venerdì 30 maggio 2025

Lettera a un bambino mai nato . Oriana Fallaci

"Il cuore e il cervello, non hanno sesso. Nemmeno il comportamento. Se sarai una persona di cuore e di cervello, ricordalo, io non starò certo tra quelli che ti ingiungeranno, di comportarti in un modo o nell'altro in quanto maschio o femmina." 

 "Amore" Onestamente non ho ancora capito di cosa tratti. Il mio sospetto è che si tratti di un imbroglio, gigantesco, inventato per tener buona la gente e distrarla. Di amore parlano i preti, i cartelloni pubblicitari, i letterati, i politici, coloro che fanno all'amore, e parlando d'amore, presentandolo come toccasana di ogni tragedia." 

 "La maternità non è un dovere morale. Non è nemmeno un fatto biologico. È una scelta cosciente." 

 "Potrai amare senza svegliarti una notte con la sensazione di precipitare in un pozzo." 

 "Io, te lo ripeto, non temo il dolore. Esso nasce con noi, cresce con noi, ad esso ci si abitua come al fatto di avere due braccia e due gambe." 

 "La vita è una tale fatica, bambino. È una guerra che si ripete ogni giorno." 

 "Perché avrei dovuto, mi chiedi, perché avresti dovuto? Ma perché la vita esiste, bambino! Mi passa il freddo a dire che la vita esiste, mi passa il sonno, mi sento io la vita. Guarda s'accende una luce. Si odono voci. Qualcuno corre, grida, si dispera. Ma altrove nascono mille, centomila bambini, e mamme di futuri bambini: la vita non ha bisogno né di te né di me. Tu sei morto. Forse muoio anch'io. Ma non conta. Perché la vita non muore." 

 "In fondo, per certa gente, la vera colpa di un uomo e di una donna consiste nell'amarsi in un letto." 

 "Mai due estranei legati allo stesso destino furono più estranei di noi. Mai due sconosciuti uniti nello stesso corpo furono più sconosciuti, più lontani di noi." 

 "Povera cara: hai scoperto che pensare significa soffrire, che essere intelligenti significa essere infelici. Peccato che ti sia sfuggito un terzo punto fondamentale: il dolore è il sale della vita e senza di esso non saremmo umani." 

 "Ma io ti perdono mamma; non tornare al nulla con me, io nascerò un'altra volta." 

 "Solo chi ha pianto molto può apprezzare la vita nelle sue bellezze, e ridere bene. Piangere è facile, ridere è difficile."

 "L'amo con passione la vita, mi spiego? Sono troppo convinta che la vita sia bella anche quando è brutta, che nascere sia il miracolo dei miracoli, vivere: il regalo dei regali. Anche se si tratta d'un regalo molto complicato, molto faticoso, a volte doloroso." 

 "Se nascerai uomo, ad esempio, non dovrai temere d'essere violentato nel buio di una strada. Non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. Non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace." 

 "Così in una stanza gelidamente bianca, attraverso la voce di un uomo gelidamente vestito di bianco, la scienza mi ha dato l'annuncio ufficiale che c'eri" "L'ira mi ha travolto. Sono balzata a sedere sul letto e gli ho gridato che non eri né mio né suo: eri tuo." 

 "Ma cos’è questa vita per cui tu, che esisti non ancora fatto, conti più di me che esisto già fatta? Tu non sei che un bambolottino di carne che non pensa, non parla, non ride, non piange, e agisce soltanto per costruire sé stesso. Ciò che vedo in te non sei te: sono io! Ti ho attribuito una coscienza, ho dialogato con te, ma la tua coscienza era la mia coscienza e il nostro dialogo era un monologo: il mio! Basta con questa commedia, con questo delirio. Non si è umani per diritto naturale, prima di nascere. Umani lo si diventa dopo, quando si è nati, perché si sta con gli altri" 

 "Se tutti riconoscessimo che l'essere amato non ci appartiene, sia egli figlio o compagno, la razza umana sarebbe più libera. E più intelligente." 

 "Dio è un punto esclamativo con cui si incollano tutti i cocci rotti: se uno ci crede vuol dire che è stanco, che non ce la fa più a cavarsela da sé. Tu non sei stanca perché sei l'apoteosi del dubbio. Dio è per te un punto interrogativo, anzi il primo punto interrogativo di infiniti punti interrogativi. E solo chi si strazia nelle domande per trovare risposte, va avanti; solo chi non cede alla comodità di credere in Dio per aggrapparsi a una zattera e riposarsi, può incominciare di nuovo: per contraddirsi di nuovo, smentirsi di nuovo, regalarsi di nuovo al dolore." 

 "Non conosco infanticidio peggiore della guerra. La guerra è un infanticidio in massa, rinviato di vent’anni." 

 "La crudeltà della natura contiene una logica e una saggezza: se ogni possibilità di esistenza diventasse esistenza, morremmo per mancanza di spazio."

 "Non è vero che non credi all'amore, mamma. Ci credi tanto da straziarti perché ne vedi così poco, e perché quello che vedi non è mai perfetto. Tu sei fatta d'amore. Ma è sufficiente credere all'amore se non si crede alla vita? Non appena compresi che tu non credevi alla vita, che facevi uno sforzo ad abitarci e portando me ad abitarci, io mi permisi la prima e l'ultima scelta: rifiutar di nascere, negarti per la seconda volta la luna."

 "Qui da noi ciascuno fa del male a qualcuno, bambino. Se non lo fa, soccombe. E non ascoltare chi dice che soccombe il più buono. Soccombe il più debole, che non è necessariamente il più buono." 

 "Temo che dovrai abituarti a simili cose. Nel mondo in cui ti accingi ad entrare, e malgrado i discorsi sui tempi che mutano, una donna che aspetta un figlio senza esser sposata è vista il più delle volte come una irresponsabile. Nel migliore dei casi, come una stravagante, una provocatrice. O un'eroina. Mai come una mamma uguale alle altre." 

 "Così coloro che vennero prima di lui, fantasmi deludenti di una ricerca sempre fallita. Fallita? A qualcosa servì, dopotutto: a capire che nulla minaccia la tua libertà quanto il misterioso trasporto che una creatura prova verso un'altra creatura, ad esempio un uomo verso una donna, o una donna verso un uomo. Non vi sono cinghie né catene né sbarre che ti costringano a una schiavitù più cieca, a un'impotenza più disperata. Guai se ti regali a qualcuno in nome di quel trasporto: serve solo a dimenticare te stesso, i tuoi diritti, la tua dignità e cioè la tua libertà. Come un cane che annaspa nell'acqua cerchi invano di raggiungere una riva che non esiste, la riva che ha nome Amare ed Essere Amato, e finisci neutralizzato deriso deluso." 

 "È una parola stupenda, la parola persona, perché non pone limiti a un uomo o a una donna, non traccia frontiere tra chi ha la coda e chi non ce l'ha. Del resto il filo che divide chi ha la coda da chi non ce l'ha, è un filo talmente sottile: in pratica si riduce alla facoltà di maturare o no una creatura nel ventre. Il cuore e il cervello non hanno sesso. Nemmeno il comportamento. Se sarai una persona di cuore e di cervello, ricordalo, io non starò certo tra quelli che ti ingiungeranno di comportarti in un modo o nell'altro in quanto maschio o femmina. Ti chiederò solo di sfruttare bene il miracolo d'essere nato, di non cedere mai alla viltà. È una bestia che sta sempre in agguato, la viltà. Ci morde tutti, ogni giorno, e son pochi coloro che non si lasciano sbranare da lei." 

 "Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io: non sono affatto d'accordo con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia. La mia mamma, quando è molto infelice, sospira: «Ah, se fossi nata uomo!». Lo so: il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini" 

 "Ma se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso. E forse di più perché ti saranno risparmiate tante umiliazioni, tante servitù, tanti abusi. [...] Naturalmente ti toccheranno altre schiavitù, altre ingiustizie: neanche per un uomo la vita è facile, sai. Poiché avrai muscoli più saldi, ti chiederanno di portare fardelli più pesi, ti imporranno arbitrarie responsabilità." 

 "Omero era cieco e Leopardi era gobbo. Se gli spartani gli avessero gettati dalla rupe Tarpea, se le loro madri si fossero stancate di portarli in seno, oggi l’umanità sarebbe più povera: escludo che un campione olimpionico valga più di un poeta cieco o storpio. Quanto al sacrificio di custodire nel ventre il feto di un campione olimpionico o di un poeta cieco o storpio, io vi ricordo che la specie umana si propaga così…" 

 "Tu che non conosci ancora la peggiore delle realtà: il mondo cambia e resta come prima."

domenica 25 maggio 2025

Quaderni di Serafino Gubbio operatore – Luigi Pirandello

“Studio la gente nelle sue più ordinarie occupazioni, se mi riesca di scoprire negli altri quello che manca a me per ogni cosa ch’io faccia: la certezza che capiscano ciò che fanno.” 

 “C’è un oltre in tutto. Voi non volete o non sapete vederlo.” 

 “Nessuno ha tempo o modo d’arrestarsi un momento a considerare, se quel che vede fare agli altri, quel che lui stesso fa, sia veramente ciò che sopra tutto gli convenga, ciò che gli possa dare quella certezza vera, nella quale solamente potrebbe trovar riposo.” 

 “Ma che cosa poi farà l’uomo quando tutte le macchinette gireranno da sé, questo, caro signore, resta ancora da vedere.” 

 “Soddisfo, scrivendo, a un bisogno di sfogo, prepotente.” 

 “L’uomo che prima, poeta, deificava i suoi sentimenti e li adorava, buttati via i sentimenti, ingombro non solo inutile ma anche dannoso, e divenuto saggio e industre, s’è messo a fabbricar di ferro, d’acciajo le sue nuove divinità ed è diventato servo e schiavo di esse. Viva la Macchina che meccanizza la vita.” 

 “…le bestie hanno in sé da natura solo quel tanto che loro basta ed è necessario per vivere nelle condizioni, a cui furono, ciascuna secondo la propria specie, ordinate; laddove gli uomini hanno in sè un superfluo, che di continuo inutilmente li tormenta, non facendoli mai paghi di nessuna condizione e sempre lasciandoli incerti nel loro destino.” 

 “Ricordo che mirai quasi con religioso sgomento la fosca mole rotonda di Castel Sant’Angelo , alta e solenne sotto lo sfavillio delle stelle.” 

 “Dolce casa di campagna, Casa dei nonni, piena del sapore ineffabile dei più antichi ricordi familiari, ove tutti i mobili di vecchio stile, animati da questi ricordi, non erano più cose ma quasi intime parti di coloro che v’abitavano, perché in essi toccavano e sentivano la realtà cara, tranquilla, sicura della loro esistenza. Covava davvero in quelle stanze un alito particolare, che a me pare di sentire ancora, mentre scrivo: alito d’antica vita, che aveva dato un odore a tutte le cose che vi erano custodite.” 

 “La luce filtra verde e fervida a traverso le stecche della piccola persiana della finestra, e non si soffonde nella stanza, che rimane in una fresca, deliziosa penombra, imbalsamata dalle fragranze del giardino.” 

 “Io mi guardo dalla gente di professione perbene, come dalla peste.” 

 “Tutti riconosciamo volentieri la nostra infelicità; nessuno, la propria malvagità.” 

 “Ecco, sì; bisogna stare attenti, veramente, alle conseguenze della logica. Tante volte si sdrucciola, e non si sa più dove si vada a parare.” 

 “Per certuni, vorrei dire per moltissimi che non sanno vedere se non se stessi, amare l’umanità spesso, anzi quasi sempre, non significa altri, che esser contenti di sé.” 

 “La vita ci segna; e a chi attacca un vezzo, a chi una smorfia.” 

 “Sempre, nel giudicare gli altri, mi sono sforzato di superare il cerchio de miei affetti, di cogliere nel frastuono della vita, fatto più di pianti che di risa, quante più note mi sia stato possibile fuori dell’accordo de miei sentimenti.” 

 “Il mio amico, signori – ve lo presento: Serafino Gubbio – è operatore: gira, disgraziato, la macchinetta d’un cinematografo.” 

 “Noi possiamo benissimo non ritrovarci in quello che facciamo; ma quello che facciamo, caro mio, è, resta fatto: fatto che ti circoscrive, ti dà comunque una forma e t’imprigiona in essa.” 

 “Come puoi sapere tu, che le hai dentro, in qual maniera tutte queste cose si rappresentano fuori! Chi vive, quando vive, non si vede: vive… Veder come si vive sarebbe uno spettacolo ben buffo!” 

 “Che mondaccio, signor Gubbio, che mondaccio è questo! Ma pajono tutti… che so! Ma perché si deve essere così? Mascherati! Mascherati! Mascherati!” 

 “Ma ogni tanto, ecco, ci sentiamo soffocare; ci vince il bisogno prepotente di spalancare gelosie e imposte per gridare fuori, in faccia a tutti, i nostri pensieri, i nostri sentimenti tenuti per tanto tempo nascosti e segreti.” 

 “Penso che mi farebbe comodo avere un’altra mente e un altro cuore. Chi me li cambia?” 

 “…e tutti sbuffano per cacciarsi via d’attorno l’afa del proprio disgusto; ma, il giorno appresso, tutti ricascano in quell’afa e daccapo ci si scaldano, cicale tristi, condannate a segar frenetiche la loro noja.” 

 “Ah che effetto prodigioso fanno alle donne le lagrime negli occhi d’un uomo, massime se lagrime d’amore!” 

 “A quanti uomini, presi nel gorgo d’una passione, oppure oppressi, schiacciati dalla tristezza, dalla miseria, farebbe bene pensare che c’è, sopra il soffitto, il cielo, e che nel cielo ci sono le stelle. Anche se l’esserci delle stelle non ispirasse loro un conforto religioso. Contemplandole, s’inabissa la nostra inferma piccolezza, sparisce nella vacuità degli spazii, e non può non sembrarci misera e vana ogni ragione di tormento.” 

 “Il terrore sorge dal riconoscere con un’evidenza spasimosa, che la pazzia s’annida e cova dentro a ciascuno di noi e che un nonnulla potrebbe scatenarla.” 

 “Come sono sciocchi tutti coloro che dichiarano la vita un mistero, infelici che vogliono con la ragione spiegarsi quello che con la ragione non si spiega.” 

 “La vita non si spiega; si vive.” 

 “E’ come una farfalla fissata crudelmente con uno spillo, ancora viva. Non osa batter le ali, non solo perché non spera di liberarsi, ma anche e più per non farsi scorgere troppo.” 

 “Pare che non si possa fare a meno di commettere il male, per essere stimati uomini. Per conto mio, io so bene, benissimo, d’essere uomo: male, n’ho commesso, e tanto!” 

 “Che tristezza! Il ricordo che cerca di rifarsi vita e non si ritrova più nei luoghi che sembrano cangiati, che sembrano altri, perché il sentimento è cangiato, il sentimento è un altro. Eppure credevo d’essere accorso a quella villetta col mio sentimento d’allora, col mio cuore d’un tempo!” 

 “Avete voi riso della favola della volpe e dell’uva? Io no, mai. Perché nessuna saggezza m’è apparsa più saggia di questa, che insegna a guarir d’ogni voglia, disprezzandola.” 

 “Io mi salvo, io solo, nel mio silenzio, col mio silenzio, che m’ha reso così – come il tempo vuole – perfetto.”

martedì 20 maggio 2025

L’Italia giacobina e carbonara – Montanelli

“Io vedo nel Risorgimento e in tutto quello che lo preparò l’unica cosa nobile e bella che l’Italia abbia fatto negli ultimi 400 anni, e non mi sembra dir poco” 

 “Il potere era tutto, e tutto era nel potere. Anche la cultura era rimasta legata al suo carro, e la massa, oltre a non avere strumenti per esprimersi non aveva nemmeno la coscienza di sè e un alfabeto con cui formarsela e manifestarla. Ma qui occorre una breve panoramica della situazione sociale perchè fu proprio su di essa che l’esercito rivoluzionario di Napoleone, a differenza di tutti gli altri invasori che nei secoli lo avevano preceduto, agì da elemento catalizzato creando, in contrapposto al Principe, un nuovo interlocutore: la pubblica opinione. Che questa fosse più ostile che favorevole ai nuovi venuti, conta poco. Ciò che conta è ch’essi la evocarono e la chiamarono nel giuoco politico.” 

 “Ogni regione insomma aveva un suo tipo di borghesia. In Piemonte la formavano i funzionari dello Stato. A Roma i notai e gli impiegati della Curia. Nel Sud, gli avvocati.” 

 “Sotto di essi covava soltanto il solito spirito protestatario delle masse italiane, capaci di tumulti, al massimo di rivolte, ma non di rivoluzioni. Per rivoluzione, esse intendevano l’evasione fiscale” 

 “L’indomani le truppe austriache fecero il loro ingresso a Venezia, e il dolore spezzò il cuore del vecchio doge Manini che, dicono, cadde a terra fulminato. Con un tratto di pennsa, quattordici secoli di gloria erano stati cancellati.” 

 “Il patriottismo siciliano – in qualunque forma si manifesti, separatista o autonomista – non è mai stato che questo e seguita ad esserlo anche oggi: la trincea del privilegio e l’alibi, da parte di chiunque detenga il potere, del diritto di abusarne.” 

 “La Sicilia restava praticamente qual era da secoli: una foresta pietrificata, una giungla di privilegi e monopoli, dove chi non era oppresso era oppressore, e viceversa.” 

 “Come sempre capita in italia, il padrone nuovo, regolarmente accolto come liberatore, faceva rimpiangere quello vecchio.” 

 “Ma gli uomini non contano per ciò che pensano. Contano per ciò che fanno, e che spesso è il contrario di ciò che pensano di fare.” 

 “Nacqui di famiglia nobile in una città ignobile -scrisse Leopardi. oggi questa città ignobile, Recanati, rigurgita di targhe dedicate a lui. Ne hanno messe dovunque sia passato o si sia seduto, e forse in questa postuma devozione c’è anche del rimorso: la provincia italiana prodiga sempre ai figli morti gli omaggi che gli nega da vivi.” 

 “Mazzini non si rassegnava, non si rassegnerà mai alla retorica e alla teatralità degl’Italiani. E questo fu un altro dei motivi che lo resero sempre straniero in patria.”

giovedì 15 maggio 2025

Le terre promesse – Jean-Michel Guenassia

“Odio mia madre. Non dovrei dirlo, ma la violenza del mio risentimento mi travolge.” 

 “Tutti i genitori del mondo devono fare i conti con le idee eversive dei figli, con la loro voglia di abbattere il vecchio mondo per costruirne uno in cui sia bello vivere, in genere fanno buon viso a cattivo gioco, lasciano che la tempesta passi e, non appena gli anni ribelli sono alle spalle, la vita riprende il suo corso: è quello che fanno tutti i genitori, no?”

 “Dove scappare quando si hanno diciassette anni? Non saremmo andati molto lontano.” “

Eppure, esito a condannarlo senza riserve: che vita sarebbe stata la mia se fossi nato nel 1910 a San Pietroburgo e avessi visto nascere e crescere la più grande rivoluzione della storia dell’umanità, una speranza incredibile di giustizia sociale? Ci avrei sicuramente creduto, come milioni di russi.” 

 “Chiudiamo le nostre emozioni e i nostri stati d’animo come beni preziosi nella cassaforte della nostra buona educazione, tenendo a distanza dai nostri sentimenti coloro che amiamo, e questa delicatezza alla fine ci allontana gli uni dagli altri. Si serbano i propri segreti, non ci si sbottona, si coltiva la discrezione come una religione, e si condivide istintivamente l’idea di Brassens secondo il quale mostrare il cuore o il culo è la stessa cosa.” 

 “Credere non basta, bisogna voler credere.” 

 “Abbiamo visto Gioventù bruciata, e per due ore sono rimasto ipnotizzato come non avrei mai immaginato che mi potesse succedere, da scordare che ero seduto in un cinema a guardare un film.” 

 “Non bisogna mai prestare i libri. Mai. Per nessun motivo. Soprattutto quelli cui si tiene, perché non li rivedremo più: il tasso di restituzioni è inversamente proporzionale alla qualità del romanzo. Per lo più, gli amici finiscono col pensare di averli letti, dimenticano che non erano di loro proprietà e li regalano a qualche loro amico.” 

 “Siamo incapaci di comunicare pacificamente, di superare le nostre vecchie ferite, arriva un momento in cui bisogna squarciare, schiacciare l’altro, sopravvivere, vincere.” 

 “Nessuno è al riparo da un incidente, dalla sfortuna o da un gesto inconsulto, nessuno può giurare che questa sera stessa non dormirà in prigione. O in un manicomio.” 

 “Non c’è mai una sola causa all’origine di un male.” 

 “Per me, leggere è l’incarnazione della vita, come mangiare o respirare, semplicemente indispensabile all’esistenza…” 

 “Daniel spiegò che era il momento della ripresa dell’attività giudiziaria, i magistrati erano di cattivo umore, dovevano rimettersi al lavoro, occuparsi dei casi dei colleghi malati, meglio non disturbarli se non si voleva irritarli.”

 “Quanti libri hai letto e quanti ne leggerai prima che Dio ti chiami a sé?” 

 “Più leggo, più mi dispero per tutto quello che non leggerò.” 

 “Procedevamo su strade diverse e incompatibili. Era un sentimento diffuso, un rifiuto di quella modernità che avevamo davanti agli occhi, il concetto di società dei consumi non era ancora stato inventato ma ci mancava poco, ci stavamo avviando con gioia e diletto verso il grande bazar dell’accumulo, i supermercati si accingevano a diventare i nuovi templi in cui si sarebbero riuniti i fedeli del credo consumistico.” 

 “Perché siamo così incerti circa il nostro avvenire, sapendo benissimo ciò che non si vuol fare ma mai ciò che si vuol fare della propria vita?” 

 “I vincitori non sono mai generosi, hanno talmente sofferto prima di prevalere, hanno avuto talmente tanta paura di perdere, che devono farla pagare ai vinti e vendicare i loro morti nel sangue. Occhio per occhio. Non esiste perdono, c’è soltanto un accumulo di odio che si trasforma in pulsioni che nessuno controlla, l’animalità fa parte dell’umanità, è orribile, è esecrabile, ma è nella nostra natura, il mondo va avanti soltanto con la violenza. Non esiste rivoluzione pacifica. Siamo orripilati perché le vittime sono dei nostri, e il peggio è che sono stati uccisi proprio quei francesi che volevano rimanere nella nuova Algeria e che la sostenevano. Non c’è alcuna logica, alcuna ragionevolezza, è assurdo, ma bisogna andare avanti. Con il bene e con il male. Non c’è nient’altro da fare. Andare avanti. Domani, si ricostruirà sulle macerie e sui cimiteri.” 

 “…non si può applicare sempre una morale di ferro ai propri amici, se si è intransigenti li si perde tutti, bisogna concedere loro il beneficio del dubbio, è preferibile avere amici un po’ ballerini che non averne affatto. E poi hanno vite da cani, non potevano far niente di più. Su, noi non siamo migliori di loro.”

 “Io ho preso la Leica M e ho fatto fotografie dell’Etna azzurrino che appariva in lontananza col suo pennacchio di fumo grigio…” 

 “…nessuno legge più i maestri, uno spinge avanti i pedoni e crede di giocare bene perché ha battuto dei cattivi giocatori.” 

 “La donna è la prima colonia dell’uomo.” 

 “…ci sei tu, fotografo, e la fotografia che scatti, oggetto finito e soggetto sognato a un tempo, ma non siete niente se non interviene un terzo incomodo che si chiama spettatore ed è colui che guarderà la foto. Hai capito? Una foto esiste soltanto se viene vista.” 

 “Viene sempre un momento in cui l’individuo finisce col desistere, in cui accetta di rinunciare alla vita, che ha partire da quell’istante non ha più il minimo valore, in cui molla tutto e s’infischia di morire. Dopo undici giorni di interrogatori brutali, Igor aveva appena raggiunto quel limite.”

 “La sola cosa che conta è ciò che si vive nel presente e ciò che si vivrà domani con le persone che si amano.” 

 “Terra promessa. E’ qualcosa nell’ordine della fede, del sogno, non potrete mai impedire a un uomo di pensare che altrove la vita sarà migliore e di predisporsi ad affrontare qualsiasi rischio per accedervi. Costi quel che costi. E’ quello che si chiama speranza.”

 “Nessuno sceglie la propria vita.” 

 “Sapeva di essere potente, credette di essere intoccabile.” 

 “Paul chiuse gli occhi. La Terra promessa… dove si trova? La si sogna, ma è un miraggio, il nome che si dà alle nostre illusioni, nessuno vi accede mai.” 

 “Dio è il nome che diamo al nostro dolore.” 

 “Ho cercato qualcosa d’impossibile. Una stella che non esiste. Volevo che i nostri sogni diventassero realtà. Non ha funzionato. Non si può cambiare il mondo…”

sabato 10 maggio 2025

La luna e i falò - Cesare Pavese

"Così questo paese, dove sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l'ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto... Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti..." 

 "La voglia che un tempo avevo avuto in corpo di sbucare per quello stradone, girare il cancello tra il pino e la volta dei tigli, ascoltare le voci, le risate, le galline, e dire "eccomi qui, sono tornato" davanti alle facce sbalordite di tutti - dei servitori, delle donne, del cane e del vecchio -, e gli occhi biondi e gli occhi neri delle figlie mi avrebbero riconosciuto dal terrazzo - questa voglia non me la sarei cavata più. Ero tornato, ero sbucato, avevo fatto fortuna, ma le facce, le voci e le mani che dovevano toccarmi e riconoscermi, non c'erano più. Da un pezzo non c'erano più. Quel che restava era come una piazza l'indomani della fiera, una vigna dopo la vendemmia, il tornar solo in trattoria quando qualcuno ti ha piantato." 

 "Mi ricordai la delusione ch'era stata camminare la prima vola per le strade di Genova - ci camminavo nel mezzo e cercavo un pò d'erba. C'era il porto, questo sì, c'erano le facce delle ragazze, c'erano i negozi e le banche, ma un canneto, un odor di fascina, un pezzo di vigna, dov'erano? Anche la storia della luna e dei falò la sapevo. Soltanto, m'ero accorto, che non sapevo più di saperla." 

 "Nuto l'ha molto quest'idea che una cosa che deve succedere interessa a tutti quanti, che il mondo è mal fatto e bisogna rifarlo." 

 "Ho sempre visto che la gente, a lasciarle tempo, vuota il sacco." 

 "Ho pensato sovente che razza di figli sarebbero potuti uscire da noi due - da quei suoi fianchi lisci e duri, da quel ventre biondo nutrito di latte e di sugo d'arancia, e da me, dal mio sangue spesso. Venivamo tutti e due da chi sa dove, e l'unico modo di sapere chi fossimo, che cosa avessimo veramente nel sangue, era questo. Sarebbe bella, pensavo, se mio figlio somigliasse a mio padre, a mio nonno, e così mi vedessi davanti finalmente chi sono." 

 "Gli diceva che sono soltanto i cani che abbaiano e saltano addosso ai cani forestieri e che il padrone aizza un cane per interesse, per restare padrone, ma se i cani non fossero bestie si metterebbero d'accordo e abbaierebbero addosso al padrone. Dove pigliasse queste idee non so, credo da suo padre e dai vagabondi; lui diceva ch'era come la guerra che s'era fatta nel '18 - tanti cani scatenati dal padrone perchè si ammazzassero e i padroni restare a comandare. Diceva che basta leggere il giornale - i giornali di allora - per capire che il mondo è pieno di padroni che aizzano i cani." 

 "E di nuovo, guardandomi intorno, pensavo a quei ciuffi di piante e di canne, quei boschetti, quelle rive - tutti quei nomi di paesi e di siti là intorno - che sono inutili e non danno raccolto, eppure hanno anche quelli il loro bello - ogni vigna la sua macchia - e fa piacere posarci l'occhio e saperci i nidi. Le donne, pensai, hanno addosso qualcosa di simile." 

 "Appena fuori della luce del locale, si era soli sotto le stelle, in un baccano di grilli e di rospi. Io avrei voluto portarmela in quella campagna, tra i meli, i boschetti, o anche soltanto l'erba corta dei ciglioni, rovesciarla su quella terra, dare un senso a tutto il baccano sotto le stelle." 

 "Così questo paese, dove non sono nato, ho creduto per molto tempo che fosse tutto il mondo. Adesso che il mondo l'ho visto davvero e so che è fatto di tanti piccoli paesi, non so se da ragazzo mi sbagliavo poi di molto." 

 "Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione." 

 " e mi accorgevo in quel momento che anche il mare è venato con le righe delle correnti, e che da bambino guardando le nuvole e la strada delle stelle, senza saperlo avevo già cominciato i miei viaggi." 

 "E poi a me Nuto piaceva perché andavamo d'accordo e mi trattava come un amico. Aveva già allora quegli occhi forati, da gatto, e quando aveva detto una cosa finiva: "Se sbaglio, correggimi". Fu così che cominciai a capire che non si parla solamente per parlare, per dire "ho fatto quello" "ho mangiato e bevuto", ma si parla per farsi un'idea, per capire come va questo mondo." 

 "A quei tempi non mi capacitavo che cosa fosse questo crescere, credevo fosse solamente fare delle cose difficili come comprare una coppia di buoi, fare il prezzo dell'uva, manovrare la trebbiatrice. Non sapevo che crescere vuol dire andarsene, invecchiare, veder morire, ritrovare la Mora com'era adesso." 

 "Che cos'è questa valle per una famiglia che venga dal mare, che non sappia niente della luna e dei falò? Bisogna averci fatto le ossa, averla nelle ossa come il vino e la polenta, allora la conosci senza bisogno di parlarne e tutto quello che per tanti anni ti sei portato dentro senza saperlo si sveglia adesso al tintinnio di una martinicca, al colpo di un bue, al gusto di una minestra, a una voce che senti sulla piazza di notte." 

 "Lui non è andato per il mondo, non ha fatto fortuna. Poteva succedergli come succede in questa valle a tanti -di venir su come una pianta, d'invecchiare come una donna o un caprone, senza sapere che cosa succede di là dalla Bormida, senza uscire dal giro della casa, della vendemmia, delle fiere. Ma anche a lui che non si è mosso è toccato qualcosa, un destino -quella sua idea che le cose bisogna capirle, aggiustarle, che il mondo è mal fatto e che a tutti interessa cambiarlo... Capivo che da ragazzo...mi preparavo al mio destino, a vivere senza una casa, a sperare che di là dalle colline ci fosse un paese più bello e più ricco." 

 "Di tutto quanto, della Mora, di quella vita di noialtri, che cosa resta? Per tanti anni m'era bastata una ventata di tiglio la sera, e mi sentivo un altro, mi sentivo davvero io, non sapevo nemmeno bene perché. Una cosa che penso sempre è quanta gente deve viverci in questa valle e nel mondo che le succede proprio adesso quello che a noi toccava allora, e non lo sanno, non ci pensano. Magari c'è una casa, delle ragazze, dei vecchi, una bambina - e un Nuto, un Canelli, una stazione, c'è uno come me che vuole andarsene via e far fortuna - e nell'estate battono il grano, vendemmiano, nell'inverno vanno a caccia, c'è un terrazzo - tutto succede come a noi. Dev'essere per forza così. I ragazzi, le donne, il mondo, non sono mica cambiati. Non portano più il parasole, la domenica vanno al cinema invece che in festa, danno il grano all'ammasso, le ragazze fumano - eppure la vita è la stessa, e non sanno che un giorno si guarderanno in giro e anche per loro sarà tutto passato." 

 "Ma io, che non credevo nella luna, sapevo che tutto sommato soltanto le stagioni contano, e le stagioni sono quelle che ti hanno fatto le ossa, che hai mangiato quand'eri ragazzo."

 " La prima cosa che dissi, sbarcando a Genova in mezzo alle case rotte dalla guerra, fu che ogni casa, ogni cortile, ogni terrazzo, è stato qualcosa per qualcuno e, più ancora che al danno materiale e ai morti, dispiace pensare a tanti anni vissuti, tante memorie, spariti così una notte senza lasciare un segno. O no? Magari è meglio così, meglio che tutto se ne vada in un falò d'erbe secche e che la gente ricominci. In America si faceva così - quando eri stufo di una cosa, di un lavoro, di un posto, cambiavi. Laggiù perfino dei paesi intieri con l'osteria, il municipio e i negozi adesso sono vuoti, come un camposanto."

lunedì 5 maggio 2025

Nel tempo di mezzo - Marcello Fois

"Sei venuto nella terra dove tutto è antico, prendersi e lasciarsi è solo il frutto dei millenni." 

"Erano più che libri, più che storie: indizi di un mondo altro, pronto da esplorare." 

 "L'esistenza è come un carico di pane o di frutta che qualcuno deve incaricarsi di portare fino a casa...come un percorso , una strada polverosa dove si lasciano orme leggere...in fondo si vede una piccola casa con un fumaiolo da cui esce sempre il fumo, qualunque sia la stagione: nelle storie le stagioni non contano.La casa non è vicina, anzi sembra allontanarsi a ogni passo, e il carico comincia a pesare... cosa lo faccia andare avanti è presto detto:quel carico. Quel suo nipote ritrovato è esattamente un motivo in più per intrattenersi lungo il cammino, senza fretta di arrivare. Perché, lui lo sa, arrivare a quella casa significa smettere di camminare. Capito?" 

 "Ognuno alleva i propri fantasmi, e li chiama in modi differenti. Ricordi, a volte." 

 "Ma lo vuoi capire o no che i figli non ti rendono più forte?Ti indeboliscono invece, ti rivelano abissi di paure che nemmeno immaginavi!" 

 "Il dolore è preciso, la felicità è svagata. Perché uno è guerriero armato, l'altra è fanciulla." 

 "In quanto all'autarchia ai nuoresi non si poteva certo spacciare per una pensata particolare. Da quelle parti non si era fatta nient'altro che autarchia dalla notte dei tempi. Si mangiava il proprio pane, il proprio formaggio, i propri legumi. E si beveva il proprio, terribile, vino. Appunto." 

 "Dalla cima del paradiso semplice di un cibo caldo e di un letto pulito si dubita realmente di questo mondo rovesciato. Eppure è così che va." 

 “Esiste un nome per definire una madre che ha perso la sua bambina? Come si dice orfana al contrario? Oppure semplicemente non si dice, perché non c’è niente di naturale, di visibile, in un mondo dove i genitori sopravvivono ai figli” 

"Segno che, a essere del tutto franchi, nemmeno quelli che sembrano cambiamenti improvvisi, improvvisi lo sono veramente. D'improvviso c'è solo il momento in cui ne prendiamo coscienza." 

 "Nel loro universo regna il paradosso, perché sono state educate a comandare solo a patto d'esser schiave" 

 "Lei procedeva come procedevano le donne di questa terra, senza tentennamenti di fronte all'amore." 

 "Siamo il risultato di una disobbedienza e che ce la raccontino sotto forma di frutto proibito poco importa" 
 "Piccole poiana saettavano sui picchi delle colline rocciose, talmente vicine alle spiagge da eliminare qualunque certezza a proposito del fatto che mare e montagna fossero inconciliabili. Per lui, friulano, quell'inconciliabilità era un postulato a cui adesso, da sardo, doveva rinunciare. Lo vedeva con i suoi occhi come a breve distanza crescevano ginepri e abeti. In una concentrazione che costringeva la natura a esprimersi sinteticamente, ma nella perfezione delle genetiche che pure aveva stabilito per tutti." 

 "L'uomo ricevette il foglio con diffidenza, quasi si trattasse di qualcosa di sporco. In effetti non era nient'altro che carta cotta dal tempo e dall'essere stata a lungo custodita in tasca. Con la cautela che si deve a un'antica pergamena, l'uomo lo distese posando i quattro lembi sul tavolo e spianandoli come se fossero le porzioni di un panno caldo di stiratura." 

 "Se vorrai diventare parte di questa terra imparerai cosa significa strazio .... E' la maledizione e la benedizione delle isole: sempre andare e sempre tornare ... con strazio."

giovedì 1 maggio 2025

Il velo dipinto – W. Somerset Maugham

La storia che segue è stata suggerita da questi versi di Dante: Deh, quando tu sarai tornato al mondo, e riposato de la lunga via…” 

 “Scoprì che se voleva fargli fare qualcosa a cui la sua sensibilità si ribellava, le bastava non dargli pace, e alla fine, esausto, egli si arrendeva.” 

 “La vanità ferita può rendere una donna più vendicativa di una leonessa depredata dai suoi piccoli.” 

 “Attingeva di continuo alla bottiglia, e col procedere della cena fu chiaro che era tutt’altro che sobrio. Ma se era ubriaco lo era in modo non fastidioso, gaiamente, come un satiro che avesse rubato un otre di vino a un pastore dormiente.” 

 “Tutto passava, e quale traccia restava del passaggio? Sembrava a Kitty che tutti loro, il genere umano, fossero come le gocce d’acqua di quel fiume e corressero, flutto anonimo, al mare, ognuno così vicino all’altro e tuttavia così separato. Poiché le cose duravano un tempo così breve e niente contava granché, era triste che gli uomini, annettendo un’importanza assurda a cose insignificanti, rendessero sé stessi e gli altri tanto infelici.” 

 “Non ci capisco niente. La vita è così strana. Mi sento come uno che ha vissuto da sempre in un minuscolo laghetto e d’improvviso gli fanno vedere il mare. Mi toglie un po’ il fiato, eppure mi riempie di euforia. Non ho voglia di morire, ho voglia di vivere.” 

 “Un po’ di fumo perduto nell’aria, così era la vita dell’uomo.” 

 “Fra tutte, la cosa più ricca di bellezza è una vita bella. E’ questa l’opera d’arte più perfetta.”

 “Ricordi che fare il proprio dovere non è nulla, è un obbligo e non è più meritorio del lavarsi le mani quando sono sporche; la sola cosa che conta è l’amore del dovere; quando amore e dovere sono tutt’uno, allora si ha in sé la grazia e si gode una felicità che l’intelletto non può concepire.”