sabato 20 dicembre 2025

La felicità (non) è un mito – Michele Mezzanotte

“Mi piace immaginare le emozioni e i sentimenti come se fossero delle persone. Questo piccolo gioco mi aiuta a dialogare con loro, a capire cosa vogliono.”

 “L’essere umano rincorre la felicità in ogni sua forma.” 

 “Se hai un sintomo, di qualsiasi tipo, dall’attacco di panico all’ansia, dalla tristezza alla depressione, significa che la psiche deve recapitarti un messaggio. Vuole parlare con te e non sa come fare.” 

 “Sopravvivi se ti svegli la mattina, fai colazione, vai al lavoro, studi, ti prendi una birra con un amico, torni a casa, mangi, ti vedi un film, dormi e così si ripete la tua vita in un loop che dura settimane, mesi e anni. Vivi invece se costruisci la vita a tua immagine e somiglianza, seguendo le tue passioni e i tuoi interessi.” 

 “Nel tuo dolore è presente la tua forza, i gemi della tua felicità.” 

 “L’ansia è la patologia del controllo. Un eccessivo bisogno di controllo della realtà fa emergere sempre di più le sintomatologie ansiose, generando cortocircuiti, dovuti alla prevaricante sensazione di non avere il pieno potere su sé stessi, sull’altro o sul mondo circostante.” 

 “Cura in latino significa premura, ma anche preoccupazione, angoscia e ansia. Il racconto mitologico ci suggerisce che l’ansia è insita nell’uomo. Erra può essere angoscia o cura: dipende da come la si usa.” 

 “L’attacco di panico è ancorato alla nostra origine primitiva, e ha una forza antica che ti violenta, ti rapisce; non ha mezze misure e non puoi combatterlo.”

 “Pan è un dio così netto e semplice che anche il suo messaggio è inequivocabile e diretto: recupera la tua natura interiore, vivi il tuo istinto, ascolta il tuo corpo.” 

 “L’ossessione vuole mettere ordine al caos, o almeno tenta di farlo. Ogni elemento della realtà interiore o esteriore deve avere un posto preciso e non può uscire al di fuori dei confini che l’ossessivo ha deciso di creare intorno a lui. Creare confini dona un senso di ordine e di protezione, ma rende rigidi, fragili e isolati entro le proprie mura difensive.” 

 “Per curare l’ossessione, prova a innamorarti di quel qualcosa e vanne alla ricerca. In altre parole, l’ossessione è passione inutilizzata. Ogni volta che si ha una passione e tendiamo verso quella fiamma interiore, diventiamo ossessivi in modo costruttivo.” 

 “La rabbia fortifica l’anima in quanto la spinge ad agire, quindi a usare la sua forza. Si ha il pregiudizio che le persone che sopportano siano forti, ma non è vero. Chi agisce è forte, chi invece sopporta sta consumando la propria forza in modo disfunzionale, si sta stancando. Sei forte se usi la tua forza per individuarti, per fare di te ciò che sei, non per sopportare le cose che ti stanno soffocando.” 

 “Il messaggio della rabbia intesa come sintomo psicologico è: liberati. Agisci per allontanare, per definirti, per farti vedere, per mettere limiti o per distruggere limiti.” 

 “Dormire è una specie di piccola morte temporanea, in cui si preme sul pulsante OFF della coscienza e ci si ritrova in una dimensione incontrollabile, insondabile, imprevedibile e sconosciuta.”

 “…e gli umani che cosa fanno? Sporcano la propria coscienza. Vengono schiacciati dai sensi di colpa come se questi fossero massi enormi che trascinano fino in cima a una montagna ma che, puntualmente, rotolano indietro lungo il pendio e investono i malcapitati. Questi massi appesantiscono, rimproverano, inibiscono le azioni, ma nonostante tutto continuano a essere portati e riportati verso la cima della montagna.”

 “Il punto di partenza di ogni cambiamento è la paura, non la si può evitare.” 

 “La mancanza di motivazione è il terzo ostacolo nella riscoperta di sé e nel raggiungimento di un benessere psicologico. La motivazione è ciò che muove e smuove, è l’eros della vita.” 

 “Un dolore è incurabile quando si passa troppo tempo insieme a lui. Più tempo passa, più il problema diventa incurabile. Per questo motivo, il mio consiglio è sempre quello di intervenire il prima possibile e non aspettare anni prima di cominciare a lavorare su sé stessi.” 

 “Non tutto si può curare, non tutto si deve curare perché a volte si vive solo grazie al dolore.” 

 “La felicità è un mito in quanto a volte ci si può porre da soli degli ostacoli che impediscono la ricerca di questo sentimento complesso.” 

“La psicologia ritiene invece che la felicità appartenga a chi lavora su sé stesso, a chi ha il coraggio di afferrarla, di guardare il proprio mondo infero e di dialogare con i propri mostri interiori.”

 “Accedi ai tuoi ricordi di quando eri bambino e pensa a cosa amavi giocare quando eri solo. Che gioco facevi? in quell’attività puoi trovare il tuo mito.” 

 “La felicità è il motore, è l’energia, è la motivazione che permette alla psiche di muoversi attraverso il viaggio che conduce verso la realizzazione del mito personale.” 

 “Lascia che il tuo mito accada. Succederà qualcosa di magico intorno a te.”

lunedì 15 dicembre 2025

Atti umani – Han Kang

“Sembra che voglia piovere – mormori. Che faremo se verrà a diluviare?” 

 “All’improvviso ti viene da chiederti: quando il corpo muore, che cosa succede all’anima? Per quanto tempo indugia accanto alla sua vecchia casa?” 

 “Per quanto tempo l’anima si trattiene accanto al corpo? Davvero vola via come un uccello? È questo che fa tremolare la fiamma della candela?” 

 “Ti mordi le labbra fino a farne uscire il sangue, stringi i denti e pensi: Sarei scappato. Se fosse stata questa donna e non Jeong-dae a cadere di fronte a te, saresti scappato comunque. Anche se fosse stato uno dei tuoi fratelli, tuo padre, tua madre, saresti scappato comunque.” 

 “Non ci sarà alcun perdono. Soprattutto per me.” 

 “Da quel momento, fui invaso dall’odio per il mio corpo. Per i nostri corpi, quella carne marcescente ormai fusa in un’unica massa, simile alla carcassa in decomposizione di un mostro dalle molteplici gambe. Se avessi potuto dormire, dormire davvero, non questa tremula, nebulosa insonnia. Se avessi potuto tuffarmi a testa in giù sul fondo della mia oscura consapevolezza.” 

 “Fino a quando i loro incubi non saranno pieni dei miei occhi, i miei occhi mentre il sangue scorre lento fuori. Fino a quando non sentiranno la mia voce chiedere, pretendere di sapere: perché?” 

 “Calai verso di loro, guizzando attorno al collo e alle spalle, dove uno portava le mostrine di caporal maggiore, l’altro quelle di sergente. Ne scrutai i volti. Com’erano giovani. Le pupille nere, dilatate per la paura, riflettevano il falò dei nostri corpi.” 

 “Com’è possibile, si chiede, che una faccia possa nascondere così bene ciò che si cela dietro di essa? Che non sia indelebilmente segnata da tanta crudeltà, brutalità, gusto omicida?” 

 “Eppure Eun-sook voleva solo invecchiare il più in fretta possibile. Voleva che quella maledetta, squallida vita non si trascinasse troppo a lungo.” 

 “Erano passati appena dieci minuti quando il silenzio che si era lasciata dietro di sé era stato interrotto dal sopraggiungere dei soldati. Eun-sook non aveva mai sentito niente di simile. Il tonfo risoluto e sincronizzato di mille paia di anfibi. Il rombo tonante dei carri armati, che minacciava di mandare in frantumi la pavimentazione e tirar giù le mura come vetro. Aveva nascosto la testa tra le ginocchia.” 

 “Quando la mattina aveva lasciato il posto al pomeriggio, aveva cominciato a farsi sentire il pesante calpestare degli anfibi. Rumori di porte che venivano aperte, di corpi che si dibattevano mentre venivano trascinati via, di cose che venivano fracassate, voci di gente che implorava e supplicava.” 

 “Dopo la tua morte non ho potuto tenere un funerale, così la mia vita è diventata un funerale. Dopo che ti hanno avvolto in un telone cerato e portato via su un camion dell’immondizia.” 

 “Ricordo che ero disposto anche a dare la mia vita; sentii il sangue di centomila cuori scorrere impetuoso in un’unica immensa arteria, fresco e pulito… la sublime enormità di un singolo cuore, che pompava sangue in quell’arteria e nelle mie vene. Osai sentirmi parte di esso.” 

 “Le è mai capitato di provarla, professore? Quell’intensità terrificante, quell’impressione di aver subito una specie di trasformazione alchemica, di essere stato purificato, di essere diventato totalmente virtuoso? Lo splendore di quel momento, la purezza abbacinante della coscienza.” 

 “In un modo o nell’altro, avevo bisogno di comprendere che senso avesse quello che avevo vissuto.” 

 “Se la vita era l’estate appena trascorsa, se era un corpo lurido di sudore e pus sanguinolento, secondi rappresi che si rifiutavano di passare, se era un boccone di germogli di fagioli andati a male che servivano solo ad accrescere i morsi della fame, allora forse la morte sarebbe stata come un colpo di spugna, che con una sola passata avrebbe spazzato via ogni cosa.” 

 “Ci versammo un bicchiere dopo l’altro di quel liquore forte e trasparente nella vana speranza che ci aiutasse a dimenticare.” 

“Così, se ci pensi, è stato solo quando ci hanno distrutti che abbiamo dimostrato di avere un’anima. Che questo eravamo, in realtà: uomini fatti di vetro.” 

 “Vuole che le racconti di questi ragazzi morti, professore? Distesi in fila uno dietro l’altro, in modo così innaturale, come alberi abbattuti?” 

 “Adesso capisce? I ragazzi in questa foto non giacciono allineati perché i loro cadaveri vennero sistemati così dopo che erano stati uccisi, ma perché camminavano in fila. Camminavano in fila indiana con le braccia in alto, proprio come gli avevamo detto di fare.” 

 “È vero che gli uomini sono fondamentalmente crudeli? L’esperienza della crudeltà è l’unica cosa che ci accomuna come specie?” 

 “Aspetto che il tempo mi spazzi via come acqua fangosa. Aspetto che la morte arrivi e mi mondi, mi liberi dal ricordo di tutte quelle morti sordide che perseguitano i miei giorni e le mie notti.” 

 “Un vento carico di umidità penetra dalla finestra scura. Hai la sensazione inquietante che sia una lunga espirazione. Come se la notte fosse un gigantesco organismo vivente, che apre la bocca e caccia un respiro afoso.” 

“Il lavoro è una garanzia di solitudine. Grazie alla tua vita solitaria, il ritmo regolare di lunghe ore lavorative seguite da brevi pause di riposo ti aiuta a superare le giornate, senza lasciarti il tempo di temere l’oscurità al di là del cerchio di luce.” 

 “È possibile testimoniare che mi ficcarono ripetutamente nella vagina un righello di legno di trenta centimetri, spingendolo dentro fino alla parete posteriore dell’utero? Che mi lacerarono la cervice uterina con il calcio di un fucile? Che, quando l’emorragia non voleva arrestarsi e collassai, dovettero portarmi all’ospedale per una trasfusione?” 

 “Non c’è modo di tornare al mondo precedente alla tortura. Nessuna strada per il mondo precedente al massacro.” 

 “Infinite esistenze che sfumano nella vaghezza come inchiostro nell’acqua.” 

 “Nelle prime ore del mattino, quando sogni che non riesci più a ricordare ti hanno inumidito le guance e i contorni di quel volto acquistano un’improvvisa chiarezza, quel tremolio non potrebbe essere in manifestarsi di un’anima?” 

 “C’è il sole laggiù, mamma, e anche un sacco di fiori. Perché camminiamo al buio? Andiamo laggiù, dove sbocciano i fiori.” 

 “Esaminai tutti i dorsi finché non arrivai allo scaffale più alto; ricordo ancora il momento in cui il mio sguardo si posò sul volto sfigurato di una giovane donna, con i tratti massacrati da una baionetta. In silenzio, senza rumore, qualcosa di tenero nel profondo di me si ruppe. Qualcosa che fino ad allora non mi ero nemmeno resa conto che ci fosse.” 

 “Per favore, scriva il suo libro in modo tale che più nessuno possa oltraggiare ancora la memoria di mio fratello.” 

mercoledì 10 dicembre 2025

La lunga vita di Marianna Ucrìa – Dacia Maraini

“La mano che dipinge ha istinti ladroneschi, ruba al cielo per regalare alla memoria degli uomini, finge l’eternità e di questa finzione si bea, quasi avesse creato un suo ordine più stabile e intimamente più vero. Ma non è un sacrilegio, non è un abuso imperdonabile nei riguardi della fiducia divina?” 

 “Il tempo è il segreto che Dio cela agli uomini. E di questo segreto si campa ogni giorno miseramente” 

 “L’autodafè significa rogo, piazza Marina e la folla delle grandi occasioni: le autorità, le guardie, i venditori d’acqua e zammù, di polpi bolliti, di caramelle e di fichi d’India; l’odore di sudore, di fiati marci, di piedi inzaccherati, nonchè l’eccitazione che monta, si fa carnosa, visibile, e tutti aspettano mangiando e chiaccherando quel colpo di rasoio al ventre che porta pena e delizia” 

 “La vede salire a uno ad uno i gradini di legno del patibolo. I piedi scalzi, le mani legate dietro la schiena, la faccia contratta in una smorfia bizzarra quasi che quell’orrore fosse l’ultimo suggello di una sua decisione di pace…il boia ora li lega ai pali sopra una pila di ciocchi tagliati con l’accetta. Due assistenti con le torce accese si avvicinano ai legni ammucchiati. La fiamma non si attacca subito ai rametti di sambuco e alle canne spezzate che qualcuno ha raccolto e legato col salice per facilitare l’accensione. Del vapore bianco sbuffa sulle facce dei primi spettatori. Suor Palmira sente salire l’odore aspro delle fascine e la paura le contrae i muscoli del ventre, un rivolo di orina le scorre lungo le cosce. Eppure il martirio è appena cominciato. Come farà a resistere fino alla fine? Il segreto è il consenso, Palmira mia, non irrigidirsi e resistere, ma raccogliere nel proprio grembo quei brandelli di fuoco come se fosse un incenso e rivolgere verso che guarda un occhio di pietà. Sono loro che soffrono, non tu. Quando delle mani sbrigative si alzano sulla sua testa e le impiastricciano i capelli di pece, suo Palmira rivolge uno sguardo d’amore verso i torturatori. Essi ora avvicinano, con serietà esaltata, una torcia accesa verso quei capelli imbrattati e la testa della donna si accende e fiammeggia come una corona splendente. E il pubblico applaude” 

 “Le parole vengono raccolte dagli occhi come grappoli di una vigna sospesa, vengono spremuti dal pensiero che gira come una ruota di mulino e poi, in forma liquida si spargono e scorrono felici per le vene. E’ questa la divina vendemmia della letteratura? Trepidare con personaggi che corrono tra le pagine, bere il succo del pensiero altrui, provare l’ebrezza rimandata di un piacere che appartiene ad altri. Esaltare i propri sensi attraverso lo spettacolo sempre ripetuto dell’amore in rappresentazione, non è amore anche questo? Che importanza ha che quest’amore non sia mai stato vissuto faccia a faccia direttamente? assistere agli abbracci di corpi estranei, ma quanto vicini e noti per via di lettura, non è come viverlo quell’abbraccio, con un privilegio in più, di rimanere padroni di sè?” 

 “Uscire da un libro è come uscire dal meglio di sè. Passare dagli archi soffici e ariosi della mente alle goffagini di un corpo accattone sempre in cerca di qualcosa è comunque una resa. ” 

 “Marianna estrae dal cesto dei salumi, dei sacchetti di riso, dello zucchero e appoggia ogni cosa sulla mensa con gesti bruschi. A ogni regalo che offre si sente più ridicola, più oscena. L’oscenità del beneficare che pretende dall’altro l’immediata gratitudine. L’oscenità di una coscienza che si appaga della sua prodigalità e chiede al Signore un posto in paradiso” 

 “Il principio della corruzione non sta proprio in questo dare che seduce chi riceve? il signore coltiva l’avidità del suo dipendente, adulandola e saziandola, non solo per farsi bello coi guardiani del cielo ma anche perchè sa benissimo che l’altro si abbasserà ai suoi stessi occhi accettando quel regalo che pretende gratitudine e fedeltà” 

 “La fretta è dei giovani che non conoscono le delizie dell’attesa, la volontà di un prolungamento che avvolge la resa di odori profondi e prelibati” 

 “Forse siamo alla fine di un ciclo poichè la natura degli uomini è prima cruda, poi diventa severa e quindi benigna, appresso delicata e finalmente dissoluta. L’ultima età, se non è regolata, si dissolve nel vizio e la nuova barbarie porta gli uomini a istrapazzar le cose”

mercoledì 3 dicembre 2025

Così eravamo – Francesco Guccini

 “C’è già in circolazione la penna a sfera, ma è misteriosamente vietata. Ti sei accomodato nel banco, sicura promessa di scoliosi, ultimo banco a sinistra entrando, quando il tuo compagno ti ha dato la notizia.” 

 “La guerra, d’altra parte, è finita da poco, sette o otto anni, non se ne parla quasi più, o lo si fa come di un’epidemia che ha lasciato tutti attoniti con la paura di rimanere infettati, ma qualche simbolo è rimasto, come le panchine senza i legni, come certe famiglie ritornate dallo sfollamento che hanno trovato la casa occupata da un’altra famiglia…” 

 “Camminavi perché tu non abitavi in centro, come buona parte dei tuoi compagni, ma nell’allora prima periferia della città, in gruppi di palazzoni che via via, edificio dopo edificio, rubavano terreno a quelli che prima erano campi coltivati, lasciando ancora vaghe tracce di quello che erano stati: un filare d’uva (senza più uva da rubare), una traccia remota d’orto.” 

 “Gli hai mai rivolto la parola? Forse, e ricordi un leggero sorriso di risposta, ma anche questa è probabilmente solo un’impressione stratificata nel tempo e nella somma di tanti tuoi ricordi particolari, di persone incontrate che lui non ha mai potuto incontrare,. di gente amata che lui non ha mai potuto amare, di libri letti, personaggi di film e di canzoni che lui non ha mai visto o frequentato, di una vita vissuta che lui non ha mai potuto vivere.” 

 “Noi che facevamo latino, era il latino il vero passaggio del Rubicone scolastico, il vero segnale che ti faceva sentire di un’altra classe.” 

 “Non ha provato l’eccitante ubriacatura di un amore giovanile, né un’eventuale forse futile tragedia ritenuta allora insopportabile, di un abbandono.” 

 “Quante te ne sono mancate, Colombini, quante non ne hai viste. Meglio così? Noi che ci siamo stati e abbiamo visto e abbiamo vissuto, nel bene e nel male, non lo crediamo: meglio esserci stati, meglio aver visto, aver vissuto, e non essere scomparso come un soffione che a un semplice alito di vento è volato via, da ragazzo, un adolescente nei primi anni Cinquanta.” 

 “Per la prima volta aveva affrontato una vera difficoltà, un vero ostacolo della vita. Si sedette e gli venne da piangere, ma trattenne a stento le lacrime, aveva paura che lo vedessero.” 

 “Invece, quell’estate, eri stravaccato su una sedia della redazione di quel giornale e casualmente assunto. Paga misera, orari di lavoro infiniti. Sei entrato a pieno titolo nella vita. Vai e goditela.” 

 “Perché fare l’orchestrale a vent’anni è il massimo, è piacevole. Suoni, ti diverti (e abbassò la voce guardando verso la moglie), si è un po’ come i marinai: una donna diversa in ogni balera, a vent’anni. A trenta ancora ancora, a quaranta comincia a cambiare, a cinquanta non ne puoi tutta la notte in piedi, a suonare le solite cose, in locali pieni di fumo, di puzza di sudore e di profumo scadente.”

 “Oggetti inanimati che dureranno più di noi, che rimarranno, nascosti da qualche parte nel tempo, in fondo a un cassetto, addormentati in un angolo in un vecchio armadio, nelle tasche di una giacca un tempo amata ma che da anni, per ragioni di misure, ormai tragicamente troppo diverse, non indossiamo più; o forse usati da un’altra persona che probabilmente non avremmo neanche voluto conoscere. Oggetto che sono scomparsi ma che esistono ed esisteranno ancora, anche quando la nostra stessa vita sarà scomparsa per sempre.”

sabato 22 novembre 2025

Introduzione al cristianesimo – J. Ratzinger

“All’estasi tetra e distruttiva della droga, dei ritmi martellanti della musica moderna, del frastuono e dell’ebbrezza si oppone l’estasi splendente della luce, del gioioso incontro nel sole di Dio.” 

 “Attaccato alla croce – ma la croce non attaccata a nulla, che va fluttuando sull’abisso. La situazione in cui versa oggi il credente non si potrebbe descrivere con maggiore esattezza ed efficacia. Solo una povera tavola librata sul nulla sembra ancora sostenerlo; e tutto dà a vedere che egli debba fare i conti col momento in cui dovrà affogare. Solo una misera traversa di legno lo lega ancora a Dio; ma, nonostante tutto, egli l’abbraccia senza mai staccarsene, sapendo come alla fin fine quel legno sia ancor più forte del nulla che ribolle sotto di lui, che però resta pur sempre l’incombente vera minaccia sospesa sul suo presente.” 

 “Come succede al credente, sempre mezzo soffocato dall’acqua deldubbio spruzzatagli continuamente in bocca dall’oceano, così esiste sempre anche per l’incredulo il dubbio sulla sua incredulità, sulla reale totalità del mondo che egli ha fermamente deciso di dichiarare come il tutto.” 

 “non si sfugge al dilemma di essere uomini.” 

 “Credere vuol dire avere deciso che nel cuore stesso dell’esistenza umana c’è un punto che non può essere alimentato e sostenuto da ciò che è visibile e percettibile, ma dove s’incontra l’invisibile,sicchè quest’ultimo gli diviene quasi tangibile, rivelandosi come una necessità inerente alla sua esistenza stessa.” 

 “La fede non è mai stata semplicemente un adattamento spontaneo all’inclinazione dell’esistenza umana; è stata invece sempre una decisione che chiama in causa il nucleo più profondo dell’esistenza, che ha sempre richiesto dall’uomo una conversione, ottenibile unicamente tramite una risoluta determinazione.” 

 “Ogni essere umano deve in qualche modo credere” 

 “C’è religione in fondo non nel ritiro solitario del mistico, ma solo nella comunità di chi annuncia e chi ascolta.” 

 “Non coerceri maximo, contineri tamen a minimo, divinum est” “La dottrina ecclesiale, così come ci viene insegnata nella formula Dio uno e trino, comporta in definitiva la rinuncia a qualsiasi scappatoia e il fermo permanere nel mistero, che per l’uomo è insondabile. In realtà questa professione di fede rappresenta unicamente la rinuncia, l’unica vera, alla presunzione della saccenteria che rende tanto seduttrici le soluzioni comode, con la loro falsa modesti.” 

 “La sua crocifissione è la sua regalità, la sua regalità sta nell’avere dato se stesso agli uomini, sta nell’identità di parola, missione ed esistenza che si realizza proprio nel sacrificio di tale esistenza. La sua esistenza è così la sua parola. Egli è Verbo, parola, perchè è amore.” 

 “Quelle braccia spalancate sono espressione di preghiera anche e soprattutto in quanto esprimono la completa dedizione agli uomini, sono il gesto dell’abbraccio, della piena e indivisa fraternità” 

 “Essere cristiani significa essenzialmente il passaggio dell’essere per se stessi all’essere gli uni per gli altri.” 

 “Emerge con chiarezza come, nel mondo degli uomini, non ci sia alcun bianco-nero e come, nonostante l’ampia scala delle sfumature, tutti si trovino, in un modo o nell’altro, nell’ambiguità” 

 “Essere cristiani non significa adempiere un determinato dovere e magari ostentare una particolare perfezione, persino oltre la misura prestabilita dai propri obblighi. Cristiano è piuttosto colui che ha la consapevolezza di vivere, dovunque e comunque, innanzitutto dei doni che ha ricevuto; colui che sa che la vera giustizia può stare unicamente nell’essere a sua volta un donatore, simile al mendicante che, grato per quanto ha ricevuto, ridistribuisce con generosità agli altri. Colui che si limita a esser giusto, conteggiando col bilancino, colui che pensa di procurarsi da solo una veste irreprensibile e di poter così costruirsi tutto da sè, è un ingiusto.” 

 “Dio non cerca vitelli e capri, bensì l’uomo; solo il libero sì dell’uomo a Dio può essere la vera adorazione. A Dio appartiene tutto, all’uomo però è data la libertà del sì e del no, dell’amore e del rifiuto; il libero sì dell’amore è l’unica cosa che Dio deve attendersi – l’adorazione e il sacrificio che soli possono aver senso.” 

 “Si può cercare di sfuggire ai problemi semplicemente negandoli, oppure si può cercare di risolverli prendendoli di petto. la prima via è certo più comoda, ma soltanto la seconda fa progredire.” 

 “La vera paura dell’uomo può essere superata non con l’intelletto, bensì soltanto grazie alla presenza di una persona che gli voglia bene.” 

 “Il cielo va definito come il toccarsi fra la natura dell’uomo e la natura di Dio.” 

 “Nel Simbolo la chiesa viene chiamata santa non perchè i suoi membri siano, insieme e singolarmente, santi, uomini senza peccato: questo pio sogno, che rispunta in ogni secolo, non trova assolutamente posto nel vigile mondo del nostro testo, per quanto esprima in maniera commovente un anelito dell’uomo, che non può abbandonarlo sinchè un nuovo cielo e una nuova terra non gli doneranno realmente ciò che il tempo presente non gli concederà mai.” 

 “La chiesa, infatti, non è per lo più là dove si organizza, si riforma, si dirige, bensì è presente in coloro che credono con semplicità, ricevendo in essa il dono della fede che diviene per loro fonte di vita.” 

 “Invece di limitarci a denigrare il passato, dovremmo soprattutto mostrarci pronti a accogliere l’appello del presente, cercando di non limitarci a confessare la cattolicità nel Credo, ma di realizzarla nella vita del nostro mondo dilaniato.”

lunedì 17 novembre 2025

Il mistero del processo – Salvatore Satta

“Narrano le storie che il 2 settembre 1792, mentre il tribunale rivoluzionario, da pochi giorni costituito (aveva al suo attivo soltanto tre teste), giudicava il maggiore Bachmann, della guardia svizzera del re, un rumore sordo e lontano invase la grande sala delle udienze, che prendeva il nome di san Luigi.” 

 “Avvenne un fatto mirabile. Il presidente Lavau ferma d’un gesto gli invasori: con poche energiche parole intima di rispettare la legge e l’accusato che è sotto la sua spada. Si vedono allora i massacratori, in silenzio, ripiegare docilmente verso la porta.”

 “Queste promesse che gli uomini, paurosi l’uno dell’altro, si scambiano in una carta più o meno solenne sono come le promesse di eterna fedeltà nell’amore: valgono finché valgono, rebus sic stantibus, finché la natura, la passione, la follia non prendono il sopravvento.” 

 “Il contenuto della legge è sempre un comando: e il comando è per definizione un atto arbitrario, un atto di onnipotenza e come tale non può essere rivoluzionario rispetto a un atto anteriore, a un ordine anteriore.” 

 “La realtà è che chi uccide non è il legislatore ma il giudice, non è il provvedimento legislativo, ma il provvedimento giurisdizionale.” 

 ” Giudicare, non punire. Punire può chiunque, perché il punire non è che azione, brutale azione. Punisce Minosse, avvinghiando la coda: ma il giudizio, quando l’anima si presenta di fronte a lui, è già compiuto, in una sfera nella quale egli, demonio, non può penetrare.” 

 “Ciascuno è intimamente innocente: e il vero innocente non è colui che viene assolto, bensì colui che passa nella vita senza giudizio.” 

 “Tutti viviamo giuridicamente anche senza aver mai aperto il codice, e vivendo continuamente creiamo diritto e nell’atto stesso del porlo lo conosciamo.” 

 “Mi preoccupo quando leggo in repertori centinaia di massime conformi, perché non capisco come ci sia tanta gente disposta a bruciarsi le ali sull’altare della Cassazione, per sentirsi ripetere le stesse cose.” 

 “Nessuno è disposto a bere la cicuta sull’altare delle patrie leggi.”

mercoledì 12 novembre 2025

Verrà l’alba, starai bene – Gianluca Gotto

“Posso farti una domanda che non c’entra assolutamente nulla? – chiese lui. Vai -. Pensi mai a come sarai da anziana?” 

 “Quando tornava in quell’appartamento freddo, silenzioso e vuoto, si sentiva completamente abbandonata a se stessa.” 

 “Dio punisce gli uomini realizzando i loro desideri.” 

 “Ma quando decidi di cambiare, anche solo il tuo modo di vestire, la prima domanda che devi porti è: chi vuoi essere?” 

 “Non aveva imparato molto dal suo dolore, perché aveva cercato di evitarlo il più ,possibile. Ma una cosa la sapeva: a volte, piangere è l’unico modo per addormentarsi.” 

 “Era una donna adulta di successo, ma ancora crollava sotto al senso di colpa che le inculcava sua madre.” 

 “Ricordatevi che è importante avere pazienza nella vita. Se l’unica acqua che hai a disposizione è sporca, non importa quanta sete hai: è meglio aspettare. È doloroso patire la sete, ma non dura in eterno, la vita ti propone sempre nuove sorgenti, nuove opportunità, mi spiego? Se invece bevi acqua contaminata, al momento ti senti dissetato, ma poi ne paghi le conseguenze.” 

 “Alza la testa. Non sei solo. Guardati intorno.”

 “Questo è ciò che il Buddha chiama karuna: compassione. Se vuoi guarire, la guarigione non può riguardare solo te. Non può. Deve essere estesa anche ad altri esseri viventi. Persone, animali, piante. L’importante è che non ti chiudi dentro te stesso. Ecco come sono andato avanti.” 

 “Sangha significa che bisogna restare uniti. Restare umani. Riconoscere il dolore degli altri e reagire con amore.” 

 “Prima di tutto, karuma. Compassione. Riconosci che tutti soffrono. Non sei sola nel tuo dolore. C’è tanta gente, nel mondo, che può capire come stai. Questa è sangha, la comunità. Infine, karma: se vuoi stare bene, fai del bene.” 

 “Tutte le persone che ami sono dei compagni di viaggio, doni che la vita che ti fa. A un certo punto, senza chiederti il permesso, senza avvisarti, se li riprende. Come fa con tutto. Come farà anche con me, un giorno. E con te.”

 “Ma a cosa serve sentirsi in colpa o essere sempre arrabbiati? In che modo la tua sofferenza cambia le cose, oppure rende il mondo un posto migliore?”

 “Vincendo, ti fai un nemico e chi ha perso si dispera e soffre. Se invece non competi, dormi felice: vittoria e sconfitta non ti riguardano più. È una frase del Buddha.”

 “La competizione alimenta tutti e tre i veleni dell’uomo: il desiderio, la rabbia e l’ignoranza. Il vero saggio, nella vita, non è chi vuole vincere a tutti i costi, ma chi cerca il più possibile di evitare il conflitto. Non è chi domina gli altri, ma chi sa controllare se stesso.” 

 “Quando l’equilibrio è presente, ci sentiamo bene: nel corpo, nella mente, nell’anima. Non solo non proviamo dolore, ma siamo anche di buon umore. Quando l’equilibrio si rompe emergono disturbi, malesseri, infelicità.” 

 “Porta la calma nel tuo modo di nutrirti e porterai calma anche nella tua mente.” 

 “Non ci si può lasciare amare se si ha troppa paura di essere feriti.” 

 “Ricordati che il tuo corpo esprime esteriormente quello che tu reprimi interiormente.” 

 “Era stanca, e non solo nel corpo: era stanca di portarsi dentro tutto, di fingere di stare bene. Era stanca di soffrire.” 

 “C’è solo da accettare le cose per ciò che sono, senza pretendere che siano sempre perfette. Allora, la pace che cerchi emergerà naturalmente dentro di te, senza alcuna fatica.”

 “Fu a quel punto che un pensiero nuovo, ma accarezzato prima, le attraversò la mente. E se la vita, quella vera, quella che si meritava di vivere, non fosse ancora iniziata?”

 “Per scegliere di guarire, bisogna prima imparare a volersi bene.” 

 “Piano piano, le cose miglioreranno. A un certo punto vedrai una flebile luce. Ritroverai fiducia e leggerezza. Finché, un giorno, questa lunga notte dell’anima l’avrai attraversata tutta. Verrà l’alba. E starai bene.”

venerdì 7 novembre 2025

Stella – Takis Wurger

“Papà aveva torto. La colpa esiste.” 

 “Nel 1922 un giudice condannò Adolf Hitler a tre mesi di carcere per turbativa dell’ordine pubblico, un ricercatore inglese scoprì la tomba di Tutankhamon, James Joyce pubblicò l’Ulisse, Iosif Stalin venne eletto segretario generale del Partito comunista dell’Unione Sovietica, e io venni al mondo.” 

 “In soffitta ho imparato a riconoscere dall’odore il rosso di cadmio e il giallo Napoli e cosa si prova a venire picchiati con una bacchetta di rattan intrecciata.”

 “La paura, dovevo ancora conoscerla.” 

 “La colpa non esiste – rispose lui.”

 “Quella sera mio padre mi mandò a chiamare. Quando era a casa se ne stava per lo più seduto in biblioteca. Leggeva volentieri e a lungo, romanzi russi, filosofia orientale, haiku.” 

 “Il silenzio divenne il mio modo di piangere.”

 “La verità. Hai detto che bisogna sempre dire la verità. Ma sulla mamma, menti.” 

 “La verità, figliolo, è come l’ibisco. Un giorno lo capirai.” 

 “In estate avevo sentito i garzoni di stalla parlare dei locali notturni segreti a Berlino, di prostituti di strada, di cocaina, di una fontana d’avorio in un Grand Hotel e di una ragazza nera che cantava su una carrozza trainata da uno struzzo.” 

 “Berlino sapeva di carbone, di sapone di resina, di gasogeni trasportabili, di cera per pavimenti e di barbabietole cotte.” 

 “Da lontano i tedeschi mi erano sembrati grandi, da vicino erano piccoli come me. Grande era solo la scenografia, le bandiere soprattutto. Le bandiere tedesche erano gigantesche.” 

 “Mostrami come un uomo tratta gli animali, e ti dirò se ha il cuore al posto giusto – disse.” 

 “Altri vedono il buio. Io vedo la bellezza.” 

 “Quando penso a quel giorno, la prima cosa che mi viene in mente è la luce. La luce di Berlino è spesso terza e fredda. Solo per pochi giorni, all’inizio della primavera, splende come in quel giorno. Ma probabilmente è così che voglio ricordarla.” 

 “Non ero in grado di opporre alcuna resistenza a quella donna. Respirava forte e mi teneva la mano. Era calda e morbida.” 

 “Come ho potuto essere così ingenuo? Ma non è forse una domanda che ci si pone sempre, quando si guarda al passato?” 

 “Pensavo a quanto sarebbe stato bello se fossimo state le uniche persone al mondo.” 

 “Ce la faremo. L’aveva detto mio padre. Ogni giorno in Germania mi ero attenuto a quelle parole e mi comportavo come se potessi convivere con quanto, in quel paese, accadeva agli ebrei. Avevo sopportato le bandiere con la svastica, avevo sopportato che mi salutassero con il braccio destro teso urlandomi addosso. In quel momento mi resi conto che era sbagliato.” 

 “Stella andò al banco, ordinò due Berliner Kindl. Stavamo tutti stretti e bevemmo in silenzio. La birra sapeva di detersivo per piatti. Era birra del tempo di guerra, a bassa gradazione alcolica.”

 “Facciamo quello che facciamo perché non possiamo fare diversamente.” 

 “Quella donna recitava così tanti ruoli, la modella nuda, la cantante con la voce sottile, la bellezza quando era distesa nella vasca da bagno, la penitente, la bugiarda, la vittima e la colpevole. Stella Goldshlag, la donna predatrice, la mia donna. Non so se sia sbagliato tradire una persona per salvarne un’altra. Non so se sia giusto tradire una persona per salvarne un’altra.” 

 “Eravamo soli al mondo.” 

 “Non sapevo che cosa sarebbe rimasto di quella donna una volta che fossero cadute tutte le menzogne.” 

 “Finalmente capii. C’è un momento, in ogni amore, in cui è troppo tardi per le risposte.” 

 “Alla fine della mia vita avrei voluto misurare la mia felicità non dall’amore che avevo ricevuto, ma da quello che ero riuscito a dare. Avrei potuto tentare di dimenticarla. La vita ci rende bugiardi.”

domenica 2 novembre 2025

Anatol – Manlio Sgalambro

“Il filosofo non sa più di quello che sanno gli altri, ma lo sa” 

“La morale è soltanto una macchia nella limpidezza del fato, nota Anatol. La pratica, solo una debolezza della teoria” 

 “Conosci dal tuo posto. Ce ne sarà uno migliore – ma questo è il tuo” 

 “Odiava il dialogo. Questa mostruosa moltiplicazione di se stessi. Amava l’intelligenza una. Si educava a essere il solo. Si deduceva; tramutava ciò che era in idea. Si vedeva in trasparenza. Si, si dava la vita con le proprie mani” 

 “Bisogna parlare per l’eternità, non per il tempo, continuava. Se però ciò che dici dura solo un milionesimo di secondo in miliardi di anni, non c’entri tu, ma la cattiva stella della tua specie” 

 “Dogmi, non certezze” “Sono costretto a odiare, non c’è scampo. Non posso guardare chi mi è accanto, a due passi, senza sentirlo. Presto l’odio si stabilizza, assume contorni precisi, profili perfetti. Un sentimento d’invidiabile chiarezza, più terso dell’amore, disinteressato come può esserlo ogni altro sentimento, ma certamente di più. Qui è il difficile passaggio dove la ragione si inoltra in un bosco come un bambino smarrito. Ma nell’odio io mi ritrovo come in nessun’altra passione” 

 “Doveva alle Vite Parallele lo stimolo alla imitazione degli eroi del pensiero” 

 “Se l’amore nasce da ciò che manca, rifletteva, e dal desiderio di esso, per cui si ama qualcuno come se lo si fosse creato, come opera propria, l’odio nasce invece dal senso che costui è di troppo. Esso è lo smacco di un annullamento desiderato. L’odio è possibile perchè non è possibile il nulla” 

 “Arrivano già i venti d’autunno e tutti i profumi. I pensieri sono come frutti carnosi e cola la bella succosità. E’ tempo. Le vicende del tuo pensiero sono fini avventure, o picaro. Erri nell’Andalusia e meni fendenti nelle giostre o nelle calde notti bari ai dadi e bevi mescal a Quauhnahuac mentre intagli frasucce per pochi money? Raccattatore di barattoli vuoti, a cui piace il rumore di latta che rotola, tu frughi tra sillogismi smessi e lo spirito disusato ti attrae, piccolo rigattiere” 

 “L’amore non consiste se non in uno stato di contemplazione reciproca attraverso il quale ciascuno rimanda a chi ama la luce che possiede” 

“E’ quello che è rimasto in me per questi lunghi anni che mi sta a cuore, non ciò che alcuni giorni vi potrebbero aggiungere” 

 “L’azione è l’argomento degli incapaci. Proprio perchè non riescono a pensare essi tentano la carta dell’azione, mentre è nella contemplazione che ciò che può essere dato è dato come può esserlo” 

 “L’invenzione è un passaggio segreto attraverso il quale ci troviamo un giorno davanti a ciò che nessuna fantasia potrebbe mai ospitare” 

 “Cara amica, voi mi chiedete di rispondervi su una questione sempre urgente come quella del suicidio… Capisco il vostro giovanile wertherismo. Ma rispondetemi: fino a che punto c’è una causalità del dolore? Ricordatevi, il dolore è una cosa passata. il segno che resta nella coscienza mentre il corpo ha già dimenticato. Ascoltatemi: trattate i moti dell’anima come i moti dell’intestino. Un giorno bisognerà certo spararsi, ma per intanto viviamo” 

 “Se in voi si acuiscono i sensi, questi rozzi legami con le cose, sentirete Dio come una mutilazione, come un impedimento alla mente di espandersi, di essere atto. Vi sentirete appunto corpo e ve ne vergognerete” 

“La derisorietà odierna della contemplazione consegue alla perdita di rango della vita mentale” 

 “La bellezza è l’esodo da questo mondo. E’ come se essa lo abbandonasse con sdegno nell’attimo in cui si rivela. Un fruscìo, un soffio di vento, un brivido intenso, e dentro di noi il vuoto improvviso” 

 “Sono un uomo ma tutto ciò che è umano lo reputo estraneo” 

 “Distingueva tra uomini che hanno un valore e uomini che hanno solo un prezzo”

lunedì 27 ottobre 2025

Stalingrado – Vasilij Grossman

 “Il 22 giugno del 1941 l’esercito tedesco aveva poi invaso la Russia sovietica. Il successo iniziale impedì a Hitler di cogliere la vera natura – granitica – delle forze fisiche e psicologiche contro cui si era mosso. Che non erano affatto fittizie, anzi: erano le forze del grande popolo che aveva gettato le basi del mondo a venire.” 

 “Il contadino che lascia la sua casa e va al fronte non pensa a gloria e medaglie. Pensa che sta andando a morire.” 

 “Lui non si girò a guardarla, non si fermò; continuò a camminare incontro al rosso dell’alba che si levava sulla terra che lui stesso aveva arato. Il vento freddo gli sferzava il viso e soffiava fuori dai vestiti il calore, il respiro stesso della sua casa.” 

 “Della guerra gli aveva detto cose che non si imparano sui libri e nei regolamenti, e che servono e contano solo per chi la guerra la fa e ha poche speranze di arrivare vivo alla fine, e non per quelli che, dopo, vorranno sapere com’è andata.” 

“Il suo paese era un’unica, immensa casa dove tutto gli era straordinariamente e infinitamente caro: le stanze di campagna col legno imbiancato di calce, quelle di città con i paralumi colorati, le biblioteche silenziose, i saloni inondati di luce, gli angoli rossi delle caserme… Tutto quello che aveva di caro andava a fuoco. Andava a fuoco la Russia. E il suo cielo era una coltre di fumo.” 

 “Al dolore di avere perso l’Ucraina se ne aggiunse un altro, lancinante: lo Stato maggiore del Fronte Sud-Occidentale era arrivato al Volga. Alle loro spalle c’erano solo le steppe del Kazakistan.” 

 “E tra la polvere, il fumo e il fuoco degli scontri nella steppa cominciava ad affiorare un nome: quello del comandante della 6° armata di fanteria tedesca, colonnello generale Paulus.” 

 “Anche con il cuore che soffre, anche quando nell’anima si ha un peso più greve del piombo, gli uomini – soldati semplici o generali che siano – sono comunque sempre capaci di ridere e scherzare.” 

 “Proprio Stalingrado, dove persino i più conservatori erano disposti ad ammettere il trionfo pieno della guerra di movimento, sarebbe diventata teatro di una difesa di posizione senza eguali possibili nella storia del mondo, dall’assedio di Troia alla battaglia delle Termopili.” 

 “Mentre si lavavano collo e teste rasate sbruffando compiaciuti, i soldati capivano il senso recondito e simbolico di quelle abluzioni? Per le sorti della Russia, quel battesimo di massa nel Volga prima di una battaglia disperata per la libertà poteva risultare persino più fatale di quello nel Dnepr mille anni prima. Quando si furono lavati, i soldati si sedettero sulla riva, sotto i dirupi, a fissare la steppa cupa e sabbiosa dall’altra parte del Volga. In tutti gli occhi, fossero quelli di un vecchio autista, di un giovane puntatore o di Timosenko in persona, si leggeva la tristezza. Sotto i dirupi correva il confine estremo della Russia; dall’altra parte iniziavano le steppe del Kazakistan. Se gli storici del futuro vorranno capire quale fu il punto di svolta della guerra, dovranno arrivare in quel tratto del Volga, immaginarsi un soldato seduto ai piedi della roccia e provare a figurarsi cosa stava pensando.” 

 “La fase in cui era entrato, però, era anche quella in cui gli scossoni della vita aiutano a capire che la vicinanza quotidiana e un’abitudine vecchia di anni sono quanto di significativo e poetico – nel senso autentico e sommo del termine – tiene insieme due persone che hanno camminato l’una accanto all’altra dalla giovinezza ai capelli bianchi.”

 “Nel profondo del suo cuore ardeva sempre la luce calma e triste che lo aveva accompagnato per tutta la vita: l’amore di sua madre.” 

 “Nemmeno il sole vivido del mattino riusciva a mitigare la tristezza cupa della stazione in tempo di guerra: i bambini che dormivano su casse e fagotti, i vecchi che ruminavano un tozzo di pane, le donne intontite dalla stanchezza e dal pianto dei figli, le reclute con i loro grandi sacchi in spalla, i feriti con la faccia pallida, i soldati in partenza per nuove destinazioni.” 

 “E davvero, in tempo in cui l’anima ha i calli della sofferenza, più che mostrare compassione per le vittime è facile maledire i carnefici.”

“In tempo di pace nessuno potrà sperare di rivedere un cielo come quello che c’era sopra Mosca oscurata in quelle sere d’estate, la calma convinta con cui il buio si posava sui muri dei palazzi e faceva scomparire i marciapiedi e il selciato delle piazze.” 

 “Quattro armate tedesche di fanteria e due di panzer con tanto di retroguardia, carriaggi e servizi vari si trovavano a due giorni di marcia dalla Piazza Rossa, dal Cremlino, dall’Istituto Lenin, dal Bol’soj e dal Teatro d’Arte, da scuole e centri di maternità, da Ceremuski e Sadovniki, da piazza Razguljaj, dai monumenti a Puskin e Timirjazev.” 

 “La seconda dipendeva dal fatto che l’uomo non resiste a lungo in condizioni di tensione estrema incompatibili con la vita. In tali condizioni, dunque, si abitua e si tranquillizza non perché all’esterno qualcosa cambi in meglio, ma perché dentro di lui l’attesa si dissolve, spazzata via dalla fatica e dalle preoccupazioni quotidiane. E’ come quando un malato si placa non perché sta guarendo, ma perché impara a convivere con la malattia.”

 “A Tolstoj era andata meglio: il suo libro, straordinario, splendido, lo aveva scritto quando il dolore tremendo che tutti avevano vissuto con ogni vena, con ogni goccia di sangue e ogni palpito del cuore si era ormai dissolto, quando nella memoria era rimasto solo un ricordo lucido, terso, maestoso…” 

 “Su quel ponte Krymov ebbe la percezione della sua forza, la forza di chi cammina a passo lento verso ovest mentre tutti gli altri scappano a est.” 

 “E’ enorme, la steppa. E come il cielo e il mare prendono colore al tramonto, così la terra dura e riarsa della steppa, grigiastra e giallognola durante il giorno, la sera cambia colore. E’ questo che la rende simile al mare. La sera la steppa diventa rosa, poi blu, poi di un nero violastro.” 

 “Il 7 luglio i primi spari sancirono l’inizio della battaglia in difesa della periferia di Stalingrado.” 

 “Il grosso delle formazioni tedesche di fanteria e blindati aveva l’ordine di arrivare sul Don, aprirvi una breccia, superare quello che gli ufficiali tedeschi chiamavano il collo di bottiglia, vale a dire lo spazio fra il Don e il Volga, ed entrate a Stalingrado, entro il 25 del mese. Questo era l’obiettivo che Hitler aveva fissato per le sue truppe.” 

 “Mentre guadagnava il centro di Kiev, Krymov pensò di essere finito all’inferno. Le truppe sovietiche stavano lasciando la capitale dell’Ucraina…Avanzavano lentamente, occupando tutto il Krescatik: la fanteria, i carri, la cavalleria, i cannoni… Sembravano diventati tutti muti. Camminavano a testa bassa, senza guardarsi intorno.”

 “Com’era pesante, la terra! Cavare gli stivali dal fango, sollevare il piede, fare un passo e poi ricominciare da capo costava una fatica enorme… Tutto, tutto era pesante, in quelle giornate d’autunno del 1941 segnate dal maltempo.” 

 “Nell’ora in cui la tragedia incombeva sul paese dei Soviet, in cui le armi forgiate nella Ruhr facevano sentire la loro voce intorno a Mosca, in cui i panzer neri di Krupp buttavano giù i pioppi e gli abeti dei boschi vicino a Malojaroslavec, in cui gli ingegneri missilistici tedeschi illuminavano il cielo d’inverno sopra il Cremlino con i sinistri fuochi all’anilina della BASF; nell’ora in cui, nelle radure tra i boschi, l’eco ripeteva obbediente e sorda le grida blese degli ordini nazisti, e nell’etere, con accento prussiano, bavarese, sassone o del Brandeburgo, si diffondevano crudeli “Folgen… freiweg… richt, Feuer… direkt richt” a onde corte che ferivano l’orecchio – proprio in quell’ora, con la sua calma austera, Mosca era alla testa di città, villaggi e campagne russe.”

 “Le truppe iniziarono a filare sotto il mausoleo di Lenin. Era la marcia austera e solenne dell’esercito del popolo, con le orde di Hitler alle porte di Mosca.” 

 “Fu proprio in quei giorni che al senso di sciagura nazionale e all’odio per gli occupanti, non privo di qualche pennellata tragica, si aggiunse una nuova sfumatura di scherno, disprezzo e dileggio. Proprio in quei giorni i tedeschi smisero di essere “quelli”, e fra bunker e trincee, negli abitacoli dei blindati e nei reparti di artiglieria diventarono “crucchi”, “mangiacrauti” e “kartofeln”.” 

 “Si diventa amici non solo perché ci si somiglia, ma anche perché si è diversi.” 

 “Dalla guerra, però, non si scappa davvero, la guerra ti segue sempre come un’ombra nera, e più provi a sfuggirle, più lei è svelta a rincorrerti. Chi arretra se la tira comunque dietro, la guerra. Quegli spazi sterminati illudevano e deludevano. Ti lasciavano credere di avercela fatta, ma così non era.” 

 “Calò la sera. Di nuovo la distesa piatta della steppa si tinse dei colori roridi del tramonto. Di nuovo, nel cielo luce e buio si sfidarono a silenziosa tenzone. E di nuovo gli odori della sera e i suoni soffusi della terra condannata alle tenebre spiravano ansia e tristezza.” 

 “Il destino di un grande paese, di un grande popolo, del mondo intero si decideva in quei giorni: ritirarsi ancora non si poteva.” 

 “Non c’è regolamento o norma che dica cosa prova, cosa pensa, come si comporta un uomo che deve stare con la faccia contro il fondo di una trincea mentre neanche due spanne sopra la sua fragile testa sporca di terra sferragliano i cingoli di un panzer nemico e il naso gli si riempie dell’odore caldo e unto dei gas di scarico misti alla polvere asciutta. Nei regolamenti non si impara cosa c’è negli occhi della gente quando la notte scatta un improvviso allarme aereo e risuonano gli scoppi delle granate e le raffiche dei mitra, con i razzi segnaletici tedeschi che squarciano il buio.” 

 “Della guerra coi francesi non restavano testimoni oculari, ormai era solo nei libri; la guerra coi tedeschi non era nei libri, invece, ma nella memoria viva e nell’esperienza amara di tutto un popolo.” 

 “La battaglia per la difesa di Stalingrado non fu una battaglia come le altre. E si combatté nel momento esatto in cui la produzione sovietica di motori militari e cannoni aveva superato quella tedesca, nel momento esatto in cui un anno di lavoro della classe operaia e un anno di guerra avevano azzerato il vantaggio dei nazisti quanto ad armamenti ed esperienza bellica. Fu allora che la guerra di movimento sovietica poté sbocciare incontrastata; fu allora che, non senza terrore, i tedeschi sentirono alle spalle la voce delle immense distese che avevano conquistato e che ora li chiamava alla ritirata, e fu allora che per la prima volta temettero l’accerchiamento, morbo crudele che prende le menti, i cuori e le gambe di soldati e generali.” ”

 “A chi si prepara ad accogliere il nemico non può che far piacere constatare di avere altri compagni schierati al proprio fianco, spalla a spalla, pronti allo scontro imminente.”

 “La steppa tace, e verso nord, dove le macchie di luce finiscono, terra e cielo si fondono in un nero torvo, inquieto. Fa molto caldo, la notte non ha portato sollievo ed è intrisa d’angoscia, ma spaventa anche il silenzio, che non porta quiete; il buio a nord è terribile, ma più terribile ancora è la luce tremula che si fa via via più vicina.” 

 “Hitler credeva che lo Stato da lui creato sulle fondamenta di una violenza inaudita sarebbe durato almeno un millennio. Le macine della storia, invece, già avevano cominciato a ridurre in polvere le sue idee, i suoi eserciti, il suo Reich, il suo partito, la sua scienza e la sua patetica arte, i suoi feldmarescialli e Gauleiter, lui stesso e il futuro della sua Germania. Il suo successo divenne il suo fallimento più grande e tremendo. Che costò all’umanità sofferenze inenarrabili. Il corso della storia contraddisse tutte le sue idee. Nulla di quanto aveva promesso si realizzò. Nulla di ciò che aveva combattuto fu sconfitto, ma anzi prese nuovo vigore e mise radi più forti.” 

 “E se le forze delle tenebre dovessero generare nuovi hitler con nuovi piani criminali contro l’umanità, nuovamente capaci di far leva sui bassi istinti della gente, sull’ignoranza e sui pregiudizi, che nessuno s’azzardi a cercare in loro una qualche grandezza. Chi compie crimini contro l’umanità è un criminale, e non smette di esserlo perché la storia serba memoria di quanto ha commesso: sono le sue devastazioni che i secoli ricorderanno. Non sono eroi: sono carnefici e farabutti. Sono figli di forze oscure e cieche. Gli eroi della storia, le autentiche personalità storiche, i leader dell’umanità sono e sempre saranno soltanto coloro che portano la libertà, che nella libertà vedono la forza di un uomo, di un popolo, di uno Stato; sono coloro che combattono per l’uguaglianza sociale, razziale e lavorativa di tutti gli uomini, di tutti i popoli grandi e piccoli di questo mondo.” 

 “E in questo risiede la speranza del genere umano: sono le persone semplici a compiere le grandi imprese.” 

 “Come un ingegnere chiamato a mettere in moto centinaia di ingranaggi grandi e piccoli, Friederich Paulus si alzò dal tavolo e accese un sigaro: ora doveva solo aspettare che la pesante mannaia della guerra tedesca si abbattesse su Stalingrado.”

 “Chi ha sentito il fischio, l’ululato dell’aria squarciata dalle bombe non se lo dimenticherà finché campa. Le bombe si schiantavano a terra. Si conficcavano nella città. E i palazzi morivano come gli esseri umani.” 

“La sofferenza umana! Se ne sarebbero ricordati, nei secoli a venire? Perché le pietre degli enormi palazzi e la gloria dei generali restano, ma la sofferenza no; la sofferenza è fatta di lacrime e sussurri, di ultimi respiri e del rantolo di chi muore, di grida e di disperazione e di dolore, ma scompare senza lasciare traccia, insieme al fumo e alla polvere che il vento disperde nella steppa.” 

 “Quando arrivava il fischio delle bombe, prima sottile e sinistro, poi fragoroso e ululante, tutti trattenevano il fiato e chinavano la testa in attesa del colpo… E in quei secondi di attesa, scissi in centinaia di frazioni lunghissime, infinite e tutte diverse l’una dall’altra, non c’erano respiri né desideri né ricordi; a riempire per intero ogni corpo era solo l’eco di quel fischio metallico cieco.” 

 “Durante una pausa dei bombardamenti, sdraiata nel giardino, Vera vide con l’occhio sano che il mondo sotto, quello cui era abituata, aveva soppiantato di nuovo quello fatto di fiamme.”

“Quei minuti e quelle ore – così pareva ai piloti tedeschi che attraversavano il muro tremendo del fuoco antiaereo e sorvolavano quel calderone di fumo e fiamme – erano esattamente ciò che Hitler aveva promesso: il trionfo della violenza tedesca sul mondo. Chi soffocava nel fumo, in scantinati, fossi e rifugi, fra le macerie roventi di palazzi ridotti in cenere, chi terrorizzato tendeva l’orecchio al ronzio sinistro e trionfante dei bombardieri sopra la città era sconfitto per sempre, credevano. E invece no! Nelle ore fatali in cui l’enorme città moriva, accadde qualcosa di davvero grande: nel sangue, in quella nebbia di pietra incandescente, la Russia non si fece schiava né morì; fra la cenere ardente e il fumo, la forza dell’uomo sovietico, il suo amore, la sua dedizione alla libertà resistettero ostinatamente, indistruttibili, e fu proprio quella forza indistruttibile a trionfare sulla violenza mostruosa, ma vana, di chi voleva renderla schiava.”

 “La fabbrica decide se gli ingegneri sorridono o hanno la faccia scura, se gli operai faranno la fame o staranno bene, la fabbrica sceglie quando si mangia e quando ci si riposa, quando la gente esce o torna a casa, la fabbrica scrive l’orario dei treni e le delibere del soviet cittadino; verso la fabbrica portano le strade, i negozi, i giardinetti, le rotaie dei treni e dei tram… Alla fabbrica si pensa, della fabbrica si parla, alla fabbrica si va e dalla fabbrica si torna. E’ ovunque, la fabbrica; nella testa, nel cuore, nella memoria dei vecchi; è il futuro e il destino dei giovani; è la ragione di ansie, gioie e speranze… Respira, la fabbrica, stride; i suoi rumori, l’odore, il calore sono ovunque; la fabbrica è nelle orecchie, nelle narici, nella pelle…” 

 “Il tempo è sempre nemico dell’azzardo e sempre amico della forza autentica. Il tempo è amico di chi sta dalla parte della storia e nemico di chi è senza futuro. Il tempo smaschera sempre la forza finta e premia la forza vera.” 

 “Restarono qualche momento in silenzio, un silenzio che chi sta per mettersi a bere in compagnia conosce bene: è il silenzio di quando si ha già voglia di parlare di cose più personali, ma senza un bicchiere la conversazione non ingrana, e dunque lo si aspetta saggiamente, il primo bicchiere, per poi concedersi a uno scambio vero.”

mercoledì 22 ottobre 2025

La scuola cattolica – Edoardo Albinati

“Fu Arbus ad aprirmi gli occhi. Non che prima li tenessi chiusi, ma di quello che i miei occhi vedevano non potevo affatto essere sicuro, forse erano immagini proiettate per illudermi o rassicurarmi, e io non ero capace di nutrire dubbi sullo spettacolo che mi veniva offerto ogni giorni e che viene chiamato vita.” 

 “Era proprio questa, la vita? Cioè, la mia vita? Dovevo fare qualcosa perché fosse mia, o mi veniva fornita e garantita così?”

 “Mi stupisce quanto sia in fondo raro il ricorso alla violenza dopo che non hai fatto altro che sentirla esaltare nei libri, nei film e nei giochi, e goderne le simulazioni per decine di anni, davanti alla tv.” 

 “E’ davvero difficile immaginare l’esistenza di una qualsivoglia educazione che non contempli punizioni di sorta. Questo perché le punizioni, indipendentemente dalla loro giustezza retributiva e dal loro effetto di deterrenza, che è senz’altro lecito porre in dubbio, servono a sviluppare in chi le subisce, a ragione o a torto, una rabbia che tornerebbe molto utile se si fosse capaci di impiegarla ai fini dell’educazione stessa.” 

 “Ecco l’immagine che ho sempre avuto di una classe maschile di liceo: granchi in un secchio, sì, granchi ammucchiati dentro un secchio.” 

 “Sono giunto perciò alla conclusione che noi siamo null’altro che fascio di nervi e sensazioni a cui per ragioni giuridiche è stata attribuita un’identità: in modo che quell’incrocio di pulsazioni casuali e caotiche paghi le tasse, erediti la casa dal babbo, all’aeroporto possa ritirare biglietti prepagati a suo nome e occupare il posto assegnato. Niente di più. Niente di più che un comodo sistema per rintracciarti.” 

 “La stragrande maggioranza dei ragazzi è superconformista. L’istinto li guida nel branco, raramente fuori.” 

 “Tutto, tutto s’impara per imitazione.” 

 “Rimangono due le opzioni e sono inconciliabili: assimilarsi agli altri, adeguandosi a tutte le condizioni e aspettative che riguardano l’essere uomini; oppure isolarsi, separarsi davvero, restare puri ed estranei, inadeguati, rifiutando ogni modello. Tu cosa hai scelto?” 

 “La scuola del resto non è precisamente un luogo per studiare, o certo non solo quello: è un’epoca della vita durante la quale si esplorano i confini del noto e del lecito, ci si ronza intorno.”

 “Avevamo molta voglia si stare insieme ma al tempo stesso eravamo terrorizzati all’idea di aprirci, di rivelarci.” 

 “Non ci si immagina di che stoffa delicata sia la timidezza maschile, non si fa mai questo sforzo, se non per sbeffeggiarla.” 

 “Diventare oggetto di ridicolo rappresentava infatti la nostra più grande paura.” 

 “E’ una singolare caratteristica del cattolicesimo italiano quello di portare avanti una millenaria tradizione di difesa degli ultimi mentre si allea nei fatti con gli interessi mondani dei primi.”

 “Allora, i beni di un ragazzo benestante consistevano in uno scaffale di dischi, una macchina fotografica. La Vespa. E poi… non viene in mente altro. Il giradischi stereo.” 

 “I vari pezzi di cui è composto un ragazzo cercano il limite entro cui essere contenuti, e sono grati alla barriera, di cui tuttavia non cessano di lamentarsi ogni minuto, che impedisce loro di collassare e andare dispersi, come le pagine di un manoscritto che volano via a un colpo di vento.” 

 “La paura più intollerabile per noi maschi era che si ridesse di noi… Sapete cosa significa combattere tutto il tempo, tutto il tempo, contro paura e vergogna? Parlo del terrore di essere preso in giro, di essere considerato una checca.” 

 “Lo spunto da cui nasce questo libro è il cosiddetto Delitto del Circeo, 29 settembre 1975: d’ora in avanti DdC.”

 “I desideri incompatibili con la realtà che animano un bambino e un adolescente sono destinati a tramontare, ed è un declino tormentoso.” 

 “Se uno pone domande, vuol dire che non si accontenta di quanto gli è stato detto, o non lo prende interamente per buono, perciò ogni domanda, persino la più innocente, è sempre una critica, o una sfida.” 

 “La vita umana sente l’insulto della parzialità. La vita è breve, riceviamo poco, sappiamo ancora meno, non ne capiamo quasi nulla. E poi tutto finisce.” 

 “Chi si sente costretto a riaffermare ogni momento la propria forza e la propria sicurezza dimostra l’esatto contrario, e cioè di essere fragile.” 

“Le tragedie sono dei grandi abbagli: se fossimo capaci di vederle dal lato giusto, ci accorgeremmo che sono occasioni, opportunità…” 

 “La scuola un tempo era un lungo e complicato gioco di premi e punizioni. Quando potevi dire di aver imparato le sue regole, di aver finalmente imparato a giocare, te ne andavi.” 

 “Comandare è eccitante, ma mai quanto obbedire.” 

 “Non credo che fossimo particolarmente crudeli, ma la crudeltà ci affascinava, tutti.” 

 “Cosa c’era di irresistibile nella crudeltà? Il fatto che fosse gratuita, imprevedibile e al tempo stesso curiosamente realistica. E dunque necessaria.”

 “Non si ha un’idea della riconoscenza che si dovrebbe, sempre e comunque, verso chi ci prepara un pasto, e compra trasporta pela sbuccia affetta e frigge, condisce, guarnisce. Per non parlare della fase catabolica, il riassetto, la distruzione dei residui, i lavaggi…” 

 “Siamo tutti così esposti, fragili, alla mercé della sorte (una lastra di ghiaccio sottile), alla mercé dei nervi, della malizia altrui e della nostra stupidità, siamo esposti al vento ancora più rovinoso dei nostri desideri, dei sogni, al vento tagliente delle frustrazioni, cosparsi di ferite, scuoiati…” 

 “Quasi tutte le cose che facciamo, le facciamo agli altri e per gli altri, ma non è mica altruismo, piuttosto il bisogno di esprimerci, di espanderci, abbiamo un disperato bisogno di una platea, di clienti, di destinatari, di cavie, di beneficiari e di vittime delle nostre azioni.” 

 “Le regole in famiglia vengono dettate dalle disponibilità finanziarie. Se abbondanti, indicano ciò che si può fare. Se scarse, prescrivono ciò che si deve fare. Il patrimonio è il principio di tutto; il singolo entra in scena sempre a spettacolo iniziato.” 

 “…il guadagno. Volgare non certo il fatto di conseguirlo, ma mostrarlo sì, molto volgare. E’ tipico delle famiglie borghesi sia esibire il denaro, e il benessere che ne consegue, sia celarlo o, piuttosto, renderlo implicito, sottintendendo discretamente: c’è, grazie al cielo, ma non se ne deve parlare. Mai.” 

 “A rendere imperativo il dovere dell’accumulo, e a difenderlo da ogni considerazione negativa sulla vanità dell’attaccamento alle cose materiali, nel borghese è appunto fortissima la consapevolezza che la restituzione del patrimonio alla fine della vita avverrà non a favore di un indistinto tutto, il mondo o la società, bensì ai propri figli.” 

 “Il gesto antico, sublime, semplice, di mio padre, di mettere mano al portafoglio. Mai una volta, credo, a mia memoria, che dicesse di no. Al massimo un sorrisetto scettico, un velo di sarcasmo accompagnato dall’orgoglio di poter sempre e comunque fare fronte.” 

 “Nelle conversazioni, ricordo come uno degli argomenti preferiti delle donne benestanti fosse il loro personale di servizio. Per chi può permettersi di averlo, è ancora oggi così.” 

 “Buon nome, anonimato, diceria e distinzione: tra questi angoli si è giocata a lungo la partita generazionale interna alle buone famiglie.” 

 “Il momento culminante della vita familiare è il pasto. Resta la principale e spesso unica occasione in cui i membri della famiglia si incontrano.”

 “La durata del pasto è inversamente proporzionale alla solidità dei legami tra chi lo consuma insieme. La fretta, il peggior indice.” 

 “Praticamente tutte le famiglie sono diventate famiglia borghese, il modello si è diffuso per contagio.” 

 “Si, perché l’onestà, il decoro, la cortesia, il lavoro contano fino a certo punto, da quel punto in poi ci vogliono i soldi.” 

 “Nell’ascesa sociale troviamo la conferma di quanto sia facile abituarsi all’agio e alle comodità e quanto sia insopportabile, fin quasi ad apparire mostruoso, dovervi rinunciare.” 

 “Il vero, grande pericolo non era insomma il disonore, bensì la povertà, di per sé disonorevole; non la perdita del decoro, ma quella dell’agiatezza. Il vero orrore: essere poveri, tornare a esserlo per chi lo era stato, diventarlo per chi non lo era mai stato.” 

 “Il numero vince il peso. Su questa saggia massima è fondata l’educazione borghese e dunque non ci si potrà lamentare se perlopiù si occupi di minuzie, il suo universo appunto è quello delle zanzare e dei tafani, non delle tigri e dei leoni, che uno nella vita non incontra mai. Ogni giorno ci telefonano seccatori, non assassini. Quante volte nella moderna vita borghese si ha l’occasione di mostrare coraggio?” 

 “Laddove la vita sembra non fornire occasioni per mettersi alla prova, allora le si riproduce in vitro, in laboratorio, o le si va a cercare appositamente: buttandosi in un burrone appesi a un elastico eccetera.” 

 “I tre pilastri educativi erano: persuasione, minaccia, punizione. Ma più che pilastri erano fasi. Se funzionava la prima, non c’era bisogno di applicare le successive.” 

 “I figli dei professionisti vissuti nella bambagia si sono illusi che quella proporzione aurea costituisse un orizzonte immutabile, e li ha risvegliati, un bel giorno, il ridimensionamento.” 

 “In linea generale sopravvalutiamo il peso dello sguardo che si posa su di noi. Per insicurezza o per vanità, si ritiene che gli altri non abbiano di meglio da fare che studiarci e valutarci, mentre il più delle volte passiamo alquanto inosservati. La quantità di aspettative, preoccupazioni e pensieri autoreferenziali che fanno tremare un uomo o una donna quando fa il suo ingresso in una sala affollata e si sente gli occhi puntati addosso, è normalmente sproporzionata all’interesse effettivo che suscita.” 

 “Il Denaro si ha, e si tace, solo chi ne ha poco ne parla.” 

 “Quante volte ho sentito delle persone assolutamente perbene vantarsi di aver stretto amicizia con degli assassini, e in loro c’era del genuino trasporto, un entusiasmo indiscutibile, lo stesso del tifoso che si fa firmare l’autografo dal calciatore, o della ragazzina con la star della tv.” 

 “L’idea di una remissione può farlo impazzire, ragione per cui preferisce mentire con se stesso, proclamandosi soddisfatto.” 

 “Certo non vi è nulla di più borghese che il sottrarsi alle convenzioni borghesi…” 

 “Senza punizione alla lunga scompare anche la colpa. Pensate cosa sarebbe il Paese dei Balocchi senza le orecchie d’asino.” 

 “L’immaginazione stenta a figurarsi cosa effettivamente voglia dire essere Bill Gates, non ci arriva proprio a quei livelli. Si invidia, piuttosto, ciò che è quasi alla nostra portata. Si invidia ciò che si crede in pieno diritto di possedere. Si invidia il nostro simile, non il diverso.” 

“Sono figlio di un’epoca senza medaglie, senza eroi, senza causa per cui credere e combattere.” 

 “La disponibilità alla violenza era palpabile, liquida, la violenza era il collante che teneva insieme i discorsi, era lo sfondo su cui si muovevano le figure, come il paesaggio con gli alberi e le montagne nei quadri del Rinascimento.” 

 “Il problema dei coetanei è che te li porti dietro tutta la vita.”

 “Chi ha imbracciato le armi da fuoco ha provato sensazioni che l’uomo inerme nemmeno immagina.” 

 “Apprensione, cruccio, angustia, allarme, inquietudine, sospetto: l’immagine della vita beata della classe media come un fiume che scorre placido è un puro mito.” 

 “La pace è sempre ipocrita come quella che regnava nel QT. Una desiderabile impostura. Viene sottoscritta da qualcuno che ha uno stivale piantato in faccia. Se non fosse minacciato non firmerebbe. Solo la guerra è sincera. Quando non si accettano più indegni compromessi.” “

Sei sorvegliato ovunque. Regolamenti si sovrappongono a regolamenti, come manifesti incollati uno sopra l’altro, e mentre stai lì senza far nulla, su una panchina di un giardino, in realtà stai obbedendo almeno a una decina di codici racchiusi l’uno nell’altro come scatole cinesi. Unica eccezione: i barboni, e i criminali.” 

 “Mentre oggi si pretende che qualcuno creda in Dio e spieghi Dio e poi possa entrare in una chiesa, altrimenti il suo gesto sarebbe illogico, un tempo si andava in chiesa per abitudine finché un giorno magari si arrivava persino a crederci. Cessata la consuetudine che è una precondizione dell’esperienza, viene meno l’esperienza stessa. Solo chi diventa poco alla volta familiare con qualcosa potrà alla fine riconoscerlo. Prima preghi, poi incontrerai Dio, prima marci e canti, poi finirai per amare la patria, questo il fondamento dei riti religiosi e civili. Oggi si chiede che tutto fornisca la sua ragione immediata, non si concede più tempo o intervallo tra l’apprendimento e la comprensione: debbono essere simultanei, tutto dev’essere chiaro fin dall’inizio, non vi è spazio né per la noia né per il mistero.” 

“Leggere? Leggere? Io non leggevo libri, io li divoravo, li trituravo. Spazzolavo via tutto senza lasciare una briciola di senso, una riga che non fosse spremuta. Spesso non capivo molto, o non capivo niente, ma macinavo l’incomprensibile, via, fatto, avanti un nuovo libro.” 

 “Finché lo stupro è stato considerato un reato contro la morale e non contro la persona, era inevitabile che la vittima venisse associata al colpevole nella medesima aura di vergogna. Si diventa impuri non solo per gli atti commessi ma anche per quelli subiti, come un appestato che ha contratto la malattia suo malgrado, ne è la vittima innocente eppure suscita il medesimo ribrezzo.”

 “Il premio del più forte consiste appunto nel poter punire il più debole a suo piacimento. Da questo punto di vista, il tanto discusso “Porgi l’altra guancia” di Gesù potrebbe rivelarsi un precetto assai meno paradossale e rivoluzionario di quanto sembri a prima vista, anzi, un adeguamento realistico al mondo così com’è, di stampo quasi confuciano: sopporta la violenza che ti viene fatta senza sognarti di restituirla, saresti comunque tu a soccombere.” 

 “Con la cosiddetta liberazione sessuale, si scoprì che i poeti avevano mentito. Per secoli. Tutti, o quasi tutti. Le donne vogliono il sentimento? Vogliono l’amore, l’amore puro, eterno? No, le donne vogliono godere. Vogliono scopare a sangue. Reclamano il cazzo come i maschi la fica. Né di più né di meno.” 

 “Il più innovativo movimento politico degli ultimi cento anni, nonché quello più drammaticamente attuale, è quello della liberazione delle donne.” 

 “Nulla più della violenza serve a esporre una tesi, a illustrare una teoria, ad affermare un diritto. Facendo scempio di qualcuno, si fornisce un esempio.” 

 “L’impotente è il più grande prepotente, quando si trova al cospetto di persone ancora più deboli di lui, che infatti sceglie per categorie svantaggiate in partenza: ingenue vergini di condizioni modeste, forse le uniche creature ancora più deboli degli assassini, che a lungo la stampa si era affrettata a presentare come dei Barbablù potentissimi, personalità quasi invincibili e diabolicamente geniali, mentre si trattava di mentecatti nevrotici, che in una scuola diversa dal SLM non avrebbero avuto scampo.”

“Chi non ha vissuto altro che sicurezza pace e confort è affamato di pericolo, sfide e violenza.” 

 “Le mani protese verso il corpo di una donna sono sempre cariche di tenerezza o di violenza. In equilibrio instabile.” 

 “A ventitré anni ogni pensiero galoppa sfrenato in tutte le direzioni, fino all’orizzonte e oltre, ogni insensatezza offre un lato affascinante, avventuroso, che più tardi apparirà solo per quello che è in effetti, una cazzata, alla cruda luce dell’età adulta.” 

 “Come si può pensare che una società si astenga dal versare sangue umano e non ne sia contaminata, quando sguazza in quello animale? Il massacro è talmente pervasivo e ininterrotto che nemmeno ce ne accorgiamo, anche perché viene tenuto ben lontano dai nostri occhi che non potrebbero sostenere la vista di un minuto solo della carneficina. Lontano dai nostri occhi ma non dalla nostra bocca! E’ questa la vera catena di montaggio, altro che Ford, altro che Fiat… La catena di uccisione e di smontaggio delle bestie per mangiarsele. E poi uno dovrebbe trasecolare se ogni centomila animali ammazzati muore un uomo per mano di un uomo? Dove sarebbe l’eccezione?”

 “Nel disporre del corpo altrui, se non vi è amore a guida gli atti, è possibile che si manifesti ferocia.” 

 “Il sesso è una singolare prigione le cui sbarre impediscono di entrare piuttosto che di uscire: ciò che si vorrebbe, ciò che si desidera è dentro, è un segreto, nascosto come normalmente lo sono gli organi genitali.” 

 “Non c’è niente come la bellezza di una donna che stanchi l’uomo che l’ha sposata solo per quello.” 

 “Il racconto della malattia viene oramai tradotto in termini calcistici o tennistici, dando per acquisita una mentalità agonistica secondo la quale, però, sembra che chi alla fine muore, muore perché si arrende. E non è così. Non c’è proprio nessuna lotta, a parte quella che le persone di buona volontà mettono in testa al malato di dover combattere con tutte le forze che non ha.” 

 “E’ inutile e stupido disprezzare e sbeffeggiare la paura poiché essa è sempre specularmente legata alla speranza, e dunque ridere delle paure degli individui vuol dire negare loro ogni speranza.” 

 “A qualsiasi ora sia andato a letto la sera prima, mi sveglio troppo presto, che è ancora notte e il mattino lontano, sono le quattro, quattro e mezzo, apro gli occhi nel buio e sono pervaso dall’ansia; prendo mezza pasticca di un noto psicofarmaco e aspetto che faccia effetto.” 

 “Nel buio si scontravano continenti di pensieri, con uno scricchiolio, enormi lastre di ghiaccio alla deriva. Il pensiero incessante, vano… Il corpo che reclamava riposo… la mente famelica. Cosa pensavo? In realtà, niente. Non ero io a pensare, ma i pensieri che arrivavano in massa e vorticavano come stormi di uccelli nel cielo invernale, ogni tanto formando qualche figura che dava l’impressione di avere senso, quasi subito dissolta.” 

 “La dottrina del “Ma noi non sapevamo” andrebbe sostituita con l’ammissione “Noi sapevamo tutto, ma non volevamo arrenderci all’evidenza”.” 

 “Non capiamo gli altri. Forse non abbiamo la pazienza necessaria a farlo. Li giudichiamo frettolosamente, goffamente, ci resta ancora tanto da sapere, così tanto da soffrire e da godere, mentre noi siamo qui gettati, nel numero, nel tempo, nelle dimensioni, nelle ristrettezze di una mente sola.”

venerdì 17 ottobre 2025

Vivere! – Yu Hua

“Quand’ero dieci anni più giovane, ottenni un bel lavoro da scansafatiche, andar per le campagne a raccogliere ballate popolari. Per tutta l’estate errai come un passero vagabondo tra casette e campi inondati di sole e di cicale.” 

“Guardai il vecchio: la sua schiena annerita dal sole era scura come quella del bufalo, due vite al tramonto rivoltavano quella terra antica e dura, con un rumore frusciante, come di onde sollevate nell’acqua.” 

“Il vecchio poi si sedette con me sotto quell’albero rigoglioso e in quel pomeriggio pieno di sole mi narrò la sua storia.” 

“A scuola dal precettore non ci andavo mai a piedi. Mi portava sulla schiena un bracciante; anche all’uscita, lui era lì, umile e devoto, ad aspettarmi in ginocchio. Gli salivo in groppa e battendogli sulla testa dicevo: Corri Changgen.” 

“Eh, l’uomo è così: una volta che ha cominciato ad andare a donne, fatalmente cade anche nel gioco, sono due cose inseparabili, come il braccio e la spalla.” 

“Gli uomini sono tutti uguali: quando infilano la mano nella tasca altrui per prendersi i soldi, sfoggiano un sorriso da un orecchio all’altro; quando tocca a loro di sborsare, hanno tutti una faccia da funerale.” 

“Fugui, i debiti di gioco sono pur sempre debiti, da che mondo è mondo vanno pagati.” 

“I mucchi sparsi di feriti che giacevano a terra divennero presto un’intera distesa di corpi ululanti dal dolore, un suono che mai potrò dimenticare in vita mia.” 

“… era la voce di una sofferenza che si fa insopportabile, in vita mia non ho più sentito un suono così spaventoso.” 

“Ne ho combattute a decine di guerre io, e ogni volta mi dicevo: vecchio mio, anche se muori devi vivere lo stesso.” 

“Aveva ragione Jiazhen, la cosa più importante era che la famiglia restasse sempre unita, e al diavolo la fortuna.” 

“La gente non credeva del tutto alle cose dette a voce, ma non osava nemmeno non crederci affatto, altrimenti nessuno avrebbe avuto più fiducia in questa vita.” 

“Ma un pezzo di patata dolce non poteva certo riempire la pancia di un’intera famiglia: allora non la pensavo come adesso, in quel momento quella patata era un filo di speranza a cui aggrapparsi. In casa eravamo rimasti senza cibo già da un mese, anche quello che si poteva ricavare dai campi era già stato mangiato quasi del tutto: di quei tempi c’era gente disposta a uccidere per una ciotola di riso.” 

“In quel periodo un sacco di riso era una rara prelibatezza. Erano un mese o due che non gustavamo il sapore del riso, la gioia che provammo è inesprimibile a parole.” 

“La mia mente continuava a rivedere la scena di Youqing che correva a scuola dopo pranzo, la cartella che gli dondolava sulla schiena. Quando pensai che non l’avrei più sentito parlare, che non l’avrei più visto correre con le scarpe in mano, mi sentii il cuore attanagliato da un dolore così aspro che nemmeno riuscivo a piangere.” 

“Saper vivere vuol dire non dimenticare mai queste quattro regole: non dire parole sbagliate, non dormire nel letto sbagliato, non varcare la soglia sbagliata e non infilare la mano nella tasca sbagliata.” 

“Se uno ha appetito, vuol dire che va tutto bene.”

“Facevamo e pensavamo quello che ci dicevano dall’alto.” 

“Ah, gli uomini! per quanto travagliata sia stata la loro esistenza, sanno ancora consolarsi in punto di morte.” 

“A volte pensare mi provoca un profondo dolere, altre volte mi dà un senso di pace, ho accompagnato alla tomba tutti i componenti della mia famiglia, li ho seppelliti tutti io con le mie mani, e quando un giorno stenderò anch’io le gambe, non dovrò preoccuparmi per nessuno.” 

 “Sapevo che il crepuscolo si stava dissolvendo in un batter d’occhi, e dal cielo scendeva nera la notte. Vidi la terra immensa snudare il suo florido petto in un gesto di richiamo: come una madre chiama a sé i propri figli, la terra chiamava a sé la nera notte.”

domenica 12 ottobre 2025

Così parlò Zarathustra – Friedrich Nietzsche

“Quand’ebbe compiuto il trentesimo anno, Zarathustra lasciò la sua patria e il lago natio, e si recò su la montagna. Là per dieci anni gioì, senza stancarsene, del suo spirito e della sua solitudine. Ma al fine il suo cuore si mutò; e un mattino egli si levò con l’aurora, s’avanzò verso il sole e così gli disse: Oh grande astro! Che sarebbe della tua felicità se tu non avessi a chi splendere?”

 “Io insegno a voi il superuomo. L’uomo è cosa che dev’essere superata. Che avete voi fatto per superarlo? Tutti gli esseri umani crearono sinora qualche cosa oltre sé stessi: o voi volete essere il riflusso di questa grande marea e ritornare al bruto anziché oltrepassar l’uomo? Che cosa è la scimmia per l’uomo? Un oggetto di riso e di dolorosa vergogna. E questo appunto dev’essere l’uomo pel superuomo: un oggetto di riso o di dolorosa vergogna.” 

 “Ve ne scongiuro fratelli miei, rimanete fedeli alla terra e non prestate fede a coloro che vi parlano di speranze soprannaturali! Sono avvelenatori, coscienti o incoscienti.” 

 “L’uomo è una corda, tesa tra il bruto e il superuomo, – una corda tesa su di una voragine.” 

 “Amo coloro che non cercano già, oltre le stelle, una ragione di sacrificarsi e perire; ma che si immolano alla Terra perché essa appartenga un giorno al superuomo.” 

 “Amo colui che vive per conoscere e che vuole conoscere, affinché un di viva il superuomo. Poi che in tal modo soltanto ei vuole la propria distrazione.” 

 “Sul mio onore, amico mio, rispose Zarathustra, nulla è vero di ciò che tu pensi: non v’ha nè diavolo nè inferno. L’anima tua morrà prima ancora del tuo copro; non temer di nulla!” 

 “Inebriante gioia è pel sofferente guardar lontano dai propri dolori e dimenticare sé stesso. E a me pure il mondo – questa imperfetta immagine di eterna contraddizione – si rivelò un giorno immagine di gioia e d’oblio.” 

 “Una volta lo spirito era Dio, poi si fece uomo e finirà col diventar plebe.” 

 “La vita è difficile a sopportare: per carità, non pretendete d’essere tanto delicati! Noi tutti insieme siamo asini e asine destinati ad essere caricati.” 

 “Se io volessi scuotere con le mie mani quest’albero non potrei. Ma il vento, che noi non vediamo, lo muove e lo piega a suo piacere. Noi siamo scossi e piegati nel peggior dei modi da mani invisibili.”

 “Voi dovete cercare il vostro nemico, combattere la vostra guerra, e ciò per le vostre idee! E se la vostra idea soccombe, che la vostra rettitudine gridi al trionfo! Voi dovete amare la pace perchè è un mezzo a nuove guerre. E dovete amare la pace breve più che lunga. A voi non consiglio la pace, bensì la vittoria. Il vostro lavoro sia la lotta, la vostra pace è la vittoria!” 

 “Voi dite che la buona causa santifica persino la guerra? Ed io vi dico: la buona guerra santifica ogni causa.”

 “Stato – si chiama il più freddo di tutti i mostri. E’ freddo anche nel mentire; e la menzogna ch’esce dalla sua bocca è questa: Io, lo Stato, sono il popolo!” 

“Poco comprende il popolo la grandezza, cioè la creazione, ma ha occhi ed orecchi per i commedianti, per quelli che rappresentano le cose grandi.” 

 “Sempre deve distruggere, chi vuol creare.” 

 “Due cose ricerca il vero uomo: il pericolo e il giuoco. Per ciò egli desidera la donna, ch’è il trastullo più pericoloso.”

 “L’uomo deve essere educato per la guerra e la donna per il diletto del guerriero: tutto il resto è sciocchezza.”

 “Nel vero uomo si cela il bambino che vuol giocare. Orsù, o donne, rendete palese il bambino nell’uomo.” 

 “Ti rechi presso le donne? Non dimenticare la frusta. Così parlò Zarathustra.” 

 “Matrimonio: così io chiamo la volontà che anima due esseri a creare quell’uno che dev’essere superiore a coloro che lo crearono. Io chiamo matrimonio il reciproco rispetto dei volenti per una tale volontà. Questo sia il significato e la vera essenza del tuo matrimonio.”

 “Molte follie di breve durata per voi hanno il nome d’amore. E il vostro matrimonio mette un fine a coteste piccole follie, diventando una follia eterna.”

 “Immaturo è l’amore e l’odio del giovane: troppo in lui ancora son gravi le ali dello spirito.” 

 “Giacché vedendo soffrire l’infelice io mi vergognai della sua vergogna; e quando l’aiutai l’offesi certo nel suo orgoglio. I grandi benefici non ispirano la gratitudine, bensì il desiderio di vendetta; i piccoli, se non vengono dimenticati, si mutano col tempo in vermi roditori.” 

“E ai governanti voltai le spalle, quando vidi che cosa era ciò che essi chiamavano governare: il mercanteggiare e il patteggiare per la potenza con la plebe!”

 “Ciò che il padre tacque s’esprime nella parola del figlio; e bene spesso trovai essere il figlio il segreto rivelato del padre.” 

 “Diffidate di coloro che hanno sempre in bocca la giustizia. In verità, alle loro anime fa difetto non il miele soltanto!”

 “Con tali predicatori dell’uguaglianza io non voglio essere confuso o scambiato. Poi che così parlò in me la giustizia: “Gli uomini non sono uguali.”

 “Tutto non è che un ritorno, un rimpatriare del mio proprio essere, di quella parte di lui ch’errava lontano, sparsa tra le cose e le apparenze.”

 “Poichè nessuno possa vedere nel mio intimo e nella mia ultima volontà, io inventai il lungo e glorioso silenzio.” 

 “Ma invero, il mangiare bene e il bere meglio non è arte da sprezzarsi, o miei fratelli! Spezzate, spezzate le tavole degli insoddisfatti.” 

 “L’uomo deve diventare migliore e anche più malvagio: questo io insegno. Un maggior grado di malvagità è necessario perché prosperi il superuomo.” 

 “Se volete salire molto in alto, adoperate le vostre proprie gambe! Non permettete che altri vi porti; non salite sui dossi e sulle teste degli estranei.”

martedì 7 ottobre 2025

Le madri non dormono mai – Lorenzo Marone

“Al camion rosso mancava una ruota posteriore, così di camminare non era più capace, arrancava zoppo, ricordava un vecchio che non ha fretta di andare; nonostante ciò, restava comunque un camion speciale, in grado di tratteggiare straordinarie piroette nell’aria, parabole senza senso, anche pericolosi giri della morte, come un caccia dell’aeronautica che dà spettacolo.” 

 “Si chiamano Icam, e ci vengono rinchiuse le giovani madri detenute con i figli che fuori non avrebbero con chi stare; bambini fino a sei anni d’età, a volte anche fino a dieci, che vivono da reclusi per il solo fatto di non avere alternative.” 

 “… un figlio adolescente che si trovava nell’età dell’eterno presente, in cui non si hanno confini se non il paese stesso, e in testa vige il convincimento che il mondo non ti possa comprendere; un ragazzino pieno di rabbia che non sopportava di avere in casa un vecchio.” 

 “E sentì ancora una volta di trovarsi dalla parte sbagliata, lui prigioniero come lei, anche se in maniera diversa, prigioniero del suo lavoro, del passato, della famiglia, dei muri che la vita, il carceriere più crudele, gli aveva alzato attorno, della diffidenza costante che consuma e ti fa triste, solo, e morto, quella diffidenza che spesso basta a giustificare l’inganno altrui, perché chi in nessuno crede da nessuno verrà creduto.” 

 “Diego non sapeva colpire, ma aveva capito come incassare..” 

 “Il carcere, Miriam lo avrebbe presto capito, era un disordine sgraziato di suoni, una patina di rumo a scandire ore sempre uguali. La quiete lì non c’era, e quando c’era, portava sospetti.” 

 “La scuola gli aveva inciso ferite profonde che sanguinavano per un niente, lì aveva imparato il degrado, l’umiliazione, l’omertà.” 

 “L’accompagnò silenziosa nel pianto che veniva da lontanissimo e sgorgava naturale come quello di un neonato, il pianto di chi torna alla vita, di chi ha perso la guerra senza perdere la dignità, il pianto di una madre, che nemmeno Dio può non sentire suo.” 

 “E quanti ce ne sono, di insegnanti codardi, che per privilegio potrebbero indirizzare la vita dei ragazzi e che invece la sfiorano appena, e s'avviano spesso alla morte in un fallimento inconsapevole, senza essere riusciti a illuminare la strada di nessuno.” 

 “La madre sul volto portava tutta la stanchezza del mondo.” 

 “Per quelle strane e ingiuste cose che accadono al mondo, la vita a Melina non aveva ancora dato il tempo d’imparare a contare oltre cinquanta, eppure aveva tenuto già a mostrarle lo sconcerto che resta negli occhi di chi muore.” 

 “…portava sul volto i segni di una vita misera, e beveva per far succedere qualcosa, metteva i suoi segreti e le speranze nel bicchiere, come se fosse un biglietto della lotteria.”

 “…la muoveva una pace nuova, quella sera, il piacere e la fortuna di vivere per lavoro l’incontro con le debolezze e i drammi umani, ché sono quelli a darti il senso del giusto, a riportarti sul filo dell’equilibrio, sulla dritta via.” 

 “…prima o poi quello che non sei riuscito a dire ti viene a cercare.” 

 “Perché la sensibilità è ‘na condanna.” 

 “Senza i figli, quelle madri si riducevano all’osso. Senza i figli, erano solo detenute. Senza i suoi figli, anche Antonia forse si sarebbe arresa all’orrore che s’era fatta la sua vita.” 

 “…quegli anni erano confusi, un’unica massa indistricabile, giorni uguali che si succedevano a formare mesi, e poi decenni, una vita trascorsa, accumulata e dimenticata; non c’erano che poche foto a testimoniare un tempo vissuto e accantonato, stipato come cianfrusaglie in cantina.” 

 “La gente del proprio abisso non s’interessa, e conduce per questo una vita pacata.” 

 “Stava a dondolarsi, e lì cominciava la sua notte operaia, la solitudine più terribile, i pensieri che arrivavano a torturarla. Di notte Dragana provava a credere in un Dio, provava a chiedergli perdono pur non essendo pentita, e lo sguardo lo teneva fisso sulla luce bianca che s’infilava da sotto la porta.” 

 “Chissà se pure sua madre nel sonno s’accorgeva di di lei che andava e tornava, s’addormentava e si svegliava, mangiava e parlava, chissà se udiva le sue preghiere nel buio, e le carezze che gli lasciava sul viso la sera. Doveva essere brutta assai, la malattia, pensava Melina, che tutti attorno proseguono ad andare e a venire, a ridere e a mangiare, e a te non riesce più manco di tenere gli occhi aperti, e ti devi accontentare, quando ce la fai, d’ascoltare gli altri vivere.”

 “Me la caverò. Pensa a te, riposati, statti tranquilla, e dormi un po’. Miriam aveva stretto la mano del figlio nella sua, l’aveva portata alla guancia solo un istante, poi, prima di lasciarlo andare, aveva detto: Le madri non dormono mai.” 

 “E rise del suo napoletano. Rise della sua vita malandata e preziosa. Per ciò che di nuovo ancora l’attendeva. I figli risero con lei.” 

 “Il viso se l’era preso la miseria, e col tempo l’aveva reso cattivo, gli aveva tolto l’espressione ingenua e rotonda che da ragazza la rendeva carina e le aveva smussato gli angoli; ora teneva la faccia di un arbusto, sua zia, il fisico contorto e rinsecchito.”

 “Pure lui nel branco, a quattordici anni aveva il volto butterato e negli occhi chiari e malinconici il vuoto, le tante botte ricevute nella sua poca vita gli avevano fatto la pelle di cuoio, niente pareva toccarlo, era come uno straccio leggero che va di qua e di là, incurante di non avere alcuno scopo.” 

 “La gente, io ho capito questo, tiene a pensare solo ai cazzi suoi.” 

 “A volte mi pare che quella è stata l’unica casa che ho avuto.”