venerdì 7 novembre 2025

Stella – Takis Wurger

“Papà aveva torto. La colpa esiste.” 

 “Nel 1922 un giudice condannò Adolf Hitler a tre mesi di carcere per turbativa dell’ordine pubblico, un ricercatore inglese scoprì la tomba di Tutankhamon, James Joyce pubblicò l’Ulisse, Iosif Stalin venne eletto segretario generale del Partito comunista dell’Unione Sovietica, e io venni al mondo.” 

 “In soffitta ho imparato a riconoscere dall’odore il rosso di cadmio e il giallo Napoli e cosa si prova a venire picchiati con una bacchetta di rattan intrecciata.”

 “La paura, dovevo ancora conoscerla.” 

 “La colpa non esiste – rispose lui.”

 “Quella sera mio padre mi mandò a chiamare. Quando era a casa se ne stava per lo più seduto in biblioteca. Leggeva volentieri e a lungo, romanzi russi, filosofia orientale, haiku.” 

 “Il silenzio divenne il mio modo di piangere.”

 “La verità. Hai detto che bisogna sempre dire la verità. Ma sulla mamma, menti.” 

 “La verità, figliolo, è come l’ibisco. Un giorno lo capirai.” 

 “In estate avevo sentito i garzoni di stalla parlare dei locali notturni segreti a Berlino, di prostituti di strada, di cocaina, di una fontana d’avorio in un Grand Hotel e di una ragazza nera che cantava su una carrozza trainata da uno struzzo.” 

 “Berlino sapeva di carbone, di sapone di resina, di gasogeni trasportabili, di cera per pavimenti e di barbabietole cotte.” 

 “Da lontano i tedeschi mi erano sembrati grandi, da vicino erano piccoli come me. Grande era solo la scenografia, le bandiere soprattutto. Le bandiere tedesche erano gigantesche.” 

 “Mostrami come un uomo tratta gli animali, e ti dirò se ha il cuore al posto giusto – disse.” 

 “Altri vedono il buio. Io vedo la bellezza.” 

 “Quando penso a quel giorno, la prima cosa che mi viene in mente è la luce. La luce di Berlino è spesso terza e fredda. Solo per pochi giorni, all’inizio della primavera, splende come in quel giorno. Ma probabilmente è così che voglio ricordarla.” 

 “Non ero in grado di opporre alcuna resistenza a quella donna. Respirava forte e mi teneva la mano. Era calda e morbida.” 

 “Come ho potuto essere così ingenuo? Ma non è forse una domanda che ci si pone sempre, quando si guarda al passato?” 

 “Pensavo a quanto sarebbe stato bello se fossimo state le uniche persone al mondo.” 

 “Ce la faremo. L’aveva detto mio padre. Ogni giorno in Germania mi ero attenuto a quelle parole e mi comportavo come se potessi convivere con quanto, in quel paese, accadeva agli ebrei. Avevo sopportato le bandiere con la svastica, avevo sopportato che mi salutassero con il braccio destro teso urlandomi addosso. In quel momento mi resi conto che era sbagliato.” 

 “Stella andò al banco, ordinò due Berliner Kindl. Stavamo tutti stretti e bevemmo in silenzio. La birra sapeva di detersivo per piatti. Era birra del tempo di guerra, a bassa gradazione alcolica.”

 “Facciamo quello che facciamo perché non possiamo fare diversamente.” 

 “Quella donna recitava così tanti ruoli, la modella nuda, la cantante con la voce sottile, la bellezza quando era distesa nella vasca da bagno, la penitente, la bugiarda, la vittima e la colpevole. Stella Goldshlag, la donna predatrice, la mia donna. Non so se sia sbagliato tradire una persona per salvarne un’altra. Non so se sia giusto tradire una persona per salvarne un’altra.” 

 “Eravamo soli al mondo.” 

 “Non sapevo che cosa sarebbe rimasto di quella donna una volta che fossero cadute tutte le menzogne.” 

 “Finalmente capii. C’è un momento, in ogni amore, in cui è troppo tardi per le risposte.” 

 “Alla fine della mia vita avrei voluto misurare la mia felicità non dall’amore che avevo ricevuto, ma da quello che ero riuscito a dare. Avrei potuto tentare di dimenticarla. La vita ci rende bugiardi.”

domenica 2 novembre 2025

Anatol – Manlio Sgalambro

“Il filosofo non sa più di quello che sanno gli altri, ma lo sa” 

“La morale è soltanto una macchia nella limpidezza del fato, nota Anatol. La pratica, solo una debolezza della teoria” 

 “Conosci dal tuo posto. Ce ne sarà uno migliore – ma questo è il tuo” 

 “Odiava il dialogo. Questa mostruosa moltiplicazione di se stessi. Amava l’intelligenza una. Si educava a essere il solo. Si deduceva; tramutava ciò che era in idea. Si vedeva in trasparenza. Si, si dava la vita con le proprie mani” 

 “Bisogna parlare per l’eternità, non per il tempo, continuava. Se però ciò che dici dura solo un milionesimo di secondo in miliardi di anni, non c’entri tu, ma la cattiva stella della tua specie” 

 “Dogmi, non certezze” “Sono costretto a odiare, non c’è scampo. Non posso guardare chi mi è accanto, a due passi, senza sentirlo. Presto l’odio si stabilizza, assume contorni precisi, profili perfetti. Un sentimento d’invidiabile chiarezza, più terso dell’amore, disinteressato come può esserlo ogni altro sentimento, ma certamente di più. Qui è il difficile passaggio dove la ragione si inoltra in un bosco come un bambino smarrito. Ma nell’odio io mi ritrovo come in nessun’altra passione” 

 “Doveva alle Vite Parallele lo stimolo alla imitazione degli eroi del pensiero” 

 “Se l’amore nasce da ciò che manca, rifletteva, e dal desiderio di esso, per cui si ama qualcuno come se lo si fosse creato, come opera propria, l’odio nasce invece dal senso che costui è di troppo. Esso è lo smacco di un annullamento desiderato. L’odio è possibile perchè non è possibile il nulla” 

 “Arrivano già i venti d’autunno e tutti i profumi. I pensieri sono come frutti carnosi e cola la bella succosità. E’ tempo. Le vicende del tuo pensiero sono fini avventure, o picaro. Erri nell’Andalusia e meni fendenti nelle giostre o nelle calde notti bari ai dadi e bevi mescal a Quauhnahuac mentre intagli frasucce per pochi money? Raccattatore di barattoli vuoti, a cui piace il rumore di latta che rotola, tu frughi tra sillogismi smessi e lo spirito disusato ti attrae, piccolo rigattiere” 

 “L’amore non consiste se non in uno stato di contemplazione reciproca attraverso il quale ciascuno rimanda a chi ama la luce che possiede” 

“E’ quello che è rimasto in me per questi lunghi anni che mi sta a cuore, non ciò che alcuni giorni vi potrebbero aggiungere” 

 “L’azione è l’argomento degli incapaci. Proprio perchè non riescono a pensare essi tentano la carta dell’azione, mentre è nella contemplazione che ciò che può essere dato è dato come può esserlo” 

 “L’invenzione è un passaggio segreto attraverso il quale ci troviamo un giorno davanti a ciò che nessuna fantasia potrebbe mai ospitare” 

 “Cara amica, voi mi chiedete di rispondervi su una questione sempre urgente come quella del suicidio… Capisco il vostro giovanile wertherismo. Ma rispondetemi: fino a che punto c’è una causalità del dolore? Ricordatevi, il dolore è una cosa passata. il segno che resta nella coscienza mentre il corpo ha già dimenticato. Ascoltatemi: trattate i moti dell’anima come i moti dell’intestino. Un giorno bisognerà certo spararsi, ma per intanto viviamo” 

 “Se in voi si acuiscono i sensi, questi rozzi legami con le cose, sentirete Dio come una mutilazione, come un impedimento alla mente di espandersi, di essere atto. Vi sentirete appunto corpo e ve ne vergognerete” 

“La derisorietà odierna della contemplazione consegue alla perdita di rango della vita mentale” 

 “La bellezza è l’esodo da questo mondo. E’ come se essa lo abbandonasse con sdegno nell’attimo in cui si rivela. Un fruscìo, un soffio di vento, un brivido intenso, e dentro di noi il vuoto improvviso” 

 “Sono un uomo ma tutto ciò che è umano lo reputo estraneo” 

 “Distingueva tra uomini che hanno un valore e uomini che hanno solo un prezzo”

lunedì 27 ottobre 2025

Stalingrado – Vasilij Grossman

 “Il 22 giugno del 1941 l’esercito tedesco aveva poi invaso la Russia sovietica. Il successo iniziale impedì a Hitler di cogliere la vera natura – granitica – delle forze fisiche e psicologiche contro cui si era mosso. Che non erano affatto fittizie, anzi: erano le forze del grande popolo che aveva gettato le basi del mondo a venire.” 

 “Il contadino che lascia la sua casa e va al fronte non pensa a gloria e medaglie. Pensa che sta andando a morire.” 

 “Lui non si girò a guardarla, non si fermò; continuò a camminare incontro al rosso dell’alba che si levava sulla terra che lui stesso aveva arato. Il vento freddo gli sferzava il viso e soffiava fuori dai vestiti il calore, il respiro stesso della sua casa.” 

 “Della guerra gli aveva detto cose che non si imparano sui libri e nei regolamenti, e che servono e contano solo per chi la guerra la fa e ha poche speranze di arrivare vivo alla fine, e non per quelli che, dopo, vorranno sapere com’è andata.” 

“Il suo paese era un’unica, immensa casa dove tutto gli era straordinariamente e infinitamente caro: le stanze di campagna col legno imbiancato di calce, quelle di città con i paralumi colorati, le biblioteche silenziose, i saloni inondati di luce, gli angoli rossi delle caserme… Tutto quello che aveva di caro andava a fuoco. Andava a fuoco la Russia. E il suo cielo era una coltre di fumo.” 

 “Al dolore di avere perso l’Ucraina se ne aggiunse un altro, lancinante: lo Stato maggiore del Fronte Sud-Occidentale era arrivato al Volga. Alle loro spalle c’erano solo le steppe del Kazakistan.” 

 “E tra la polvere, il fumo e il fuoco degli scontri nella steppa cominciava ad affiorare un nome: quello del comandante della 6° armata di fanteria tedesca, colonnello generale Paulus.” 

 “Anche con il cuore che soffre, anche quando nell’anima si ha un peso più greve del piombo, gli uomini – soldati semplici o generali che siano – sono comunque sempre capaci di ridere e scherzare.” 

 “Proprio Stalingrado, dove persino i più conservatori erano disposti ad ammettere il trionfo pieno della guerra di movimento, sarebbe diventata teatro di una difesa di posizione senza eguali possibili nella storia del mondo, dall’assedio di Troia alla battaglia delle Termopili.” 

 “Mentre si lavavano collo e teste rasate sbruffando compiaciuti, i soldati capivano il senso recondito e simbolico di quelle abluzioni? Per le sorti della Russia, quel battesimo di massa nel Volga prima di una battaglia disperata per la libertà poteva risultare persino più fatale di quello nel Dnepr mille anni prima. Quando si furono lavati, i soldati si sedettero sulla riva, sotto i dirupi, a fissare la steppa cupa e sabbiosa dall’altra parte del Volga. In tutti gli occhi, fossero quelli di un vecchio autista, di un giovane puntatore o di Timosenko in persona, si leggeva la tristezza. Sotto i dirupi correva il confine estremo della Russia; dall’altra parte iniziavano le steppe del Kazakistan. Se gli storici del futuro vorranno capire quale fu il punto di svolta della guerra, dovranno arrivare in quel tratto del Volga, immaginarsi un soldato seduto ai piedi della roccia e provare a figurarsi cosa stava pensando.” 

 “La fase in cui era entrato, però, era anche quella in cui gli scossoni della vita aiutano a capire che la vicinanza quotidiana e un’abitudine vecchia di anni sono quanto di significativo e poetico – nel senso autentico e sommo del termine – tiene insieme due persone che hanno camminato l’una accanto all’altra dalla giovinezza ai capelli bianchi.”

 “Nel profondo del suo cuore ardeva sempre la luce calma e triste che lo aveva accompagnato per tutta la vita: l’amore di sua madre.” 

 “Nemmeno il sole vivido del mattino riusciva a mitigare la tristezza cupa della stazione in tempo di guerra: i bambini che dormivano su casse e fagotti, i vecchi che ruminavano un tozzo di pane, le donne intontite dalla stanchezza e dal pianto dei figli, le reclute con i loro grandi sacchi in spalla, i feriti con la faccia pallida, i soldati in partenza per nuove destinazioni.” 

 “E davvero, in tempo in cui l’anima ha i calli della sofferenza, più che mostrare compassione per le vittime è facile maledire i carnefici.”

“In tempo di pace nessuno potrà sperare di rivedere un cielo come quello che c’era sopra Mosca oscurata in quelle sere d’estate, la calma convinta con cui il buio si posava sui muri dei palazzi e faceva scomparire i marciapiedi e il selciato delle piazze.” 

 “Quattro armate tedesche di fanteria e due di panzer con tanto di retroguardia, carriaggi e servizi vari si trovavano a due giorni di marcia dalla Piazza Rossa, dal Cremlino, dall’Istituto Lenin, dal Bol’soj e dal Teatro d’Arte, da scuole e centri di maternità, da Ceremuski e Sadovniki, da piazza Razguljaj, dai monumenti a Puskin e Timirjazev.” 

 “La seconda dipendeva dal fatto che l’uomo non resiste a lungo in condizioni di tensione estrema incompatibili con la vita. In tali condizioni, dunque, si abitua e si tranquillizza non perché all’esterno qualcosa cambi in meglio, ma perché dentro di lui l’attesa si dissolve, spazzata via dalla fatica e dalle preoccupazioni quotidiane. E’ come quando un malato si placa non perché sta guarendo, ma perché impara a convivere con la malattia.”

 “A Tolstoj era andata meglio: il suo libro, straordinario, splendido, lo aveva scritto quando il dolore tremendo che tutti avevano vissuto con ogni vena, con ogni goccia di sangue e ogni palpito del cuore si era ormai dissolto, quando nella memoria era rimasto solo un ricordo lucido, terso, maestoso…” 

 “Su quel ponte Krymov ebbe la percezione della sua forza, la forza di chi cammina a passo lento verso ovest mentre tutti gli altri scappano a est.” 

 “E’ enorme, la steppa. E come il cielo e il mare prendono colore al tramonto, così la terra dura e riarsa della steppa, grigiastra e giallognola durante il giorno, la sera cambia colore. E’ questo che la rende simile al mare. La sera la steppa diventa rosa, poi blu, poi di un nero violastro.” 

 “Il 7 luglio i primi spari sancirono l’inizio della battaglia in difesa della periferia di Stalingrado.” 

 “Il grosso delle formazioni tedesche di fanteria e blindati aveva l’ordine di arrivare sul Don, aprirvi una breccia, superare quello che gli ufficiali tedeschi chiamavano il collo di bottiglia, vale a dire lo spazio fra il Don e il Volga, ed entrate a Stalingrado, entro il 25 del mese. Questo era l’obiettivo che Hitler aveva fissato per le sue truppe.” 

 “Mentre guadagnava il centro di Kiev, Krymov pensò di essere finito all’inferno. Le truppe sovietiche stavano lasciando la capitale dell’Ucraina…Avanzavano lentamente, occupando tutto il Krescatik: la fanteria, i carri, la cavalleria, i cannoni… Sembravano diventati tutti muti. Camminavano a testa bassa, senza guardarsi intorno.”

 “Com’era pesante, la terra! Cavare gli stivali dal fango, sollevare il piede, fare un passo e poi ricominciare da capo costava una fatica enorme… Tutto, tutto era pesante, in quelle giornate d’autunno del 1941 segnate dal maltempo.” 

 “Nell’ora in cui la tragedia incombeva sul paese dei Soviet, in cui le armi forgiate nella Ruhr facevano sentire la loro voce intorno a Mosca, in cui i panzer neri di Krupp buttavano giù i pioppi e gli abeti dei boschi vicino a Malojaroslavec, in cui gli ingegneri missilistici tedeschi illuminavano il cielo d’inverno sopra il Cremlino con i sinistri fuochi all’anilina della BASF; nell’ora in cui, nelle radure tra i boschi, l’eco ripeteva obbediente e sorda le grida blese degli ordini nazisti, e nell’etere, con accento prussiano, bavarese, sassone o del Brandeburgo, si diffondevano crudeli “Folgen… freiweg… richt, Feuer… direkt richt” a onde corte che ferivano l’orecchio – proprio in quell’ora, con la sua calma austera, Mosca era alla testa di città, villaggi e campagne russe.”

 “Le truppe iniziarono a filare sotto il mausoleo di Lenin. Era la marcia austera e solenne dell’esercito del popolo, con le orde di Hitler alle porte di Mosca.” 

 “Fu proprio in quei giorni che al senso di sciagura nazionale e all’odio per gli occupanti, non privo di qualche pennellata tragica, si aggiunse una nuova sfumatura di scherno, disprezzo e dileggio. Proprio in quei giorni i tedeschi smisero di essere “quelli”, e fra bunker e trincee, negli abitacoli dei blindati e nei reparti di artiglieria diventarono “crucchi”, “mangiacrauti” e “kartofeln”.” 

 “Si diventa amici non solo perché ci si somiglia, ma anche perché si è diversi.” 

 “Dalla guerra, però, non si scappa davvero, la guerra ti segue sempre come un’ombra nera, e più provi a sfuggirle, più lei è svelta a rincorrerti. Chi arretra se la tira comunque dietro, la guerra. Quegli spazi sterminati illudevano e deludevano. Ti lasciavano credere di avercela fatta, ma così non era.” 

 “Calò la sera. Di nuovo la distesa piatta della steppa si tinse dei colori roridi del tramonto. Di nuovo, nel cielo luce e buio si sfidarono a silenziosa tenzone. E di nuovo gli odori della sera e i suoni soffusi della terra condannata alle tenebre spiravano ansia e tristezza.” 

 “Il destino di un grande paese, di un grande popolo, del mondo intero si decideva in quei giorni: ritirarsi ancora non si poteva.” 

 “Non c’è regolamento o norma che dica cosa prova, cosa pensa, come si comporta un uomo che deve stare con la faccia contro il fondo di una trincea mentre neanche due spanne sopra la sua fragile testa sporca di terra sferragliano i cingoli di un panzer nemico e il naso gli si riempie dell’odore caldo e unto dei gas di scarico misti alla polvere asciutta. Nei regolamenti non si impara cosa c’è negli occhi della gente quando la notte scatta un improvviso allarme aereo e risuonano gli scoppi delle granate e le raffiche dei mitra, con i razzi segnaletici tedeschi che squarciano il buio.” 

 “Della guerra coi francesi non restavano testimoni oculari, ormai era solo nei libri; la guerra coi tedeschi non era nei libri, invece, ma nella memoria viva e nell’esperienza amara di tutto un popolo.” 

 “La battaglia per la difesa di Stalingrado non fu una battaglia come le altre. E si combatté nel momento esatto in cui la produzione sovietica di motori militari e cannoni aveva superato quella tedesca, nel momento esatto in cui un anno di lavoro della classe operaia e un anno di guerra avevano azzerato il vantaggio dei nazisti quanto ad armamenti ed esperienza bellica. Fu allora che la guerra di movimento sovietica poté sbocciare incontrastata; fu allora che, non senza terrore, i tedeschi sentirono alle spalle la voce delle immense distese che avevano conquistato e che ora li chiamava alla ritirata, e fu allora che per la prima volta temettero l’accerchiamento, morbo crudele che prende le menti, i cuori e le gambe di soldati e generali.” ”

 “A chi si prepara ad accogliere il nemico non può che far piacere constatare di avere altri compagni schierati al proprio fianco, spalla a spalla, pronti allo scontro imminente.”

 “La steppa tace, e verso nord, dove le macchie di luce finiscono, terra e cielo si fondono in un nero torvo, inquieto. Fa molto caldo, la notte non ha portato sollievo ed è intrisa d’angoscia, ma spaventa anche il silenzio, che non porta quiete; il buio a nord è terribile, ma più terribile ancora è la luce tremula che si fa via via più vicina.” 

 “Hitler credeva che lo Stato da lui creato sulle fondamenta di una violenza inaudita sarebbe durato almeno un millennio. Le macine della storia, invece, già avevano cominciato a ridurre in polvere le sue idee, i suoi eserciti, il suo Reich, il suo partito, la sua scienza e la sua patetica arte, i suoi feldmarescialli e Gauleiter, lui stesso e il futuro della sua Germania. Il suo successo divenne il suo fallimento più grande e tremendo. Che costò all’umanità sofferenze inenarrabili. Il corso della storia contraddisse tutte le sue idee. Nulla di quanto aveva promesso si realizzò. Nulla di ciò che aveva combattuto fu sconfitto, ma anzi prese nuovo vigore e mise radi più forti.” 

 “E se le forze delle tenebre dovessero generare nuovi hitler con nuovi piani criminali contro l’umanità, nuovamente capaci di far leva sui bassi istinti della gente, sull’ignoranza e sui pregiudizi, che nessuno s’azzardi a cercare in loro una qualche grandezza. Chi compie crimini contro l’umanità è un criminale, e non smette di esserlo perché la storia serba memoria di quanto ha commesso: sono le sue devastazioni che i secoli ricorderanno. Non sono eroi: sono carnefici e farabutti. Sono figli di forze oscure e cieche. Gli eroi della storia, le autentiche personalità storiche, i leader dell’umanità sono e sempre saranno soltanto coloro che portano la libertà, che nella libertà vedono la forza di un uomo, di un popolo, di uno Stato; sono coloro che combattono per l’uguaglianza sociale, razziale e lavorativa di tutti gli uomini, di tutti i popoli grandi e piccoli di questo mondo.” 

 “E in questo risiede la speranza del genere umano: sono le persone semplici a compiere le grandi imprese.” 

 “Come un ingegnere chiamato a mettere in moto centinaia di ingranaggi grandi e piccoli, Friederich Paulus si alzò dal tavolo e accese un sigaro: ora doveva solo aspettare che la pesante mannaia della guerra tedesca si abbattesse su Stalingrado.”

 “Chi ha sentito il fischio, l’ululato dell’aria squarciata dalle bombe non se lo dimenticherà finché campa. Le bombe si schiantavano a terra. Si conficcavano nella città. E i palazzi morivano come gli esseri umani.” 

“La sofferenza umana! Se ne sarebbero ricordati, nei secoli a venire? Perché le pietre degli enormi palazzi e la gloria dei generali restano, ma la sofferenza no; la sofferenza è fatta di lacrime e sussurri, di ultimi respiri e del rantolo di chi muore, di grida e di disperazione e di dolore, ma scompare senza lasciare traccia, insieme al fumo e alla polvere che il vento disperde nella steppa.” 

 “Quando arrivava il fischio delle bombe, prima sottile e sinistro, poi fragoroso e ululante, tutti trattenevano il fiato e chinavano la testa in attesa del colpo… E in quei secondi di attesa, scissi in centinaia di frazioni lunghissime, infinite e tutte diverse l’una dall’altra, non c’erano respiri né desideri né ricordi; a riempire per intero ogni corpo era solo l’eco di quel fischio metallico cieco.” 

 “Durante una pausa dei bombardamenti, sdraiata nel giardino, Vera vide con l’occhio sano che il mondo sotto, quello cui era abituata, aveva soppiantato di nuovo quello fatto di fiamme.”

“Quei minuti e quelle ore – così pareva ai piloti tedeschi che attraversavano il muro tremendo del fuoco antiaereo e sorvolavano quel calderone di fumo e fiamme – erano esattamente ciò che Hitler aveva promesso: il trionfo della violenza tedesca sul mondo. Chi soffocava nel fumo, in scantinati, fossi e rifugi, fra le macerie roventi di palazzi ridotti in cenere, chi terrorizzato tendeva l’orecchio al ronzio sinistro e trionfante dei bombardieri sopra la città era sconfitto per sempre, credevano. E invece no! Nelle ore fatali in cui l’enorme città moriva, accadde qualcosa di davvero grande: nel sangue, in quella nebbia di pietra incandescente, la Russia non si fece schiava né morì; fra la cenere ardente e il fumo, la forza dell’uomo sovietico, il suo amore, la sua dedizione alla libertà resistettero ostinatamente, indistruttibili, e fu proprio quella forza indistruttibile a trionfare sulla violenza mostruosa, ma vana, di chi voleva renderla schiava.”

 “La fabbrica decide se gli ingegneri sorridono o hanno la faccia scura, se gli operai faranno la fame o staranno bene, la fabbrica sceglie quando si mangia e quando ci si riposa, quando la gente esce o torna a casa, la fabbrica scrive l’orario dei treni e le delibere del soviet cittadino; verso la fabbrica portano le strade, i negozi, i giardinetti, le rotaie dei treni e dei tram… Alla fabbrica si pensa, della fabbrica si parla, alla fabbrica si va e dalla fabbrica si torna. E’ ovunque, la fabbrica; nella testa, nel cuore, nella memoria dei vecchi; è il futuro e il destino dei giovani; è la ragione di ansie, gioie e speranze… Respira, la fabbrica, stride; i suoi rumori, l’odore, il calore sono ovunque; la fabbrica è nelle orecchie, nelle narici, nella pelle…” 

 “Il tempo è sempre nemico dell’azzardo e sempre amico della forza autentica. Il tempo è amico di chi sta dalla parte della storia e nemico di chi è senza futuro. Il tempo smaschera sempre la forza finta e premia la forza vera.” 

 “Restarono qualche momento in silenzio, un silenzio che chi sta per mettersi a bere in compagnia conosce bene: è il silenzio di quando si ha già voglia di parlare di cose più personali, ma senza un bicchiere la conversazione non ingrana, e dunque lo si aspetta saggiamente, il primo bicchiere, per poi concedersi a uno scambio vero.”

mercoledì 22 ottobre 2025

La scuola cattolica – Edoardo Albinati

“Fu Arbus ad aprirmi gli occhi. Non che prima li tenessi chiusi, ma di quello che i miei occhi vedevano non potevo affatto essere sicuro, forse erano immagini proiettate per illudermi o rassicurarmi, e io non ero capace di nutrire dubbi sullo spettacolo che mi veniva offerto ogni giorni e che viene chiamato vita.” 

 “Era proprio questa, la vita? Cioè, la mia vita? Dovevo fare qualcosa perché fosse mia, o mi veniva fornita e garantita così?”

 “Mi stupisce quanto sia in fondo raro il ricorso alla violenza dopo che non hai fatto altro che sentirla esaltare nei libri, nei film e nei giochi, e goderne le simulazioni per decine di anni, davanti alla tv.” 

 “E’ davvero difficile immaginare l’esistenza di una qualsivoglia educazione che non contempli punizioni di sorta. Questo perché le punizioni, indipendentemente dalla loro giustezza retributiva e dal loro effetto di deterrenza, che è senz’altro lecito porre in dubbio, servono a sviluppare in chi le subisce, a ragione o a torto, una rabbia che tornerebbe molto utile se si fosse capaci di impiegarla ai fini dell’educazione stessa.” 

 “Ecco l’immagine che ho sempre avuto di una classe maschile di liceo: granchi in un secchio, sì, granchi ammucchiati dentro un secchio.” 

 “Sono giunto perciò alla conclusione che noi siamo null’altro che fascio di nervi e sensazioni a cui per ragioni giuridiche è stata attribuita un’identità: in modo che quell’incrocio di pulsazioni casuali e caotiche paghi le tasse, erediti la casa dal babbo, all’aeroporto possa ritirare biglietti prepagati a suo nome e occupare il posto assegnato. Niente di più. Niente di più che un comodo sistema per rintracciarti.” 

 “La stragrande maggioranza dei ragazzi è superconformista. L’istinto li guida nel branco, raramente fuori.” 

 “Tutto, tutto s’impara per imitazione.” 

 “Rimangono due le opzioni e sono inconciliabili: assimilarsi agli altri, adeguandosi a tutte le condizioni e aspettative che riguardano l’essere uomini; oppure isolarsi, separarsi davvero, restare puri ed estranei, inadeguati, rifiutando ogni modello. Tu cosa hai scelto?” 

 “La scuola del resto non è precisamente un luogo per studiare, o certo non solo quello: è un’epoca della vita durante la quale si esplorano i confini del noto e del lecito, ci si ronza intorno.”

 “Avevamo molta voglia si stare insieme ma al tempo stesso eravamo terrorizzati all’idea di aprirci, di rivelarci.” 

 “Non ci si immagina di che stoffa delicata sia la timidezza maschile, non si fa mai questo sforzo, se non per sbeffeggiarla.” 

 “Diventare oggetto di ridicolo rappresentava infatti la nostra più grande paura.” 

 “E’ una singolare caratteristica del cattolicesimo italiano quello di portare avanti una millenaria tradizione di difesa degli ultimi mentre si allea nei fatti con gli interessi mondani dei primi.”

 “Allora, i beni di un ragazzo benestante consistevano in uno scaffale di dischi, una macchina fotografica. La Vespa. E poi… non viene in mente altro. Il giradischi stereo.” 

 “I vari pezzi di cui è composto un ragazzo cercano il limite entro cui essere contenuti, e sono grati alla barriera, di cui tuttavia non cessano di lamentarsi ogni minuto, che impedisce loro di collassare e andare dispersi, come le pagine di un manoscritto che volano via a un colpo di vento.” 

 “La paura più intollerabile per noi maschi era che si ridesse di noi… Sapete cosa significa combattere tutto il tempo, tutto il tempo, contro paura e vergogna? Parlo del terrore di essere preso in giro, di essere considerato una checca.” 

 “Lo spunto da cui nasce questo libro è il cosiddetto Delitto del Circeo, 29 settembre 1975: d’ora in avanti DdC.”

 “I desideri incompatibili con la realtà che animano un bambino e un adolescente sono destinati a tramontare, ed è un declino tormentoso.” 

 “Se uno pone domande, vuol dire che non si accontenta di quanto gli è stato detto, o non lo prende interamente per buono, perciò ogni domanda, persino la più innocente, è sempre una critica, o una sfida.” 

 “La vita umana sente l’insulto della parzialità. La vita è breve, riceviamo poco, sappiamo ancora meno, non ne capiamo quasi nulla. E poi tutto finisce.” 

 “Chi si sente costretto a riaffermare ogni momento la propria forza e la propria sicurezza dimostra l’esatto contrario, e cioè di essere fragile.” 

“Le tragedie sono dei grandi abbagli: se fossimo capaci di vederle dal lato giusto, ci accorgeremmo che sono occasioni, opportunità…” 

 “La scuola un tempo era un lungo e complicato gioco di premi e punizioni. Quando potevi dire di aver imparato le sue regole, di aver finalmente imparato a giocare, te ne andavi.” 

 “Comandare è eccitante, ma mai quanto obbedire.” 

 “Non credo che fossimo particolarmente crudeli, ma la crudeltà ci affascinava, tutti.” 

 “Cosa c’era di irresistibile nella crudeltà? Il fatto che fosse gratuita, imprevedibile e al tempo stesso curiosamente realistica. E dunque necessaria.”

 “Non si ha un’idea della riconoscenza che si dovrebbe, sempre e comunque, verso chi ci prepara un pasto, e compra trasporta pela sbuccia affetta e frigge, condisce, guarnisce. Per non parlare della fase catabolica, il riassetto, la distruzione dei residui, i lavaggi…” 

 “Siamo tutti così esposti, fragili, alla mercé della sorte (una lastra di ghiaccio sottile), alla mercé dei nervi, della malizia altrui e della nostra stupidità, siamo esposti al vento ancora più rovinoso dei nostri desideri, dei sogni, al vento tagliente delle frustrazioni, cosparsi di ferite, scuoiati…” 

 “Quasi tutte le cose che facciamo, le facciamo agli altri e per gli altri, ma non è mica altruismo, piuttosto il bisogno di esprimerci, di espanderci, abbiamo un disperato bisogno di una platea, di clienti, di destinatari, di cavie, di beneficiari e di vittime delle nostre azioni.” 

 “Le regole in famiglia vengono dettate dalle disponibilità finanziarie. Se abbondanti, indicano ciò che si può fare. Se scarse, prescrivono ciò che si deve fare. Il patrimonio è il principio di tutto; il singolo entra in scena sempre a spettacolo iniziato.” 

 “…il guadagno. Volgare non certo il fatto di conseguirlo, ma mostrarlo sì, molto volgare. E’ tipico delle famiglie borghesi sia esibire il denaro, e il benessere che ne consegue, sia celarlo o, piuttosto, renderlo implicito, sottintendendo discretamente: c’è, grazie al cielo, ma non se ne deve parlare. Mai.” 

 “A rendere imperativo il dovere dell’accumulo, e a difenderlo da ogni considerazione negativa sulla vanità dell’attaccamento alle cose materiali, nel borghese è appunto fortissima la consapevolezza che la restituzione del patrimonio alla fine della vita avverrà non a favore di un indistinto tutto, il mondo o la società, bensì ai propri figli.” 

 “Il gesto antico, sublime, semplice, di mio padre, di mettere mano al portafoglio. Mai una volta, credo, a mia memoria, che dicesse di no. Al massimo un sorrisetto scettico, un velo di sarcasmo accompagnato dall’orgoglio di poter sempre e comunque fare fronte.” 

 “Nelle conversazioni, ricordo come uno degli argomenti preferiti delle donne benestanti fosse il loro personale di servizio. Per chi può permettersi di averlo, è ancora oggi così.” 

 “Buon nome, anonimato, diceria e distinzione: tra questi angoli si è giocata a lungo la partita generazionale interna alle buone famiglie.” 

 “Il momento culminante della vita familiare è il pasto. Resta la principale e spesso unica occasione in cui i membri della famiglia si incontrano.”

 “La durata del pasto è inversamente proporzionale alla solidità dei legami tra chi lo consuma insieme. La fretta, il peggior indice.” 

 “Praticamente tutte le famiglie sono diventate famiglia borghese, il modello si è diffuso per contagio.” 

 “Si, perché l’onestà, il decoro, la cortesia, il lavoro contano fino a certo punto, da quel punto in poi ci vogliono i soldi.” 

 “Nell’ascesa sociale troviamo la conferma di quanto sia facile abituarsi all’agio e alle comodità e quanto sia insopportabile, fin quasi ad apparire mostruoso, dovervi rinunciare.” 

 “Il vero, grande pericolo non era insomma il disonore, bensì la povertà, di per sé disonorevole; non la perdita del decoro, ma quella dell’agiatezza. Il vero orrore: essere poveri, tornare a esserlo per chi lo era stato, diventarlo per chi non lo era mai stato.” 

 “Il numero vince il peso. Su questa saggia massima è fondata l’educazione borghese e dunque non ci si potrà lamentare se perlopiù si occupi di minuzie, il suo universo appunto è quello delle zanzare e dei tafani, non delle tigri e dei leoni, che uno nella vita non incontra mai. Ogni giorno ci telefonano seccatori, non assassini. Quante volte nella moderna vita borghese si ha l’occasione di mostrare coraggio?” 

 “Laddove la vita sembra non fornire occasioni per mettersi alla prova, allora le si riproduce in vitro, in laboratorio, o le si va a cercare appositamente: buttandosi in un burrone appesi a un elastico eccetera.” 

 “I tre pilastri educativi erano: persuasione, minaccia, punizione. Ma più che pilastri erano fasi. Se funzionava la prima, non c’era bisogno di applicare le successive.” 

 “I figli dei professionisti vissuti nella bambagia si sono illusi che quella proporzione aurea costituisse un orizzonte immutabile, e li ha risvegliati, un bel giorno, il ridimensionamento.” 

 “In linea generale sopravvalutiamo il peso dello sguardo che si posa su di noi. Per insicurezza o per vanità, si ritiene che gli altri non abbiano di meglio da fare che studiarci e valutarci, mentre il più delle volte passiamo alquanto inosservati. La quantità di aspettative, preoccupazioni e pensieri autoreferenziali che fanno tremare un uomo o una donna quando fa il suo ingresso in una sala affollata e si sente gli occhi puntati addosso, è normalmente sproporzionata all’interesse effettivo che suscita.” 

 “Il Denaro si ha, e si tace, solo chi ne ha poco ne parla.” 

 “Quante volte ho sentito delle persone assolutamente perbene vantarsi di aver stretto amicizia con degli assassini, e in loro c’era del genuino trasporto, un entusiasmo indiscutibile, lo stesso del tifoso che si fa firmare l’autografo dal calciatore, o della ragazzina con la star della tv.” 

 “L’idea di una remissione può farlo impazzire, ragione per cui preferisce mentire con se stesso, proclamandosi soddisfatto.” 

 “Certo non vi è nulla di più borghese che il sottrarsi alle convenzioni borghesi…” 

 “Senza punizione alla lunga scompare anche la colpa. Pensate cosa sarebbe il Paese dei Balocchi senza le orecchie d’asino.” 

 “L’immaginazione stenta a figurarsi cosa effettivamente voglia dire essere Bill Gates, non ci arriva proprio a quei livelli. Si invidia, piuttosto, ciò che è quasi alla nostra portata. Si invidia ciò che si crede in pieno diritto di possedere. Si invidia il nostro simile, non il diverso.” 

“Sono figlio di un’epoca senza medaglie, senza eroi, senza causa per cui credere e combattere.” 

 “La disponibilità alla violenza era palpabile, liquida, la violenza era il collante che teneva insieme i discorsi, era lo sfondo su cui si muovevano le figure, come il paesaggio con gli alberi e le montagne nei quadri del Rinascimento.” 

 “Il problema dei coetanei è che te li porti dietro tutta la vita.”

 “Chi ha imbracciato le armi da fuoco ha provato sensazioni che l’uomo inerme nemmeno immagina.” 

 “Apprensione, cruccio, angustia, allarme, inquietudine, sospetto: l’immagine della vita beata della classe media come un fiume che scorre placido è un puro mito.” 

 “La pace è sempre ipocrita come quella che regnava nel QT. Una desiderabile impostura. Viene sottoscritta da qualcuno che ha uno stivale piantato in faccia. Se non fosse minacciato non firmerebbe. Solo la guerra è sincera. Quando non si accettano più indegni compromessi.” “

Sei sorvegliato ovunque. Regolamenti si sovrappongono a regolamenti, come manifesti incollati uno sopra l’altro, e mentre stai lì senza far nulla, su una panchina di un giardino, in realtà stai obbedendo almeno a una decina di codici racchiusi l’uno nell’altro come scatole cinesi. Unica eccezione: i barboni, e i criminali.” 

 “Mentre oggi si pretende che qualcuno creda in Dio e spieghi Dio e poi possa entrare in una chiesa, altrimenti il suo gesto sarebbe illogico, un tempo si andava in chiesa per abitudine finché un giorno magari si arrivava persino a crederci. Cessata la consuetudine che è una precondizione dell’esperienza, viene meno l’esperienza stessa. Solo chi diventa poco alla volta familiare con qualcosa potrà alla fine riconoscerlo. Prima preghi, poi incontrerai Dio, prima marci e canti, poi finirai per amare la patria, questo il fondamento dei riti religiosi e civili. Oggi si chiede che tutto fornisca la sua ragione immediata, non si concede più tempo o intervallo tra l’apprendimento e la comprensione: debbono essere simultanei, tutto dev’essere chiaro fin dall’inizio, non vi è spazio né per la noia né per il mistero.” 

“Leggere? Leggere? Io non leggevo libri, io li divoravo, li trituravo. Spazzolavo via tutto senza lasciare una briciola di senso, una riga che non fosse spremuta. Spesso non capivo molto, o non capivo niente, ma macinavo l’incomprensibile, via, fatto, avanti un nuovo libro.” 

 “Finché lo stupro è stato considerato un reato contro la morale e non contro la persona, era inevitabile che la vittima venisse associata al colpevole nella medesima aura di vergogna. Si diventa impuri non solo per gli atti commessi ma anche per quelli subiti, come un appestato che ha contratto la malattia suo malgrado, ne è la vittima innocente eppure suscita il medesimo ribrezzo.”

 “Il premio del più forte consiste appunto nel poter punire il più debole a suo piacimento. Da questo punto di vista, il tanto discusso “Porgi l’altra guancia” di Gesù potrebbe rivelarsi un precetto assai meno paradossale e rivoluzionario di quanto sembri a prima vista, anzi, un adeguamento realistico al mondo così com’è, di stampo quasi confuciano: sopporta la violenza che ti viene fatta senza sognarti di restituirla, saresti comunque tu a soccombere.” 

 “Con la cosiddetta liberazione sessuale, si scoprì che i poeti avevano mentito. Per secoli. Tutti, o quasi tutti. Le donne vogliono il sentimento? Vogliono l’amore, l’amore puro, eterno? No, le donne vogliono godere. Vogliono scopare a sangue. Reclamano il cazzo come i maschi la fica. Né di più né di meno.” 

 “Il più innovativo movimento politico degli ultimi cento anni, nonché quello più drammaticamente attuale, è quello della liberazione delle donne.” 

 “Nulla più della violenza serve a esporre una tesi, a illustrare una teoria, ad affermare un diritto. Facendo scempio di qualcuno, si fornisce un esempio.” 

 “L’impotente è il più grande prepotente, quando si trova al cospetto di persone ancora più deboli di lui, che infatti sceglie per categorie svantaggiate in partenza: ingenue vergini di condizioni modeste, forse le uniche creature ancora più deboli degli assassini, che a lungo la stampa si era affrettata a presentare come dei Barbablù potentissimi, personalità quasi invincibili e diabolicamente geniali, mentre si trattava di mentecatti nevrotici, che in una scuola diversa dal SLM non avrebbero avuto scampo.”

“Chi non ha vissuto altro che sicurezza pace e confort è affamato di pericolo, sfide e violenza.” 

 “Le mani protese verso il corpo di una donna sono sempre cariche di tenerezza o di violenza. In equilibrio instabile.” 

 “A ventitré anni ogni pensiero galoppa sfrenato in tutte le direzioni, fino all’orizzonte e oltre, ogni insensatezza offre un lato affascinante, avventuroso, che più tardi apparirà solo per quello che è in effetti, una cazzata, alla cruda luce dell’età adulta.” 

 “Come si può pensare che una società si astenga dal versare sangue umano e non ne sia contaminata, quando sguazza in quello animale? Il massacro è talmente pervasivo e ininterrotto che nemmeno ce ne accorgiamo, anche perché viene tenuto ben lontano dai nostri occhi che non potrebbero sostenere la vista di un minuto solo della carneficina. Lontano dai nostri occhi ma non dalla nostra bocca! E’ questa la vera catena di montaggio, altro che Ford, altro che Fiat… La catena di uccisione e di smontaggio delle bestie per mangiarsele. E poi uno dovrebbe trasecolare se ogni centomila animali ammazzati muore un uomo per mano di un uomo? Dove sarebbe l’eccezione?”

 “Nel disporre del corpo altrui, se non vi è amore a guida gli atti, è possibile che si manifesti ferocia.” 

 “Il sesso è una singolare prigione le cui sbarre impediscono di entrare piuttosto che di uscire: ciò che si vorrebbe, ciò che si desidera è dentro, è un segreto, nascosto come normalmente lo sono gli organi genitali.” 

 “Non c’è niente come la bellezza di una donna che stanchi l’uomo che l’ha sposata solo per quello.” 

 “Il racconto della malattia viene oramai tradotto in termini calcistici o tennistici, dando per acquisita una mentalità agonistica secondo la quale, però, sembra che chi alla fine muore, muore perché si arrende. E non è così. Non c’è proprio nessuna lotta, a parte quella che le persone di buona volontà mettono in testa al malato di dover combattere con tutte le forze che non ha.” 

 “E’ inutile e stupido disprezzare e sbeffeggiare la paura poiché essa è sempre specularmente legata alla speranza, e dunque ridere delle paure degli individui vuol dire negare loro ogni speranza.” 

 “A qualsiasi ora sia andato a letto la sera prima, mi sveglio troppo presto, che è ancora notte e il mattino lontano, sono le quattro, quattro e mezzo, apro gli occhi nel buio e sono pervaso dall’ansia; prendo mezza pasticca di un noto psicofarmaco e aspetto che faccia effetto.” 

 “Nel buio si scontravano continenti di pensieri, con uno scricchiolio, enormi lastre di ghiaccio alla deriva. Il pensiero incessante, vano… Il corpo che reclamava riposo… la mente famelica. Cosa pensavo? In realtà, niente. Non ero io a pensare, ma i pensieri che arrivavano in massa e vorticavano come stormi di uccelli nel cielo invernale, ogni tanto formando qualche figura che dava l’impressione di avere senso, quasi subito dissolta.” 

 “La dottrina del “Ma noi non sapevamo” andrebbe sostituita con l’ammissione “Noi sapevamo tutto, ma non volevamo arrenderci all’evidenza”.” 

 “Non capiamo gli altri. Forse non abbiamo la pazienza necessaria a farlo. Li giudichiamo frettolosamente, goffamente, ci resta ancora tanto da sapere, così tanto da soffrire e da godere, mentre noi siamo qui gettati, nel numero, nel tempo, nelle dimensioni, nelle ristrettezze di una mente sola.”

venerdì 17 ottobre 2025

Vivere! – Yu Hua

“Quand’ero dieci anni più giovane, ottenni un bel lavoro da scansafatiche, andar per le campagne a raccogliere ballate popolari. Per tutta l’estate errai come un passero vagabondo tra casette e campi inondati di sole e di cicale.” 

“Guardai il vecchio: la sua schiena annerita dal sole era scura come quella del bufalo, due vite al tramonto rivoltavano quella terra antica e dura, con un rumore frusciante, come di onde sollevate nell’acqua.” 

“Il vecchio poi si sedette con me sotto quell’albero rigoglioso e in quel pomeriggio pieno di sole mi narrò la sua storia.” 

“A scuola dal precettore non ci andavo mai a piedi. Mi portava sulla schiena un bracciante; anche all’uscita, lui era lì, umile e devoto, ad aspettarmi in ginocchio. Gli salivo in groppa e battendogli sulla testa dicevo: Corri Changgen.” 

“Eh, l’uomo è così: una volta che ha cominciato ad andare a donne, fatalmente cade anche nel gioco, sono due cose inseparabili, come il braccio e la spalla.” 

“Gli uomini sono tutti uguali: quando infilano la mano nella tasca altrui per prendersi i soldi, sfoggiano un sorriso da un orecchio all’altro; quando tocca a loro di sborsare, hanno tutti una faccia da funerale.” 

“Fugui, i debiti di gioco sono pur sempre debiti, da che mondo è mondo vanno pagati.” 

“I mucchi sparsi di feriti che giacevano a terra divennero presto un’intera distesa di corpi ululanti dal dolore, un suono che mai potrò dimenticare in vita mia.” 

“… era la voce di una sofferenza che si fa insopportabile, in vita mia non ho più sentito un suono così spaventoso.” 

“Ne ho combattute a decine di guerre io, e ogni volta mi dicevo: vecchio mio, anche se muori devi vivere lo stesso.” 

“Aveva ragione Jiazhen, la cosa più importante era che la famiglia restasse sempre unita, e al diavolo la fortuna.” 

“La gente non credeva del tutto alle cose dette a voce, ma non osava nemmeno non crederci affatto, altrimenti nessuno avrebbe avuto più fiducia in questa vita.” 

“Ma un pezzo di patata dolce non poteva certo riempire la pancia di un’intera famiglia: allora non la pensavo come adesso, in quel momento quella patata era un filo di speranza a cui aggrapparsi. In casa eravamo rimasti senza cibo già da un mese, anche quello che si poteva ricavare dai campi era già stato mangiato quasi del tutto: di quei tempi c’era gente disposta a uccidere per una ciotola di riso.” 

“In quel periodo un sacco di riso era una rara prelibatezza. Erano un mese o due che non gustavamo il sapore del riso, la gioia che provammo è inesprimibile a parole.” 

“La mia mente continuava a rivedere la scena di Youqing che correva a scuola dopo pranzo, la cartella che gli dondolava sulla schiena. Quando pensai che non l’avrei più sentito parlare, che non l’avrei più visto correre con le scarpe in mano, mi sentii il cuore attanagliato da un dolore così aspro che nemmeno riuscivo a piangere.” 

“Saper vivere vuol dire non dimenticare mai queste quattro regole: non dire parole sbagliate, non dormire nel letto sbagliato, non varcare la soglia sbagliata e non infilare la mano nella tasca sbagliata.” 

“Se uno ha appetito, vuol dire che va tutto bene.”

“Facevamo e pensavamo quello che ci dicevano dall’alto.” 

“Ah, gli uomini! per quanto travagliata sia stata la loro esistenza, sanno ancora consolarsi in punto di morte.” 

“A volte pensare mi provoca un profondo dolere, altre volte mi dà un senso di pace, ho accompagnato alla tomba tutti i componenti della mia famiglia, li ho seppelliti tutti io con le mie mani, e quando un giorno stenderò anch’io le gambe, non dovrò preoccuparmi per nessuno.” 

 “Sapevo che il crepuscolo si stava dissolvendo in un batter d’occhi, e dal cielo scendeva nera la notte. Vidi la terra immensa snudare il suo florido petto in un gesto di richiamo: come una madre chiama a sé i propri figli, la terra chiamava a sé la nera notte.”

domenica 12 ottobre 2025

Così parlò Zarathustra – Friedrich Nietzsche

“Quand’ebbe compiuto il trentesimo anno, Zarathustra lasciò la sua patria e il lago natio, e si recò su la montagna. Là per dieci anni gioì, senza stancarsene, del suo spirito e della sua solitudine. Ma al fine il suo cuore si mutò; e un mattino egli si levò con l’aurora, s’avanzò verso il sole e così gli disse: Oh grande astro! Che sarebbe della tua felicità se tu non avessi a chi splendere?”

 “Io insegno a voi il superuomo. L’uomo è cosa che dev’essere superata. Che avete voi fatto per superarlo? Tutti gli esseri umani crearono sinora qualche cosa oltre sé stessi: o voi volete essere il riflusso di questa grande marea e ritornare al bruto anziché oltrepassar l’uomo? Che cosa è la scimmia per l’uomo? Un oggetto di riso e di dolorosa vergogna. E questo appunto dev’essere l’uomo pel superuomo: un oggetto di riso o di dolorosa vergogna.” 

 “Ve ne scongiuro fratelli miei, rimanete fedeli alla terra e non prestate fede a coloro che vi parlano di speranze soprannaturali! Sono avvelenatori, coscienti o incoscienti.” 

 “L’uomo è una corda, tesa tra il bruto e il superuomo, – una corda tesa su di una voragine.” 

 “Amo coloro che non cercano già, oltre le stelle, una ragione di sacrificarsi e perire; ma che si immolano alla Terra perché essa appartenga un giorno al superuomo.” 

 “Amo colui che vive per conoscere e che vuole conoscere, affinché un di viva il superuomo. Poi che in tal modo soltanto ei vuole la propria distrazione.” 

 “Sul mio onore, amico mio, rispose Zarathustra, nulla è vero di ciò che tu pensi: non v’ha nè diavolo nè inferno. L’anima tua morrà prima ancora del tuo copro; non temer di nulla!” 

 “Inebriante gioia è pel sofferente guardar lontano dai propri dolori e dimenticare sé stesso. E a me pure il mondo – questa imperfetta immagine di eterna contraddizione – si rivelò un giorno immagine di gioia e d’oblio.” 

 “Una volta lo spirito era Dio, poi si fece uomo e finirà col diventar plebe.” 

 “La vita è difficile a sopportare: per carità, non pretendete d’essere tanto delicati! Noi tutti insieme siamo asini e asine destinati ad essere caricati.” 

 “Se io volessi scuotere con le mie mani quest’albero non potrei. Ma il vento, che noi non vediamo, lo muove e lo piega a suo piacere. Noi siamo scossi e piegati nel peggior dei modi da mani invisibili.”

 “Voi dovete cercare il vostro nemico, combattere la vostra guerra, e ciò per le vostre idee! E se la vostra idea soccombe, che la vostra rettitudine gridi al trionfo! Voi dovete amare la pace perchè è un mezzo a nuove guerre. E dovete amare la pace breve più che lunga. A voi non consiglio la pace, bensì la vittoria. Il vostro lavoro sia la lotta, la vostra pace è la vittoria!” 

 “Voi dite che la buona causa santifica persino la guerra? Ed io vi dico: la buona guerra santifica ogni causa.”

 “Stato – si chiama il più freddo di tutti i mostri. E’ freddo anche nel mentire; e la menzogna ch’esce dalla sua bocca è questa: Io, lo Stato, sono il popolo!” 

“Poco comprende il popolo la grandezza, cioè la creazione, ma ha occhi ed orecchi per i commedianti, per quelli che rappresentano le cose grandi.” 

 “Sempre deve distruggere, chi vuol creare.” 

 “Due cose ricerca il vero uomo: il pericolo e il giuoco. Per ciò egli desidera la donna, ch’è il trastullo più pericoloso.”

 “L’uomo deve essere educato per la guerra e la donna per il diletto del guerriero: tutto il resto è sciocchezza.”

 “Nel vero uomo si cela il bambino che vuol giocare. Orsù, o donne, rendete palese il bambino nell’uomo.” 

 “Ti rechi presso le donne? Non dimenticare la frusta. Così parlò Zarathustra.” 

 “Matrimonio: così io chiamo la volontà che anima due esseri a creare quell’uno che dev’essere superiore a coloro che lo crearono. Io chiamo matrimonio il reciproco rispetto dei volenti per una tale volontà. Questo sia il significato e la vera essenza del tuo matrimonio.”

 “Molte follie di breve durata per voi hanno il nome d’amore. E il vostro matrimonio mette un fine a coteste piccole follie, diventando una follia eterna.”

 “Immaturo è l’amore e l’odio del giovane: troppo in lui ancora son gravi le ali dello spirito.” 

 “Giacché vedendo soffrire l’infelice io mi vergognai della sua vergogna; e quando l’aiutai l’offesi certo nel suo orgoglio. I grandi benefici non ispirano la gratitudine, bensì il desiderio di vendetta; i piccoli, se non vengono dimenticati, si mutano col tempo in vermi roditori.” 

“E ai governanti voltai le spalle, quando vidi che cosa era ciò che essi chiamavano governare: il mercanteggiare e il patteggiare per la potenza con la plebe!”

 “Ciò che il padre tacque s’esprime nella parola del figlio; e bene spesso trovai essere il figlio il segreto rivelato del padre.” 

 “Diffidate di coloro che hanno sempre in bocca la giustizia. In verità, alle loro anime fa difetto non il miele soltanto!”

 “Con tali predicatori dell’uguaglianza io non voglio essere confuso o scambiato. Poi che così parlò in me la giustizia: “Gli uomini non sono uguali.”

 “Tutto non è che un ritorno, un rimpatriare del mio proprio essere, di quella parte di lui ch’errava lontano, sparsa tra le cose e le apparenze.”

 “Poichè nessuno possa vedere nel mio intimo e nella mia ultima volontà, io inventai il lungo e glorioso silenzio.” 

 “Ma invero, il mangiare bene e il bere meglio non è arte da sprezzarsi, o miei fratelli! Spezzate, spezzate le tavole degli insoddisfatti.” 

 “L’uomo deve diventare migliore e anche più malvagio: questo io insegno. Un maggior grado di malvagità è necessario perché prosperi il superuomo.” 

 “Se volete salire molto in alto, adoperate le vostre proprie gambe! Non permettete che altri vi porti; non salite sui dossi e sulle teste degli estranei.”

martedì 7 ottobre 2025

Le madri non dormono mai – Lorenzo Marone

“Al camion rosso mancava una ruota posteriore, così di camminare non era più capace, arrancava zoppo, ricordava un vecchio che non ha fretta di andare; nonostante ciò, restava comunque un camion speciale, in grado di tratteggiare straordinarie piroette nell’aria, parabole senza senso, anche pericolosi giri della morte, come un caccia dell’aeronautica che dà spettacolo.” 

 “Si chiamano Icam, e ci vengono rinchiuse le giovani madri detenute con i figli che fuori non avrebbero con chi stare; bambini fino a sei anni d’età, a volte anche fino a dieci, che vivono da reclusi per il solo fatto di non avere alternative.” 

 “… un figlio adolescente che si trovava nell’età dell’eterno presente, in cui non si hanno confini se non il paese stesso, e in testa vige il convincimento che il mondo non ti possa comprendere; un ragazzino pieno di rabbia che non sopportava di avere in casa un vecchio.” 

 “E sentì ancora una volta di trovarsi dalla parte sbagliata, lui prigioniero come lei, anche se in maniera diversa, prigioniero del suo lavoro, del passato, della famiglia, dei muri che la vita, il carceriere più crudele, gli aveva alzato attorno, della diffidenza costante che consuma e ti fa triste, solo, e morto, quella diffidenza che spesso basta a giustificare l’inganno altrui, perché chi in nessuno crede da nessuno verrà creduto.” 

 “Diego non sapeva colpire, ma aveva capito come incassare..” 

 “Il carcere, Miriam lo avrebbe presto capito, era un disordine sgraziato di suoni, una patina di rumo a scandire ore sempre uguali. La quiete lì non c’era, e quando c’era, portava sospetti.” 

 “La scuola gli aveva inciso ferite profonde che sanguinavano per un niente, lì aveva imparato il degrado, l’umiliazione, l’omertà.” 

 “L’accompagnò silenziosa nel pianto che veniva da lontanissimo e sgorgava naturale come quello di un neonato, il pianto di chi torna alla vita, di chi ha perso la guerra senza perdere la dignità, il pianto di una madre, che nemmeno Dio può non sentire suo.” 

 “E quanti ce ne sono, di insegnanti codardi, che per privilegio potrebbero indirizzare la vita dei ragazzi e che invece la sfiorano appena, e s'avviano spesso alla morte in un fallimento inconsapevole, senza essere riusciti a illuminare la strada di nessuno.” 

 “La madre sul volto portava tutta la stanchezza del mondo.” 

 “Per quelle strane e ingiuste cose che accadono al mondo, la vita a Melina non aveva ancora dato il tempo d’imparare a contare oltre cinquanta, eppure aveva tenuto già a mostrarle lo sconcerto che resta negli occhi di chi muore.” 

 “…portava sul volto i segni di una vita misera, e beveva per far succedere qualcosa, metteva i suoi segreti e le speranze nel bicchiere, come se fosse un biglietto della lotteria.”

 “…la muoveva una pace nuova, quella sera, il piacere e la fortuna di vivere per lavoro l’incontro con le debolezze e i drammi umani, ché sono quelli a darti il senso del giusto, a riportarti sul filo dell’equilibrio, sulla dritta via.” 

 “…prima o poi quello che non sei riuscito a dire ti viene a cercare.” 

 “Perché la sensibilità è ‘na condanna.” 

 “Senza i figli, quelle madri si riducevano all’osso. Senza i figli, erano solo detenute. Senza i suoi figli, anche Antonia forse si sarebbe arresa all’orrore che s’era fatta la sua vita.” 

 “…quegli anni erano confusi, un’unica massa indistricabile, giorni uguali che si succedevano a formare mesi, e poi decenni, una vita trascorsa, accumulata e dimenticata; non c’erano che poche foto a testimoniare un tempo vissuto e accantonato, stipato come cianfrusaglie in cantina.” 

 “La gente del proprio abisso non s’interessa, e conduce per questo una vita pacata.” 

 “Stava a dondolarsi, e lì cominciava la sua notte operaia, la solitudine più terribile, i pensieri che arrivavano a torturarla. Di notte Dragana provava a credere in un Dio, provava a chiedergli perdono pur non essendo pentita, e lo sguardo lo teneva fisso sulla luce bianca che s’infilava da sotto la porta.” 

 “Chissà se pure sua madre nel sonno s’accorgeva di di lei che andava e tornava, s’addormentava e si svegliava, mangiava e parlava, chissà se udiva le sue preghiere nel buio, e le carezze che gli lasciava sul viso la sera. Doveva essere brutta assai, la malattia, pensava Melina, che tutti attorno proseguono ad andare e a venire, a ridere e a mangiare, e a te non riesce più manco di tenere gli occhi aperti, e ti devi accontentare, quando ce la fai, d’ascoltare gli altri vivere.”

 “Me la caverò. Pensa a te, riposati, statti tranquilla, e dormi un po’. Miriam aveva stretto la mano del figlio nella sua, l’aveva portata alla guancia solo un istante, poi, prima di lasciarlo andare, aveva detto: Le madri non dormono mai.” 

 “E rise del suo napoletano. Rise della sua vita malandata e preziosa. Per ciò che di nuovo ancora l’attendeva. I figli risero con lei.” 

 “Il viso se l’era preso la miseria, e col tempo l’aveva reso cattivo, gli aveva tolto l’espressione ingenua e rotonda che da ragazza la rendeva carina e le aveva smussato gli angoli; ora teneva la faccia di un arbusto, sua zia, il fisico contorto e rinsecchito.”

 “Pure lui nel branco, a quattordici anni aveva il volto butterato e negli occhi chiari e malinconici il vuoto, le tante botte ricevute nella sua poca vita gli avevano fatto la pelle di cuoio, niente pareva toccarlo, era come uno straccio leggero che va di qua e di là, incurante di non avere alcuno scopo.” 

 “La gente, io ho capito questo, tiene a pensare solo ai cazzi suoi.” 

 “A volte mi pare che quella è stata l’unica casa che ho avuto.”

giovedì 2 ottobre 2025

Il valzer degli addii – Milan Kundera

“E’ l’inizio dell’autunno e gli alberi si colorano di giallo, di rosso, di marrone; la piccola stazione termale al centro dell’amena vallata sembra stretta da un incendio. Sotto i portici ci sono donne che vanno e vengono e si chinano verso le sorgenti. Sono donne che non possono avere figli e sperano di trovare in queste terre la fecondità.” 

 “Si sarebbe sforzato di dire cose carine ma la sua mente sarebbe stata altrove, prigioniera, come in una cella d’isolamento, di quelle buie viscere estranee.” 

 “La gelosia ha lo straordinario potere di illuminare con raggi intensi quell’unico essere e di mantenere la folla degli altri in una totale oscurità.” 

 “In questo paese la gente non apprezza il mattino. Si fanno svegliare di prepotenza da una sveglia che spezza il sonno come un colpo di scure e si abbandona subito a una fretta funesta. Mi dica lei come può andare una giornata che comincia con un simile atto di violenza! Cosa può esserne di persone che giornalmente ricevono, per mezzo di una sveglia, un piccolo elettroshock? Ogni giorno che passa si abituano alla violenza e disapprendono il piacere. Mi creda, è il mattino che decide del temperamento di un uomo.

 “Sedurre una donna – disse Bertlef con aria scontenta – è cosa che sa fare qualsiasi imbecille. Ma bisogna anche saperla lasciare, ed è da questo che si riconosce l’uomo maturo.” 

 “Per lei sua moglie è tutto, e di conseguenza tutte le altre donne sono niente, cioè, in altre parole, sono delle puttane,. Ma si tratta di una grossa bestemmia, significa non avere alcun rispetto per esseri creati da Dio. Amico mio, questo tipo di amore è un’eresia.” 

 “Vede, io sono convinto che la vita vada accettata così com’è, sempre. E’ il primo comandamento, anteriore allo stesso Decalogo. Tutti gli avvenimenti sono nelle mani di Dio, e noi ignoriamo la loro sorte futura; con questo voglio dire che accettare la vita così com’è significa accettare l’imprevedibile. E un bambino è un concentrato di cose imprevedibili. Un bambino è l’imprevedibilità stessa. Lei non può sapere che cosa diventerà, che cosa le porterà, e proprio per questo lo deve accettare.”

 “Tra un po’ le donne smetteranno di far figli e nelle carrozzine vedremo i barboncini.” 

 “…apparteneva a quel genere di donne moderne che si sdoppiano volentieri in una persona che vive e in una che osserva.” 

 “L’uomo deve avere almeno una certezza: quella di restare padrone della propria morte, di poterne scegliere l’ora e il mondo.” 

 “Il desiderio di ordine è al tempo stesso desiderio di morte, giacché la vita è una perpetua violazione dell’ordine.” 

 “Jakub aveva sempre provato orrore all’idea che chi sta a guardare è pronto a tener ferma la vittima sotto la scure del boia. Perché col tempo il boia è diventato un personaggio vicino e familiare, mentre il perseguitato ha sempre qualcosa che puzza di aristocratico. L’anima della folla, che forse un tempo si identificava con i miseri perseguitati, si identifica oggi con la miseria dei persecutori. Perché nel nostro secolo la caccia all’uomo è caccia ai privilegiati: a quelli che leggono libri o che hanno un cane.” 

 “La gente, di solito, guarda i quadri senza neanche sapere cosa vede.” 

 “Per questo stesso desiderio di perpetuare la specie, l’umanità finirà per soffocare sul suo piccolo pianeta.” 

 “Avere un figlio significa esprimere un accordo assoluto con l’uomo. Se avessi un figlio sarebbe come se dicessi: Sono nato, ho provato la vita e l’ho trovata così buona che merita di essere ripetuta.” 

 “Il desiderio di ammirazione è insaziabile.” 

 “Non c’è nulla come la gelosia per assorbire fino in fondo un essere umano.” 

 “E quelle donne dentro la piscina rappresentavano esattamente la femminilità in quello che essa ha di universale: la femminilità dell’eterno partorire, allattare, appassire, la femminilità che se la ride di quell’attimo fugace in cui una donna crede di essere amata e sente di essere un’irripetibile individualità.” 

 “Quando sarà più maturo scoprirà la fugacità delle cose e saprà che dietro l’orizzonte di una donna si spalanca l’orizzonte di altre donne.” 

 “La gelosia è come un forte mal di denti. Non si può fare nulla quando se ne soffre, neanche sedersi. Si può solo camminare. Avanti e indietro.” 

 “Era convinto di portare con sé la morte in un pezzo di carta velina e in realtà si trattava soltanto della muta risata di Skreta.” 

 “Ho vissuto come un cieco. Come un cieco. Oggi per la prima volta ho capito che esiste la bellezza. E che io le sono sempre passato accanto senza vederla.” 

 “Nostalgia non solo di quell’uomo, ma anche dell’occasione perduta. E non solo di quell’occasione in particolare, ma dell’occasione come tale. Rimpiangeva tutte le occasioni che aveva perso, che aveva lasciato passare, alle quali si era sottratta, persino quelle che non aveva mai avuto.” 

 “E’ uno degli strani misteri della vita che gli innocenti paghino al posto dei colpevoli.” 

 “Andò a passo rapido verso la macchina, aprì la portiera, si sedette al volante e ripartì per il confine. Ancora ieri credeva che sarebbero stati momenti di sollievo. Che sarebbe partito con gioia da quel paese. Che avrebbe lasciato un luogo in cui era nato per sbaglio e a cui non apparteneva veramente. Ma in quel momento sapeva che stava lasciando la sua unica patria e che non ne esistevano altre.”

domenica 28 settembre 2025

Michel Houellebecq - Sottomissione

"Tornato a casa, mi versai un gran bicchiere di vino e tornai a immergermi in "En menàge" ("Vite di coppia"), lo ricordavo come uno migliori romanzi di Huysmans, e ritrovai di colpo il piacere della lettura, anche lì dopo quasi vent'anni, miracolosamente intatto. Forse la tiepida felicità domestica delle vecchie coppie non era mai stata espressa con tanta dolcezza." 

"La profondità dell’autore e l'originalità dei suoi pensieri non sono da disprezzare; ma un autore è innanzitutto un essere umano, presente nei suoi libri, e in definitiva il fatto che scriva molto bene o molto male conta poco, l’essenziale è che scriva e che sia, effettivamente, presente nei suoi libri. [... ] Pertanto, un libro che amiamo è soprattutto un libro di cui amiamo l’autore"

 “E’ probabilmente impossibile, per chi abbia vissuto in un sistema sociale ereditato, immaginare il punto di vista di coloro che, non essendosi mai aspettato niente da tale sistema, ne progettano la distruzione senza alcun timore “  

"Tacqui metodicamente; quando si tace metodicamente fissandole negli occhi, dando loro l'impressione di bere le loro parole, le persone parlano." 

 "Com’è noto, gli uomini, messi in condizione di scegliere, fanno tutti le stesse identiche scelte." 

 "La nostalgia non è un sentimento estetico, e non è neanche legata al ricordo di una felicità, si ha nostalgia di un luogo per il semplice fatto di averci vissuto, poco importa se bene o male, il passato è sempre bello, è in effetti anche il futuro, a far male è solo il presente, che portiamo con noi come un ascesso di sofferenza che ci accompagna tra due infiniti di quieta felicità." 

 "Prima della caduta del loro impero, i romani avevano sicuramente avuto la sensazione di essere una civiltà eterna; anche loro si erano suicidati? Roma era stata una civiltà brutale, estremamente competente sul piano militare - una civiltà anche crudele, in cui gli svaghi offerti alla folla erano combattimenti mortali tra uomini, o tra uomini e belve. C’era stato nei romani un desiderio di estinguersi, una crepa nascosta?" 

 "Nietzsche, con il suo fiuto da vecchia bagascia, aveva visto giusto: in fondo, il cristianesimo era una religione femminile." 

 "Consiglio piuttosto di ascoltare la lettura delle sure, e di ripeterle, di percepire il loro respiro e il loro fiato. L'islam, d'altronde, è l'unica religione che abbia proibito qualsiasi traduzione nell'uso liturgico;perché il Corano è interamente composto di ritmi, di rime, di echi, di assonanze. Poggia sul concetto che è alla base della poesia, il concetto di un'unione tra sonorità e senso che permette di dire il mondo." 

 "l'islam accetta il mondo, e lo accetta nella sua integrità, accetta il mondo così com'è, per dirla con Nietzsche. Per il buddhismo il mondo è dukkha, inadeguatezza, sofferenza. Il cristianesimo stesso manifesta serie riserve - Satana non viene definito "principe di questo mondo"? Per l'islam, invece, la creazione divina è perfetta, è un capolavoro assoluto. Cos'è in fondo il Corano, se non un immenso poema mistico di lode? Di lode al Creatore e di sottomissione alle sue leggi." 

 "Il vero nemico dei musulmani, quello che temono e odiano più di qualsiasi altro, non è il cattolicesimo: è il secolarismo, la laicità, il materialismo ateo." 

 "Bisognava arrendersi all'evidenza: giunta a un livello di decomposizione ripugnante, l'Europa Occidentale non era più in grado di salvare sé stessa." 

 "Una coppia è un mondo, un mondo autonomo e compatto che si sposta all’interno di un mondo più vasto, senza esserne realmente toccato; da solo, invece, ero attraversato da faglie, e mi ci volle un certo coraggio per decidere, infilando in una tasca del giubbotto l’opuscolo informativo, di uscire per visitare il paese." 

 "Molte cose, forse troppe, sono state scritte sulla letteratura [...]. Eppure la specificità della letteratura, arte maggiore di un Occidente che si va consumando sotto i nostri occhi, non è molto difficile da definire. Al pari della letteratura, la musica può determinare uno sconvolgimento, un ribaltamento emotivo, una tristezza o un'estasi assolute; al pari della letteratura, la pittura può generare uno stupore ,uno sguardo nuovo posato sul mondo. Ma solo la letteratura può dare la sensazione di contatto con un'altra mente umana, con l'integralità di tale mente, le sue debolezze e le sue grandezze, i suoi limiti, le sue meschinità, le sue idee fisse, le sue convinzioni; con tutto ciò che la turba, la interessa, la eccita o la ripugna. Solo la letteratura può permettere di entrare in contatto con la mente di un morto, in modo più diretto, più completo e più profondo di quanto potrebbe fare persino la conversazione con un amico: per quanto profonda e solida possa essere un'amicizia, in una conversazione non ci si abbandona mai così completamente come davanti a una pagina bianca, rivolgendosi ad un destinatario sconosciuto. Certo, è ovvio che quando si tratta di letteratura la bellezza dello stile e la musicalità delle frasi hanno la loro importanza; la profondità di riflessione dell'autore e l'originalità dei suoi pensieri non sono da disprezzare; ma un autore è innanzitutto un essere umano, presente nei suoi libri, e in definitiva il fatto che scriva molto bene o molto male conta poco, l'essenziale è che scriva e che sia, effettivamente, presente nei suoi libri" 

“C’è un momento per fare le cose e per entrare in una felicità possibile, tale momento dura qualche giorno, talvolta qualche settimana o persino qualche mese ma si verifica solo una volta, soltanto una, e se in seguito si vuole tornare sui propri passi è semplicemente impossibile, non c’è più posto per l’entusiasmo, la convinzione e la fiducia, rimangono una rassegnazione dolce, una pietà reciproca e rattristata, la sensazione inutile e giusta che qualcosa avrebbe potuto esserci, che ci si è semplicemente mostrati indegni del dono che ci era stato fatto.” 

 “La vita talvolta offre un’opportunità, ma quando si è troppo vigliacchi o troppo indecisi per coglierla, essa si riprende le sue carte.” 

 “Il mattino dopo la discussione della tesi (o forse la sera stessa) il mio primo pensiero fu quello di aver perso qualcosa di inestimabile, qualcosa che non avrei più ritrovato: la mia libertà.” 

 “L’ostinazione è l’unica qualità umana che valga non soltanto nella professione di poliziotto ma in molte professioni, in tutte quelle almeno che hanno a che vedere con la nozione di verità.” 

 “I giornalisti hanno la naturale tendenza a ignorare le notizie che non capiscono.” 

 “Una delle poche gioie pure della vita su questa terra consiste nello sdraiarsi, da soli, sul proprio letto, con a portata di mano una pila di bei libri.” 

“La verità è scandalosa. Ma senza, non c’è nulla che abbia valore. Man mano che ci si avvicina alla verità, la solitudine aumenta.” 

 “La totalità degli animali e la schiacciante maggioranza degli uomini vivono senza mai provare il minimo bisogno di giustificazione. Vivono perché vivono, tutto qua, è così che ragionano; poi immagino che muoiano perché muoiono, e che questo, ai loro occhi, concluda l’analisi. Almeno in quanto specialista di Huysmans, mi sentivo obbligato a fare un po’ meglio.” 

 "Gli studi universitari umanistici, come si sa, non portano quasi da nessuna parte, tranne, per gli studenti più dotati, a una carriera d’insegnamento nell’ambito delle lettere – con la situazione piuttosto assurda di un sistema che ha il solo obiettivo della propria riproduzione, anche alla luce di un tasso di fallimento superiore al 95 per cento. Tali studi, tuttavia, non sono dannosi e possono addirittura produrre un’utilità marginale." 

 "L'esistenza di un dibattito politico sia pur posticcio è necessaria al funzionamento armonioso dei media" 

 "Sottoponete l'uomo a degli stimoli erotici (tra l'altro standardizzati al massimo, con scollature e minigonne funziona sempre, tetas y culo dicono in maniera eloquente gli spagnoli), e l'uomo proverà dei desideri sessuali; eliminate i suddetti stimoli, e cesserà di provare quei desideri nel giro di qualche mese, a volte di qualche settimana, non avrà neanche più il ricordo della sessualità, in realtà questo fatto non aveva mai creato il minimo problema ai monaci e d'altra parte io stesso, da quando il nuovo regime islamico aveva fatto evolvere l'abbigliamento femminile verso una maggiore decenza, sentivo a poco a poco i miei stimoli placarsi, a volte passavo giornate intere senza pensarci." 

 "Se l'islam non è politico, non è niente. AYATOLLAH KHOMEYNI. questo spiega tutto. É il motivo per cui l'islam è una religione fasulla. É una questione di dominio e di potere, non ultraterrena, quindi denuncia in questo che non è Allah a ordinare questo o quello agli uomini, ma sono stati uomini ad ordinare Allah a loro uso e consumo, e a mettergli in "bocca" quello che a loro conveniva per sottomettere gli altri uomini al loro servizio. (Ipse dixit!)" 

 "La sinistra aveva sempre avuto la capacità di far accettare riforme antisociali che, se fossero venute da destra, sarebbero state vigorosamente respinte" 

 "Il vero programma dell'UMP, così come quello del Partito Socialista, è la scomparsa della Francia, la sua integrazione in un insieme federale europeo. I suoi elettori, chiaramente, non approvano questo obiettivo; ma da anni i dirigenti riescono a evitare di parlarne apertamente." 

 "Quando un partito musulmano arriva al potere, non è mai positivo per gli ebrei. Non mi pare che ci siano esempi contrari..." 

 "E l'insegnamento islamico è, da tutti i punti di vista, molto diverso dall'insegnamento laico. Per prima cosa, non può assolutamente essere misto; e solo alcuni indirizzi saranno aperti alle donne. In fondo, quello che vogliono è che le donne, dopo la scuola primaria, vengano in gran parte avviate verso scuole di educazione domestica, e che si sposano prima possibile [...] questo sarebbe il loro modello di società ideale. Tra l'altro, tutti i docenti, senza eccezione, dovranno essere musulmani. Le regole riguardanti il regime alimentare delle mense e il tempo dedicato alle cinque preghiere quotidiane dovranno essere rispettate; ma, soprattutto, il programma scolastico in sé dovrà essere adattato agli insegnamenti del Corano." 

 "Gli unici veri atei che abbia mai conosciuto erano dei ribelli; anziché limitarsi a constatare freddamente la non-esistenza di Dio, quell’esistenza la rifiutavano, alla maniera di Bakunin: “E anche se Dio esistesse, bisognerebbe disfarsene."

martedì 23 settembre 2025

Sono felice, dove ho sbagliato? – Diego De Silva

“Quelli che parlano d’amore sono convinti di sapere tutto dell’amore. Perché pensano che la loro esperienza faccia testo. Io questa cosa non me la spiego. L’idea che le proprie faccende d’amore abbiano l’autorevolezza del vissuto, voglio dire.” 

 “Il pantano amoroso è così: uno stallo che può avere tipologie diverse.” 

 “E così avete ricominciato, neanche da capo ma dallo stesso punto in cui vi eravate impantanati. Quello in cui non si va né avanti né indietro ma semplicemente in replica, mentre gli anni passano.” 

 “Al questionante di principio non basta la soddisfazione privata: ambisce a fare scuola. È disposto a devolvere in beneficenza i proventi della vittoria, purché il mondo sappia che ha ragione (il che ne fa un comune megalomane).” 

“Vedi, un bravo avvocato lo capisce dal primo momento se una causa è vinta o persa, e lo capisce dalla materia di cui è fatta. Da lì in poi, è tutto scalpello.” 

 “Gli infelici hanno un bisogno di solidarietà così impellente da non riconoscere un piazzista di patacche quando gli bussa alla porta.” 

 “Il dolore è inestimabile, Ega. Appartiene soltanto a chi lo prova. Non puoi valutarlo, non puoi venderlo, non puoi farne oggetto di scambio. Non è negoziabile. È quella la sua grandezza.” 

“Sono felice, dove ho sbagliato? Stringe gli occhi come se non mi mettesse bene a fuoco. Poi scuote la testa e scoppia a ridere. E io appresso.”

giovedì 18 settembre 2025

La mia Africa – Karen Blixen

“In Africa avevo una fattoria ai piedi degli altipiani del Ngong. A un centocinquanta chilometri più a nord su quegli altipiani passava l’equatore; eravamo a milleottocento metri sul livello del mare. Di giorno si sentiva di essere in alto, vicino al sole, ma i mattini, come la sera, erano limpidi e calmi, e di notte faceva freddo.” 

 “Il respiro del panorama era immenso.” 

 “Non esiste vita, per noi, senza una città; anche se ne pensiamo più male che bene, attira per forza i nostri pensieri, per una specie di legge di gravità. L’alone luminoso che, da certi punti della fattoria, si vedeva sovrastare Nairobi, la notte, mi ricordava le grandi città d’Europa facendomi fantasticare.” 

 “I luoghi dove ci siamo accampati restano vivi nella memoria come se ci fossimo vissuti per tanto tempo: un solco lasciato in mezzo all’erba della pianura dalle ruote del carro spicca chiaro nel ricordo come i lineamenti del viso di un amico.” 

 “Quando si riesce a cogliere il ritmo dell’Africa, ci si accorge che è identico in tutta la sua musica: quello che avevo imparato andando a caccia mi servì poi nei miei rapporti con gli indigeni.” 

 “I kikuyu sono preparati all’imprevisto e abituati all’inaspettato. In questo sono diversi dai bianchi, che di solito cercano in tutti i modi di proteggersi dall’ignoto e dagli assalti del fato. L’indigeno, invece, considera il destino un amico, perchè è nelle sue mani da sempre.” 

 “Quando gli africani parlano della natura di Dio ne parlano come le Mille e una Notte, o come gli ultimi capitoli del libro di Giobbe: è la stessa qualità, il suo infinito potere di immaginazione, che li colpisce.” 

 “Stranamente, dovunque si trovi, la Chiesa Cattolica Romana porta con sé la propria atmosfera.” 

 “Un anno le grandi piogge non vennero. E’ un’esperienza tremenda, spaventosa: il coltivatore che l’ha vissuta non la dimentica.”

 “Ma quando la terra rispondeva con un ruggito fertile e profondo, come una cassa armonica, e il mondo cantava intorno a noi in tutte le sue dimensioni, in alto e in basso – quella era la pioggia. Era come tornare al mare dopo tanto tempo, come l’abbraccio di un amante.” 

 “Cominciai, la sera, a scrivere racconti, fiabe e novelle, per non pensare più ai miei guai ma spaziare con la mente in altri paesi e in altri tempi.” 

 “Perché mai i kikuyu temano così poco la morte e poi si spaventino tanto al pensiero di toccare un morto, mentre i bianchi hanno paura di morire ma non di toccare un cadavere, non lo so. E’ questo un altro tratto per cui ci si accorge che la loro realtà è diversa dalla nostra.” 

 “Ma bruciava in lui una fiamma inestinguibile che nessuna cenere poteva nascondere. Nato da una razza di pescatori danesi, aveva fatto il marinaio per poi diventare uno dei primi pionieri dell’Africa. Chissà quale vento l’aveva portato lì.” 

 “La notte tropicale ha la cordialità della chiesa cattolica romana di fronte alle chiese protestanti del nord, dove è permesso entrare solo per le funzioni religiose.” 

 “Tornando per un breve periodo in Europa sembra strano che in città la gente viva senza tener conto delle fasi della luna e quasi senza notarle.” 

 “Chi di notte, dormendo, sogna, conosce un genere di felicità ignota nel mondo della veglia: una placida estasi e un riposo del cuore che sono come il miele sulla lingua.” 

 “La cosa più vicina al sogno, nel mondo della veglia, è la notte in una grande città, dove tutti sono sconosciuti per tutti, o la notte in Africa. Anche lì c’è libertà infinita; le cose vanno avanti per conto loro, destini si intrecciano intorno a noi, dappertutto c’è vita e movimento, ma tutto questo non ci riguarda.”

 “In Africa, quando si trova un libro che ci piace, fra l’ammasso di letteratura nefasta che le povere navi sono costrette a portare fin laggiù dall’Europa, lo si legge come ogni scrittore vorrebbe si leggessero i suoi libri: pregando Dio che possa essere fino in fondo bello come al principio. L’immaginazione corre con entusiasmo su un sentiero, fresco, verde, profondo.” 

 “L’Africa e l’Europa hanno della giustizia due idee diverse, incompatibili fra loro. per l’africano c’è un solo modo di controbilanciare le catastrofi dell’esistenza: dare qualcosa in cambio. I moventi di un atto non contano, per lui.” 

 “Il passato, che era stato tanto difficile rievocare e che probabilmente, nella memoria, appariva ogni volta diverso, ora era afferrato, riconquistato, inchiodato davanti ai suoi occhi. Era diventato Storia: quel documento aveva vinto il fluttuare e l’ombra del mutamento.” 

 “Venivano molti visitatori, alla fattoria. Nei paesi di pionieri l’ospitalità è una necessità di vita, non solo per chi viaggia ma anche per i coloni. Un visitatore è un amico, porta notizie, buone o cattive, e nei posti solitari le notizie sono un nutrimento per le anime affamate. Un vero amico che arriva a casa tua è un messaggero celeste, reca il panis angelorum.” 

 “Quando , a tavola, gli riempirono il bicchiere, Emmanuelson, vuotandolo per metà, lo alzò verso la lampada e lo contemplò a lungo: pareva stesse ascoltando una musica. “Fameaux” – disse – “fameaux. E’ un Chambertin 1906″. Aveva indovinato; subito provai per lui un certo rispetto.” 

 “Solo i veri aristocratici e i veri proletari del mondo capiscono la tragedia. Per loro è il principio fondamentale di Dio, e la chiave – minore – dell’esistenza. In questo sono diversi dai borghesi di tutte le categorie, che non solo negano la tragedia ma sono incapaci di sopportarla; la parola stessa, per loro, significa qualcosa di tristo.” 

 “V’era un tratto del suo carattere per me veramente prezioso: amava sentir raccontare.” 

 “L’aria, in Africa, ha un significato ignoto in Europa: piena di apparizioni e miraggi, è, in un certo senso, il vero palcoscenico di ogni evento.” 

 “In colonia i libri hanno una funzione diversa che in Europa: essi soltanto possono soddisfare un certo aspetto della nostra vita laggiù; se sono belli ci si commuove e se son brutti ci si indigna con una foga ignota nei paesi civili.” 

 “Tutto ciò non può essere, pensavo, solo quell’insieme di circostanze che la gente chiama un periodo di sfortuna; deve celare un principio, un centro: se lo scopro, sono salva. Se trovo la prospettiva giusta, mi dicevo, le cose mi appariranno tutte chiare e coerenti. Devo alzarmi, conclusi, e cercare un segno.” 

 “Quando una donna mostra all’amica i vestiti di un figlio perduto, sa che l’altra pensa in cuor suo: Grazie a Dio non è toccato a me, e a gli occhi d’entrambe non v’è in questo nulla di strano o di innaturale.” 

 "A sud-ovest, scorgevo le colline del Ngong. L’onda nobile della montagna si ergeva sulla terra piatta, tutt’intorno azzurro cielo. Ma a quella distanza le quattro vette parevano insignificanti, appena distinguibili, diverse da come si vedevano alla fattoria. Il contorno della montagna veniva lentamente ammorbidito e livellato dalla mano della lontananza.”

sabato 13 settembre 2025

Uno, nessuno e centomila – Luigi Pirandello

“Che fai? – mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio. Niente, – le risposi, – mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino. Mia moglie sorrise e disse: Credevo ti guardassi da che parte ti pende. Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda: Mi pende? A me? Il naso? E mia moglie, placidamente: Ma sì, caro. Guardatelo bene: ti pende verso destra.” 

 “Sfido a non irritarsi, ricevendo come generosa concessione ciò che come diritto ci è stato prima negato.” 

 “E non si sa, le mogli? Fatte apposta per scoprire i difetti del marito.” 

 “Ero rimasto così, fermo ai primi passi di tante vie, con lo spirito pieno di mondi, o di sassolini, che fa lo stesso. Ma non mi pareva affatto che quelli che m’erano passati avanti e avevano percorso tutta la via, ne sapessero in sostanza più di me. M’erano passati avanti, non si mette in dubbio, e tutti braveggiando come tanti cavallini; ma poi, in fondo alla via, avevano trovato un carro: il loro carro; vi erano stati attaccati con molta pazienza, e ora se lo tiravano dietro. Non tiravo nessun carro, io; e non avevo perciò né briglie né paraocchi; vedevo certamente più di loro; ma andare, non sapevo dove andare.” 

 “Cominciò da questo il mio male. Quel male che doveva ridurmi in breve in condizioni di spirito e di corpo così misere e disperate che certo ne sarei morto o impazzito, ove in esso medesimo non avessi trovato (come dirò) il rimedio che doveva guarirmene.” “

Già subito mi figurai che tutti, avendone fatta mia moglie la scoperta, dovessero accorgersi di quei miei difetti corporali e altro non notare in me.” 

 “Mi si fissò invece il pensiero ch’io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m’ero figurato di essere.”

 “Per voi, esser soli, che vuol dire?”

 “La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, e soltanto possibile con un estraneo attorno: luogo o persona che sia, che del tutto vi ignorino, che del tutto voi ignoriate, così che la vostra volontà e il vostro sentimento restino sospesi e smarriti in un’incertezza angosciosa e, cessando ogni affermazione di voi, cessi l’intimità stessa della vostra coscienza. La vera solitudine è in un luogo che vive per sè e che per voi non ha traccia nè voce, e dove dunque l’estraneo siete voi. Così io volevo esser solo. Senza me.” 

 “Se per gli altri non ero quel che finora avevo creduto d’essere per me, chi ero io?” 

 “Per gli altri le mie idee e il mio naso hanno tanta relazione, che se quelle, poniamo, fossero molto serie e questo per la sua forma molto buffo, si metterebbero a ridere.” 

 “Quando mi ponevo davanti a uno specchio, avveniva come un arresto in me; ogni spontaneità era finita, ogni mio gesto appariva a me stesso fittizio o rifatto. Io non potevo vedermi vivere.” 

 “Ripeto, credevo ancora che fosse uno solo questo estraneo: uno solo per tutti, come uno solo credevo d’esser io per me. Ma presto l’atroce mio dramma si complicò: con la scoperta dei centomila Moscarda ch’io ero non solo per gli altri ma anche per me, tutti con questo solo nome di Moscarda, brutto fino alla crudeltà, tutti dentro questo mio povero corpo ch’era uno anch’esso, uno e nessuno ahimè, se me lo mettevo davanti allo specchio e me lo guardavo fisso e immobile negli occhi, abolendo in esso ogni sentimento e ogni volontà. Quando così il mio dramma si complicò, cominciarono le mie incredibili pazzie.” 

 “L’idea che gli altri vedevano in me uno che non ero io quale mi conoscevo; uno che essi soltanto potevano conoscere guardandomi da fuori con occhi che non erano i miei e che mi davano un aspetto destinato a restarmi sempre estraneo, pur essendo in me, pur essendo il mio per loro (un mio dunque che non era per me!); una vita nella quale, pur essendo la mia per loro, io non potevo penetrare, quest’idea non mi diede più requie.” 

 “Siate sinceri: a voi non è mai passato per il capo di volervi veder vivere. Attendete a vivere per voi, e fate bene, senza darvi pensiero di ciò che intanto possiate essere per gli altri; non già perché dell’altrui giudizio non v’importi nulla, ché anzi ve ne importa moltissimo; ma perchè siete nella beata illusione che gli altri, da fuori, vi debbano rappresentare in sé come voi a voi stessi vi rappresentate.” 

 “Purtroppo, ci sono io, e ci siete voi. Purtroppo.” 

 “Sapete invece su che poggia tutto? Ve lo dico io. Su una presunzione che Dio vi conservi sempre. La presunzione che la realtà, qual’è per voi, debba essere e sia ugualmente per tutti gli altri.” 

 “Non poter sopportare la zanzariera, ch’io avrei seguitato sempre a usare anche se tutte le zanzare fossero sparite da Richieri, per la delizia che mi dava, tenuta alta di cielo com’io la tenevo e drizzata tutt’intorno al letto senza una piega. La camera che si vede e non si vede traverso a quella miriade di forellini del tulle lieve; il letto isolato; l’impressione d’esser come avvolto in una bianca nuvola.” 

 “C’è in me e per me una realtà mia: quella che io mi dò; una realtà vostra in voi e per voi; quella che voi vi date; le quali non saranno mai le stesse nè per voi nè per me. E allora? Allora, amico mio, bisogna consolarci con questo: che non è più vera la mia che la vostra, e che durano un momento così la vostra come la mia.” 

 “Diciamo dunque che è in noi ciò che chiamiamo pace. Non vi pare? E sapete da che proviene? Dal semplicissimo fatto che siamo usciti or ora dalla città; cioè, sì, da un mondo costruito: case, vie, chiese, piazze; non per questo soltanto, però, costruito, ma anche perchè non ci si vive più così per vivere, come queste piante, senza saper di vivere; bensì per qualche cosa che non c’è e che vi mettiamo noi; per qualche cosa che dia senso e valore alla vita: un senso, un valore che qua, almeno in parte, riuscite a perdere, o di cui riconoscete l’affliggente vanità. E vi vien languore, ecco, e malinconia. Capisco, capisco, Rilascio di nervi. Accorato bisogno d’abbandonarvi. Vi sentite sciogliere, vi abbandonate.” 

 “Qui, cari miei, avete veduto l’uccellino vero, che vola davvero, e avete smarrito il senso e il valore delle ali finte e del volo meccanico. Lo riacquisterete subito là, dove tutto è finto e meccanico, riduzione e costruzione: un altro mondo nel mondo: mondo manifatturato, combinato, congegnato; mondo d’artificio, di stortura, d’adattamento, di finzione, di vanità; mondo che ha senso e valore soltanto per l’uomo che ne è l’artefice.” 

 “Beati loro che hanno le ali e possono scappare!” 

 “Ci vorrebbe un pò più d’intesa tra l’uomo e la natura. Troppo spesso la natura si diverte a buttare all’aria tutte le nostre ingegnose costruzioni. Cicloni, terremoti… Ma l’uomo non si dà per vinto. Ricostruisce, ricostruisce, bestiolina pervicace. E tutto è per lui materia di ricostruzione. Perché ha in sè quella tal cosa che non si sa che sia, per cui deve per forza costruire, trasformare a suo modo la materia che gli offre la natura ignara, forse e, almeno quando vuole, paziente.” 

 “L’uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa. Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E ch’io possa conoscervi, se non vi costruisco a modo mio?” 

 “Ah che scoperta! Mio padre… La vita di mio padre..” 

 “Fu un attimo, ma l’eternità. Vi sentii dentro tutto lo sgomento delle necessità cieche, delle cose che non si possono mutare: la prigione del tempo; il nascere ora, e non prima e non poi; il nome e il corpo che ci è dato; la catena delle cause; il seme gettato da quell’uomo: mio padre senza volerlo; il mio venire al mondo, da quel seme; involontario frutto di quell’uomo; legato a quel ramo; espresso da quelle radici.” 

 “A tutti i figli forse sarà avvenuto. Notare com’alcunché d’osceno che ci mortifica, laddove è il padre per noi che si rispetta. Notare, dico, che gli altri non dànno e non possono dare a questo padre quella stessa realtà che noi gli diamo.” 

 “Quando un atto è compiuto, è quello; non si cangia più. Quando uno, comunque, abbia agito, anche senza che poi si senta e si ritrovi negli atti compiuti, ciò che ha fatto, resta: come una prigione per lui.” 

 “…l’essere agisce necessariamente per forme, che sono le apparenze ch’esso si crea, e a cui noi diamo valore di realtà. Un valore che cangia, naturalmente, secondo l’essere in quella forma e in quell’atto ci appare.” 

 “Perché avevo voluto dimostrare, che potevo, anche per gli altri, non essere quello che mi si credeva.” 

 “Perché, quand’uno pensa d’uccidersi, s’immagina morto, non più per sé, ma per gli altri?” 

 “Sempre che ci avvenga di scoprire qualcosa che gli altri supponiamo non abbiano mai veduta, non corriamo a chiamare qualcuno perché subito la veda con noi?” 

 “Ma che altro avevo io dentro, se non questo tormento che mi scopriva nessuno e centomila?” 


 “Il dolore ti salva, figliuolo.” “Nella penombra della cameretta rosea in disordine, il silenzio pareva consapevole dell’attesa vana d’una vita che i desideriii momentanei di quella bizzarra creatura non avrebbero potuto mai far nascere né consistere in qualche modo.” 

 “Perché bisogna che lei fermi un attimo in sé la vita, per vedersi. Come davanti a una macchina fotografica. Lei s’atteggia. E atteggiarsi è come diventare statua per un momento. La vita si muove di continuo, e non può mai veramente vedere se stessa.” 

 “Lei non può conoscersi che atteggiata: statua: non viva. Quando uno vive, vive e non si vede. Conoscersi è morire. Lei sta tanto a mirarsi in codesto specchio, in tutti gli specchi, perché non vive; non sa, non può o non vuol vivere. Vuole troppo conoscersi, e non vive.” 

 “Ah, perdersi là, distendersi e abbandonarsi, così tra l’erba, al silenzio dei cieli; empirsi l’anima di tutta quella vana azzurrità facendovi naufragare ogni pensiero, ogni memoria!” 

 “Non è altro che questo, epigrafe funeraria, un nome. Conviene ai morti. A chi ha concluso. Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest’albero, respiro tremùlo di foglie nuove. Sono quest’albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo.” 

 “Pensare alla morte, pregare. C’è pure chi ha ancora questo bisogno, perché muojo ogni attimo, io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori.”