domenica 12 ottobre 2025

Così parlò Zarathustra – Friedrich Nietzsche

“Quand’ebbe compiuto il trentesimo anno, Zarathustra lasciò la sua patria e il lago natio, e si recò su la montagna. Là per dieci anni gioì, senza stancarsene, del suo spirito e della sua solitudine. Ma al fine il suo cuore si mutò; e un mattino egli si levò con l’aurora, s’avanzò verso il sole e così gli disse: Oh grande astro! Che sarebbe della tua felicità se tu non avessi a chi splendere?”

 “Io insegno a voi il superuomo. L’uomo è cosa che dev’essere superata. Che avete voi fatto per superarlo? Tutti gli esseri umani crearono sinora qualche cosa oltre sé stessi: o voi volete essere il riflusso di questa grande marea e ritornare al bruto anziché oltrepassar l’uomo? Che cosa è la scimmia per l’uomo? Un oggetto di riso e di dolorosa vergogna. E questo appunto dev’essere l’uomo pel superuomo: un oggetto di riso o di dolorosa vergogna.” 

 “Ve ne scongiuro fratelli miei, rimanete fedeli alla terra e non prestate fede a coloro che vi parlano di speranze soprannaturali! Sono avvelenatori, coscienti o incoscienti.” 

 “L’uomo è una corda, tesa tra il bruto e il superuomo, – una corda tesa su di una voragine.” 

 “Amo coloro che non cercano già, oltre le stelle, una ragione di sacrificarsi e perire; ma che si immolano alla Terra perché essa appartenga un giorno al superuomo.” 

 “Amo colui che vive per conoscere e che vuole conoscere, affinché un di viva il superuomo. Poi che in tal modo soltanto ei vuole la propria distrazione.” 

 “Sul mio onore, amico mio, rispose Zarathustra, nulla è vero di ciò che tu pensi: non v’ha nè diavolo nè inferno. L’anima tua morrà prima ancora del tuo copro; non temer di nulla!” 

 “Inebriante gioia è pel sofferente guardar lontano dai propri dolori e dimenticare sé stesso. E a me pure il mondo – questa imperfetta immagine di eterna contraddizione – si rivelò un giorno immagine di gioia e d’oblio.” 

 “Una volta lo spirito era Dio, poi si fece uomo e finirà col diventar plebe.” 

 “La vita è difficile a sopportare: per carità, non pretendete d’essere tanto delicati! Noi tutti insieme siamo asini e asine destinati ad essere caricati.” 

 “Se io volessi scuotere con le mie mani quest’albero non potrei. Ma il vento, che noi non vediamo, lo muove e lo piega a suo piacere. Noi siamo scossi e piegati nel peggior dei modi da mani invisibili.”

 “Voi dovete cercare il vostro nemico, combattere la vostra guerra, e ciò per le vostre idee! E se la vostra idea soccombe, che la vostra rettitudine gridi al trionfo! Voi dovete amare la pace perchè è un mezzo a nuove guerre. E dovete amare la pace breve più che lunga. A voi non consiglio la pace, bensì la vittoria. Il vostro lavoro sia la lotta, la vostra pace è la vittoria!” 

 “Voi dite che la buona causa santifica persino la guerra? Ed io vi dico: la buona guerra santifica ogni causa.”

 “Stato – si chiama il più freddo di tutti i mostri. E’ freddo anche nel mentire; e la menzogna ch’esce dalla sua bocca è questa: Io, lo Stato, sono il popolo!” 

“Poco comprende il popolo la grandezza, cioè la creazione, ma ha occhi ed orecchi per i commedianti, per quelli che rappresentano le cose grandi.” 

 “Sempre deve distruggere, chi vuol creare.” 

 “Due cose ricerca il vero uomo: il pericolo e il giuoco. Per ciò egli desidera la donna, ch’è il trastullo più pericoloso.”

 “L’uomo deve essere educato per la guerra e la donna per il diletto del guerriero: tutto il resto è sciocchezza.”

 “Nel vero uomo si cela il bambino che vuol giocare. Orsù, o donne, rendete palese il bambino nell’uomo.” 

 “Ti rechi presso le donne? Non dimenticare la frusta. Così parlò Zarathustra.” 

 “Matrimonio: così io chiamo la volontà che anima due esseri a creare quell’uno che dev’essere superiore a coloro che lo crearono. Io chiamo matrimonio il reciproco rispetto dei volenti per una tale volontà. Questo sia il significato e la vera essenza del tuo matrimonio.”

 “Molte follie di breve durata per voi hanno il nome d’amore. E il vostro matrimonio mette un fine a coteste piccole follie, diventando una follia eterna.”

 “Immaturo è l’amore e l’odio del giovane: troppo in lui ancora son gravi le ali dello spirito.” 

 “Giacché vedendo soffrire l’infelice io mi vergognai della sua vergogna; e quando l’aiutai l’offesi certo nel suo orgoglio. I grandi benefici non ispirano la gratitudine, bensì il desiderio di vendetta; i piccoli, se non vengono dimenticati, si mutano col tempo in vermi roditori.” 

“E ai governanti voltai le spalle, quando vidi che cosa era ciò che essi chiamavano governare: il mercanteggiare e il patteggiare per la potenza con la plebe!”

 “Ciò che il padre tacque s’esprime nella parola del figlio; e bene spesso trovai essere il figlio il segreto rivelato del padre.” 

 “Diffidate di coloro che hanno sempre in bocca la giustizia. In verità, alle loro anime fa difetto non il miele soltanto!”

 “Con tali predicatori dell’uguaglianza io non voglio essere confuso o scambiato. Poi che così parlò in me la giustizia: “Gli uomini non sono uguali.”

 “Tutto non è che un ritorno, un rimpatriare del mio proprio essere, di quella parte di lui ch’errava lontano, sparsa tra le cose e le apparenze.”

 “Poichè nessuno possa vedere nel mio intimo e nella mia ultima volontà, io inventai il lungo e glorioso silenzio.” 

 “Ma invero, il mangiare bene e il bere meglio non è arte da sprezzarsi, o miei fratelli! Spezzate, spezzate le tavole degli insoddisfatti.” 

 “L’uomo deve diventare migliore e anche più malvagio: questo io insegno. Un maggior grado di malvagità è necessario perché prosperi il superuomo.” 

 “Se volete salire molto in alto, adoperate le vostre proprie gambe! Non permettete che altri vi porti; non salite sui dossi e sulle teste degli estranei.”

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Per aspera ad astra