mercoledì 25 giugno 2025

Gli anni del nostro incanto – Giuseppe Lupo

“I fiori nel portapacchi papà li aveva regalati a mamma un mattino di aprile, per l’anniversario delle nozze. Aveva appena smesso di piovere, ma le strade erano asciutte, tanto che nella foto dove ci siamo tutti non si vedono pozzanghere. Io sono quella che mia madre stringe al petto. Ero nata quasi da un anno, ridevo come un angelo al vento della Vespa e l’aria mi entrava in bocca.” 

 “Si sente forte tra le braccia di papà che gli impediscono di cadere, è come se si trovasse fra le spalliere di una culla.”

“C’è un momento nella storia di ognuno in cui si ha il sospetto che tutto prenda una certa direzione, come la Vespa nella foto.” 

“Mentre fumava, studiava in che modo proteggere me e Indiano dalla stanchezza del vivere, dalla fatica di restare giovani in un tempo che avrebbe voluto non finisse mai. Questo era il suo sguardo: attimi consumati nel sapore dell’eternità, un modo di osservare il trascorrere degli anni che uno pensa sia futuro e invece non è altro che memoria.” 

 “Naturalmente non ci trasferimmo mai in quella strada, il fitto degli appartamenti era troppo alto. Però mio padre quel giorno scoprì che Celentano, quando raccontava la storia di uno di noi, nato per caso in via Gluck, raccontava la storia di tutti. Anche la sua.” 

“Tu mi comprendi se dico che il tempo di cui ti parlo, il tempo della nostra vita anteriore, vale solo se lo ricordiamo? Se ce lo dimentichiamo, è come se il passato l’avessimo chiuso in una stanza e avessimo gettato la chiave.” 

 “Ricordare non è un esercizio difficile. È il più naturale dei nostri bisogni. È come respirare, camminare, vivere.” 

“Prepariamo all’inverno. Domani è già Milano. Domani era già Milano. A me e a Indiano bastava sentircelo dire una sola volta per addormentarci, distesi sul sedile di dietro, contando le stelle che spuntavano dal finestrino.” 

 “Prima o poi arriva il tempo in cui la vita ci chiede spiegazioni di quel che abbiamo seminato. È un’operazione matematica: si tira una linea e si fanno i conti. Se abbiamo dato, avremo. Se abbiamo avuto, ci tocca pagare.” 

“E quando muore un padre, muore pure il mondo.” 

 “La foto stava al centro di un articolo dedicato a com’era l’Italia vent’anni fa, quando una famiglia come ce n’erano tante si permetteva una gita in Vespa, al centro di Milano, con i fiori nel portapacchi.” 

 “Se non ho volato, se non sono morta, è perché tu mi tenevi in braccio.”

venerdì 20 giugno 2025

Il vecchio e il mare – Ernest Hemingway

“Era un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo ed erano ottantaquattro giorni ormai che non prendeva un pesce.” 

 “La vela era rattoppata con sacchi da farina e quand’era serrata pareva la bandiera di una sconfitta perenne.” 

 “Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti.” 

 “Era troppo semplice per chiedersi quando avesse raggiunto l’umiltà. Ma sapeva di averla raggiunta e sapeva che questo non era indecoroso e non comportava la perdita del vero orgoglio.”

 “Pensava sempre al mare come a la mar, come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. A volte coloro che l’amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna.” 

 “Ogni giorno è un nuovo giorno. E’ meglio quando si ha fortuna. Ma io preferisco essere a posto. Così quando viene sono pronto.” 

 “Era considerata una virtù non parlare se non in caso di necessità, sul mare, e il vecchio l’aveva considerata tale e l’aveva rispettata.” 

 “Nessuno dovrebbe mai restar solo, da vecchio, pensò. Ma è inevitabile.” 

 “Guardò il mare e capì fino a che punto era solo, adesso. Ma vedeva i prismi nell’acqua scura profonda, e la lenza tesa in avanti e la strana ondulazione della bonaccia. Le nuvole ora si stavano formando sotto l’aliseo e guardando davanti a sé vide un branco di anatre selvatiche stagliarsi nel cielo sull’acqua, poi appannarsi, poi stagliarsi di nuovo, e capì che nessuno era mai solo sul mare.” 

 “L’uomo non è granché vicino ai grandi uccelli e alle bestie. Vorrei proprio essere quella bestia laggiù nel buio del mare.” 

 “Se ci fosse il ragazzo bagnerebbe le duglie, pensò. Si. Se ci fosse il ragazzo. Se ci fosse il ragazzo.”

 “E il dolore non deve avere importanza per un uomo.” 

 “Si, ce la farai, disse a se stesso. Ce la farai sempre.” 

 “Mi stai uccidendo, pesce, pensò il vecchio. Ma hai il diritto di farlo. Non ho mai visto nulla di grande e bello e calmo e nobile come te, fratello. Vieni a uccidermi. Non m’importa chi sarà a uccidere l’altro.” 

 “Il vecchio lasciò cadere la lenza e vi posò sopra il piede e alzò la fiocina più alta che potè e la lanciò con tutta la sua forza, e la nuova forza che aveva allora trovato, nel fianco del pesce, dietro alla grande pinna pettorale che si alzava nell’aria giungendo all’altezza del petto dell’uomo. Sentì il ferro conficcarsi e vi si appoggiò sopra e lo immerse più profondamente e poi lo spinse con tutto il peso del suo corpo.” 

 “Ma stavano navigando insieme legati a fianco a fianco e il vecchio pensava, sia pure lui che porta me, se gli fa piacere. Ho vinto io soltanto con l’inganno, e lui non voleva farmi del male.” 

 “Ma l’uomo non è fatto per la sconfitta – disse. L’uomo può essere ucciso, ma non sconfitto.” 

 “E’ stupido non sperare, pensò. E credo che sia peccato.” 

 “Tu sei nato per fare il pescatore e il pesce è nato per fare il pesce. San Pedro era un pescatore, e anche il padre del grande Di Maggio.” 

 “Non hai ucciso il pesce soltanto per vivere e venderlo come cibo, pensò. L’hai ucciso per l’orgoglio e perché sei un pescatore. Gli volevi bene quand’era vivo e gli hai voluto bene dopo. Se gli si vuol bene non è un peccato ucciderlo. O lo è ancora di più?” 

 “Avresti dovuto portare molte cose, pensò. Ma non le hai portate, vecchio. Ora non è il momento di pensare a quello che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che hai.”

 “In cima alla strada, nella capanna, il vecchio si era riaddormentato. Dormiva ancora bocconi e il ragazzo gli sedeva accanto e lo guardava.”

domenica 15 giugno 2025

La gita Tindari - Andrea Camilleri

"Il telefono principiò a squillare. La sua prima reazione fu di inserrare ancora di più gli occhi, ma non funzionò, è notorio che la vista non è l'udito. Avrebbe dovuto tapparsi le orecchie, ma preferì infilare la testa sotto il cuscino. Niente: debole, lontano, lo squillo insisteva. Si susì santiando, andò nell'altra cammara, sollevò il ricevitore. "Montalbano sono. Dovrei dire pronto, ma non lo dico. Sinceramente, non mi sento pronto." 

 "Appena fora dal commissariato, tutta la gran gana che aveva di correre a inserrarsi a Marinella per mettersi a leggere, gli si abbacò di colpo, come certe volte usa fare il vento che un momento prima sradica gli àrboli e un momento dopo è scomparso, non c'è mai stato." 

 "Per una mezzorata se ne stette a panza all'aria, senza mai staccare lo sguardo dall'àrbolo. E più lo taliava, più l'ulivo gli si spiegava, gli contava come il gioco del tempo l'avesse intortato, lacerato, come l'acqua e il vento l'avessero anno appresso anno obbligato a pigliare quella forma che non era capriccio o caso, ma conseguenza di necessità." 

 "Montalbano, quando non aveva gana d'aria di mare, sostituiva la passiata lungo il braccio del molo di levante con la visita all'àrbolo d'ulivo. Assittato a cavasè sopra uno dei rami bassi, s'addrumava una sigaretta e principiava a ragionare sulle faccenne da risolvere. Aveva scoperto che, in qualche misterioso modo, l'intricarsi, l'avvilupparsi, il contorcersi, il sovrapporsi, il labirinto insomma della ramatura, rispecchiava quasi mimeticamente quello che succedeva dintra alla sua testa, l'intreccio delle ipotesi, l'accavallarsi dei ragionamenti. E se qualche supposizione poteva a prima botta sembrargli troppo avventata, troppo azzardosa, la vista di un ramo che disegnava un percorso ancora più avventuroso del suo pinsèro lo rassicurava, lo faceva andare avanti." 

 "[...] più lo taliava, più l'ulivo si spiegava, gli contava come il gioco del tempo l'avesse intortato, lacerato, come l'acqua e il vento l'avessero anno appresso anno obbigato a pigliare quella forma che non era capriccio o caso, ma conseguenza di necessità. L'occhio gli si fisso su tre grossi rami che per breve tratto procedevano quasi paralleli, prima che ogniuno si lanciasse in una sua personale fantasia si zigzag improvvisi, ritorni narrè,avanzamenti di lato,deviazioni, arabeschi. Uno dei tre, quello centrale, appariva leggermente più basso rispetto agli altri due rami soprastanti, quasi li volesse tenere legati a sè per tutto il tratto che avevano in comune. [...]Montalbano s'addunò che i tre rami non nascevano indipendenti l'uno dall'altro, sia pure allocati vicinissimi, ma pigliavano punto origine dallo stesso punto, una specie di grosso bubbone rugoso che sporgeva dal tronco." 

 "Scusi, commissario, non le pare di essere stato tanticchia farabutto?" spiò, sdignata, la voce della coscienza di Montalbano al suo proprietario. "Bih, che camurrìa!" fu la risposta." 

 «La fede è una gran cosa!» esalò patre Crucillà. «Se non t'addorme, ti riposa» completò Montalbano." 

 "Quando mai in Sicilia ci si sposa? In Sicilia ci si marita. Le fimmine,dicendo "mi voglio maritari" intendono "voglio pigliare marito"; i mascoli dicendo la stessa cosa intendono "voglio diventare marito" 

 «Mi sono reso conto che spesso e volentieri litighiamo. Come una coppia maritata da anni, che subisce l'usura della convivenza. E il bello è che non conviviamo». «Vai avanti» disse Livia, con un filo di voce. «Allora mi sono detto: perché non ricominciamo tutto da capo?» «Non capisco. Che significa?». «Livia, che ne diresti se ci fidanzassimo?». «Non lo siamo?» «No. Siamo maritati». «D'accordo. E allora come si comincia?». «Così: Livia, ti amo. E tu?». «Anch'io. Buonanotte, amore»." 

 "Ma, mentre lo pinsàva, sapeva che manco questa era la vera virità per quello che stava in quel momento patendo, per la sofferenza, eh, cazzo, sei riuscito finalmente a dirla la parola giusta, che fa, ti vrigognavi?, ripetila la parola, sofferenza, che provava." 

 "Sotto la doccia, lei l'insaponò. Montalbano non reagiva, gli pareva, e la cosa gli faceva piacere, di essere tornato picciliddro quando mani amorose facevano sul suo corpo lo stesso travaglio. «Noto evidenti segni di risveglio» disse Ingrid ridendo. Montalbano taliò in basso e arrussicò violentemente. I segni erano assai più che evidenti. «Scusami, sono mortificato». «Di che ti mortifichi?» spiò Ingrid. «Di essere uomo?»." 

 "Stato" era una parola che dava a tutti il malostare, li faceva arraggiare come tori davanti allo straccio rosso. Di quei giorni Montalbano ricordava soprattutto una poesia di Pasolini che difendeva la polizia contro gli studenti a Valle Giulia , a Roma. Tutti i suoi compagni avevano sputato su quei versi, lui aveva tentato di difenderli: "Però è una bella poesia".[...] Perché allora quella poesia non gli dispiacque? Vedeva in essa già segnato il suo destino di sbirro? Ad ogni modo, nel corso degli anni, aveva visto i suoi compagni, quelli mitici del '68, principiare a "ragionare". E ragionando ragionando, gli astratti furori si erano ammosciati e quindi stracangiati in concrete acquiescenze. [...] Visto che non erano arrinisciuti a cangiare la società, avevano cangiato se stessi. Oppure non avevano manco avuto bisogno di cangiare, perché nel '68 avevano solamente fatto teatro, indossando costumi e maschere di rivoluzionari. 

"Mangiare alle otto di sira è cosa di milanesi, i siciliani cominciano a pigliare in considerazione la mangiata passate le nove."

martedì 10 giugno 2025

Il giorno del giudizio - Salvatore Satta

“La famiglia, questo mistero in cui la nostra persona si moltiplica, non vince, ma accresce la solitudine.” 

 “La fantasia entrava nella casa austera coi libri, e operava silenziosamente, toccando con la sua bacchetta magica uomini e cose.” 

 “Come in un negativo che si sviluppa, volti remoti ricompaiono in questi che mi circondano: gente sparita dalla terra e dalla memoria, gente dissolta nel nulla, e che invece si ripete senza saperlo nelle generazioni, in una eternità della specie, di cui non si comprende se sia il trionfo della vita o della morte.” 

 “A pensarci bene, Dio è fatto per il singolo individuo che ripone in lui la speranza, non per l'intera umanità, con le sue leggi, le sue organizzazioni, la sua forza. L'umanità è il demonio che Dio non riesce a distruggere.” 

 “Il guaio è che amare è una cosa difficile, ed è più facile essere grandi scienziate o grandi scrittrici. Perché l'amore non è volontà, non è studio, non è quel che si dice genio, è intelligenza, la vera sola misura della donna, e anche dell'uomo.” 

 “Il senso dell'utile e dell'inutile è estraneo a Dio e ai bambini.” 

 “Nella programmazione che egli faceva della sua vita la decisione non poteva trovar posto, perché essa, come tutte le azioni, comporta sempre un elemento di irrazionalità.” 

 “Forse la vera e la sola storia è il giorno del giudizio, che non per nulla si chiama universale.” 

 “L'ateismo è un momento statico della vita: e la vita allora era statica, simile al piano di una scacchiera su cui si possono giocare migliaia di partite, ma le combinazioni non sono infinite.”

 “Tutte quelle cose che si scrivono sui padri e sui figli, tutti quei drammi, sono per me letteratura, e la famosa pedagogia è paternità a freddo; e niente altro.” 

 “Ciascuno è padre di se stesso e figlio di se stesso.” 

 “Fermare il tempo vuol dire fermare Dio, eternarlo in uno degli infiniti momenti in cui si scompone la vita.” “In questo remotissimo angolo del mondo, da tutti ignorato fuori che da me, sento che la pace dei morti non esiste, che i morti sono sciolti da tutti i problemi, meno che da uno solo, quello di essere stati vivi.”

giovedì 5 giugno 2025

Il Gattopardo – Tomasi di Lampedusa

“Un temperamento autoritario, una certa rigidità morale, una propensione alle idee astratte che nell’habitat morale molliccio della società palermitana si erano mutati rispettivamente in prepotenza capricciosa, perpetui scrupoli morali e disprezzo per i suoi parenti e amici, che gli sembrava andassero alla deriva nei meandri del lento fiume pragmatistico siciliano” 

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi” 

 “Ancora una volta il principe si trovò di fronte a uno degli enigmi siciliani; in quest’isola segreta, dove le case sono sbarrate e i contadini dicono di ignorare la via per andare al paese nel quale vivono e che si vede lì sul colle a cinque minuti di strada, in quest’isola, malgrado il suo ostentato lusso di mistero, la riservatezza è un mito”

 “Non siamo ciechi, caro padre, siamo soltanto uomini. Viviamo in una realtà mobile alla quale cerchiamo di adattarci come le alghe si piegano sotto la spinta del mare”

 “…il lamento delle cicale riempiva il cielo; era come il rantolo della Sicilia arsa che alla fine di agosto aspetta invano la pioggia” 

 “Ed il Principe, che aveva trovato Donnafugata immutata, venne invece trovato molto mutato lui, che mai prima avrebbe adoperato un modo di dire tanto cordiale; e da quel momento, invisibile, cominciò il declino del suo prestigio”

 “L’amore. Certo, l’amore. Fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta” 

 “…la boscaglia si trovava nell’identico stato di intrico aromatico nel quale l’avevano trovata Fenici, Dori e Ioni quando sbarcavano in Sicilia, questa America dell’antichità” 

 “Quando i cacciatori giunsero in cima al monte, di fra i tamerici e i sugheri radi riapparve l’aspetto della vera Sicilia, quello nei cui riguardi città barocche ed aranceti non sono che fronzoli trascurabili: l’aspetto di una aridità ondulante all’infinito in groppe sopra groppe, sconfortate e irrazionali, delle quali la mente non poteva afferrare le linee principali, concepite in un momento delirante della creazione: un mare che si fosse ad un tratto pietrificato nell’attimo in cui un cambiamento di vento avesse reso dementi le onde” 

 “Era entrato in gioco il machiavellismo dei siciliani, che tanto spesso induceva questa gente, generosa per definizione, ad erigere impalcature complesse, fondate su fragilissime basi. Come dei clinici abilissimi nelle cure, ma che si basassero su analisi del sangue radicalmente sbagliate, e per far correggere le quali fossero troppo pigri, i siciliani finivano con l’uccidere l’ammalato, cioè loro stessi, proprio in seguito alla raffinatissima astuzia che non era quasi mai appoggiata ad una reale conoscenza dei problemi o, per lo meno, degli interlocutori” 

 “Don Fabrizio non poteva saperlo allora, ma una buona parte della neghittosità, dell’acquiescenza per le quali durante i decenni seguenti si doveva vituperare la gente del Mezzogiorno, ebbe la propria origine nello stupido annullamento della prima espressione di libertà che a questi si fosse mai presentata (plebiscito per l’annessione al regno di Sardegna)” 

 “…e con il fascicoletto arrotolato si fece il segno della croce, gesto che ha in Sicilia un significato non religioso più frequente di quanto non si creda”

 “Chevalley di Monterzuolo cominciava a rassicurarsi anche nei riguardi della Sicilia rustica. Questo fu notato da Tancredi che venne subito assalito dal singolare prurito isolano di raccontare ai forestieri storie raccapriccianti, purtroppo sempre autentiche” “

"Abbia pazienza, Chevalley, adesso mi spiegherò; noi siciliani siamo stati avvezzi da una lunga, lunghissima egemonia di governanti che non erano della nostra religione, che non parlavano la nostra lingua, a spaccare i capelli in quattro. Se non si faceva così non si scampava dagli esattori bizantini, dagli emiri berberi, dai vicerè spagnoli. Adesso la piega è presa, siamo fatti così. Avevo detto adesione, non avevo detto partecipazione. In questi sei ultimi mesi, da quando il vostro Garibaldi ha posto piede a Marsala, troppe cose sono state fatte senza consultarci perchè adesso di possa chiedere ad un membro della vecchia classe dirigente di svilupparle e portarle a compimento. Adesso non voglio discutere se ciò che si è fatto è stato male o bene; per conto mio credo che molto sia stato male; ma voglio dirle subito ciò che lei capirà da solo quando sarà stato un anno tra noi. In Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di fare. Siamo vecchi, vecchissimi. Sono 25 secoli almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui abbiamo dato il la; noi siamo bianchi quanto lo è lei, Chevalley, e quanto la regina d’Inghilterra; eppure da duemilacinquecento anni siamo colonia. Non lo dico per lagnarmi, è colpa nostra. Ma siamo stanchi e svuotati lo stesso… Il sonno, caro Chevalley, il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portare i più bei regali; e, sia detto tra noi, ho i miei forti dubbi che il nuovo regno abbia molti regali per noi nel bagagliaio. Tutte le manifestazioni siciliane sono manifestazioni oniriche, anche le più violente: la nostra sensualità è desiderio di oblìo, le schioppettate e le coltellate nostre, desiderio di morte; desiderio di immobilità voluttuosa, cioè ancora di morte, la nostra pigrizia, i nostri sorbetti di scorsonera o di cannella; il nostro aspetto meditativo è quello del nulla che volesse scrutare gli enigmi del nirvana. Da ciò proviene il prepotere da noi di certe persone, di coloro che sono semidesti; da questo il famoso ritardo di un secolo delle manifestazioni artistiche ed intellettuali siciliane: le novità ci attraggono soltanto quando sono defunte, incapaci di dar luogo a correnti vitali; da ciò l’incredibile fenomeno della formazione attuale di miti che sarebbero venerabili se fossero antichi sul serio, ma che non sono altro che sinistri tentativi di rituffarsi in un passato che ci attrae solo perchè è morto… Li conti, Chevalley, li conti: maggio, giugno, luglio, agosto, setembre, ottobre; sei volte trenta giorni di sole a strapiombo sulle nostre teste…questa violenza del paesaggio, questa crudeltà del clima, questa tensione continua di ogni aspetto, questi monumenti, anche, del passato, magnifici ma incomprensibili perchè non edificati da noi e che ci stanno intorno come bellissimi fantasmi muti; tutti questi governi, sbarcati in armi da chissà ove, subito serviti, presto detestati, e sempre incompresi, che si sono espressi soltanto con opere d’arte per noi enigmatiche e con concretissimi esattori d'imposte spese poi altrove: tutte queste cose hanno formato il carattere nostro, che così rimane condizionato da fatalità esteriori oltre che da una terrificante insularità d’animo” 

 “I Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria” “Era necessario, diceva, subire la realtà di questo Stato italiano che si formava, ateo e rapace, di queste leggi di esproprio e di coscrizione che dal piemonte sarebbero dilagate sin qui come il colera” 

 “Essi offrivano lo spettacolo patetico più di ogni altro, quello di due giovanissimi innamorati che ballano insieme, ciechi ai difetti reciproci, sordi agli ammonimenti del destino, illusi che tutto il cammino della vita sarà liscio come il pavimento del salone, attori ignari in cui un regista fa recitare la parte di Giulietta e quella di Romeo nascondendo la cripta e il veleno, di già previsti nel copione”

 «Ma era poi la verità questa? In nessun luogo quanto in Sicilia la verità ha vita breve. […] E l’infelice Concetta voleva trovare la verità di sentimenti non espressi ma soltanto intravisti mezzo secolo fa! La verità non c’era più; la sua precarietà era stata sostituita dall’irrefutabilità della pena». 

 «non provava assolutamente alcuna sensazione: le sembrava di vivere in un mondo noto ma estraneo che già avesse ceduto tutti gli impulsi che poteva dare e che consistesse ormai di pure forme. Il ritratto del padre non era che alcuni centimetri quadrati di tela, le casse verdi alcuni metri cubi di legno». 

"Questo cane è diventato veramente troppo tarlato e polveroso. Portatelo via, buttatelo." Mentre la carcassa veniva trascinata via, gli occhi di vetro la fissarono con l'umile rimprovero delle cose che si scartano, che si vogliono annullare. Pochi minuti dopo, quel che rimaneva di Bendicò venne buttato in un angolo del cortile che l'immondezzaio visitava ogni giorno. Durante il volo giù dalla finestra la sua forma si ricompose un istante: si sarebbe potuto vedere danzare nell'aria un quadrupede dai lunghi baffi, e l'anteriore destro alzato sembrava imprecare. Poi tutto trovò pace in un mucchietto di polvere livida.

venerdì 30 maggio 2025

Lettera a un bambino mai nato . Oriana Fallaci

"Il cuore e il cervello, non hanno sesso. Nemmeno il comportamento. Se sarai una persona di cuore e di cervello, ricordalo, io non starò certo tra quelli che ti ingiungeranno, di comportarti in un modo o nell'altro in quanto maschio o femmina." 

 "Amore" Onestamente non ho ancora capito di cosa tratti. Il mio sospetto è che si tratti di un imbroglio, gigantesco, inventato per tener buona la gente e distrarla. Di amore parlano i preti, i cartelloni pubblicitari, i letterati, i politici, coloro che fanno all'amore, e parlando d'amore, presentandolo come toccasana di ogni tragedia." 

 "La maternità non è un dovere morale. Non è nemmeno un fatto biologico. È una scelta cosciente." 

 "Potrai amare senza svegliarti una notte con la sensazione di precipitare in un pozzo." 

 "Io, te lo ripeto, non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi, ad esso ci si abitua come al fatto di avere due braccia e due gambe." 

 "La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno." 

 "Perché avrei dovuto, mi chiedi, perché avresti dovuto? Ma perché la vita esiste, bambino! Mi passa il freddo a dire che la vita esiste, mi passa il sonno, mi sento io la vita. Guarda s'accende una luce. Si odono voci. Qualcuno corre, grida, si dispera. Ma altrove nascono mille, centomila bambini, e mamme di futuri bambini: la vita non ha bisogno né di te né di me. Tu sei morto. Forse muoio anch'io. Ma non conta. Perché la vita non muore." 

 "In fondo, per certa gente, la vera colpa di un uomo e di una donna consiste nell'amarsi in un letto." 

 "Mai due estranei legati allo stesso destino furono più estranei di noi. Mai due sconosciuti uniti nello stesso corpo furono più sconosciuti, più lontani di noi." 

 "Povera cara: hai scoperto che pensare significa soffrire, che essere intelligenti significa essere infelici. Peccato che ti sia sfuggito un terzo punto fondamentale: il dolore è il sale della vita e senza di esso non saremmo umani." 

 "Ma io ti perdono mamma; non tornare al nulla con me, io nascerò un'altra volta." 

 "Solo chi ha pianto molto può apprezzare la vita nelle sue bellezze, e ridere bene. Piangere è facile, ridere è difficile."

 "L'amo con passione la vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere: il regalo dei regali. Anche se si tratta d'un regalo molto complicato, molto faticoso, a volte doloroso." 

 "Se nascerai uomo, ad esempio, non dovrai temere d'essere violentato nel buio di una strada. Non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. Non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace." 

 "Così in una stanza gelidamente bianca, attraverso la voce di un uomo gelidamente vestito di bianco, la scienza mi ha dato l'annuncio ufficiale che c'eri" "L'ira mi ha travolto. Sono balzata a sedere sul letto e gli ho gridato che non eri né mio né suo: eri tuo." 

 "Ma cos’è questa vita per cui tu, che esisti non ancora fatto, conti più di me che esisto già fatta? Tu non sei che un bambolottino di carne che non pensa, non parla, non ride, non piange, e agisce soltanto per costruire sé stesso. Ciò che vedo in te non sei te: sono io! Ti ho attribuito una coscienza, ho dialogato con te, ma la tua coscienza era la mia coscienza e il nostro dialogo era un monologo: il mio! Basta con questa commedia, con questo delirio. Non si è umani per diritto naturale, prima di nascere. Umani lo si diventa dopo, quando si è nati, perché si sta con gli altri" 

 "Se tutti riconoscessimo che l'essere amato non ci appartiene, sia egli figlio o compagno, la razza umana sarebbe più libera. E più intelligente." 

 "Dio è un punto esclamativo con cui si incollano tutti i cocci rotti: se uno ci crede vuol dire che è stanco, che non ce la fa più a cavarsela da sé. Tu non sei stanca perché sei l'apoteosi del dubbio. Dio è per te un punto interrogativo, anzi il primo punto interrogativo di infiniti punti interrogativi. E solo chi si strazia nelle domande per trovare risposte, va avanti; solo chi non cede alla comodità di credere in Dio per aggrapparsi a una zattera e riposarsi, può incominciare di nuovo: per contraddirsi di nuovo, smentirsi di nuovo, regalarsi di nuovo al dolore." 

 "Non conosco infanticidio peggiore della guerra. La guerra è un infanticidio in massa, rinviato di vent’anni." 

 "La crudeltà della natura contiene una logica e una saggezza: se ogni possibilità di esistenza diventasse esistenza, morremmo per mancanza di spazio."

 "Non è vero che non credi all'amore, mamma. Ci credi tanto da straziarti perché ne vedi così poco, e perché quello che vedi non è mai perfetto. Tu sei fatta d'amore. Ma è sufficiente credere all'amore se non si crede alla vita? Non appena compresi che tu non credevi alla vita, che facevi uno sforzo ad abitarci e portando me ad abitarci, io mi permisi la prima e l'ultima scelta: rifiutar di nascere, negarti per la seconda volta la luna."

 "Qui da noi ciascuno fa del male a qualcuno, bambino. Se non lo fa, soccombe. E non ascoltare chi dice che soccombe il più buono. Soccombe il più debole, che non è necessariamente il più buono." 

 "Temo che dovrai abituarti a simili cose. Nel mondo in cui ti accingi ad entrare, e malgrado i discorsi sui tempi che mutano, una donna che aspetta un figlio senza esser sposata è vista il più delle volte come una irresponsabile. Nel migliore dei casi, come una stravagante, una provocatrice. O un'eroina. Mai come una mamma uguale alle altre." 

 "Così coloro che vennero prima di lui, fantasmi deludenti di una ricerca sempre fallita. Fallita? A qualcosa servì, dopotutto: a capire che nulla minaccia la tua libertà quanto il misterioso trasporto che una creatura prova verso un'altra creatura, ad esempio un uomo verso una donna, o una donna verso un uomo. Non vi sono cinghie né catene né sbarre che ti costringano a una schiavitù più cieca, a un'impotenza più disperata. Guai se ti regali a qualcuno in nome di quel trasporto: serve solo a dimenticare te stesso, i tuoi diritti, la tua dignità e cioè la tua libertà. Come un cane che annaspa nell'acqua cerchi invano di raggiungere una riva che non esiste, la riva che ha nome Amare ed Essere Amato, e finisci neutralizzato deriso deluso." 

 "È una parola stupenda, la parola persona, perché non pone limiti a un uomo o a una donna, non traccia frontiere tra chi ha la coda e chi non ce l'ha. Del resto il filo che divide chi ha la coda da chi non ce l'ha, è un filo talmente sottile: in pratica si riduce alla facoltà di maturare o no una creatura nel ventre. Il cuore e il cervello non hanno sesso. Nemmeno il comportamento. Se sarai una persona di cuore e di cervello, ricordalo, io non starò certo tra quelli che ti ingiungeranno di comportarti in un modo o nell'altro in quanto maschio o femmina. Ti chiederò solo di sfruttare bene il miracolo d'essere nato, di non cedere mai alla viltà. È una bestia che sta sempre in agguato, la viltà. Ci morde tutti, ogni giorno, e son pochi coloro che non si lasciano sbranare da lei." 

 "Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io: non sono affatto d'accordo con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia. La mia mamma, quando è molto infelice, sospira: «Ah, se fossi nata uomo!». Lo so: il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini" 

 "Ma se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso. E forse di più perché ti saranno risparmiate tante umiliazioni, tante servitù, tanti abusi. [...] Naturalmente ti toccheranno altre schiavitù, altre ingiustizie: neanche per un uomo la vita è facile, sai. Poiché avrai muscoli più saldi, ti chiederanno di portare fardelli più pesi, ti imporranno arbitrarie responsabilità." 

 "Omero era cieco e Leopardi era gobbo. Se gli spartani gli avessero gettati dalla rupe Tarpea, se le loro madri si fossero stancate di portarli in seno, oggi l’umanità sarebbe più povera: escludo che un campione olimpionico valga più di un poeta cieco o storpio. Quanto al sacrificio di custodire nel ventre il feto di un campione olimpionico o di un poeta cieco o storpio, io vi ricordo che la specie umana si propaga così…" 

 "Tu che non conosci ancora la peggiore delle realtà: il mondo cambia e resta come prima."

domenica 25 maggio 2025

Quaderni di Serafino Gubbio operatore – Luigi Pirandello

“Studio la gente nelle sue più ordinarie occupazioni, se mi riesca di scoprire negli altri quello che manca a me per ogni cosa ch’io faccia: la certezza che capiscano ciò che fanno.” 

 “C’è un oltre in tutto. Voi non volete o non sapete vederlo.” 

 “Nessuno ha tempo o modo d’arrestarsi un momento a considerare, se quel che vede fare agli altri, quel che lui stesso fa, sia veramente ciò che sopra tutto gli convenga, ciò che gli possa dare quella certezza vera, nella quale solamente potrebbe trovar riposo.” 

 “Ma che cosa poi farà l’uomo quando tutte le macchinette gireranno da sé, questo, caro signore, resta ancora da vedere.” 

 “Soddisfo, scrivendo, a un bisogno di sfogo, prepotente.” 

 “L’uomo che prima, poeta, deificava i suoi sentimenti e li adorava, buttati via i sentimenti, ingombro non solo inutile ma anche dannoso, e divenuto saggio e industre, s’è messo a fabbricar di ferro, d’acciajo le sue nuove divinità ed è diventato servo e schiavo di esse. Viva la Macchina che meccanizza la vita.” 

 “…le bestie hanno in sé da natura solo quel tanto che loro basta ed è necessario per vivere nelle condizioni, a cui furono, ciascuna secondo la propria specie, ordinate; laddove gli uomini hanno in sè un superfluo, che di continuo inutilmente li tormenta, non facendoli mai paghi di nessuna condizione e sempre lasciandoli incerti nel loro destino.” 

 “Ricordo che mirai quasi con religioso sgomento la fosca mole rotonda di Castel Sant’Angelo , alta e solenne sotto lo sfavillio delle stelle.” 

 “Dolce casa di campagna, Casa dei nonni, piena del sapore ineffabile dei più antichi ricordi familiari, ove tutti i mobili di vecchio stile, animati da questi ricordi, non erano più cose ma quasi intime parti di coloro che v’abitavano, perché in essi toccavano e sentivano la realtà cara, tranquilla, sicura della loro esistenza. Covava davvero in quelle stanze un alito particolare, che a me pare di sentire ancora, mentre scrivo: alito d’antica vita, che aveva dato un odore a tutte le cose che vi erano custodite.” 

 “La luce filtra verde e fervida a traverso le stecche della piccola persiana della finestra, e non si soffonde nella stanza, che rimane in una fresca, deliziosa penombra, imbalsamata dalle fragranze del giardino.” 

 “Io mi guardo dalla gente di professione perbene, come dalla peste.” 

 “Tutti riconosciamo volentieri la nostra infelicità; nessuno, la propria malvagità.” 

 “Ecco, sì; bisogna stare attenti, veramente, alle conseguenze della logica. Tante volte si sdrucciola, e non si sa più dove si vada a parare.” 

 “Per certuni, vorrei dire per moltissimi che non sanno vedere se non se stessi, amare l’umanità spesso, anzi quasi sempre, non significa altri, che esser contenti di sé.” 

 “La vita ci segna; e a chi attacca un vezzo, a chi una smorfia.” 

 “Sempre, nel giudicare gli altri, mi sono sforzato di superare il cerchio de miei affetti, di cogliere nel frastuono della vita, fatto più di pianti che di risa, quante più note mi sia stato possibile fuori dell’accordo de miei sentimenti.” 

 “Il mio amico, signori – ve lo presento: Serafino Gubbio – è operatore: gira, disgraziato, la macchinetta d’un cinematografo.” 

 “Noi possiamo benissimo non ritrovarci in quello che facciamo; ma quello che facciamo, caro mio, è, resta fatto: fatto che ti circoscrive, ti dà comunque una forma e t’imprigiona in essa.” 

 “Come puoi sapere tu, che le hai dentro, in qual maniera tutte queste cose si rappresentano fuori! Chi vive, quando vive, non si vede: vive… Veder come si vive sarebbe uno spettacolo ben buffo!” 

 “Che mondaccio, signor Gubbio, che mondaccio è questo! Ma pajono tutti… che so! Ma perché si deve essere così? Mascherati! Mascherati! Mascherati!” 

 “Ma ogni tanto, ecco, ci sentiamo soffocare; ci vince il bisogno prepotente di spalancare gelosie e imposte per gridare fuori, in faccia a tutti, i nostri pensieri, i nostri sentimenti tenuti per tanto tempo nascosti e segreti.” 

 “Penso che mi farebbe comodo avere un’altra mente e un altro cuore. Chi me li cambia?” 

 “…e tutti sbuffano per cacciarsi via d’attorno l’afa del proprio disgusto; ma, il giorno appresso, tutti ricascano in quell’afa e daccapo ci si scaldano, cicale tristi, condannate a segar frenetiche la loro noja.” 

 “Ah che effetto prodigioso fanno alle donne le lagrime negli occhi d’un uomo, massime se lagrime d’amore!” 

 “A quanti uomini, presi nel gorgo d’una passione, oppure oppressi, schiacciati dalla tristezza, dalla miseria, farebbe bene pensare che c’è, sopra il soffitto, il cielo, e che nel cielo ci sono le stelle. Anche se l’esserci delle stelle non ispirasse loro un conforto religioso. Contemplandole, s’inabissa la nostra inferma piccolezza, sparisce nella vacuità degli spazii, e non può non sembrarci misera e vana ogni ragione di tormento.” 

 “Il terrore sorge dal riconoscere con un’evidenza spasimosa, che la pazzia s’annida e cova dentro a ciascuno di noi e che un nonnulla potrebbe scatenarla.” 

 “Come sono sciocchi tutti coloro che dichiarano la vita un mistero, infelici che vogliono con la ragione spiegarsi quello che con la ragione non si spiega.” 

 “La vita non si spiega; si vive.” 

 “E’ come una farfalla fissata crudelmente con uno spillo, ancora viva. Non osa batter le ali, non solo perché non spera di liberarsi, ma anche e più per non farsi scorgere troppo.” 

 “Pare che non si possa fare a meno di commettere il male, per essere stimati uomini. Per conto mio, io so bene, benissimo, d’essere uomo: male, n’ho commesso, e tanto!” 

 “Che tristezza! Il ricordo che cerca di rifarsi vita e non si ritrova più nei luoghi che sembrano cangiati, che sembrano altri, perché il sentimento è cangiato, il sentimento è un altro. Eppure credevo d’essere accorso a quella villetta col mio sentimento d’allora, col mio cuore d’un tempo!” 

 “Avete voi riso della favola della volpe e dell’uva? Io no, mai. Perché nessuna saggezza m’è apparsa più saggia di questa, che insegna a guarir d’ogni voglia, disprezzandola.” 

 “Io mi salvo, io solo, nel mio silenzio, col mio silenzio, che m’ha reso così – come il tempo vuole – perfetto.”

martedì 20 maggio 2025

L’Italia giacobina e carbonara – Montanelli

“Io vedo nel Risorgimento e in tutto quello che lo preparò l’unica cosa nobile e bella che l’Italia abbia fatto negli ultimi 400 anni, e non mi sembra dir poco” 

 “Il potere era tutto, e tutto era nel potere. Anche la cultura era rimasta legata al suo carro, e la massa, oltre a non avere strumenti per esprimersi non aveva nemmeno la coscienza di sè e un alfabeto con cui formarsela e manifestarla. Ma qui occorre una breve panoramica della situazione sociale perchè fu proprio su di essa che l’esercito rivoluzionario di Napoleone, a differenza di tutti gli altri invasori che nei secoli lo avevano preceduto, agì da elemento catalizzato creando, in contrapposto al Principe, un nuovo interlocutore: la pubblica opinione. Che questa fosse più ostile che favorevole ai nuovi venuti, conta poco. Ciò che conta è ch’essi la evocarono e la chiamarono nel giuoco politico.” 

 “Ogni regione insomma aveva un suo tipo di borghesia. In Piemonte la formavano i funzionari dello Stato. A Roma i notai e gli impiegati della Curia. Nel Sud, gli avvocati.” 

 “Sotto di essi covava soltanto il solito spirito protestatario delle masse italiane, capaci di tumulti, al massimo di rivolte, ma non di rivoluzioni. Per rivoluzione, esse intendevano l’evasione fiscale” 

 “L’indomani le truppe austriache fecero il loro ingresso a Venezia, e il dolore spezzò il cuore del vecchio doge Manini che, dicono, cadde a terra fulminato. Con un tratto di pennsa, quattordici secoli di gloria erano stati cancellati.” 

 “Il patriottismo siciliano – in qualunque forma si manifesti, separatista o autonomista – non è mai stato che questo e seguita ad esserlo anche oggi: la trincea del privilegio e l’alibi, da parte di chiunque detenga il potere, del diritto di abusarne.” 

 “La Sicilia restava praticamente qual era da secoli: una foresta pietrificata, una giungla di privilegi e monopoli, dove chi non era oppresso era oppressore, e viceversa.” 

 “Come sempre capita in italia, il padrone nuovo, regolarmente accolto come liberatore, faceva rimpiangere quello vecchio.” 

 “Ma gli uomini non contano per ciò che pensano. Contano per ciò che fanno, e che spesso è il contrario di ciò che pensano di fare.” 

 “Nacqui di famiglia nobile in una città ignobile -scrisse Leopardi. oggi questa città ignobile, Recanati, rigurgita di targhe dedicate a lui. Ne hanno messe dovunque sia passato o si sia seduto, e forse in questa postuma devozione c’è anche del rimorso: la provincia italiana prodiga sempre ai figli morti gli omaggi che gli nega da vivi.” 

 “Mazzini non si rassegnava, non si rassegnerà mai alla retorica e alla teatralità degl’Italiani. E questo fu un altro dei motivi che lo resero sempre straniero in patria.”

giovedì 15 maggio 2025

Le terre promesse – Jean-Michel Guenassia

“Odio mia madre. Non dovrei dirlo, ma la violenza del mio risentimento mi travolge.” 

 “Tutti i genitori del mondo devono fare i conti con le idee eversive dei figli, con la loro voglia di abbattere il vecchio mondo per costruirne uno in cui sia bello vivere, in genere fanno buon viso a cattivo gioco, lasciano che la tempesta passi e, non appena gli anni ribelli sono alle spalle, la vita riprende il suo corso: è quello che fanno tutti i genitori, no?”

 “Dove scappare quando si hanno diciassette anni? Non saremmo andati molto lontano.” “

Eppure, esito a condannarlo senza riserve: che vita sarebbe stata la mia se fossi nato nel 1910 a San Pietroburgo e avessi visto nascere e crescere la più grande rivoluzione della storia dell’umanità, una speranza incredibile di giustizia sociale? Ci avrei sicuramente creduto, come milioni di russi.” 

 “Chiudiamo le nostre emozioni e i nostri stati d’animo come beni preziosi nella cassaforte della nostra buona educazione, tenendo a distanza dai nostri sentimenti coloro che amiamo, e questa delicatezza alla fine ci allontana gli uni dagli altri. Si serbano i propri segreti, non ci si sbottona, si coltiva la discrezione come una religione, e si condivide istintivamente l’idea di Brassens secondo il quale mostrare il cuore o il culo è la stessa cosa.” 

 “Credere non basta, bisogna voler credere.” 

 “Abbiamo visto Gioventù bruciata, e per due ore sono rimasto ipnotizzato come non avrei mai immaginato che mi potesse succedere, da scordare che ero seduto in un cinema a guardare un film.” 

 “Non bisogna mai prestare i libri. Mai. Per nessun motivo. Soprattutto quelli cui si tiene, perché non li rivedremo più: il tasso di restituzioni è inversamente proporzionale alla qualità del romanzo. Per lo più, gli amici finiscono col pensare di averli letti, dimenticano che non erano di loro proprietà e li regalano a qualche loro amico.” 

 “Siamo incapaci di comunicare pacificamente, di superare le nostre vecchie ferite, arriva un momento in cui bisogna squarciare, schiacciare l’altro, sopravvivere, vincere.” 

 “Nessuno è al riparo da un incidente, dalla sfortuna o da un gesto inconsulto, nessuno può giurare che questa sera stessa non dormirà in prigione. O in un manicomio.” 

 “Non c’è mai una sola causa all’origine di un male.” 

 “Per me, leggere è l’incarnazione della vita, come mangiare o respirare, semplicemente indispensabile all’esistenza…” 

 “Daniel spiegò che era il momento della ripresa dell’attività giudiziaria, i magistrati erano di cattivo umore, dovevano rimettersi al lavoro, occuparsi dei casi dei colleghi malati, meglio non disturbarli se non si voleva irritarli.”

 “Quanti libri hai letto e quanti ne leggerai prima che Dio ti chiami a sé?” 

 “Più leggo, più mi dispero per tutto quello che non leggerò.” 

 “Procedevamo su strade diverse e incompatibili. Era un sentimento diffuso, un rifiuto di quella modernità che avevamo davanti agli occhi, il concetto di società dei consumi non era ancora stato inventato ma ci mancava poco, ci stavamo avviando con gioia e diletto verso il grande bazar dell’accumulo, i supermercati si accingevano a diventare i nuovi templi in cui si sarebbero riuniti i fedeli del credo consumistico.” 

 “Perché siamo così incerti circa il nostro avvenire, sapendo benissimo ciò che non si vuol fare ma mai ciò che si vuol fare della propria vita?” 

 “I vincitori non sono mai generosi, hanno talmente sofferto prima di prevalere, hanno avuto talmente tanta paura di perdere, che devono farla pagare ai vinti e vendicare i loro morti nel sangue. Occhio per occhio. Non esiste perdono, c’è soltanto un accumulo di odio che si trasforma in pulsioni che nessuno controlla, l’animalità fa parte dell’umanità, è orribile, è esecrabile, ma è nella nostra natura, il mondo va avanti soltanto con la violenza. Non esiste rivoluzione pacifica. Siamo orripilati perché le vittime sono dei nostri, e il peggio è che sono stati uccisi proprio quei francesi che volevano rimanere nella nuova Algeria e che la sostenevano. Non c’è alcuna logica, alcuna ragionevolezza, è assurdo, ma bisogna andare avanti. Con il bene e con il male. Non c’è nient’altro da fare. Andare avanti. Domani, si ricostruirà sulle macerie e sui cimiteri.” 

 “…non si può applicare sempre una morale di ferro ai propri amici, se si è intransigenti li si perde tutti, bisogna concedere loro il beneficio del dubbio, è preferibile avere amici un po’ ballerini che non averne affatto. E poi hanno vite da cani, non potevano far niente di più. Su, noi non siamo migliori di loro.”

 “Io ho preso la Leica M e ho fatto fotografie dell’Etna azzurrino che appariva in lontananza col suo pennacchio di fumo grigio…” 

 “…nessuno legge più i maestri, uno spinge avanti i pedoni e crede di giocare bene perché ha battuto dei cattivi giocatori.” 

 “La donna è la prima colonia dell’uomo.” 

 “…ci sei tu, fotografo, e la fotografia che scatti, oggetto finito e soggetto sognato a un tempo, ma non siete niente se non interviene un terzo incomodo che si chiama spettatore ed è colui che guarderà la foto. Hai capito? Una foto esiste soltanto se viene vista.” 

 “Viene sempre un momento in cui l’individuo finisce col desistere, in cui accetta di rinunciare alla vita, che ha partire da quell’istante non ha più il minimo valore, in cui molla tutto e s’infischia di morire. Dopo undici giorni di interrogatori brutali, Igor aveva appena raggiunto quel limite.”

 “La sola cosa che conta è ciò che si vive nel presente e ciò che si vivrà domani con le persone che si amano.” 

 “Terra promessa. E’ qualcosa nell’ordine della fede, del sogno, non potrete mai impedire a un uomo di pensare che altrove la vita sarà migliore e di predisporsi ad affrontare qualsiasi rischio per accedervi. Costi quel che costi. E’ quello che si chiama speranza.”

 “Nessuno sceglie la propria vita.” 

 “Sapeva di essere potente, credette di essere intoccabile.” 

 “Paul chiuse gli occhi. La Terra promessa… dove si trova? La si sogna, ma è un miraggio, il nome che si dà alle nostre illusioni, nessuno vi accede mai.” 

 “Dio è il nome che diamo al nostro dolore.” 

 “Ho cercato qualcosa d’impossibile. Una stella che non esiste. Volevo che i nostri sogni diventassero realtà. Non ha funzionato. Non si può cambiare il mondo…”

sabato 10 maggio 2025

La luna e i falò - Cesare Pavese

"Così questo paese, dove sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l'ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto... Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti..." 

 "La voglia che un tempo avevo avuto in corpo di sbucare per quello stradone, girare il cancello tra il pino e la volta dei tigli, ascoltare le voci, le risate, le galline, e dire "eccomi qui, sono tornato" davanti alle facce sbalordite di tutti - dei servitori, delle donne, del cane e del vecchio -, e gli occhi biondi e gli occhi neri delle figlie mi avrebbero riconosciuto dal terrazzo - questa voglia non me la sarei cavata più. Ero tornato, ero sbucato, avevo fatto fortuna, ma le facce, le voci e le mani che dovevano toccarmi e riconoscermi, non c'erano più. Da un pezzo non c'erano più. Quel che restava era come una piazza l'indomani della fiera, una vigna dopo la vendemmia, il tornar solo in trattoria quando qualcuno ti ha piantato." 

 "Mi ricordai la delusione ch'era stata camminare la prima vola per le strade di Genova - ci camminavo nel mezzo e cercavo un pò d'erba. C'era il porto, questo sì, c'erano le facce delle ragazze, c'erano i negozi e le banche, ma un canneto, un odor di fascina, un pezzo di vigna, dov'erano? Anche la storia della luna e dei falò la sapevo. Soltanto, m'ero accorto, che non sapevo più di saperla." 

 "Nuto l'ha molto quest'idea che una cosa che deve succedere interessa a tutti quanti, che il mondo è mal fatto e bisogna rifarlo." 

 "Ho sempre visto che la gente, a lasciarle tempo, vuota il sacco." 

 "Ho pensato sovente che razza di figli sarebbero potuti uscire da noi due - da quei suoi fianchi lisci e duri, da quel ventre biondo nutrito di latte e di sugo d'arancia, e da me, dal mio sangue spesso. Venivamo tutti e due da chi sa dove, e l'unico modo di sapere chi fossimo, che cosa avessimo veramente nel sangue, era questo. Sarebbe bella, pensavo, se mio figlio somigliasse a mio padre, a mio nonno, e così mi vedessi davanti finalmente chi sono." 

 "Gli diceva che sono soltanto i cani che abbaiano e saltano addosso ai cani forestieri e che il padrone aizza un cane per interesse, per restare padrone, ma se i cani non fossero bestie si metterebbero d'accordo e abbaierebbero addosso al padrone. Dove pigliasse queste idee non so, credo da suo padre e dai vagabondi; lui diceva ch'era come la guerra che s'era fatta nel '18 - tanti cani scatenati dal padrone perchè si ammazzassero e i padroni restare a comandare. Diceva che basta leggere il giornale - i giornali di allora - per capire che il mondo è pieno di padroni che aizzano i cani." 

 "E di nuovo, guardandomi intorno, pensavo a quei ciuffi di piante e di canne, quei boschetti, quelle rive - tutti quei nomi di paesi e di siti là intorno - che sono inutili e non danno raccolto, eppure hanno anche quelli il loro bello - ogni vigna la sua macchia - e fa piacere posarci l'occhio e saperci i nidi. Le donne, pensai, hanno addosso qualcosa di simile." 

 "Appena fuori della luce del locale, si era soli sotto le stelle, in un baccano di grilli e di rospi. Io avrei voluto portarmela in quella campagna, tra i meli, i boschetti, o anche soltanto l'erba corta dei ciglioni, rovesciarla su quella terra, dare un senso a tutto il baccano sotto le stelle." 

 "Così questo paese, dove non sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l'ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto." 

 "Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione." 

 " e mi accorgevo in quel momento che anche il mare è venato con le righe delle correnti, e che da bambino guardando le nuvole e la strada delle stelle, senza saperlo avevo già cominciato i miei viaggi." 

 "E poi a me Nuto piaceva perché andavamo d'accordo e mi trattava come un amico. Aveva già allora quegli occhi forati, da gatto, e quando aveva detto una cosa finiva: "Se sbaglio, correggimi". Fu così che cominciai a capire che non si parla solamente per parlare, per dire "ho fatto quello" "ho mangiato e bevuto", ma si parla per farsi un'idea, per capire come va questo mondo." 

 "A quei tempi non mi capacitavo che cosa fosse questo crescere, credevo fosse solamente fare delle cose difficili come comprare una coppia di buoi, fare il prezzo dell'uva, manovrare la trebbiatrice. Non sapevo che crescere vuol dire andarsene, invecchiare, veder morire, ritrovare la Mora com'era adesso." 

 "Che cos'è questa valle per una famiglia che venga dal mare, che non sappia niente della luna e dei falò? Bisogna averci fatto le ossa, averla nelle ossa come il vino e la polenta, allora la conosci senza bisogno di parlarne e tutto quello che per tanti anni ti sei portato dentro senza saperlo si sveglia adesso al tintinnio di una martinicca, al colpo di un bue, al gusto di una minestra, a una voce che senti sulla piazza di notte." 

 "Lui non è andato per il mondo, non ha fatto fortuna. Poteva succedergli come succede in questa valle a tanti -di venir su come una pianta, d'invecchiare come una donna o un caprone, senza sapere che cosa succede di là dalla Bormida, senza uscire dal giro della casa, della vendemmia, delle fiere. Ma anche a lui che non si è mosso è toccato qualcosa, un destino -quella sua idea che le cose bisogna capirle, aggiustarle, che il mondo è mal fatto e che a tutti interessa cambiarlo... Capivo che da ragazzo...mi preparavo al mio destino, a vivere senza una casa, a sperare che di là dalle colline ci fosse un paese più bello e più ricco." 

 "Di tutto quanto, della Mora, di quella vita di noialtri, che cosa resta? Per tanti anni m'era bastata una ventata di tiglio la sera, e mi sentivo un altro, mi sentivo davvero io, non sapevo nemmeno bene perché. Una cosa che penso sempre è quanta gente deve viverci in questa valle e nel mondo che le succede proprio adesso quello che a noi toccava allora, e non lo sanno, non ci pensano. Magari c'è una casa, delle ragazze, dei vecchi, una bambina - e un Nuto, un Canelli, una stazione, c'è uno come me che vuole andarsene via e far fortuna - e nell'estate battono il grano, vendemmiano, nell'inverno vanno a caccia, c'è un terrazzo - tutto succede come a noi. Dev'essere per forza così. I ragazzi, le donne, il mondo, non sono mica cambiati. Non portano più il parasole, la domenica vanno al cinema invece che in festa, danno il grano all'ammasso, le ragazze fumano - eppure la vita è la stessa, e non sanno che un giorno si guarderanno in giro e anche per loro sarà tutto passato." 

 "Ma io, che non credevo nella luna, sapevo che tutto sommato soltanto le stagioni contano, e le stagioni sono quelle che ti hanno fatto le ossa, che hai mangiato quand'eri ragazzo."

 " La prima cosa che dissi, sbarcando a Genova in mezzo alle case rotte dalla guerra, fu che ogni casa, ogni cortile, ogni terrazzo, è stato qualcosa per qualcuno e, più ancora che al danno materiale e ai morti, dispiace pensare a tanti anni vissuti, tante memorie, spariti così una notte senza lasciare un segno. O no? Magari è meglio così, meglio che tutto se ne vada in un falò d'erbe secche e che la gente ricominci. In America si faceva così - quando eri stufo di una cosa, di un lavoro, di un posto, cambiavi. Laggiù perfino dei paesi intieri con l'osteria, il municipio e i negozi adesso sono vuoti, come un camposanto."

lunedì 5 maggio 2025

Nel tempo di mezzo - Marcello Fois

"Sei venuto nella terra dove tutto è antico, prendersi e lasciarsi è solo il frutto dei millenni." 

"Erano più che libri, più che storie: indizi di un mondo altro, pronto da esplorare." 

 "L'esistenza è come un carico di pane o di frutta che qualcuno deve incaricarsi di portare fino a casa...come un percorso , una strada polverosa dove si lasciano orme leggere...in fondo si vede una piccola casa con un fumaiolo da cui esce sempre il fumo, qualunque sia la stagione: nelle storie le stagioni non contano.La casa non è vicina, anzi sembra allontanarsi a ogni passo, e il carico comincia a pesare... cosa lo faccia andare avanti è presto detto:quel carico. Quel suo nipote ritrovato è esattamente un motivo in più per intrattenersi lungo il cammino, senza fretta di arrivare. Perché, lui lo sa, arrivare a quella casa significa smettere di camminare. Capito?" 

 "Ognuno alleva i propri fantasmi, e li chiama in modi differenti. Ricordi, a volte." 

 "Ma lo vuoi capire o no che i figli non ti rendono più forte?Ti indeboliscono invece, ti rivelano abissi di paure che nemmeno immaginavi!" 

 "Il dolore è preciso, la felicità è svagata. Perché uno è guerriero armato, l'altra è fanciulla." 

 "In quanto all'autarchia ai nuoresi non si poteva certo spacciare per una pensata particolare. Da quelle parti non si era fatta nient'altro che autarchia dalla notte dei tempi. Si mangiava il proprio pane, il proprio formaggio, i propri legumi. E si beveva il proprio, terribile, vino. Appunto." 

 "Dalla cima del paradiso semplice di un cibo caldo e di un letto pulito si dubita realmente di questo mondo rovesciato. Eppure è così che va." 

 “Esiste un nome per definire una madre che ha perso la sua bambina? Come si dice orfana al contrario? Oppure semplicemente non si dice, perché non c’è niente di naturale, di visibile, in un mondo dove i genitori sopravvivono ai figli” 

"Segno che, a essere del tutto franchi, nemmeno quelli che sembrano cambiamenti improvvisi, improvvisi lo sono veramente. D'improvviso c'è solo il momento in cui ne prendiamo coscienza." 

 "Nel loro universo regna il paradosso, perché sono state educate a comandare solo a patto d'esser schiave" 

 "Lei procedeva come procedevano le donne di questa terra, senza tentennamenti di fronte all'amore." 

 "Siamo il risultato di una disobbedienza e che ce la raccontino sotto forma di frutto proibito poco importa" 
 "Piccole poiana saettavano sui picchi delle colline rocciose, talmente vicine alle spiagge da eliminare qualunque certezza a proposito del fatto che mare e montagna fossero inconciliabili. Per lui, friulano, quell'inconciliabilità era un postulato a cui adesso, da sardo, doveva rinunciare. Lo vedeva con i suoi occhi come a breve distanza crescevano ginepri e abeti. In una concentrazione che costringeva la natura a esprimersi sinteticamente, ma nella perfezione delle genetiche che pure aveva stabilito per tutti." 

 "L'uomo ricevette il foglio con diffidenza, quasi si trattasse di qualcosa di sporco. In effetti non era nient'altro che carta cotta dal tempo e dall'essere stata a lungo custodita in tasca. Con la cautela che si deve a un'antica pergamena, l'uomo lo distese posando i quattro lembi sul tavolo e spianandoli come se fossero le porzioni di un panno caldo di stiratura." 

 "Se vorrai diventare parte di questa terra imparerai cosa significa strazio .... E' la maledizione e la benedizione delle isole: sempre andare e sempre tornare ... con strazio."

giovedì 1 maggio 2025

Il velo dipinto – W. Somerset Maugham

La storia che segue è stata suggerita da questi versi di Dante: Deh, quando tu sarai tornato al mondo, e riposato de la lunga via…” 

 “Scoprì che se voleva fargli fare qualcosa a cui la sua sensibilità si ribellava, le bastava non dargli pace, e alla fine, esausto, egli si arrendeva.” 

 “La vanità ferita può rendere una donna più vendicativa di una leonessa depredata dai suoi piccoli.” 

 “Attingeva di continuo alla bottiglia, e col procedere della cena fu chiaro che era tutt’altro che sobrio. Ma se era ubriaco lo era in modo non fastidioso, gaiamente, come un satiro che avesse rubato un otre di vino a un pastore dormiente.” 

 “Tutto passava, e quale traccia restava del passaggio? Sembrava a Kitty che tutti loro, il genere umano, fossero come le gocce d’acqua di quel fiume e corressero, flutto anonimo, al mare, ognuno così vicino all’altro e tuttavia così separato. Poiché le cose duravano un tempo così breve e niente contava granché, era triste che gli uomini, annettendo un’importanza assurda a cose insignificanti, rendessero sé stessi e gli altri tanto infelici.” 

 “Non ci capisco niente. La vita è così strana. Mi sento come uno che ha vissuto da sempre in un minuscolo laghetto e d’improvviso gli fanno vedere il mare. Mi toglie un po’ il fiato, eppure mi riempie di euforia. Non ho voglia di morire, ho voglia di vivere.” 

 “Un po’ di fumo perduto nell’aria, così era la vita dell’uomo.” 

 “Fra tutte, la cosa più ricca di bellezza è una vita bella. E’ questa l’opera d’arte più perfetta.”

 “Ricordi che fare il proprio dovere non è nulla, è un obbligo e non è più meritorio del lavarsi le mani quando sono sporche; la sola cosa che conta è l’amore del dovere; quando amore e dovere sono tutt’uno, allora si ha in sé la grazia e si gode una felicità che l’intelletto non può concepire.”

lunedì 28 aprile 2025

L’isola del Giorno prima – Umberto Eco

“Eppure m’inorgoglisco della mia umiliazione, e poiché a tal privilegio son condannato, quasi godo di un’aborrita salvezza: sono, credo, a memoria d’uomo, l’unico essere della nostra specie ad aver fatto naufragio su di una nave deserta.” 

 “…il Sole, carnefice che taglia con l’ascia dei suoi raggi il collo all’ombre.” 

 “Insomma, concludeva Roberto, per evitare le guerre non bisognerebbe mai fare trattati di pace.” 

 “E dunque andate alla morte dopo aver gustato la vita. Siamo animali tra gli animali, figli entrambi della materia, salvo che siamo più disarmati. Ma poiché a differenza delle bestie sappiamo che dobbiamo morire, prepariamoci a quel momento godendo della vita che ci è stata data dal caso e per caso.” 

 “Signore Iddio, la guerra è bella, ma voglio battermi per il mio piacere e non perché il mio avversario mangia carne al venerdì. I pagani erano più saggi di noi. Avevano anche loro tre dei, ma almeno la loro madre Cibele non pretendeva di averli partoriti restando vergine.” 

 “La prima qualità di un onest’uomo è il disprezzo della religione, che ci vuole timorosi della cosa più naturale al mondo, che è la morte, odiatori dell’unica cosa bella che il destino ci ha dato, che è la vita, e aspiranti a un cielo dove di eterna beatitudine vivono solo i pianeti, che non godono né di premi né di condanne, ma del loro moto eterno, nelle braccia del vuoto. Siate forte come i saggi dell’antica Grecia e guardate alla morte con occhio fermo e senza paura. Gesù ha sudato troppo aspettandola. Che cosa aveva da temere, d’altra parte, poiché sarebbe risuscitato?” 

 “Forte è un re che tutto distrugge, più forte una donna che tutto ottiene, ma più forte ancora il vino che affoga la ragione.” 

 “Credeva di doversi abituare all’idea, e non aveva ancora capito che alla perdita di un padre è inutile abituarsi, perché non accadrà una seconda volta: tanto vale lasciare la ferita aperta.” 

 “Se l’idea di Dio non è nota in stato di natura, deve dunque trattarsi di una invenzione umana.” 

 “Il compito di un romanzo è di insegnare dilettando, e quel che insegna è riconoscere le insidie del mondo.” 

 “Spesso gli uomini, per non dire a se stessi che sono gli autori del loro destino, vedono questo destino come un romanzo, mosso da un autore fantasioso e ribaldo.” 

 “Il filosofo deve avere il coraggio di criticare tutti gli insegnamenti menzogneri che ci sono stati inculcati, e tra questi vi è l’assurdo rispetto per la vecchiaia, come se la giovinezza non fosse massimo tra i beni e le virtù.” 

 “Quella che onoriamo come prudenza nei nostri maggiori, altro non è che timor panico dell’azione. Vorrete sottomettervi a costoro quando la pigrizia ha debilitato i loro muscoli, indurito le loro arterie, evaporato i loro spiriti e succhiato la midolla delle loro ossa?” 

 “Mi direte che senza quel padre voi non sareste stato, né lui senza il suo, e così fino a Melchisedech. Ma è egli che deve qualcosa a voi, non voi a lui: voi pagate con molti anni di lacrime un suo momento di piacevole solletico.” 

 “Pretendono filosofare e ti assalgono di malittiosi Perché, perché Dio ha dato leggi al Mondo, perché si proibisce la Fornicattione, perché il Figlio di Dio si è incarnato, e usano ogni tua Risposta per tramutarla in una Prova d’Ateismo. Ecco i Belli Spiriti del Tempo: Epicurei, Pirroniani, Diogenisti, e Libertini” 

 “Non era questa la manifestazione del più compiuto amore, quale lo professava alla sua Signora, amare da lungi rinunciando all’orgoglio del dominio?” 

 “I prìncipi desiderano essere aiutati ma non superati. Ma sarete prudente anche con gli uguali. Non umiliateli con le vostre virtù. Non parlate mai di voi stesso: o vi lodereste, che è vanità, o vi vitupereste, che è stoltezza…e soprattutto, se avrete delle passioni, non le metterete in mostra, per nobili che vi appaiono. Non si deve consentire a tutti l’accesso al proprio cuore. un silenzio prudente e cauto è la teca della saggezza.” 

 “E’ virtù sovra la virtù dissimulare la virtù” 

 “L’uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma.” 

 “Allora voi amate, e quindi desiderate e non desiderate. L’amore rende nemici di se stessi. Temete che il raggiungere il fine vi deluda. Vi dilettate in limine, come dicono i teologi, godete del ritardo” 

 “Non amando, so parlare d’amore meglio di voi, che l’amore rende muto.” 

 “La verità è una giovinetta tanto bella quanto pudica e perciò va sempre avvolta nel suo mantello.” “Il prudente non deve legarsi a un solo carro.” 

 “Parlare sempre seriamente causa fastidio. motteggiare sempre, disprezzo. Filosofar sempre, tristezza. Burlar sempre, disagio. Ho fatto la parte di tutti i personaggi, secondo il tempo e l’occasione, e qualche volta sono stato anche il folle di corte.” 

 “Infine, la perfezione dell’amore non è d’essere amato, ma d’essere Amante.” 

 “Il lume di ragione lo lasci alla vecchia teologia. Oggi vuole la scientia la prova dell’experientia.” 

 “Gli antichi pretendevano che per una domanda esistesse una sola risposta, mentre il gran teatro parigino gli aveva offerto lo spettacolo di una domanda a cui si rispondeva nei modi più vari.” 

 “Se si mettono in acqua i bambini di pochi mesi, essi sanno nuotare, perché la natura ci ha fatto natanti come ogni altro animale. Malauguratamente siamo più inclini al pregiudizio e all’errore, e quindi crescendo acquistiamo false nozioni sulle virtù dei liquidi, così che timore e sfiducia ci fanno perdere quel dono nativo.” 

 “Era nato in un paese lontanissimo dal mare e aveva posto piede su una nave solo in tarda età quando – diceva – ormai il suo corpo era un solo intignarsi della cuticagna, appannarsi della vista, mocciar del naso, bucinar delle orecchie, ingiallir del dentame, irrigidirsi della cervice, imbargigliarsi del gorgozzule, impodagrarsi dei talloni, avvizir del coiame, inscialbirsi del crine, crepitar delle tibie, tremolare dei diti, incespar dei piedi, e il suo piede era un solo spurgar di catarri tra sornacchi di bava e scacchiare di scialiva.” 

 “Non gli era chiaro (né può esserlo a noi) se essa fosse diventata l’Isola, o Lilia, o entrambe, o lo ieri in cui tutte e tre erano relegate, per quell’esiliato in un oggi senza fine, il cui futuro stava solo nell’arrivare, in qualche suo domani, al giorno prima.” 

 “Gli amanti amano più i loro mali che i loro beni.” 

 “Roberto sapeva che la gelosia si forma senza alcun rispetto per quel che è, o che non è, o che forse non sarà mai; che è un trasporto che da un male immaginato trae un dolore reale; che il geloso è come un ipocondriaco che diventa malato per paura di esserlo. Quindi guai, si diceva, lasciarsi prendere da questa ciancia dolorifica che ti obbliga a raffigurarti l’Altra con un Altro, e nulla come la solitudine sollecita il dubbio, nulla come il fantasticare trasforma il dubbio in certezza. Però, aggiungeva, non potendo evitare d’amare non posso evitare d’ingelosire e non potendo evitare d’ingelosire non posso evitare di fantasticare.” 

 “Per ogni cosa temuta, c’è un’opposta speranza che ci sprona. Non così quando si ama in assenza dell’amata; l’assenza è all’amore come il vento al fuoco: spegne il piccolo, fa avvampare il grande.” 

 “Aveva capito che, quando non ci si può vestire della pelle del leone ci si veste di quella della volpe, perché dal Diluvio si sono salvate più volpi che leoni.” 

 “Chi non scopre subito le proprie carte lascia gli altri in sospeso; in tal modo ci si circonda di mistero, e quello stesso arcano provoca l’altrui rispetto.” 

 “Oh Parigi, golfo smisurato in cui le balene s’appiccioliscono come delfini, paese delle sirene, emporio delle pompe, giardino delle soddisfazioni, meandro degli intrighi, Nilo dei cortigiani e Oceano della simulazione.” 

 “Ferrante considerava la donna ritratto dell’incostanza, ministra delle frodi, volubile nella lingua, tarda nei passi e presta nel capriccio.” 

 “La gioia della vita nasce dal sentimento che sia gaudio che cordoglio sono di breve durata, e guai a sapere che godremo di una eterna beatitudine.” 

 “E la terra era lì, sulla linea dell’orizzonte, una enorme incombente sconfinata polenta di maiz, che ancora cuoceva in cielo e quasi gli cascava addosso gorgogliando di febbriciosa e febbricante febbrosità febbrifera, febbricitando febbriciante in bolle boglienti nel loro bollimento, bollicanti di un bollichio bollicamentoso, ploppete ploppete plop.” 

 “Sono entrato nella vita sapendo che la legge è di uscirne. Come aveva detto Saint-Savin, si impersona la propria parte, chi più a lungo, chi più in fretta, e si esce di scena. Me ne sono visto molti passar davanti, altri mi vedranno passare, e daranno lo stesso spettacolo ai loro successori.” 

 “Ma di solito riflettiamo sempre e soltanto sulla morte degli altri. Eh si, tutti abbiamo abbastanza forza per sopportare i mali altrui. Poi viene il momento che si pensa alla morte quando il male è nostro, e allora ci si accorge che né il sole né la morte si possono guardare fissi. A meno che non si abbiano avuti dei buoni maestri.”

venerdì 25 aprile 2025

La casa in collina – Cesare Pavese

“Già in altri tempi si diceva la collina come avremmo detto il mare o la boscaglia. Ci tornavo la sera, dalla città che si oscurava, e per me non era un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere.” 

 “Con la guerra divenne legittimo chiudersi in sé, vivere alla giornata, non rimpiangere più le occasioni perdute.”

 “E sul fresco della collina, in quel vuoto, in quell’ansia che manteneva all’erta, ritrovavo un sapore più antico, contadino, remoto.” 

 “Più che di Cate m’importava del tempo, degli anni. Era incredibile. Otto, dieci? Mi pareva di avere riaperto una stanza, un armadio dimenticati, e d’averci trovata dentro la vita di un altro, una vita futile, piena di rischi. Era questo che avevo scordato. Non tanto Cate, non i poveri piaceri di un tempo. Ma il giovane che viveva quei giorni, il giovane temerario che sfuggiva alle cose credendo che dovessero ancora accadere, ch’era già uomo e si guardava sempre intorno se la vita giungesse davvero, questo giovane mi sbalordiva.” 

 “Passai dalla scuola, ma non c’era nessuno. Allora andai solo, per strade e caffè, sfogliai dei libri da un libraio, mi soffermai davanti a vecchie case che contenevano ricordi mai più rinvangati.” 

 “Pareva un luogo abbandonato, senza vita, una parte del bosco. E come succede di un bosco, si poteva soltanto spiarlo, fiutarlo; non viverci o possederlo a fondo.” 

 “Ma quel cauto equilibrio d’ansie, di attese e di futili speranze in cui adesso trascorrevo i giorni, era fatto per me, mi piaceva: avrei voluto che durasse eterno.” 

 “Tu te ne infischi; – mormorò senza guardarmi – ma hai ragione. Non hai mai visto far la fame né bruciare casa tua.”

 “La salvezza non venne. Vennero, bisbigliate, le prime notizie di sangue.”

 “Pregare, entrare in chiesa, pensai, è vivere un istante di pace, rinascere in un mondo senza sangue.” 

 “In sostanza chiedevo un letargo, un anestetico, una certezza di esser ben nascosto. Non chiedevo la pace del mondo, chiedevo la mia.” 

 “Ne abbiamo colpa tutti quanti – dissi – abbiamo tutti detto evviva.” 

 “Sapevo cos’era uno sparo e il suo sibilo.” 

 “Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuol dire che anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l’ha sparso.”

 “Ci si sente umiliati perché si capisce – si tocca con gli occhi – che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato. Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.” 

 “Io non credo che possa finire. Ora che ho visto cos’è guerra, cos’è guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: E dei caduti che facciamo? perché sono morti? Io non saprei cosa rispondere. Non adesso, almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero.”

martedì 22 aprile 2025

Trattato Sulla Tolleranza – Voltaire

“Ci si dimentica presto quella folla di morti che cade in innumerevoli battaglie: ciò avviene per l’inevitabile fatalità della guerra, e inoltre quelli che muoiono per la sorte delle armi avrebbero potuto a loro volta uccidere i loro nemici e non sono morti senza avere la possibilità di difendersi” 

“Si direbbe che si sia fatto voto di odiare i propri fratelli, dal momento che siamo abbastanza religiosi per odiare e perseguitare, e lo siamo troppo poco per amare e per soccorrere” 

 “Ed ecco quale fu il loro supplizio. Venivano sospesi all’estremità di una lunga pertica messa in bilico su un palo diritto. Un gran fuoco era acceso sotto di loro: vi venivano calati e poi ritirati, alternativamente. Così provavano i tormenti della morte, per gradi, finchè spiravano attraverso il più lungo e il più spaventoso supplizio che mai barbarie abbia inventato” 

 “La filosofia, la filosofia da sola, questa sorella della religione, ha disarmato le mani che la superstizione aveva per così lungo tempo insanguinato, e lo spirito umano, destatosi dalla sua ebbrezza, si è meravigliato degli eccessi cui lo aveva condotto il fanatismo” 

 “Non cercate di turbare i cuori e tutti i cuori saranno per voi” 

 “I tempi passati non sono mai esistiti. Bisogna sempre partire dal punto in cui si è, e da quello in cui le nazioni sono giunte” 

 “Il diritto naturale è quello che la natura indica a tutti gli uomini. Avete allevato vostro figlio: egli vi deve dunque rispetto perchè siete suo padre, riconoscenza perchè siete suo benefattore. Avete diritto ai prodotti della terra che avete coltivato con le vostre mani. Avete fatto e ricevuto una promessa: essa deve essere mantenuta. Il diritto umano non può essere fondato, in nessun caso, che su questo diritto di natura; il fondamentale principio, il principio universale di entrambi i diritti è su tutta la terra: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” 

 “Troppo a lungo la menzogna ha dominato gli uomini” 

 “Lo dico con orrore, ma sono sincero: siamo noi, i cristiani, noi siamo stati i persecutori, i boia, gli assassini! E di chi? Dei nostri fratelli. Siamo noi che abbiamo distrutto cento città, con il crocifisso o la Bibbia in mano, e che non abbiamo smesso di spargere sangue e di accendere roghi, dal regno di Costantino fino al furore dei cannibali che abitavano le Cevenne: furori che, grazie al cielo, oggi non esistono più” 

 “Gli uomini già da molto tempo hanno avuto il loro inferno su questa terra” 

 “Felice quella contraddizione che porta costumi moderati quando si hanno leggi sanguinarie”

 “Se volete assomigliare a Gesù Cristo, siate martiri e non carnefici”

 “Dovunque ci sia una società organizzata, una religione è necessaria; le leggi vegliano sui delitti conosciuti, e la religione su quelli che restano segreti” 

domenica 20 aprile 2025

Kaputt - Curzio Malaparte

"Sono un italiano. Non sappiamo più agire, non sappiamo più assumere alcuna responsabilità, dopo venti anni di schiavitù. Ho anch’io, come tutti gli italiani, la schiena spezzata. In questi venti anni abbiamo speso tutta la nostra energia per sopravvivere. Non siamo più buoni a nulla. Non sappiamo che applaudire." 

 "La guerra, tutti sanno, è una partita di caccia dove gli uomini sono, insieme, cacciatori e selvaggina; un gioco nel quale gli uomini, armati di fucile, si dànno la caccia l’un l’altro." 

 "A un certo punto l’ufficiale si ferma davanti al ragazzo, lo fissa a lungo, in silenzio, poi gli dice con voce lenta, stanca, piena di noia: “Ascolta, non ti voglio far del male. Sei un bambino, io non fo la guerra ai bambini. Hai sparato sui miei soldati, ma io non fo la guerra ai bambini. Lieber Gott, non l’ho inventata io la guerra. L’ufficiale s’interrompe, poi dice al ragazzo con una voce stranamente dolce: “Ascolta, io ho un occhio di vetro. E' difficile riconoscerlo da quello vero. Se mi sai dire, subito, senza pensarci su, quale dei due è l’occhio di vetro, ti lascio andar via, ti lascio libero”. “L’occhio sinistro” risponde pronto il ragazzo. “Come hai fatto ad accorgertene?”. “Perché dei due è l’unico che abbia qualcosa di umano”." 

 "Vi sono innumerevoli famiglie di bellissimi uccelli, in Ucraina. Volano a migliaia cinguettando tra le foglie delle acacie, si posano lievi sugli argentei rami delle betulle, sulle spighe di grano, sulle ciglia d'oro dei girasoli, per beccarne i semi nei loro grandi occhi neri. Cantano senza posa in fondo alla voce del cannone, nel crepitio delle mitragliatrici, dentro l'alto rombo degli aerei sull'immensa pianura ucraina. Si posano sulle spalle dei soldati, sulle selle, sulle criniere dei cavalli, sugli affusti dei pezzi, sulle canne dei fucili, sulle torrette dei Panzer, sulle scarpe dei morti. Non hanno paura dei morti. Sono uccelli piccoli, vispi, allegri, alcuni sono grigi, altri verdi, altri rossi, altri ancora sono gialli. Alcuni hanno rosso o turchino soltanto il petto, altri soltanto il collo, altri soltanto la coda. Alcuni sono bianchi con la gola azzurra, e ne ho visti alcuni piccolissimi e orgogliosi, tutti bianchi, immacolati. La mattina all'alba cominciano a cantare dolcemente fra il grano, e i tedeschi levano la testa dal triste sonno ad ascoltare il loro canto felice. Volano a migliaia sui campi di battaglia di Dniester, del Dnieper, del Don, cinguettando liberi e lieti, e non hanno paura della guerra, non hanno paura di Hitler, delle SS, della Gestapo, non si fermano sui rami a contemplare la strage, ma si librano nell'azzurro cantando, seguono dall'alto gli eserciti in marcia nella sterminata pianura. Ah, son proprio belli, gli uccelli dell'Ucraina" 

 "La guerre même n'est qu'un rêve," dice il Principe Eugenio passandosi la mano sugli occhi e sulla fronte. "Muore tutto ciò che l'Europa ha di nobile, di gentile, di puro. La nostra patria è il cavallo. Voi capite quel che voglio dire. La nostra patria muore, la nostra antica patria. E tutte quelle immagini ossessionanti, quella continua ossessione dei nitriti, dell'odore orrendo e triste dei cavalli morti, rovesciati sulle strade della guerra, non vi pare che rispondano alle immagini della guerra, alla nostra voce, al nostro odore, all'odore dell'Europa morta? Non vi sembra che anche quel sogno significhi qualcosa di simile? Ma forse è meglio non interpretare i sogni." 

"Taisez-vouz," dice il Principe Eugenio. Poi si piega verso di me, e dice a voce bassa: "Ah! si je pouvais souffrir comme vous!" 

 "A Smolensk ho visto alcuni prigionieri russi mangiare i cadaveri dei loro compagni morti di fame e di freddo. I soldati tedeschi li stavano a guardare in silenzio, con l'aria più gentile e più rispettosa del mondo. I tedeschi sono pieni di umanità, non è vero? Ma non era colpa loro, non avevano nulla da dar da mangiare ai prigionieri, perciò li stavano a guardare scuotendo la testa, e dicevano: arme Leute, povera gente. I tedeschi sono un popolo sentimentale, sono il popolo più sentimentale e più civile del mondo. Il popolo tedesco non mangia cadaveri. Un popolo civile non mangia i cadaveri. Mangia uomini vivi." 

 "E' di gran moda, oggi, far la puttana, in Italia. Tutti fanno la puttana. Il Papa, il Re, Mussolini, i nostri amati Principi, i cardinali, i generali, tutti fanno la puttana, in Italia. (...) E' sempre stato così, sarà sempre così. Ho fatto anch'io la puttana, per molti anni, come tutti gli altri. Poi quella vita m'è venuta a schifo, mi son ribellato, son finito in galera. Ma anche finire in galera è un modo per far la puttana. Anche far l'eroe, anche pugnare per la libertà è un modo per fare la puttana, in Italia. Anche dire che questo è una menzogna, un insulto per tutti coloro che sono morti per la libertà è un modo di far la puttana. Non c'è scampo " 

 "Ma c’era nel suo sentimento per la Spagna quella indefinibile sfumatura di sensuale passione e di segreto orrore, che sempre si accompagna, in ogni uomo del Nord, all’amore per le terre del Mediterraneo: la stessa sensuale ripugnanza che si dipinge nel viso degli spettatori negli antichi Trionfi della Morte, dove le scene macabre, lo spettacolo dei verdi cadaveri dissepolti, distesi nudi al sole come lucertole morte, tra fiori carnosi e fortemente odorati, suscitano negli astanti un orrore sacro, una voluttà che insieme li attira e li respinge."

 "Un azzurro così misterioso, che ricordava il mare, quell’azzurro misterioso del mare in certe ore misteriose del giorno."

giovedì 17 aprile 2025

Il Giardino dell’Eden – E. Hemingway

“Era stato meraviglioso e si erano sentiti autenticamente felici e lui prima non sapeva che si potesse amare qualcuno sino al punto di non curarsi di nient’altro e di credere che tutto il resto non esistesse.” 

 “C’era solo felicità e amore reciproco e quindi fame e sazietà e un nuovo inizio.” 

 “Perchè dobbiamo seguire le leggi di tutti gli altri? Noi siamo noi!”

 “Col vino no non ti senti a disagio, si disse, e che cosa berrai quando il vino non ti farà più da copertura.” 

 “Fai attenzione, si disse, tanto meglio se scrivi semplicemente e più semplice è, meglio è. Ma non cominciare a pensare in modo così maledettamente semplice. Prima sapere quanto è complicato e poi esprimerlo semplicemente.” 

 “Era tragico constatare quanto spesso i primi romanzi fossero i soli buoni romanzi che gli scrittori americani avevano dentro di sè” 

 “Ricorda, tutto va bene finchè non va male. Quando andrà male, lo saprai.” 

 “La felicità nelle persone intelligenti è la cosa più rara che conosco” 

 “Ma non metterti a biasimare chi ami nè a distribuire biasimo. Sarà tutto distribuito a tempo debito e non da te.”

 “Suo padre, che aveva condotto la propria vita più disastrosamente di qualsiasi uomo che lui avesse mai conosciuto, dava dei consigli meravigliosi. Li distillava dall’amaro infuso di tutti i suoi errori precedenti con la rinfrescante aggiunta degli errori nuovi che stava per commettere e li dava con un’accuratezza e una precisione che recavano l’autorità di un uomo che aveva sentito tutte le più sinistre disposizioni della sua sentenza e non le dava più importanza di quanta ne avesse data alle clausole scritte in piccolo sopra un biglietto di transatlantico.” 

 “E’ terribile essere a letto insieme e sentirsi soli.”

 “Io l’amo davvero e tu prendine nota, whisly, e tu rendimi testimonianza, Perrier vecchia mia vecchia Perrier, io ti sono stato fedele, Perrier, alla mia fottuta maniera.”

martedì 15 aprile 2025

Come vento cucito alla terra – Ilaria Tuti

“La vampata sulfurea del fiammifero sembrò presagire l’apparizione del demonio. Se fosse comparso, non sarebbe stata la prima creatura degli inferi a passare di lì, quella notte. Nella mansarda l’aria era ferma e puzzava della violenza consumata, di un’umanità bestiale. Dalla finestra spalancata non entrava un alito di vento a spazzarne le tracce. Sembrava che i passi del male avessero lasciato altre impronte, là fuori. Un pianto sommesso, giù in strada, una nenia funebre, poco lontano.” 

 “Nessuno nasceva per salvare il mondo, né per essere salvato. Sull’anima di ciascuno non poteva gravare la condanna di un auspicio. Se il destino esisteva, allora non poteva essere che quello di cercare la propria strada. 

 “Non li sentite, i cannoni? Tuonano da anni. Nelle piazze, dalle pagine dei giornali che ci chiamano isteriche, dagli ospedali psichiatrici in cui continuano a rinchiudere le più indomite delle nostre sorelle. Non le sentite urlare? Sono grida di guerra. Una guerra di diritti. Qualcuna di noi dovrà pur combatterla. Se non noi – oggi, adesso – dovranno farlo le nostre figlie domani.” 

 “Non sempre possiamo proteggerci dalla vita.” 

 “Mani di donna, mani di Dio, avrebbe detto la sua nonna italiana. Mani capaci di sfamare col nulla, di accudire il bisognoso, di difendere senza armi. Di sollevare il mondo, se fosse stato necessario.”

 “Se la forza e la caparbietà avevano una consistenza e un sapore, allora dovevano essere quelli dell’acqua e del sale, e se c’era una parola a cui si erano accompagnate, lungo tutta la sua vita, era speranza.” 

 “Non si poteva affidare la speranza ad altri. Bisognava farsi speranza, opporre resistenza e barricate, ricucire e andare avanti, rimboccarsi le maniche, e bussare alle porte chiuse, per farle aprire.” 

 “Cate prese il bisturi. Le mani erano ferme, i pensieri improvvisamente chiari. Sulla lama incontrò il proprio sguardo, ed era determinato. Incise.” 

 “Non siamo veramente sole. Siamo tante.” 

 “Stiamo scardinando un ordine secolare, compagne. Ecco che cosa li preoccupa. Vogliono capire come conservare i loro privilegi.” 

 “Fame. Alexander non l’avrebbe mai più dimenticata, se fosse sopravvissuto. Non era il languore che si provava al sicuro di una casa, né l’ingordigia di uno stomaco abituato a ricevere subito quanto desiderato. Era una mancanza continua che scavava, scavava, scavava, sempre.” 

“Lord Esher si fermò in mezzo al corridoio, sotto un dipinto raffigurante sant’Agata, protettrice delle donne colpite dalla violenza di un uomo. Teneva le mani dietro la schiena.” 

 “Cate a volte si sentiva vento, sfuggente persino a se stessa, ai desideri più incarniti.” 

 “Aveva visto i soldati più rudi dare di stomaco e svenire, incapaci di soccorrere i compagni perché sconvolti. In quelle stesse ferite quelle donne affondavano occhi e mani, salde e sicure. Donne talmente risolute da tacitare qualunque protesta, anche la sua.” 

 “La guerra non dilaniava solo corpi, toglieva anche il tempo, separava dagli affetti, accresceva le distanze, morsicava la vita prima di inghiottirla.” 

 “Si passò una mano sulla guancia. La cicatrice era appena distinguibile, un lavoro fatto a regola d’arte. Un soldato di professione salvato da una ginecologa. Scoppiò a ridere e la risata risuonò tra le macerie come speranza, vita che pulsava.” 

 “Raccontava alla sua bambina la storia di un gruppo di donne testarde e coraggiose, spaventate ma risolute, che avevano deciso di rischiare tutto per realizzare un sogno. Quelle sedici donne erano diventate centoventiquattro, la squadra di Endell Street. Gli unici uomini ammessi erano i soldati di guardia all’ingresso del cortile.” 

 “Riparare. Ricucire. Correggere il destino, quando era possibile. Serviva vocazione, serviva l’ambizione folle di diventare ciò che a una donna veniva ripetuto di non poter essere.” 

 “Alla maternità, cara, non c’è soluzione. Si diventa madri e lo si resta per sempre.” 

 “Suo padre avanzò con l’incedere di un lord, il bastone da passeggio nella mano guantata ticchettava sollevando in Alexander ricordi d’infanzia come spifferi gelidi. Era il suono della sua presenza nella casa, quello a cui tutti in famiglia scattavano sull’attenti, o fuggivano, fingendosi impegnati in faccende inderogabili.” 

 “Perché quando è un uomo a fare qualcosa di ardito e disperato viene considerato un eroe, e quando invece una donna compie la stessa impresa la si definisce pazza?” 

 “Ci vuole vero coraggio, ci vuole un cuore forte nel petto, per vivere in un mondo che ti rifiuta.” 

 “Sapete che in latino padre si dice pater? Pa, da pascere, significa nutrire, proteggere. Questo dovrebbe fare un padre. Esattamente come e quanto una madre.” 

 “Quella notte avrebbe faticato a prender sonno. Troppe parole sbagliate erano state dette da un genitore che non sarebbe mai stato un padre. Altre, invece, più tenere e veritiere, erano state taciute, perché non potevano essere confessate.” 

 “La piccola chiuse gli occhi e si strinse alla madre. Cate la respirò a lungo. L’avrebbe nutrita di fiducia in se stessa, di sogni, di entusiasmi. L’avrebbe cresciuta libera. Mai umiliata, mai colpita, né ferita. Sarai come tu vorrai – le promise.” 

 “Lo avrebbero presto ripreso, fatto di lui un uomo come la società richiedeva, o calpestato.” 

 “Vorrei veniste a Harrow Road, a vedere le cose che ho visto io. Bambini nati menomati che dovranno vivere di carità per tutta la vita. Bambini nati menomati che dovranno vivere di carità per tutta la vita. Bambini di strada amputati dal passaggio di una carrozza che nemmeno si è fermata, che hanno imparato a giocare a pallone con un piede solo, o a mangiare con un piede, perché le mani le hanno perse in fabbrica. Ho visto donne tentare di allattare con ciò che restava dei seni, dopo la furia di un marito violento. Voi soldati non state affrontando nulla che quelle donne e quei bambini non abbiano già affrontato e superato, e non da ora, ma da sempre, senza che nessuno volesse vedere. Ricordatevelo, la prossima volta che il peso dell’ingiustizia vi sembrerà troppo gravoso.” 

 “Vi ascolto sempre, anche quando non dite nulla.” 

 “Certo che serve, la rabbia. Ne abbiamo avuta tanta qui, e in Francia, e in Belgio. Ci ha sostenuto, ci ha fatto gridare, a volte piangere, ma guarda dove siamo arrivate anche grazie alla rabbia. Abbiamo saputo trasformarla, è stata il fuoco che ha acceso la passione.” “

Cara, se avessimo aspettato il momento ritenuto più opportuno per rivendicare ciò che ci spetta, adesso saremmo tutte da qualche altra parte, con una tazza di tè in una mano e nell’altra… il nulla.” 

 “La guerra era perdere tutto nel tempo di un battito di ciglia.” 

 “Sei ancora la stessa visione che mi apparve nel fango del campo di battaglia di Ypres. Tra la cenere della distruzione, avevi appena iniziato a salvarmi.” 

 “La guerra non era finita, alcuni si dicevano convinti che sarebbe durata ancora a lungo, ma Cate, per quel momento, la percepiva finalmente lontana. Il filo d’oro attorno all’anulare riluceva, tremolante, al vento della vita. Un vento di donna cucito alla terra di un uomo.”