naturali, bellezze comprensibili. L'educazione ricevuta ha insegnato loro a praticare i canoni di quella moralità che regola l'equilibrio del mondo e brucia continuamente i vascelli di fronte all'indomito esercito del vizio. La Signora, invece, è un Maresciallo dell'Armata nemica. La sua formazione fisica e morale è stata l'esempio classico del rovesciamento di posizioni. Dove la semplicità diventa caos, la naturalezza infingimento, e la bellezza sfiora le cime della perfezione. Su questa sua natura complessa, violenta e sensitiva, richiamati dallo splendore del suo corpo, gli uomini erano passati come i clowns che calpestano la pedana: all'eco dei loro schiamazzi subentra il silenzio di morte degli acrobati al trapezio." 

 "Un uomo è solo quando cerca, trova e difende il proprio amore. Da un uomo che difende il proprio amore, la società non potrà che ricevere buone azioni. E' stato, del resto, il Partito ad insegnargli, inconsciamente o meno, di perseguire fino in fondo, attraverso l'errore, attraverso il dolore, la felicità quando si è certi di trovarsi sulla strada che vi conduce." 

 "Tuttavia nessuno dei due riesce a pronunciare quella frase che forse "li farebbe precipitare nell'errore", e forse determinerebbe una tregua nel quotidiano reciproco assalto che essi si danno, passeggiando, parlando, la mano nella mano, fino a storcersi l'un l'altro le dita."

giovedì 10 luglio 2025

L’Italia in seconda classe – Paolo Rumiz

“La storia comincia all’alba, nel mar di Sardegna, con il traghetto Aurelia che si mette a vibrare dalla chiglia alla ciminiera in mezzo a nubi alte come torri e con l’odore di vernice, ruggine e salsedine che diventa odore di terra.” 

 “Per una volta, ladies and gentleman, non allacciatevi le cinture. Don’t fasten your seat belts. Si parte in treno, la Cenerentola dei trasporti. Si fa l’Italia in seconda classe, per linee dimenticate.” 

 “In tasca, un’idea corsara. Percorrere 7840 chilometri, come la Transiberiana dagli Urali a Vladivostok. Una distanza leggendaria, un gomitolo lungo come l’Asia da srotolare dentro la Penisola.” 

 “Lo scompartimento si riempie di profumo di mirto. Abbiamo deciso: d’ora in avanti viaggeremo su treni con finestrini apribili. Niente aria condizionata, niente treni che somigliano ad aerei. L’aereo è globale, totalitario, imperscrutabile. Sta in cielo, e il cielo è di nessuno. La rete di ferro, invece, è di tutti. E’ il popolo, la nazione.” 

 “Il treno, non l’aereo, ha fatto l’Italia. Un piccolo treno come questo che arranca nel vento tra praterie e fichi d’India. Siamo in ballo. Il viaggio comincia.” 

 “La fine dei territori comincia così, con il bar e la panetteria che chiude, il parroco che se ne va, poi con le stazioni del silenzio.” 

 “A bordo ci investe un pandemonio di genitori affranti e bambini tiranni con chewing-gum e telefonino. Urla, panini, carte per terre. Viva l’Italia. Siamo già alieni su questa nave che il mistral spinge verso la notte africana.” 

 “Comincia il Grande Sud: cani liberi, una farmacia a ogni angolo, caldo tunisino.” 

 “Per i siciliani, il treno è roba da emigranti, una cosa che ti strappa alla terra, ti porta via per una vita. E’ grazie a questa paura antica che le stazioni restano oasi di ordine e silenzio nel caos del Grande Sud.” 

 “Ma è un attimo, perché la meraviglia dell’attimo presente vince sul ricordo: oltre la penombra delle colline, oltre la prima luminescenza dei paesi, immensa, fosforica nel cielo viola, compare un’altra fantastica icona. L’Etna, il Dio Vulcano.” 

 “Poi, al solito, la Sicilia ti frega. Con la bellezza. Che viaggio il nostro, fin qui, ai confini della notte! Sole basso di poppa, praterie andaluse. E nelle stazioni, i resti di tanti serbatoi d’acqua, segno della sete africana che qui divorava le locomotive.” 

 “Si scava la strada verso l’altro mare, Catania barocca e la sua festa mobile.” “

Si entra in un labirinto di pietre laviche, discariche, fichi d’India, case non finite, buganvillee, sfasciacarrozze, immondizie. Eppure, nonostante tutto, che meraviglia.” 

 “Il treno, ha detto qualcuno, è una visione laterale della vita; non fai in tempo a vederla ed è già passata.” 

 “Becchiamo fotogrammi irripetibili. Specie quando il treno punta verso la cima, buca una massa di lava e ci mostra, tra due muraglioni nei come la pece le nevi dell’Etna in fondo al binario.” 

 “Stazione di Catania, attesa con gli zaini, si va in Continente. Che posto splendido: puoi tuffarti direttamente in mare. E che posto vuoto, anche: biglietterie senza code, pensiline senza addii, treni senza passeggeri. Solo turisti stranieri: come noi in fondo, alieni del Nordest.” 

 “Non contiamo più i chilometri, ora siamo davvero due matti in fuga. Abbiamo addosso l’odore del treno, Napoli ci possiede.” 

 “La clandestinità ci serve ancora in questo viaggio tra rami secchi e linee minori che è un’operazione rivoluzionaria. A caccia di un’Italia minore che scompare.” 

 “Accendo la radiolina dopo dieci giorni di viaggio. E’ sempre lo stesso bollettino. Temporali al Nord, sbarchi di clandestini a Otranto, industriali taglieggiati a Napoli, ville rapinate in Brianza. Che ce ne importa. Ormai siamo stranieri in patria. O forse è il treno che ci ha fatto uscire dal tempo.” 

 “Bagno liberatorio, con il Milano-Foggia che ci passa accanto, grandioso, autoritario. Sembra venire dal tempo in cui lo stato non era in svendita e la patria non era un’azienda. Penso che il treno è la cosa più lunga che si muove sulla Terra. E che esisterà pure, da qualche parte, un cimitero dei treni. Come per le navi, le balene e gli elefanti.” 

 “Certi viaggiatori non “vanno”, ma “vengono andati”. La prova? Il nostro treno-supposta passa luoghi leggendari, ma nessuno guarda fuori.”

 “L’avrete capito. I locomotori sono figli del fascismo: del tempo, cioè, in cui l’Europa ci negò il carbone e l’Italia fu obbligata, in anticipo su tutti, a scegliere l’elettrificazione della rete. Poi l’autarchia finì in tragedia, con i soldati in treno che andavano a morire. Ma i mostri elettrici rimasero, insuperati.” 

 “Il treno va, forse è solo il fattore umano che lo fa andare, ignorato e umiliato, con tanti piccoli atti non dovuti. Ma fino a quando?” 

 “Arriva un treno. E’ il mio! A bordo c’è Paolini che legge. Vedo anche me stesso sul mulo che va, impietosa allegoria di questa Italia fatta di pubblica povertà e privata ricchezza.” 

 “Una volta, in posti come la stazione di Alessandria ci passavano fiumi di terroni diretti alla Fiat. Oggi c’è il vuoto. Gli italiani vanno su gomma. C’è l’apartheid d’estate, a nord della Linea Gotica: il mezzo privato alla razza bianca, quello pubblico agli altri.” 

 “Già, Rovasenda. Come fai a dire di conoscere la Padania se non sei stato a Rovasenda? Come fai a non sentirla che ti chiama nella pioggia, con quel nome da romanzo di Calvino? E noi la cerchiamo, in un treno tra i lampi che diventa una gabbia di Faraday, finché il suo campanile spunta come un parafulmine nella pianura, in mezzo a pioppi indemoniati e a mille antifurti che friggono, eccitati dal temporale.” 

 “Il vagabondo con l’Economist ha una solida visione del mondo. Spiega: Se chiedessi l’elemosina guadagnerei di più. Perché? Gli italiani non hanno più tempo per ridere e preferiscono compatire. E’ l’anima cattolica.” 

 “Rovereto, Trento, Mezzocorona. Marco e io risaliamo l’Adige come salmoni, cerchiamo sotto ipnosi la sorgente del nostro viaggio, il luogo mitico dei treni. Andiamo dove la ferrovia sta ancora nelle fiabe dei bambini, segna l’identità dei luoghi come le foreste e i fiumi. Oltralpe, in Germania, dove la stazione si chiama Bahnhof, il capotreno è ancora un monarca e il treno è il simbolo della nazione.”

 “Anche i nomi delle cose sono cambiati, tutto è un festival di eufemismi. I disabili ora si chiamano diversamente abili.”

 “E’ sempre la stessa storia: il sistema è fatto per spararti dal punto A al punto B. L’idea stessa del viaggio gli è inconcepibile.”

 “Nessun popolo come gli italiani ha costruito tante ferrovie per gli altri, e nessun popolo ignora tanto le ferrovie proprie. Come si spiega? C’è qualcosa che non funziona in un popolo capace di dimenticare una simile, straordinaria epopea.” 

 “Che fare? Marco ha gli occhi lucidi. Lo guardo, le parole non servono. Siamo viaggiatori ribelli, dunque, clandestini anche noi, musi neri anche noi. E allora via. Un salto e siamo in Italia. L’unico rumore è uno strappetto sui jeans.”

sabato 5 luglio 2025

La paranza dei bambini – Roberto Saviano

“Il nome paranza viene dal mare. Chi nasce sul mare non conosce un solo mare. E’ occupato dal mare, bagnato, invaso, dominato dal mare. Può starci lontano per il resto dell’esistenza, ma ne resta zuppo.” 

“Sono solo le reti che tirano su. Strozzati dall’aria, le bocche si schiudono in piccoli cerchi disperati e le branchie che collassano sembrano vesciche aperte. La corsa verso la luce è finita.” 

“Lo sguardo è territorio, è patria, guardare qualcuno è entrargli in casa senza permesso. Fissare qualcuno è invaderlo. Non voltare lo sguardo è manifestazione di potere.” 

“Forcella è materia di Storia. materia di carne secolare. materia viva. Sta lì, nelle rughe dei vicoli che la segnano come una faccia sbattuta dal vento, il senso di quel nome. Forcella. Una andata e una biforcazione. Un’incognita, che ti segnala sempre da dove partire, ma mai dove si arriva, e se si arriva. Una strada simbolo. Di morte e resurrezione. Ti accoglie con il ritratto immenso di San Gennaro dipinto su un muro, che dalla facciata di una casa ti osserva entrare, e con i suoi occhi che tutto comprendono ti ricorda che non è mai tardi per risollevarsi, che la distruzione, come la lava, si può fermare.” 

“E tutto era stato semplice. Come sono sempre più semplici le scelte importanti da cui non si può tornare indietro. E’ il paradosso di ogni generazione: le scelte reversibili sono quelle più ragionate, meditate e soppesate. Quelle irreversibili avvengono per decisione immediata, generate da un moto d’istinto.” 

“Forti e deboli. Ecco la vera distinzione.” 

“A Napoli non esistono percorsi di crescita: si nasce già nella realtà, dentro, non la scopri piano piano.” 

“Stare nella reggia a fianco di chi comanda vale la pena sempre, io voglio stare vicino ai re, mi so’ rotto di stare vicino a chi non conta ‘nu cazzo.” 

“Uno che deve essere il principe non si cura se il popolo lo teme e dice che mette paura. Uno che deve essere principe se ne fotte d’essere amato, che se sei amato quelli che ti amano lo fanno finché tutto va bene ma, appena le cose girano storte, quelli ti fottono subito. Meglio tenere la fama di essere un maestro di crudeltà che di pietà.” 

“E l’apparenza tutti la vedono e la riconoscono e la tua fama arriva lontano.” 

“Esistono i fottuti e i fottitori, null’altro. Esistono in ogni posto e sono sempre esistiti.” 

“Il fottitore raggiunge ciò che desidera, il fottuto lascia che sfumi, lo perde, glielo portano via.” 

“Questo è il covo guagliù. Dobbiamo venire qua, qua fumammo, qua pazziammo, qua noi dobbiamo stare.” 

“Questi palazzi che tremano quando sbattono i portoni stanno lì, come vecchi giganti: sopravvissuti ai terremoti, ai bombardamenti. Palazzi del vicereame ammuffiti dalla decadenza, attraversati sempre dalla stessa vita, dove i ragazzini entrano ed escono con facce identiche da secoli. Tra migliaia di lazzari, borghesi e nobili, che avevano prima di loro salito e sceso quelle scale e affollato quegli androni.” 

“Non c’era tempo per crescere.” 

“Si sentivano più uomini dei propri padri.”

“La prima regola che fa uomo un uomo è che sa che non sempre gli possono andare bene le cose, anzi, sa che le cose gli possono andare bene una volta e cento gli vanno male. Invece le creature pensano che le cose cento volte gli andranno bene e mai gli andranno male.” 

“Io per diventare bambino c’ho messo dieci anni, per spararti in faccia ci metto un secondo.” 

 “Guagliù, – disse ai suoi che gli stavano più vicino, – ci hanno battezzato: simmo la paranza dei bambini.” 

“La morte e l’acqua sono sempre una promessa. E loro erano pronti a passare attraverso il Mar Rosso.”

lunedì 30 giugno 2025

Mille splendidi soli – Khaled Hosseini

“Mariam aveva cinque anni la prima volta che sentì la parola harami.” 

 “Nana disse: imparalo adesso e imparalo bene, figlia mia. Come l’ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell’uomo trova sempre una donna cui dare la colpa. Sempre. Ricordalo, Mariam.” 

 “E’ il nostro destino, Mariam. Di donne come noi. Noi sopportiamo. Non abbiamo altro. Capisci?” 

 “Il cuore dell’uomo è spregevole, spregevole, Mariam. Non è come il ventre di una madre. Non sanguinerà, non si dilaterà per farti posto.” 

 “Queste donne la mandavano in confusione. Le facevano toccare con mano il suo modesto livello, il suo aspetto insignificante, la sua mancanza di aspirazioni, la sua ignoranza del mondo.” 

 “Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano al cielo, si raccoglievano a formare le nubi e poi si spezzavano in minuti frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente.” 

 “Il dolore la investiva come un’onda possente, la trascinava via, la gettava sottosopra.” 

 “Perché una società non ha nessuna possibilità di progredire se le sue donne sono ignoranti, Laila. Nessuna possibilità.” 

“Della tua intelligenza maschile? Davvero? Dimmi un po’, chi vince sempre a scacchi?” 

 “Laila, tesoro, il solo nemico che l’Afghanistan non può sconfiggere è se stesso.” 

 “E questa è la storia del nostro paese, cari amici. Un invasore dopo l’altro – disse l’autista gettando la cenere della sigaretta dal finestrino.” 

 “E’ la cosa che sempre mi ha colpito quassù – disse Babi. Il silenzio. La pace. Volevo che faceste esperienza di queste sensazioni. Ma volevo anche che vedeste il patrimonio culturale del nostro paese, ragazzi, che imparaste a conoscere il suo ricco passato. Vedete, ci sono cose che vi posso insegnare io, altre che potete imparare dai libri. Ma ci sono cose che, be’, bisogna vedere e sentire.”

 “E ora, dopo oltre un decennio in cui avevano sacrificato tutto, lasciando le famiglie per vivere in montagna e combattere per la sovranità dell’Afghanistan, i mujahidin, veterano di tante guerre, si presentarono a Kabul in carne e ossa – ossa martoriate dalle battaglie.” 

 “La reputazione di una ragazza, specialmente di una ragazza bella come te, è una cosa delicata, Laila. E’ come uno storno tra le mani. Se allenti la presa, vola via.” 

 “Sulle montagne si caricavano i kalashnikov. I mujahidin, armati sino ai denti, in assenza di un nemico comune, presero a scannarsi a vicenda. A Kabul era giunto il giorno della resa dei conti. E quando i razzi cominciarono a piovere sulla città, la gente cercò di mettersi al riparo.” 

 “Con la neve arrivarono gli aquiloni, un tempo dominatori dei cieli invernali di Kabul, ora timidi intrusi in spazi occupati dai lanci dei razzi e dai voli dei caccia.” 

 “E, per la prima volta, Laila non vide il viso di una rivale, ma un viso di dolori taciuti, di fardelli portati senza protestare, un destino di sottomissione e di sopportazione. Se fosse rimasta in quella casa, si chiedeva Laila, a distanza di vent’anni il suo viso sarebbe diventato come quello?”

 “Il giorno successivo, Kabul fu invasa dai camioncini dei talebani. A Khair khana, a Shar-e-Nau, a Karteh Parwan, a Wazir Akbar Khan e a Taimani, Toyota rossi scorrazzavano per le strade, carichi di uomini barbuti in turbante nero. Su ogni pick-up, un altoparlante trasmetteva annunci a tutto volume, prima in farsi e poi un pashtu.” 

 “Adesso si rendeva conto dei sacrifici che venivano imposti a una madre. Il pudore, solo uno tra tanti.” 

 “Mariam intuì che quella donna aveva ormai superato la soglia dell’indignazione. Era una donna, pensò, che si riteneva fortunata per il solo fatto di poter ancora lavorare, consapevole che c’era sempre qualcosa, qualche altra cosa di cui potevano privarla.” 

 “Quando i soldi finirono, la fame cominciò a gettare la sua ombra funerea sulla loro vita. Mariam non si capacitava di come, in così poco tempo, mettere a tacere la fame fosse diventato il perno dell’esistenza.” 
 “Anche un uomo morso da un serpente riesce a dormire, ma non l’uomo che ha fame.” 

 “Laila non avrebbe mai creduto che un corpo umano fosse in grado di tollerare tante percosse, somministrate con tanta cattiveria e tanta regolarità, e che nonostante tutto continuasse a funzionare.” 

 “La morte dei suoi genitori, il matrimonio con Rashid, i massacri, i razzi, i talebani, le percosse, la fame, persino i figli, tutto sembrava un sogno, una bizzarra deviazione, un semplice interludio fra quell’ultimo pomeriggio insieme e questo momento.” 

 “In ventisette anni di matrimonio, Rashid le aveva rubato molte cose. Non sarebbe rimasta a guardare mentre le rubava anche Laila.” 

 “Mariam sapeva che la vita non era stata buona con lei, anche se le aveva concesso alcuni momenti di bellezza. Ma mentre percorreva gli ultimi venti passi, non poté fare a meno di desiderare di vivere ancora.” 

 “In meno di due ore, tutte e due le torri sono crollate. Dopo qualche minuto le stazioni televisive di tutto il mondo parlano di Afghanistan, di talebani e di Osama Bin Laden.” 

 “Aziza è seduta di fronte a lui sul letto e studia la scacchiera. Tariq le ha insegnato a giocare a scacchi. Ha la fronte corrugata e si picchietta il labbro inferiore imitando il linguaggio corporeo di suo padre quando studia una mossa.” 

 “Mi spiace – dice Laila, meravigliandosi di come la storia di ogni afghano sia segnata dalla morte, dal lutto e da inimmaginabile dolore. E tuttavia, vede che la gente trova un modo di sopravvivere, di tirare avanti. Pensa alla propria vita e a quanto le è accaduto e si stupisce di essere sopravvissuta, di essere ancora viva, seduta in quel taxi, ad ascoltare la storia di quell’uomo.” 

 “Perché alla fine non c’è altro da fare. Tirare avanti e sperare.” 

 “Mariam non è mai molto lontana. E’ qui, tra questi muri che hanno ridipinto, negli alberi che hanno piantato, nelle coperte che tengono i bambini al caldo, nei guanciali, nei libri e nelle matite. E’ nei loro sorrisi. E’ nei versetti che Aziza recita e nelle preghiere che mormora prosternandosi verso Occidente. Ma Mariam è soprattutto nel cuore di Laila, dove brilla con l’incontenibile splendore di mille soli.”

mercoledì 25 giugno 2025

Gli anni del nostro incanto – Giuseppe Lupo

“I fiori nel portapacchi papà li aveva regalati a mamma un mattino di aprile, per l’anniversario delle nozze. Aveva appena smesso di piovere, ma le strade erano asciutte, tanto che nella foto dove ci siamo tutti non si vedono pozzanghere. Io sono quella che mia madre stringe al petto. Ero nata quasi da un anno, ridevo come un angelo al vento della Vespa e l’aria mi entrava in bocca.” 

 “Si sente forte tra le braccia di papà che gli impediscono di cadere, è come se si trovasse fra le spalliere di una culla.”

“C’è un momento nella storia di ognuno in cui si ha il sospetto che tutto prenda una certa direzione, come la Vespa nella foto.” 

“Mentre fumava, studiava in che modo proteggere me e Indiano dalla stanchezza del vivere, dalla fatica di restare giovani in un tempo che avrebbe voluto non finisse mai. Questo era il suo sguardo: attimi consumati nel sapore dell’eternità, un modo di osservare il trascorrere degli anni che uno pensa sia futuro e invece non è altro che memoria.” 

 “Naturalmente non ci trasferimmo mai in quella strada, il fitto degli appartamenti era troppo alto. Però mio padre quel giorno scoprì che Celentano, quando raccontava la storia di uno di noi, nato per caso in via Gluck, raccontava la storia di tutti. Anche la sua.” 

“Tu mi comprendi se dico che il tempo di cui ti parlo, il tempo della nostra vita anteriore, vale solo se lo ricordiamo? Se ce lo dimentichiamo, è come se il passato l’avessimo chiuso in una stanza e avessimo gettato la chiave.” 

 “Ricordare non è un esercizio difficile. È il più naturale dei nostri bisogni. È come respirare, camminare, vivere.” 

“Prepariamo all’inverno. Domani è già Milano. Domani era già Milano. A me e a Indiano bastava sentircelo dire una sola volta per addormentarci, distesi sul sedile di dietro, contando le stelle che spuntavano dal finestrino.” 

 “Prima o poi arriva il tempo in cui la vita ci chiede spiegazioni di quel che abbiamo seminato. È un’operazione matematica: si tira una linea e si fanno i conti. Se abbiamo dato, avremo. Se abbiamo avuto, ci tocca pagare.” 

“E quando muore un padre, muore pure il mondo.” 

 “La foto stava al centro di un articolo dedicato a com’era l’Italia vent’anni fa, quando una famiglia come ce n’erano tante si permetteva una gita in Vespa, al centro di Milano, con i fiori nel portapacchi.” 

 “Se non ho volato, se non sono morta, è perché tu mi tenevi in braccio.”

venerdì 20 giugno 2025

Il vecchio e il mare – Ernest Hemingway

“Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce.” 

 “La vela era rattoppata con sacchi da farina e quand’era serrata pareva la bandiera di una sconfitta perenne.” 

 “Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti.” 

 “Era troppo semplice per chiedersi quando avesse raggiunto l’umiltà. Ma sapeva di averla raggiunta e sapeva che questo non era indecoroso e non comportava la perdita del vero orgoglio.”

 “Pensava sempre al mare come a la mar, come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. A volte coloro che l’amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna.” 

 “Ogni giorno è un nuovo giorno. E’ meglio quando si ha fortuna. Ma io preferisco essere a posto. Così quando viene sono pronto.” 

 “Era considerata una virtù non parlare se non in caso di necessità, sul mare, e il vecchio l’aveva considerata tale e l’aveva rispettata.” 

 “Nessuno dovrebbe mai restar solo, da vecchio, pensò. Ma è inevitabile.” 

 “Guardò il mare e capì fino a che punto era solo, adesso. Ma vedeva i prismi nell’acqua scura profonda, e la lenza tesa in avanti e la strana ondulazione della bonaccia. Le nuvole ora si stavano formando sotto l’aliseo e guardando davanti a sé vide un branco di anatre selvatiche stagliarsi nel cielo sull’acqua, poi appannarsi, poi stagliarsi di nuovo, e capì che nessuno era mai solo sul mare.” 

 “L’uomo non è granché vicino ai grandi uccelli e alle bestie. Vorrei proprio essere quella bestia laggiù nel buio del mare.” 

 “Se ci fosse il ragazzo bagnerebbe le duglie, pensò. Si. Se ci fosse il ragazzo. Se ci fosse il ragazzo.”

 “E il dolore non deve avere importanza per un uomo.” 

 “Si, ce la farai, disse a se stesso. Ce la farai sempre.” 

 “Mi stai uccidendo, pesce, pensò il vecchio. Ma hai il diritto di farlo. Non ho mai visto nulla di grande e bello e calmo e nobile come te, fratello. Vieni a uccidermi. Non m’importa chi sarà a uccidere l’altro.” 

 “Il vecchio lasciò cadere la lenza e vi posò sopra il piede e alzò la fiocina più alta che potè e la lanciò con tutta la sua forza, e la nuova forza che aveva allora trovato, nel fianco del pesce, dietro alla grande pinna pettorale che si alzava nell’aria giungendo all’altezza del petto dell’uomo. Sentì il ferro conficcarsi e vi si appoggiò sopra e lo immerse più profondamente e poi lo spinse con tutto il peso del suo corpo.” 

 “Ma stavano navigando insieme legati a fianco a fianco e il vecchio pensava, sia pure lui che porta me, se gli fa piacere. Ho vinto io soltanto con l’inganno, e lui non voleva farmi del male.” 

 “Ma l’uomo non è fatto per la sconfitta – disse. L’uomo può essere ucciso, ma non sconfitto.” 

 “E’ stupido non sperare, pensò. E credo che sia peccato.” 

 “Tu sei nato per fare il pescatore e il pesce è nato per fare il pesce. San Pedro era un pescatore, e anche il padre del grande Di Maggio.” 

 “Non hai ucciso il pesce soltanto per vivere e venderlo come cibo, pensò. L’hai ucciso per l’orgoglio e perché sei un pescatore. Gli volevi bene quand’era vivo e gli hai voluto bene dopo. Se gli si vuol bene non è un peccato ucciderlo. O lo è ancora di più?” 

 “Avresti dovuto portare molte cose, pensò. Ma non le hai portate, vecchio. Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai.”

 “In cima alla strada, nella capanna, il vecchio si era riaddormentato. Dormiva ancora bocconi e il ragazzo gli sedeva accanto e lo guardava.”

domenica 15 giugno 2025

La gita Tindari - Andrea Camilleri

"Il telefono principiò a squillare. La sua prima reazione fu di inserrare ancora di più gli occhi, ma non funzionò, è notorio che la vista non è l'udito. Avrebbe dovuto tapparsi le orecchie, ma preferì infilare la testa sotto il cuscino. Niente: debole, lontano, lo squillo insisteva. Si susì santiando, andò nell'altra cammara, sollevò il ricevitore. "Montalbano sono. Dovrei dire pronto, ma non lo dico. Sinceramente, non mi sento pronto." 

 "Appena fora dal commissariato, tutta la gran gana che aveva di correre a inserrarsi a Marinella per mettersi a leggere, gli si abbacò di colpo, come certe volte usa fare il vento che un momento prima sradica gli àrboli e un momento dopo è scomparso, non c'è mai stato." 

 "Per una mezzorata se ne stette a panza all'aria, senza mai staccare lo sguardo dall'àrbolo. E più lo taliava, più l'ulivo gli si spiegava, gli contava come il gioco del tempo l'avesse intortato, lacerato, come l'acqua e il vento l'avessero anno appresso anno obbligato a pigliare quella forma che non era capriccio o caso, ma conseguenza di necessità." 

 "Montalbano, quando non aveva gana d'aria di mare, sostituiva la passiata lungo il braccio del molo di levante con la visita all'àrbolo d'ulivo. Assittato a cavasè sopra uno dei rami bassi, s'addrumava una sigaretta e principiava a ragionare sulle faccenne da risolvere. Aveva scoperto che, in qualche misterioso modo, l'intricarsi, l'avvilupparsi, il contorcersi, il sovrapporsi, il labirinto insomma della ramatura, rispecchiava quasi mimeticamente quello che succedeva dintra alla sua testa, l'intreccio delle ipotesi, l'accavallarsi dei ragionamenti. E se qualche supposizione poteva a prima botta sembrargli troppo avventata, troppo azzardosa, la vista di un ramo che disegnava un percorso ancora più avventuroso del suo pinsèro lo rassicurava, lo faceva andare avanti." 

 "[...] più lo taliava, più l'ulivo si spiegava, gli contava come il gioco del tempo l'avesse intortato, lacerato, come l'acqua e il vento l'avessero anno appresso anno obbigato a pigliare quella forma che non era capriccio o caso, ma conseguenza di necessità. L'occhio gli si fisso su tre grossi rami che per breve tratto procedevano quasi paralleli, prima che ogniuno si lanciasse in una sua personale fantasia si zigzag improvvisi, ritorni narrè,avanzamenti di lato,deviazioni, arabeschi. Uno dei tre, quello centrale, appariva leggermente più basso rispetto agli altri due rami soprastanti, quasi li volesse tenere legati a sè per tutto il tratto che avevano in comune. [...]Montalbano s'addunò che i tre rami non nascevano indipendenti l'uno dall'altro, sia pure allocati vicinissimi, ma pigliavano punto origine dallo stesso punto, una specie di grosso bubbone rugoso che sporgeva dal tronco." 

 "Scusi, commissario, non le pare di essere stato tanticchia farabutto?" spiò, sdignata, la voce della coscienza di Montalbano al suo proprietario. "Bih, che camurrìa!" fu la risposta." 

 «La fede è una gran cosa!» esalò patre Crucillà. «Se non t'addorme, ti riposa» completò Montalbano." 

 "Quando mai in Sicilia ci si sposa? In Sicilia ci si marita. Le fimmine,dicendo "mi voglio maritari" intendono "voglio pigliare marito"; i mascoli dicendo la stessa cosa intendono "voglio diventare marito" 

 «Mi sono reso conto che spesso e volentieri litighiamo. Come una coppia maritata da anni, che subisce l'usura della convivenza. E il bello è che non conviviamo». «Vai avanti» disse Livia, con un filo di voce. «Allora mi sono detto: perché non ricominciamo tutto da capo?» «Non capisco. Che significa?». «Livia, che ne diresti se ci fidanzassimo?». «Non lo siamo?» «No. Siamo maritati». «D'accordo. E allora come si comincia?». «Così: Livia, ti amo. E tu?». «Anch'io. Buonanotte, amore»." 

 "Ma, mentre lo pinsàva, sapeva che manco questa era la vera virità per quello che stava in quel momento patendo, per la sofferenza, eh, cazzo, sei riuscito finalmente a dirla la parola giusta, che fa, ti vrigognavi?, ripetila la parola, sofferenza, che provava." 

 "Sotto la doccia, lei l'insaponò. Montalbano non reagiva, gli pareva, e la cosa gli faceva piacere, di essere tornato picciliddro quando mani amorose facevano sul suo corpo lo stesso travaglio. «Noto evidenti segni di risveglio» disse Ingrid ridendo. Montalbano taliò in basso e arrussicò violentemente. I segni erano assai più che evidenti. «Scusami, sono mortificato». «Di che ti mortifichi?» spiò Ingrid. «Di essere uomo?»." 

 "Stato" era una parola che dava a tutti il malostare, li faceva arraggiare come tori davanti allo straccio rosso. Di quei giorni Montalbano ricordava soprattutto una poesia di Pasolini che difendeva la polizia contro gli studenti a Valle Giulia , a Roma. Tutti i suoi compagni avevano sputato su quei versi, lui aveva tentato di difenderli: "Però è una bella poesia".[...] Perché allora quella poesia non gli dispiacque? Vedeva in essa già segnato il suo destino di sbirro? Ad ogni modo, nel corso degli anni, aveva visto i suoi compagni, quelli mitici del '68, principiare a "ragionare". E ragionando ragionando, gli astratti furori si erano ammosciati e quindi stracangiati in concrete acquiescenze. [...] Visto che non erano arrinisciuti a cangiare la società, avevano cangiato se stessi. Oppure non avevano manco avuto bisogno di cangiare, perché nel '68 avevano solamente fatto teatro, indossando costumi e maschere di rivoluzionari. 

"Mangiare alle otto di sira è cosa di milanesi, i siciliani cominciano a pigliare in considerazione la mangiata passate le nove."

martedì 10 giugno 2025

Il giorno del giudizio - Salvatore Satta

“La famiglia, questo mistero in cui la nostra persona si moltiplica, non vince, ma accresce la solitudine.” 

 “La fantasia entrava nella casa austera coi libri, e operava silenziosamente, toccando con la sua bacchetta magica uomini e cose.” 

 “Come in un negativo che si sviluppa, volti remoti ricompaiono in questi che mi circondano: gente sparita dalla terra e dalla memoria, gente dissolta nel nulla, e che invece si ripete senza saperlo nelle generazioni, in una eternità della specie, di cui non si comprende se sia il trionfo della vita o della morte.” 

 “A pensarci bene, Dio è fatto per il singolo individuo che ripone in lui la speranza, non per l'intera umanità, con le sue leggi, le sue organizzazioni, la sua forza. L'umanità è il demonio che Dio non riesce a distruggere.” 

 “Il guaio è che amare è una cosa difficile, ed è più facile essere grandi scienziate o grandi scrittrici. Perché l'amore non è volontà, non è studio, non è quel che si dice genio, è intelligenza, la vera sola misura della donna, e anche dell'uomo.” 

 “Il senso dell'utile e dell'inutile è estraneo a Dio e ai bambini.” 

 “Nella programmazione che egli faceva della sua vita la decisione non poteva trovar posto, perché essa, come tutte le azioni, comporta sempre un elemento di irrazionalità.” 

 “Forse la vera e la sola storia è il giorno del giudizio, che non per nulla si chiama universale.” 

 “L'ateismo è un momento statico della vita: e la vita allora era statica, simile al piano di una scacchiera su cui si possono giocare migliaia di partite, ma le combinazioni non sono infinite.”

 “Tutte quelle cose che si scrivono sui padri e sui figli, tutti quei drammi, sono per me letteratura, e la famosa pedagogia è paternità a freddo; e niente altro.” 

 “Ciascuno è padre di se stesso e figlio di se stesso.” 

 “Fermare il tempo vuol dire fermare Dio, eternarlo in uno degli infiniti momenti in cui si scompone la vita.” “In questo remotissimo angolo del mondo, da tutti ignorato fuori che da me, sento che la pace dei morti non esiste, che i morti sono sciolti da tutti i problemi, meno che da uno solo, quello di essere stati vivi.”

giovedì 5 giugno 2025

Il Gattopardo – Tomasi di Lampedusa

“Un temperamento autoritario, una certa rigidità morale, una propensione alle idee astratte che nell’habitat morale molliccio della società palermitana si erano mutati rispettivamente in prepotenza capricciosa, perpetui scrupoli morali e disprezzo per i suoi parenti e amici, che gli sembrava andassero alla deriva nei meandri del lento fiume pragmatistico siciliano” 

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” 

 “Ancora una volta il principe si trovò di fronte a uno degli enigmi siciliani; in quest’isola segreta, dove le case sono sbarrate e i contadini dicono di ignorare la via per andare al paese nel quale vivono e che si vede lì sul colle a cinque minuti di strada, in quest’isola, malgrado il suo ostentato lusso di mistero, la riservatezza è un mito”

 “Non siamo ciechi, caro padre, siamo soltanto uomini. Viviamo in una realtà mobile alla quale cerchiamo di adattarci come le alghe si piegano sotto la spinta del mare”

 “…il lamento delle cicale riempiva il cielo; era come il rantolo della Sicilia arsa che alla fine di agosto aspetta invano la pioggia” 

 “Ed il Principe, che aveva trovato Donnafugata immutata, venne invece trovato molto mutato lui, che mai prima avrebbe adoperato un modo di dire tanto cordiale; e da quel momento, invisibile, cominciò il declino del suo prestigio”

 “L’amore. Certo, l’amore. Fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta” 

 “…la boscaglia si trovava nell’identico stato di intrico aromatico nel quale l’avevano trovata Fenici, Dori e Ioni quando sbarcavano in Sicilia, questa America dell’antichità” 

 “Quando i cacciatori giunsero in cima al monte, di fra i tamerici e i sugheri radi riapparve l’aspetto della vera Sicilia, quello nei cui riguardi città barocche ed aranceti non sono che fronzoli trascurabili: l’aspetto di una aridità ondulante all’infinito in groppe sopra groppe, sconfortate e irrazionali, delle quali la mente non poteva afferrare le linee principali, concepite in un momento delirante della creazione: un mare che si fosse ad un tratto pietrificato nell’attimo in cui un cambiamento di vento avesse reso dementi le onde” 

 “Era entrato in gioco il machiavellismo dei siciliani, che tanto spesso induceva questa gente, generosa per definizione, ad erigere impalcature complesse, fondate su fragilissime basi. Come dei clinici abilissimi nelle cure, ma che si basassero su analisi del sangue radicalmente sbagliate, e per far correggere le quali fossero troppo pigri, i siciliani finivano con l’uccidere l’ammalato, cioè loro stessi, proprio in seguito alla raffinatissima astuzia che non era quasi mai appoggiata ad una reale conoscenza dei problemi o, per lo meno, degli interlocutori” 

 “Don Fabrizio non poteva saperlo allora, ma una buona parte della neghittosità, dell’acquiescenza per le quali durante i decenni seguenti si doveva vituperare la gente del Mezzogiorno, ebbe la propria origine nello stupido annullamento della prima espressione di libertà che a questi si fosse mai presentata (plebiscito per l’annessione al regno di Sardegna)” 

 “…e con il fascicoletto arrotolato si fece il segno della croce, gesto che ha in Sicilia un significato non religioso più frequente di quanto non si creda”

 “Chevalley di Monterzuolo cominciava a rassicurarsi anche nei riguardi della Sicilia rustica. Questo fu notato da Tancredi che venne subito assalito dal singolare prurito isolano di raccontare ai forestieri storie raccapriccianti, purtroppo sempre autentiche” “

"Abbia pazienza, Chevalley, adesso mi spiegherò; noi siciliani siamo stati avvezzi da una lunga, lunghissima egemonia di governanti che non erano della nostra religione, che non parlavano la nostra lingua, a spaccare i capelli in quattro. Se non si faceva così non si scampava dagli esattori bizantini, dagli emiri berberi, dai vicerè spagnoli. Adesso la piega è presa, siamo fatti così. Avevo detto adesione, non avevo detto partecipazione. In questi sei ultimi mesi, da quando il vostro Garibaldi ha posto piede a Marsala, troppe cose sono state fatte senza consultarci perchè adesso di possa chiedere ad un membro della vecchia classe dirigente di svilupparle e portarle a compimento. Adesso non voglio discutere se ciò che si è fatto è stato male o bene; per conto mio credo che molto sia stato male; ma voglio dirle subito ciò che lei capirà da solo quando sarà stato un anno tra noi. In Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di fare. Siamo vecchi, vecchissimi. Sono 25 secoli almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui abbiamo dato il la; noi siamo bianchi quanto lo è lei, Chevalley, e quanto la regina d’Inghilterra; eppure da duemilacinquecento anni siamo colonia. Non lo dico per lagnarmi, è colpa nostra. Ma siamo stanchi e svuotati lo stesso… Il sonno, caro Chevalley, il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portare i più bei regali; e, sia detto tra noi, ho i miei forti dubbi che il nuovo regno abbia molti regali per noi nel bagagliaio. Tutte le manifestazioni siciliane sono manifestazioni oniriche, anche le più violente: la nostra sensualità è desiderio di oblìo, le schioppettate e le coltellate nostre, desiderio di morte; desiderio di immobilità voluttuosa, cioè ancora di morte, la nostra pigrizia, i nostri sorbetti di scorsonera o di cannella; il nostro aspetto meditativo è quello del nulla che volesse scrutare gli enigmi del nirvana. Da ciò proviene il prepotere da noi di certe persone, di coloro che sono semidesti; da questo il famoso ritardo di un secolo delle manifestazioni artistiche ed intellettuali siciliane: le novità ci attraggono soltanto quando sono defunte, incapaci di dar luogo a correnti vitali; da ciò l’incredibile fenomeno della formazione attuale di miti che sarebbero venerabili se fossero antichi sul serio, ma che non sono altro che sinistri tentativi di rituffarsi in un passato che ci attrae solo perchè è morto… Li conti, Chevalley, li conti: maggio, giugno, luglio, agosto, setembre, ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle nostre teste…questa violenza del paesaggio, questa crudeltà del clima, questa tensione continua di ogni aspetto, questi monumenti, anche, del passato, magnifici ma incomprensibili perchè non edificati da noi e che ci stanno intorno come bellissimi fantasmi muti; tutti questi governi, sbarcati in armi da chissà ove, subito serviti, presto detestati, e sempre incompresi, che si sono espressi soltanto con opere d’arte per noi enigmatiche e con concretissimi esattori d'imposte spese poi altrove: tutte queste cose hanno formato il carattere nostro, che così rimane condizionato da fatalità esteriori oltre che da una terrificante insularità d’animo” 

 “I Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria” “Era necessario, diceva, subire la realtà di questo Stato italiano che si formava, ateo e rapace, di queste leggi di esproprio e di coscrizione che dal piemonte sarebbero dilagate sin qui come il colera” 

 “Essi offrivano lo spettacolo patetico più di ogni altro, quello di due giovanissimi innamorati che ballano insieme, ciechi ai difetti reciproci, sordi agli ammonimenti del destino, illusi che tutto il cammino della vita sarà liscio come il pavimento del salone, attori ignari in cui un regista fa recitare la parte di Giulietta e quella di Romeo nascondendo la cripta e il veleno, di già previsti nel copione”

 «Ma era poi la verità questa? In nessun luogo quanto in Sicilia la verità ha vita breve. […] E l’infelice Concetta voleva trovare la verità di sentimenti non espressi ma soltanto intravisti mezzo secolo fa! La verità non c’era più; la sua precarietà era stata sostituita dall’irrefutabilità della pena». 

 «non provava assolutamente alcuna sensazione: le sembrava di vivere in un mondo noto ma estraneo che già avesse ceduto tutti gli impulsi che poteva dare e che consistesse ormai di pure forme. Il ritratto del padre non era che alcuni centimetri quadrati di tela, le casse verdi alcuni metri cubi di legno». 

"Questo cane è diventato veramente troppo tarlato e polveroso. Portatelo via, buttatelo." Mentre la carcassa veniva trascinata via, gli occhi di vetro la fissarono con l'umile rimprovero delle cose che si scartano, che si vogliono annullare. Pochi minuti dopo, quel che rimaneva di Bendicò venne buttato in un angolo del cortile che l'immondezzaio visitava ogni giorno. Durante il volo giù dalla finestra la sua forma si ricompose un istante: si sarebbe potuto vedere danzare nell'aria un quadrupede dai lunghi baffi, e l'anteriore destro alzato sembrava imprecare. Poi tutto trovò pace in un mucchietto di polvere livida.

venerdì 30 maggio 2025

Lettera a un bambino mai nato . Oriana Fallaci

"Il cuore e il cervello, non hanno sesso. Nemmeno il comportamento. Se sarai una persona di cuore e di cervello, ricordalo, io non starò certo tra quelli che ti ingiungeranno, di comportarti in un modo o nell'altro in quanto maschio o femmina." 

 "Amore" Onestamente non ho ancora capito di cosa tratti. Il mio sospetto è che si tratti di un imbroglio, gigantesco, inventato per tener buona la gente e distrarla. Di amore parlano i preti, i cartelloni pubblicitari, i letterati, i politici, coloro che fanno all'amore, e parlando d'amore, presentandolo come toccasana di ogni tragedia." 

 "La maternità non è un dovere morale. Non è nemmeno un fatto biologico. È una scelta cosciente." 

 "Potrai amare senza svegliarti una notte con la sensazione di precipitare in un pozzo." 

 "Io, te lo ripeto, non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi, ad esso ci si abitua come al fatto di avere due braccia e due gambe." 

 "La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno." 

 "Perché avrei dovuto, mi chiedi, perché avresti dovuto? Ma perché la vita esiste, bambino! Mi passa il freddo a dire che la vita esiste, mi passa il sonno, mi sento io la vita. Guarda s'accende una luce. Si odono voci. Qualcuno corre, grida, si dispera. Ma altrove nascono mille, centomila bambini, e mamme di futuri bambini: la vita non ha bisogno né di te né di me. Tu sei morto. Forse muoio anch'io. Ma non conta. Perché la vita non muore." 

 "In fondo, per certa gente, la vera colpa di un uomo e di una donna consiste nell'amarsi in un letto." 

 "Mai due estranei legati allo stesso destino furono più estranei di noi. Mai due sconosciuti uniti nello stesso corpo furono più sconosciuti, più lontani di noi." 

 "Povera cara: hai scoperto che pensare significa soffrire, che essere intelligenti significa essere infelici. Peccato che ti sia sfuggito un terzo punto fondamentale: il dolore è il sale della vita e senza di esso non saremmo umani." 

 "Ma io ti perdono mamma; non tornare al nulla con me, io nascerò un'altra volta." 

 "Solo chi ha pianto molto può apprezzare la vita nelle sue bellezze, e ridere bene. Piangere è facile, ridere è difficile."

 "L'amo con passione la vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere: il regalo dei regali. Anche se si tratta d'un regalo molto complicato, molto faticoso, a volte doloroso." 

 "Se nascerai uomo, ad esempio, non dovrai temere d'essere violentato nel buio di una strada. Non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. Non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace." 

 "Così in una stanza gelidamente bianca, attraverso la voce di un uomo gelidamente vestito di bianco, la scienza mi ha dato l'annuncio ufficiale che c'eri" "L'ira mi ha travolto. Sono balzata a sedere sul letto e gli ho gridato che non eri né mio né suo: eri tuo." 

 "Ma cos’è questa vita per cui tu, che esisti non ancora fatto, conti più di me che esisto già fatta? Tu non sei che un bambolottino di carne che non pensa, non parla, non ride, non piange, e agisce soltanto per costruire sé stesso. Ciò che vedo in te non sei te: sono io! Ti ho attribuito una coscienza, ho dialogato con te, ma la tua coscienza era la mia coscienza e il nostro dialogo era un monologo: il mio! Basta con questa commedia, con questo delirio. Non si è umani per diritto naturale, prima di nascere. Umani lo si diventa dopo, quando si è nati, perché si sta con gli altri" 

 "Se tutti riconoscessimo che l'essere amato non ci appartiene, sia egli figlio o compagno, la razza umana sarebbe più libera. E più intelligente." 

 "Dio è un punto esclamativo con cui si incollano tutti i cocci rotti: se uno ci crede vuol dire che è stanco, che non ce la fa più a cavarsela da sé. Tu non sei stanca perché sei l'apoteosi del dubbio. Dio è per te un punto interrogativo, anzi il primo punto interrogativo di infiniti punti interrogativi. E solo chi si strazia nelle domande per trovare risposte, va avanti; solo chi non cede alla comodità di credere in Dio per aggrapparsi a una zattera e riposarsi, può incominciare di nuovo: per contraddirsi di nuovo, smentirsi di nuovo, regalarsi di nuovo al dolore." 

 "Non conosco infanticidio peggiore della guerra. La guerra è un infanticidio in massa, rinviato di vent’anni." 

 "La crudeltà della natura contiene una logica e una saggezza: se ogni possibilità di esistenza diventasse esistenza, morremmo per mancanza di spazio."

 "Non è vero che non credi all'amore, mamma. Ci credi tanto da straziarti perché ne vedi così poco, e perché quello che vedi non è mai perfetto. Tu sei fatta d'amore. Ma è sufficiente credere all'amore se non si crede alla vita? Non appena compresi che tu non credevi alla vita, che facevi uno sforzo ad abitarci e portando me ad abitarci, io mi permisi la prima e l'ultima scelta: rifiutar di nascere, negarti per la seconda volta la luna."

 "Qui da noi ciascuno fa del male a qualcuno, bambino. Se non lo fa, soccombe. E non ascoltare chi dice che soccombe il più buono. Soccombe il più debole, che non è necessariamente il più buono." 

 "Temo che dovrai abituarti a simili cose. Nel mondo in cui ti accingi ad entrare, e malgrado i discorsi sui tempi che mutano, una donna che aspetta un figlio senza esser sposata è vista il più delle volte come una irresponsabile. Nel migliore dei casi, come una stravagante, una provocatrice. O un'eroina. Mai come una mamma uguale alle altre." 

 "Così coloro che vennero prima di lui, fantasmi deludenti di una ricerca sempre fallita. Fallita? A qualcosa servì, dopotutto: a capire che nulla minaccia la tua libertà quanto il misterioso trasporto che una creatura prova verso un'altra creatura, ad esempio un uomo verso una donna, o una donna verso un uomo. Non vi sono cinghie né catene né sbarre che ti costringano a una schiavitù più cieca, a un'impotenza più disperata. Guai se ti regali a qualcuno in nome di quel trasporto: serve solo a dimenticare te stesso, i tuoi diritti, la tua dignità e cioè la tua libertà. Come un cane che annaspa nell'acqua cerchi invano di raggiungere una riva che non esiste, la riva che ha nome Amare ed Essere Amato, e finisci neutralizzato deriso deluso." 

 "È una parola stupenda, la parola persona, perché non pone limiti a un uomo o a una donna, non traccia frontiere tra chi ha la coda e chi non ce l'ha. Del resto il filo che divide chi ha la coda da chi non ce l'ha, è un filo talmente sottile: in pratica si riduce alla facoltà di maturare o no una creatura nel ventre. Il cuore e il cervello non hanno sesso. Nemmeno il comportamento. Se sarai una persona di cuore e di cervello, ricordalo, io non starò certo tra quelli che ti ingiungeranno di comportarti in un modo o nell'altro in quanto maschio o femmina. Ti chiederò solo di sfruttare bene il miracolo d'essere nato, di non cedere mai alla viltà. È una bestia che sta sempre in agguato, la viltà. Ci morde tutti, ogni giorno, e son pochi coloro che non si lasciano sbranare da lei." 

 "Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io: non sono affatto d'accordo con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia. La mia mamma, quando è molto infelice, sospira: «Ah, se fossi nata uomo!». Lo so: il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini" 

 "Ma se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso. E forse di più perché ti saranno risparmiate tante umiliazioni, tante servitù, tanti abusi. [...] Naturalmente ti toccheranno altre schiavitù, altre ingiustizie: neanche per un uomo la vita è facile, sai. Poiché avrai muscoli più saldi, ti chiederanno di portare fardelli più pesi, ti imporranno arbitrarie responsabilità." 

 "Omero era cieco e Leopardi era gobbo. Se gli spartani gli avessero gettati dalla rupe Tarpea, se le loro madri si fossero stancate di portarli in seno, oggi l’umanità sarebbe più povera: escludo che un campione olimpionico valga più di un poeta cieco o storpio. Quanto al sacrificio di custodire nel ventre il feto di un campione olimpionico o di un poeta cieco o storpio, io vi ricordo che la specie umana si propaga così…" 

 "Tu che non conosci ancora la peggiore delle realtà: il mondo cambia e resta come prima."