lunedì 28 aprile 2025

L’isola del Giorno prima – Umberto Eco

“Eppure m’inorgoglisco della mia umiliazione, e poiché a tal privilegio son condannato, quasi godo di un’aborrita salvezza: sono, credo, a memoria d’uomo, l’unico essere della nostra specie ad aver fatto naufragio su di una nave deserta.” 

 “…il Sole, carnefice che taglia con l’ascia dei suoi raggi il collo all’ombre.” 

 “Insomma, concludeva Roberto, per evitare le guerre non bisognerebbe mai fare trattati di pace.” 

 “E dunque andate alla morte dopo aver gustato la vita. Siamo animali tra gli animali, figli entrambi della materia, salvo che siamo più disarmati. Ma poiché a differenza delle bestie sappiamo che dobbiamo morire, prepariamoci a quel momento godendo della vita che ci è stata data dal caso e per caso.” 

 “Signore Iddio, la guerra è bella, ma voglio battermi per il mio piacere e non perché il mio avversario mangia carne al venerdì. I pagani erano più saggi di noi. Avevano anche loro tre dei, ma almeno la loro madre Cibele non pretendeva di averli partoriti restando vergine.” 

 “La prima qualità di un onest’uomo è il disprezzo della religione, che ci vuole timorosi della cosa più naturale al mondo, che è la morte, odiatori dell’unica cosa bella che il destino ci ha dato, che è la vita, e aspiranti a un cielo dove di eterna beatitudine vivono solo i pianeti, che non godono né di premi né di condanne, ma del loro moto eterno, nelle braccia del vuoto. Siate forte come i saggi dell’antica Grecia e guardate alla morte con occhio fermo e senza paura. Gesù ha sudato troppo aspettandola. Che cosa aveva da temere, d’altra parte, poiché sarebbe risuscitato?” 

 “Forte è un re che tutto distrugge, più forte una donna che tutto ottiene, ma più forte ancora il vino che affoga la ragione.” 

 “Credeva di doversi abituare all’idea, e non aveva ancora capito che alla perdita di un padre è inutile abituarsi, perché non accadrà una seconda volta: tanto vale lasciare la ferita aperta.” 

 “Se l’idea di Dio non è nota in stato di natura, deve dunque trattarsi di una invenzione umana.” 

 “Il compito di un romanzo è di insegnare dilettando, e quel che insegna è riconoscere le insidie del mondo.” 

 “Spesso gli uomini, per non dire a se stessi che sono gli autori del loro destino, vedono questo destino come un romanzo, mosso da un autore fantasioso e ribaldo.” 

 “Il filosofo deve avere il coraggio di criticare tutti gli insegnamenti menzogneri che ci sono stati inculcati, e tra questi vi è l’assurdo rispetto per la vecchiaia, come se la giovinezza non fosse massimo tra i beni e le virtù.” 

 “Quella che onoriamo come prudenza nei nostri maggiori, altro non è che timor panico dell’azione. Vorrete sottomettervi a costoro quando la pigrizia ha debilitato i loro muscoli, indurito le loro arterie, evaporato i loro spiriti e succhiato la midolla delle loro ossa?” 

 “Mi direte che senza quel padre voi non sareste stato, né lui senza il suo, e così fino a Melchisedech. Ma è egli che deve qualcosa a voi, non voi a lui: voi pagate con molti anni di lacrime un suo momento di piacevole solletico.” 

 “Pretendono filosofare e ti assalgono di malittiosi Perché, perché Dio ha dato leggi al Mondo, perché si proibisce la Fornicattione, perché il Figlio di Dio si è incarnato, e usano ogni tua Risposta per tramutarla in una Prova d’Ateismo. Ecco i Belli Spiriti del Tempo: Epicurei, Pirroniani, Diogenisti, e Libertini” 

 “Non era questa la manifestazione del più compiuto amore, quale lo professava alla sua Signora, amare da lungi rinunciando all’orgoglio del dominio?” 

 “I prìncipi desiderano essere aiutati ma non superati. Ma sarete prudente anche con gli uguali. Non umiliateli con le vostre virtù. Non parlate mai di voi stesso: o vi lodereste, che è vanità, o vi vitupereste, che è stoltezza…e soprattutto, se avrete delle passioni, non le metterete in mostra, per nobili che vi appaiono. Non si deve consentire a tutti l’accesso al proprio cuore. un silenzio prudente e cauto è la teca della saggezza.” 

 “E’ virtù sovra la virtù dissimulare la virtù” 

 “L’uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma.” 

 “Allora voi amate, e quindi desiderate e non desiderate. L’amore rende nemici di se stessi. Temete che il raggiungere il fine vi deluda. Vi dilettate in limine, come dicono i teologi, godete del ritardo” 

 “Non amando, so parlare d’amore meglio di voi, che l’amore rende muto.” 

 “La verità è una giovinetta tanto bella quanto pudica e perciò va sempre avvolta nel suo mantello.” “Il prudente non deve legarsi a un solo carro.” 

 “Parlare sempre seriamente causa fastidio. motteggiare sempre, disprezzo. Filosofar sempre, tristezza. Burlar sempre, disagio. Ho fatto la parte di tutti i personaggi, secondo il tempo e l’occasione, e qualche volta sono stato anche il folle di corte.” 

 “Infine, la perfezione dell’amore non è d’essere amato, ma d’essere Amante.” 

 “Il lume di ragione lo lasci alla vecchia teologia. Oggi vuole la scientia la prova dell’experientia.” 

 “Gli antichi pretendevano che per una domanda esistesse una sola risposta, mentre il gran teatro parigino gli aveva offerto lo spettacolo di una domanda a cui si rispondeva nei modi più vari.” 

 “Se si mettono in acqua i bambini di pochi mesi, essi sanno nuotare, perché la natura ci ha fatto natanti come ogni altro animale. Malauguratamente siamo più inclini al pregiudizio e all’errore, e quindi crescendo acquistiamo false nozioni sulle virtù dei liquidi, così che timore e sfiducia ci fanno perdere quel dono nativo.” 

 “Era nato in un paese lontanissimo dal mare e aveva posto piede su una nave solo in tarda età quando – diceva – ormai il suo corpo era un solo intignarsi della cuticagna, appannarsi della vista, mocciar del naso, bucinar delle orecchie, ingiallir del dentame, irrigidirsi della cervice, imbargigliarsi del gorgozzule, impodagrarsi dei talloni, avvizir del coiame, inscialbirsi del crine, crepitar delle tibie, tremolare dei diti, incespar dei piedi, e il suo piede era un solo spurgar di catarri tra sornacchi di bava e scacchiare di scialiva.” 

 “Non gli era chiaro (né può esserlo a noi) se essa fosse diventata l’Isola, o Lilia, o entrambe, o lo ieri in cui tutte e tre erano relegate, per quell’esiliato in un oggi senza fine, il cui futuro stava solo nell’arrivare, in qualche suo domani, al giorno prima.” 

 “Gli amanti amano più i loro mali che i loro beni.” 

 “Roberto sapeva che la gelosia si forma senza alcun rispetto per quel che è, o che non è, o che forse non sarà mai; che è un trasporto che da un male immaginato trae un dolore reale; che il geloso è come un ipocondriaco che diventa malato per paura di esserlo. Quindi guai, si diceva, lasciarsi prendere da questa ciancia dolorifica che ti obbliga a raffigurarti l’Altra con un Altro, e nulla come la solitudine sollecita il dubbio, nulla come il fantasticare trasforma il dubbio in certezza. Però, aggiungeva, non potendo evitare d’amare non posso evitare d’ingelosire e non potendo evitare d’ingelosire non posso evitare di fantasticare.” 

 “Per ogni cosa temuta, c’è un’opposta speranza che ci sprona. Non così quando si ama in assenza dell’amata; l’assenza è all’amore come il vento al fuoco: spegne il piccolo, fa avvampare il grande.” 

 “Aveva capito che, quando non ci si può vestire della pelle del leone ci si veste di quella della volpe, perché dal Diluvio si sono salvate più volpi che leoni.” 

 “Chi non scopre subito le proprie carte lascia gli altri in sospeso; in tal modo ci si circonda di mistero, e quello stesso arcano provoca l’altrui rispetto.” 

 “Oh Parigi, golfo smisurato in cui le balene s’appiccioliscono come delfini, paese delle sirene, emporio delle pompe, giardino delle soddisfazioni, meandro degli intrighi, Nilo dei cortigiani e Oceano della simulazione.” 

 “Ferrante considerava la donna ritratto dell’incostanza, ministra delle frodi, volubile nella lingua, tarda nei passi e presta nel capriccio.” 

 “La gioia della vita nasce dal sentimento che sia gaudio che cordoglio sono di breve durata, e guai a sapere che godremo di una eterna beatitudine.” 

 “E la terra era lì, sulla linea dell’orizzonte, una enorme incombente sconfinata polenta di maiz, che ancora cuoceva in cielo e quasi gli cascava addosso gorgogliando di febbriciosa e febbricante febbrosità febbrifera, febbricitando febbriciante in bolle boglienti nel loro bollimento, bollicanti di un bollichio bollicamentoso, ploppete ploppete plop.” 

 “Sono entrato nella vita sapendo che la legge è di uscirne. Come aveva detto Saint-Savin, si impersona la propria parte, chi più a lungo, chi più in fretta, e si esce di scena. Me ne sono visto molti passar davanti, altri mi vedranno passare, e daranno lo stesso spettacolo ai loro successori.” 

 “Ma di solito riflettiamo sempre e soltanto sulla morte degli altri. Eh si, tutti abbiamo abbastanza forza per sopportare i mali altrui. Poi viene il momento che si pensa alla morte quando il male è nostro, e allora ci si accorge che né il sole né la morte si possono guardare fissi. A meno che non si abbiano avuti dei buoni maestri.”

venerdì 25 aprile 2025

La casa in collina – Cesare Pavese

“Già in altri tempi si diceva la collina come avremmo detto il mare o la boscaglia. Ci tornavo la sera, dalla città che si oscurava, e per me non era un luogo tra gli altri, ma un aspetto delle cose, un modo di vivere.” 

 “Con la guerra divenne legittimo chiudersi in sé, vivere alla giornata, non rimpiangere più le occasioni perdute.”

 “E sul fresco della collina, in quel vuoto, in quell’ansia che manteneva all’erta, ritrovavo un sapore più antico, contadino, remoto.” 

 “Più che di Cate m’importava del tempo, degli anni. Era incredibile. Otto, dieci? Mi pareva di avere riaperto una stanza, un armadio dimenticati, e d’averci trovata dentro la vita di un altro, una vita futile, piena di rischi. Era questo che avevo scordato. Non tanto Cate, non i poveri piaceri di un tempo. Ma il giovane che viveva quei giorni, il giovane temerario che sfuggiva alle cose credendo che dovessero ancora accadere, ch’era già uomo e si guardava sempre intorno se la vita giungesse davvero, questo giovane mi sbalordiva.” 

 “Passai dalla scuola, ma non c’era nessuno. Allora andai solo, per strade e caffè, sfogliai dei libri da un libraio, mi soffermai davanti a vecchie case che contenevano ricordi mai più rinvangati.” 

 “Pareva un luogo abbandonato, senza vita, una parte del bosco. E come succede di un bosco, si poteva soltanto spiarlo, fiutarlo; non viverci o possederlo a fondo.” 

 “Ma quel cauto equilibrio d’ansie, di attese e di futili speranze in cui adesso trascorrevo i giorni, era fatto per me, mi piaceva: avrei voluto che durasse eterno.” 

 “Tu te ne infischi; – mormorò senza guardarmi – ma hai ragione. Non hai mai visto far la fame né bruciare casa tua.”

 “La salvezza non venne. Vennero, bisbigliate, le prime notizie di sangue.”

 “Pregare, entrare in chiesa, pensai, è vivere un istante di pace, rinascere in un mondo senza sangue.” 

 “In sostanza chiedevo un letargo, un anestetico, una certezza di esser ben nascosto. Non chiedevo la pace del mondo, chiedevo la mia.” 

 “Ne abbiamo colpa tutti quanti – dissi – abbiamo tutti detto evviva.” 

 “Sapevo cos’era uno sparo e il suo sibilo.” 

 “Se un ignoto, un nemico, diventa morendo una cosa simile, se ci si arresta e si ha paura a scavalcarlo, vuol dire che anche vinto il nemico è qualcuno, che dopo averne sparso il sangue bisogna placarlo, dare una voce a questo sangue, giustificare chi l’ha sparso.”

 “Ci si sente umiliati perché si capisce – si tocca con gli occhi – che al posto del morto potremmo essere noi: non ci sarebbe differenza e se viviamo lo dobbiamo al cadavere imbrattato. Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.” 

 “Io non credo che possa finire. Ora che ho visto cos’è guerra, cos’è guerra civile, so che tutti, se un giorno finisse, dovrebbero chiedersi: E dei caduti che facciamo? perché sono morti? Io non saprei cosa rispondere. Non adesso, almeno. Né mi pare che gli altri lo sappiano. Forse lo sanno unicamente i morti, e soltanto per loro la guerra è finita davvero.”

martedì 22 aprile 2025

Trattato Sulla Tolleranza – Voltaire

“Ci si dimentica presto quella folla di morti che cade in innumerevoli battaglie: ciò avviene per l’inevitabile fatalità della guerra, e inoltre quelli che muoiono per la sorte delle armi avrebbero potuto a loro volta uccidere i loro nemici e non sono morti senza avere la possibilità di difendersi” 

“Si direbbe che si sia fatto voto di odiare i propri fratelli, dal momento che siamo abbastanza religiosi per odiare e perseguitare, e lo siamo troppo poco per amare e per soccorrere” 

 “Ed ecco quale fu il loro supplizio. Venivano sospesi all’estremità di una lunga pertica messa in bilico su un palo diritto. Un gran fuoco era acceso sotto di loro: vi venivano calati e poi ritirati, alternativamente. Così provavano i tormenti della morte, per gradi, finchè spiravano attraverso il più lungo e il più spaventoso supplizio che mai barbarie abbia inventato” 

 “La filosofia, la filosofia da sola, questa sorella della religione, ha disarmato le mani che la superstizione aveva per così lungo tempo insanguinato, e lo spirito umano, destatosi dalla sua ebbrezza, si è meravigliato degli eccessi cui lo aveva condotto il fanatismo” 

 “Non cercate di turbare i cuori e tutti i cuori saranno per voi” 

 “I tempi passati non sono mai esistiti. Bisogna sempre partire dal punto in cui si è, e da quello in cui le nazioni sono giunte” 

 “Il diritto naturale è quello che la natura indica a tutti gli uomini. Avete allevato vostro figlio: egli vi deve dunque rispetto perchè siete suo padre, riconoscenza perchè siete suo benefattore. Avete diritto ai prodotti della terra che avete coltivato con le vostre mani. Avete fatto e ricevuto una promessa: essa deve essere mantenuta. Il diritto umano non può essere fondato, in nessun caso, che su questo diritto di natura; il fondamentale principio, il principio universale di entrambi i diritti è su tutta la terra: “Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te” 

 “Troppo a lungo la menzogna ha dominato gli uomini” 

 “Lo dico con orrore, ma sono sincero: siamo noi, i cristiani, noi siamo stati i persecutori, i boia, gli assassini! E di chi? Dei nostri fratelli. Siamo noi che abbiamo distrutto cento città, con il crocifisso o la Bibbia in mano, e che non abbiamo smesso di spargere sangue e di accendere roghi, dal regno di Costantino fino al furore dei cannibali che abitavano le Cevenne: furori che, grazie al cielo, oggi non esistono più” 

 “Gli uomini già da molto tempo hanno avuto il loro inferno su questa terra” 

 “Felice quella contraddizione che porta costumi moderati quando si hanno leggi sanguinarie”

 “Se volete assomigliare a Gesù Cristo, siate martiri e non carnefici”

 “Dovunque ci sia una società organizzata, una religione è necessaria; le leggi vegliano sui delitti conosciuti, e la religione su quelli che restano segreti” 

domenica 20 aprile 2025

Kaputt - Curzio Malaparte

"Sono un italiano. Non sappiamo più agire, non sappiamo più assumere alcuna responsabilità, dopo venti anni di schiavitù. Ho anch’io, come tutti gli italiani, la schiena spezzata. In questi venti anni abbiamo speso tutta la nostra energia per sopravvivere. Non siamo più buoni a nulla. Non sappiamo che applaudire." 

 "La guerra, tutti sanno, è una partita di caccia dove gli uomini sono, insieme, cacciatori e selvaggina; un gioco nel quale gli uomini, armati di fucile, si dànno la caccia l’un l’altro." 

 "A un certo punto l’ufficiale si ferma davanti al ragazzo, lo fissa a lungo, in silenzio, poi gli dice con voce lenta, stanca, piena di noia: “Ascolta, non ti voglio far del male. Sei un bambino, io non fo la guerra ai bambini. Hai sparato sui miei soldati, ma io non fo la guerra ai bambini. Lieber Gott, non l’ho inventata io la guerra. L’ufficiale s’interrompe, poi dice al ragazzo con una voce stranamente dolce: “Ascolta, io ho un occhio di vetro. E' difficile riconoscerlo da quello vero. Se mi sai dire, subito, senza pensarci su, quale dei due è l’occhio di vetro, ti lascio andar via, ti lascio libero”. “L’occhio sinistro” risponde pronto il ragazzo. “Come hai fatto ad accorgertene?”. “Perché dei due è l’unico che abbia qualcosa di umano”." 

 "Vi sono innumerevoli famiglie di bellissimi uccelli, in Ucraina. Volano a migliaia cinguettando tra le foglie delle acacie, si posano lievi sugli argentei rami delle betulle, sulle spighe di grano, sulle ciglia d'oro dei girasoli, per beccarne i semi nei loro grandi occhi neri. Cantano senza posa in fondo alla voce del cannone, nel crepitio delle mitragliatrici, dentro l'alto rombo degli aerei sull'immensa pianura ucraina. Si posano sulle spalle dei soldati, sulle selle, sulle criniere dei cavalli, sugli affusti dei pezzi, sulle canne dei fucili, sulle torrette dei Panzer, sulle scarpe dei morti. Non hanno paura dei morti. Sono uccelli piccoli, vispi, allegri, alcuni sono grigi, altri verdi, altri rossi, altri ancora sono gialli. Alcuni hanno rosso o turchino soltanto il petto, altri soltanto il collo, altri soltanto la coda. Alcuni sono bianchi con la gola azzurra, e ne ho visti alcuni piccolissimi e orgogliosi, tutti bianchi, immacolati. La mattina all'alba cominciano a cantare dolcemente fra il grano, e i tedeschi levano la testa dal triste sonno ad ascoltare il loro canto felice. Volano a migliaia sui campi di battaglia di Dniester, del Dnieper, del Don, cinguettando liberi e lieti, e non hanno paura della guerra, non hanno paura di Hitler, delle SS, della Gestapo, non si fermano sui rami a contemplare la strage, ma si librano nell'azzurro cantando, seguono dall'alto gli eserciti in marcia nella sterminata pianura. Ah, son proprio belli, gli uccelli dell'Ucraina" 

 "La guerre même n'est qu'un rêve," dice il Principe Eugenio passandosi la mano sugli occhi e sulla fronte. "Muore tutto ciò che l'Europa ha di nobile, di gentile, di puro. La nostra patria è il cavallo. Voi capite quel che voglio dire. La nostra patria muore, la nostra antica patria. E tutte quelle immagini ossessionanti, quella continua ossessione dei nitriti, dell'odore orrendo e triste dei cavalli morti, rovesciati sulle strade della guerra, non vi pare che rispondano alle immagini della guerra, alla nostra voce, al nostro odore, all'odore dell'Europa morta? Non vi sembra che anche quel sogno significhi qualcosa di simile? Ma forse è meglio non interpretare i sogni." 

"Taisez-vouz," dice il Principe Eugenio. Poi si piega verso di me, e dice a voce bassa: "Ah! si je pouvais souffrir comme vous!" 

 "A Smolensk ho visto alcuni prigionieri russi mangiare i cadaveri dei loro compagni morti di fame e di freddo. I soldati tedeschi li stavano a guardare in silenzio, con l'aria più gentile e più rispettosa del mondo. I tedeschi sono pieni di umanità, non è vero? Ma non era colpa loro, non avevano nulla da dar da mangiare ai prigionieri, perciò li stavano a guardare scuotendo la testa, e dicevano: arme Leute, povera gente. I tedeschi sono un popolo sentimentale, sono il popolo più sentimentale e più civile del mondo. Il popolo tedesco non mangia cadaveri. Un popolo civile non mangia i cadaveri. Mangia uomini vivi." 

 "E' di gran moda, oggi, far la puttana, in Italia. Tutti fanno la puttana. Il Papa, il Re, Mussolini, i nostri amati Principi, i cardinali, i generali, tutti fanno la puttana, in Italia. (...) E' sempre stato così, sarà sempre così. Ho fatto anch'io la puttana, per molti anni, come tutti gli altri. Poi quella vita m'è venuta a schifo, mi son ribellato, son finito in galera. Ma anche finire in galera è un modo per far la puttana. Anche far l'eroe, anche pugnare per la libertà è un modo per fare la puttana, in Italia. Anche dire che questo è una menzogna, un insulto per tutti coloro che sono morti per la libertà è un modo di far la puttana. Non c'è scampo " 

 "Ma c’era nel suo sentimento per la Spagna quella indefinibile sfumatura di sensuale passione e di segreto orrore, che sempre si accompagna, in ogni uomo del Nord, all’amore per le terre del Mediterraneo: la stessa sensuale ripugnanza che si dipinge nel viso degli spettatori negli antichi Trionfi della Morte, dove le scene macabre, lo spettacolo dei verdi cadaveri dissepolti, distesi nudi al sole come lucertole morte, tra fiori carnosi e fortemente odorati, suscitano negli astanti un orrore sacro, una voluttà che insieme li attira e li respinge."

 "Un azzurro così misterioso, che ricordava il mare, quell’azzurro misterioso del mare in certe ore misteriose del giorno."

giovedì 17 aprile 2025

Il Giardino dell’Eden – E. Hemingway

“Era stato meraviglioso e si erano sentiti autenticamente felici e lui prima non sapeva che si potesse amare qualcuno sino al punto di non curarsi di nient’altro e di credere che tutto il resto non esistesse.” 

 “C’era solo felicità e amore reciproco e quindi fame e sazietà e un nuovo inizio.” 

 “Perchè dobbiamo seguire le leggi di tutti gli altri? Noi siamo noi!”

 “Col vino no non ti senti a disagio, si disse, e che cosa berrai quando il vino non ti farà più da copertura.” 

 “Fai attenzione, si disse, tanto meglio se scrivi semplicemente e più semplice è, meglio è. Ma non cominciare a pensare in modo così maledettamente semplice. Prima sapere quanto è complicato e poi esprimerlo semplicemente.” 

 “Era tragico constatare quanto spesso i primi romanzi fossero i soli buoni romanzi che gli scrittori americani avevano dentro di sè” 

 “Ricorda, tutto va bene finchè non va male. Quando andrà male, lo saprai.” 

 “La felicità nelle persone intelligenti è la cosa più rara che conosco” 

 “Ma non metterti a biasimare chi ami nè a distribuire biasimo. Sarà tutto distribuito a tempo debito e non da te.”

 “Suo padre, che aveva condotto la propria vita più disastrosamente di qualsiasi uomo che lui avesse mai conosciuto, dava dei consigli meravigliosi. Li distillava dall’amaro infuso di tutti i suoi errori precedenti con la rinfrescante aggiunta degli errori nuovi che stava per commettere e li dava con un’accuratezza e una precisione che recavano l’autorità di un uomo che aveva sentito tutte le più sinistre disposizioni della sua sentenza e non le dava più importanza di quanta ne avesse data alle clausole scritte in piccolo sopra un biglietto di transatlantico.” 

 “E’ terribile essere a letto insieme e sentirsi soli.”

 “Io l’amo davvero e tu prendine nota, whisly, e tu rendimi testimonianza, Perrier vecchia mia vecchia Perrier, io ti sono stato fedele, Perrier, alla mia fottuta maniera.”

martedì 15 aprile 2025

Come vento cucito alla terra – Ilaria Tuti

“La vampata sulfurea del fiammifero sembrò presagire l’apparizione del demonio. Se fosse comparso, non sarebbe stata la prima creatura degli inferi a passare di lì, quella notte. Nella mansarda l’aria era ferma e puzzava della violenza consumata, di un’umanità bestiale. Dalla finestra spalancata non entrava un alito di vento a spazzarne le tracce. Sembrava che i passi del male avessero lasciato altre impronte, là fuori. Un pianto sommesso, giù in strada, una nenia funebre, poco lontano.” 

 “Nessuno nasceva per salvare il mondo, né per essere salvato. Sull’anima di ciascuno non poteva gravare la condanna di un auspicio. Se il destino esisteva, allora non poteva essere che quello di cercare la propria strada. 

 “Non li sentite, i cannoni? Tuonano da anni. Nelle piazze, dalle pagine dei giornali che ci chiamano isteriche, dagli ospedali psichiatrici in cui continuano a rinchiudere le più indomite delle nostre sorelle. Non le sentite urlare? Sono grida di guerra. Una guerra di diritti. Qualcuna di noi dovrà pur combatterla. Se non noi – oggi, adesso – dovranno farlo le nostre figlie domani.” 

 “Non sempre possiamo proteggerci dalla vita.” 

 “Mani di donna, mani di Dio, avrebbe detto la sua nonna italiana. Mani capaci di sfamare col nulla, di accudire il bisognoso, di difendere senza armi. Di sollevare il mondo, se fosse stato necessario.”

 “Se la forza e la caparbietà avevano una consistenza e un sapore, allora dovevano essere quelli dell’acqua e del sale, e se c’era una parola a cui si erano accompagnate, lungo tutta la sua vita, era speranza.” 

 “Non si poteva affidare la speranza ad altri. Bisognava farsi speranza, opporre resistenza e barricate, ricucire e andare avanti, rimboccarsi le maniche, e bussare alle porte chiuse, per farle aprire.” 

 “Cate prese il bisturi. Le mani erano ferme, i pensieri improvvisamente chiari. Sulla lama incontrò il proprio sguardo, ed era determinato. Incise.” 

 “Non siamo veramente sole. Siamo tante.” 

 “Stiamo scardinando un ordine secolare, compagne. Ecco che cosa li preoccupa. Vogliono capire come conservare i loro privilegi.” 

 “Fame. Alexander non l’avrebbe mai più dimenticata, se fosse sopravvissuto. Non era il languore che si provava al sicuro di una casa, né l’ingordigia di uno stomaco abituato a ricevere subito quanto desiderato. Era una mancanza continua che scavava, scavava, scavava, sempre.” 

“Lord Esher si fermò in mezzo al corridoio, sotto un dipinto raffigurante sant’Agata, protettrice delle donne colpite dalla violenza di un uomo. Teneva le mani dietro la schiena.” 

 “Cate a volte si sentiva vento, sfuggente persino a se stessa, ai desideri più incarniti.” 

 “Aveva visto i soldati più rudi dare di stomaco e svenire, incapaci di soccorrere i compagni perché sconvolti. In quelle stesse ferite quelle donne affondavano occhi e mani, salde e sicure. Donne talmente risolute da tacitare qualunque protesta, anche la sua.” 

 “La guerra non dilaniava solo corpi, toglieva anche il tempo, separava dagli affetti, accresceva le distanze, morsicava la vita prima di inghiottirla.” 

 “Si passò una mano sulla guancia. La cicatrice era appena distinguibile, un lavoro fatto a regola d’arte. Un soldato di professione salvato da una ginecologa. Scoppiò a ridere e la risata risuonò tra le macerie come speranza, vita che pulsava.” 

 “Raccontava alla sua bambina la storia di un gruppo di donne testarde e coraggiose, spaventate ma risolute, che avevano deciso di rischiare tutto per realizzare un sogno. Quelle sedici donne erano diventate centoventiquattro, la squadra di Endell Street. Gli unici uomini ammessi erano i soldati di guardia all’ingresso del cortile.” 

 “Riparare. Ricucire. Correggere il destino, quando era possibile. Serviva vocazione, serviva l’ambizione folle di diventare ciò che a una donna veniva ripetuto di non poter essere.” 

 “Alla maternità, cara, non c’è soluzione. Si diventa madri e lo si resta per sempre.” 

 “Suo padre avanzò con l’incedere di un lord, il bastone da passeggio nella mano guantata ticchettava sollevando in Alexander ricordi d’infanzia come spifferi gelidi. Era il suono della sua presenza nella casa, quello a cui tutti in famiglia scattavano sull’attenti, o fuggivano, fingendosi impegnati in faccende inderogabili.” 

 “Perché quando è un uomo a fare qualcosa di ardito e disperato viene considerato un eroe, e quando invece una donna compie la stessa impresa la si definisce pazza?” 

 “Ci vuole vero coraggio, ci vuole un cuore forte nel petto, per vivere in un mondo che ti rifiuta.” 

 “Sapete che in latino padre si dice pater? Pa, da pascere, significa nutrire, proteggere. Questo dovrebbe fare un padre. Esattamente come e quanto una madre.” 

 “Quella notte avrebbe faticato a prender sonno. Troppe parole sbagliate erano state dette da un genitore che non sarebbe mai stato un padre. Altre, invece, più tenere e veritiere, erano state taciute, perché non potevano essere confessate.” 

 “La piccola chiuse gli occhi e si strinse alla madre. Cate la respirò a lungo. L’avrebbe nutrita di fiducia in se stessa, di sogni, di entusiasmi. L’avrebbe cresciuta libera. Mai umiliata, mai colpita, né ferita. Sarai come tu vorrai – le promise.” 

 “Lo avrebbero presto ripreso, fatto di lui un uomo come la società richiedeva, o calpestato.” 

 “Vorrei veniste a Harrow Road, a vedere le cose che ho visto io. Bambini nati menomati che dovranno vivere di carità per tutta la vita. Bambini nati menomati che dovranno vivere di carità per tutta la vita. Bambini di strada amputati dal passaggio di una carrozza che nemmeno si è fermata, che hanno imparato a giocare a pallone con un piede solo, o a mangiare con un piede, perché le mani le hanno perse in fabbrica. Ho visto donne tentare di allattare con ciò che restava dei seni, dopo la furia di un marito violento. Voi soldati non state affrontando nulla che quelle donne e quei bambini non abbiano già affrontato e superato, e non da ora, ma da sempre, senza che nessuno volesse vedere. Ricordatevelo, la prossima volta che il peso dell’ingiustizia vi sembrerà troppo gravoso.” 

 “Vi ascolto sempre, anche quando non dite nulla.” 

 “Certo che serve, la rabbia. Ne abbiamo avuta tanta qui, e in Francia, e in Belgio. Ci ha sostenuto, ci ha fatto gridare, a volte piangere, ma guarda dove siamo arrivate anche grazie alla rabbia. Abbiamo saputo trasformarla, è stata il fuoco che ha acceso la passione.” “

Cara, se avessimo aspettato il momento ritenuto più opportuno per rivendicare ciò che ci spetta, adesso saremmo tutte da qualche altra parte, con una tazza di tè in una mano e nell’altra… il nulla.” 

 “La guerra era perdere tutto nel tempo di un battito di ciglia.” 

 “Sei ancora la stessa visione che mi apparve nel fango del campo di battaglia di Ypres. Tra la cenere della distruzione, avevi appena iniziato a salvarmi.” 

 “La guerra non era finita, alcuni si dicevano convinti che sarebbe durata ancora a lungo, ma Cate, per quel momento, la percepiva finalmente lontana. Il filo d’oro attorno all’anulare riluceva, tremolante, al vento della vita. Un vento di donna cucito alla terra di un uomo.”

sabato 12 aprile 2025

Hippie – Paulo Coelho

“Nel settembre del 1970, due luoghi si contendevano il privilegio di essere considerati il centro del mondo: Piccadilly Circus, a Londra, e il Dam, ad Amsterdam. Ma non tutti ne erano al corrente: infatti, la maggior parte delle persone interrogate avrebbe risposto: La Casa Bianca, negli Stati Uniti, oppure: Il Cremlino, nell’Unione Sovietica. E questo perché si trattava di individui che attingevano le proprie informazioni dai giornali, dalla televisione, dalla radio – mezzi di comunicazione che stavano declinando rapidamente e che non avrebbero mai più acquistato la rilevanza di cui godevano nell’epoca in cui erano stati inventati.” 

 “…quel famoso libro, intitolato Il mattino dei maghi, scritto da Louis Pauwel e da Jacques Bergier – sovietico di origine ebrea, instancabile esploratore del mondo dell’occulto – sosteneva esattamente il contrario dei vari libelli politici che quei ragazzi avevano sino frequentato: asseriva che il mondo offriva cose interessantissime, che esistevano ancora alchimisti, maghi, catari, templari.” 

 “Andò a sedersi al solito posto nel Dam, aprì il libro che stava leggendo e che pochi conoscevano, la qual cosa conferiva al suo autore lo status di cult. Era Il Signore degli Anelli, di J. R.R. Tolkien, una saga che si svolge in luoghi mitici come quello che intendeva visitare presto.” 

 “Il mondo sembrava meno pericoloso, allora…” 

 “Non presagirono l’incubo. Non ebbero coscienza della prossimità dell’inferno. Non poterono prepararsi a ciò che li aspettava.” 

 “…il panico monta al punto che si ha la percezione di non trovarsi in quel luogo. Il cervello si blocca – scompaiono il terrore e la paura, e si soggiace all’ineluttabilità di ciò che sta per accadere. Le emozioni si annullano e l’individuo sprofonda in una sorta di limbo: tutto avviene in una zona del cervello finora inesplorata.”

 “Ecco, la nuova realtà del paese: quella gente aveva preso il comando, e non c’era nessuno al quale rivolgersi per denunciare i soprusi.” 

 “Aveva la consapevolezza che gli eventi andassero affrontati senza paura, come inevitabili accadimenti della vita: se è impossibile scegliere la loro portata, si può comunque decidere come reagire.” 

 “L’assassino più esecrabile è colui che uccide la nostra gioia di vivere.” 

 “E’ importante condividere. Per quanto possa apparire scontato, è fondamentale non lasciarsi condizionare dal pensiero egoistico di arrivare da soli alla fine del viaggio. Chi agisce in quel modo, scoprirà soltanto un paradiso vuoto, privo di interesse, e presto si ritroverà sopraffatto dalla noia.” 

 “Non dovete preoccuparvi. Io sono felice, adesso. Fra qualche tempo, arriverete a capire che l’università non appartiene al mio destino: non sono nato per prendere una laurea e trovarmi un lavoro. Io sono nato per vivere libero, e realizzerò il mio sogno.” 

 “Aveva trascorso gran parte della gioventù in preda alla paura, e adesso era arrivato il momento di mostrarsi coraggioso nei confronti della vita e determinato nel cammino che aveva intrapreso.”

 “Aveva una certezza: non poteva tornare indietro. Adesso c’era solo il cammino verso la luce.” 

 “Chiunque abbia fiducia in se stesso, deve fidarsi del prossimo. Perché sa che, quando verrà tradito – e inevitabilmente ciò accadrà, perché così è la vita -, saprà proseguire nel suo cammino. Una parte del senso – e del piacere – dell’esistenza è rappresentata dal fatto di correre dei rischi.” 

 “Ho bisogno di riscoprire la bellezza, soltanto questo.” 

 “Non condannare ciò che non capisci.” 

 “Per la prima volta da quando era salito su quell’autobus capì che tutto era già scritto: doveva fare quel viaggio, conoscere quelle persone, compiere quei passi che spesso evitava per mancanza di coraggio – in poche parole, abbandonarsi all’universo.”

 “D’accordo, sarebbe stato un solo giorno, ma pensava che il tempo fosse il bene più prezioso di cui disponeva sulla faccia della terra. un solo giorno, certo: quello che sua madre aveva implorato sul letto di morte. Un solo giorno valeva più di tutti i regni del pianeta.” 

 “La danza è una forza che trasforma: richiede impegno, ma non giudica.”

 “Diciamo che so cosa voglio trovare. Ma ignoro dove sia.” 

 “Ancora una volta, erano andati in direzioni opposte, per quanto stessero entrambi cercando di incontrarsi.”

 “Sostengo che soffri di depressione perché non sei mai veramente presente: il tuo sguardo vaga, non rivela alcuna luce, soltanto noia.” 

 “Di certo, non voleva più continuare a vivere quella vita – la vita di chi possiede tutto, ma non sa godere di niente: proprio di niente.” 

“Camminate insieme e gioite della vita, ma mantenete sempre un passo di distanza, affinché l’uno non abbia modo di aggrapparsi all’altro. Anche la caduta appartiene al cammino, e bisogna imparare a rialzarsi da soli.” 

 “Nel suo intimo, sapeva che le porte sono sempre aperte, per coloro che vogliono davvero oltrepassare le soglie. E’ sufficiente abbassare la maniglia.”

 “…sembra che alcune persone provino una sorta di piacere, vedendo che qualcuno sta peggio di loro: la morbosità dell’essere umano non conosce limiti.”

 “Chiedimi qualunque cosa. Sei sempre stato un padre magnifico: più che con le parole, mi hai insegnato a vivere con il tuo esempio.- – Sono contenta che tu dica questo. Infatti, se io ti ho educato per anni, adesso desidero che sia tu a insegnarmi a vivere. Vorrei viaggiare insieme a te per il mondo, vedere ciò che non ho mai visto, saper ammirare la notte e il mattino.” 

 “Entrambi erano assetati d’Infinito. Ed era facile placare quella sete: bastava consegnarsi alla vita e lasciare che l’Infinito si manifestasse.” 

  “Leggi i poeti, frequenta i loro versi.” 

 “Non voleva distruggere la magia di quel momento, tuttavia doveva chiederglielo: Te lo aspettavi? Eri pronta a questo? Karla non rispose: si limitò a sorridere, lasciandolo per sempre senza una risposta. Ecco il vero amore: una domanda senza risposta.”

mercoledì 9 aprile 2025

Gli anni – Annie Ernaux

“Tutte le immagini scompariranno.” 

 “Come il desiderio sessuale, la memoria non si ferma mai. Appaia i morti ai vivi, gli esseri reali a quelli immaginati, il sogno alla storia.” 

 “Nelle conversazioni attorno a una tavolata in festa saremo soltanto un nome, sempre più senza volto, finché scompariremo nella massa anonima di una generazione lontana.” 

 “I giorni di festa dopo la guerra, nella lentezza interminabile dei pranzi, sbucava dal nulla e prendeva forma il tempo già cominciato, quello che talvolta sembrava paralizzare i genitori quando si dimenticavano di risponderci, gli occhi fissi nel vuoto, il tempo in cui noi non eravamo, in cui non saremmo mai stati, il tempo di prima.” 

 “Nei tempi andati di cui si narrava c’erano soltanto guerre e fame.” 

 “L’unica cosa certa è il suo desiderio di diventare grande. E l’assenza di questo ricordo: quello della prima volta in cui le è stato detto, davanti alla foto di un infante con una camiciola seduto su un cuscino, in mezzo a immagini identiche, ovali e di color bistro, questa sei tu, obbligata a riconoscere se stessa in quell’altro, un essere paffuto che aveva vissuto un’esistenza misteriosa in un tempo scomparso.” 

 “Vivevamo nella scarsità.” 

 “Il silenzio era il sottofondo delle cose e la bicicletta misurava la velocità della vita.” 

 “Si badava a ciò che possedevano i vicini, li si invidiava se avevano comprato qualche simbolo di progresso che ne potesse determinare la superiorità sociale. In città, i giovanotti ostentavano le loro Vespe e volteggiavano attorno alle signorine.” 

 “Avevamo il tempo di desiderare le cose. Possederle non deludeva mai.” 

 “Il progresso era l’orizzonte delle esistenze. Significava benessere, salute dei bambini, case luccicanti e strade illuminate, il sapere, tutto ciò che voltava per sempre le spalle alle oscurità della campagna e della guerra.” 

 “A luglio seguivamo alla radio il Tour de France e incollavamo su un quadernone le fotografie di Geminiani, Darrigade e Coppi ritagliate dai giornali.” 

 “Che alcuni maestri di scuola e alcune persone istruite, dalla condotta irreprensibile, non credessero in nulla era vissuto come un’anomalia. La religione era l’unica fonte di moralità, conferiva quella dignità umana senza la quale la vita sarebbe stata simile a quella dei cani.” 

 “Aspettavamo la prima comunione con impazienza, premessa gloriosa a tutto ciò che di importante sarebbe accaduto in seguito, il ciclo, la licenza elementare o l’entrata alle medie.” 

 “Pubblica, privata, la scuola si assomigliava, luogo di trasmissione di un sapere immutabile nel silenzio, nell’ordine e nel rispetto delle gerarchie, la sottomissione assoluta.” 

 “Soltanto gli insegnanti avevano il diritto di fare domande. Se non si capiva una parola o una spiegazione la colpa era solo nostra.” 

 “Riuscire a farcela rappresentava un evento, salutato come tale dai giornali che infatti pubblicavano i nomi dei promossi. Chi falliva misurava precocemente il peso dell’indegnità, non era capace.” 

 “Tutti cercavamo confusamente dei modelli adatti alla nostra età.” 

 “Il futuro è troppo immenso perché lei riesca a immaginarlo. Arriverà, tutto qui.” 

 “Nessuno parlava dei campi di concentramento, se non incidentalmente, a proposito di un qualcuno che aveva perso i genitori a Buchenwald. Seguiva un silenzio contrito. Era diventata una sciagura privata.” 

 “Gli adulti sospettavano che fossimo demoralizzati dagli scrittori moderni, dicevano che non avevamo più rispetto per niente.” 

 “Eravamo avidi di jazz, di spiritual, di rock ‘n’ roll. Tutto ciò che si cantava in inglese era aureolato di una misteriosa bellezza.”

 “La vita dopo la maturità è una scala in salita che si perde nella nebbia.” 

 “Restare vestiti sulla battigia o entrare in acqua per bagnarsi soltanto i piedi sollevandosi la gonna erano cose che si facevano sempre di meno. Dei timidi e di chi non accondiscendeva all’allegria diffusa, si diceva, ha dei complessi. Era l’inizio della società del divertimento.” 

 “L’avvenire non era altro che il ripetersi di una serie di esperienze date, il servizio militare di ventiquattro mesi, il lavoro, il matrimonio, i figli. Da noi ci si aspettava che accettassimo con naturalezza il perpetuarsi delle cose.”

 “Le persone non si chiedevano più a cosa servissero le cose, avevano semplicemente voglia di possederle e soffrivano di non guadagnare abbastanza per potersele permettere subito.” 

 “Accadeva ciò che non avremmo mai creduto possibile, veniva autorizzato il commercio della cosa più vietata di tutte, la pillola anticoncezionale. Non si osava domandarla al dottore, lui a sua volta non la proponeva, soprattutto se non si era sposate. Era una richiesta impudica. Ci era chiaro che con la pillola la vita sarebbe cambiata completamente, libere di disporre dei nostri corpi al punto di averne paura. Libere come gli uomini.” 

 “Nel corso dell’esistenza personale, la Storia non esisteva. Eravamo soltanto felici o infelici a seconda dei giorni.” 

 “Il futuro si annuncia in termini materiali molto precisi, ottenere un posto migliore, promozioni, acquisti, il bambino che entra all’asilo, non si tratta più di sogni, ma di previsioni.” 

 “Ora è ciò che ha alle spalle a essere diventato oggetto del desiderio, non ciò che ha davanti: ritrovarsi in quella stanza a Roma nell’estate del ’63.” 

 “Era in fondo a noi stessi, nei desideri umiliati, nello scoramento della sottomissione, che si trovavano le ragioni per aderire alle notti infiammate di Parigi.” 

 “Il discorso sul piacere dominava tutti gli altri. Bisognava godere leggendo, scrivendo, facendo il bagno, defecando. Era il fine ultimo delle attività umane.” 

 “La società adesso aveva un nome, si chiamava società dei consumi.” 

 “Gli ideali del Maggio si convertivano in oggetti e in intrattenimento.”

 “La consapevolezza dei gulag, diffusa da Solzenicyn, accolta come un’epifania, seminava confusione e imbrattava l’orizzonte della Rivoluzione.”

 “La Crisi, concetto oscuro e senza forma, era diventata l’origine e la spiegazione di tutto, la certezza del male assoluto.” 

 “Lo stupore si affievoliva. Ci dimenticavamo che in passato non avremmo mai creduto di vedere tutto ciò a cui stavamo assistendo. Eppure lo vedevamo, e non succedeva niente.”

 “Con il walkman la musica penetrava per la prima volta il corpo, ci si poteva vivere dentro, murati dal mondo.” 

 “Il dovere della memoria diventava un obbligo civico, il segno di una coscienza giusta, un nuovo patriottismo.” 

 “La religione cattolica era scomparsa dall’orizzonte quotidiano senza troppo clamore. Le famiglie non ne trasmettevano più né la conoscenza né gli usi.” 

 “La Chiesa non terrorizzava più l’immaginario dei preadolescenti, non regolamentava più i rapporti sessuali, non esercitava più il dominio sul ventre delle donne. Venendo meno la sua principale sfera d’influenza, il sesso, aveva perso tutto.” 

 “Quando vede qualche bambino giocare nella sabbia di un giardinetto si stupisce che le succeda già di ricordarsi l’infanzia dei suoi figli e di sentirla così lontana.” “

 “Si respirava un bisogno di guerra, come se alle persone mancassero eventi importanti da troppo tempo, costrette ad assistere da spettatori a quelli che vedevano accadere in televisione. C’era un desiderio di riallacciare i legami con la vecchia tragedia.” 

 “Noi che avevamo abortito nelle cucine, che avevamo divorziato, che avevamo creduto che i nostri sforzi per liberarci sarebbero serviti ad altre, noi provavamo una grande stanchezza. Non sapevamo più se la rivoluzione delle donne ci fosse stata davvero.”

 “I figli, soprattutto i maschi, lasciavano a fatica la casa di famiglia, il frigo pieno, la biancheria lavata, il rumore di fondo delle cose dell’infanzia. Facevano l’amore con candore nella camera vicina alla nostra. Si assestavano all’interno di una lunga giovinezza, il mondo non li stava aspettando.” 

 “Di sua madre ricorda gli occhi, le mani, il profilo, la voce no, o altrimenti in maniera astratta, senza grana. La vera voce è perduta, non ne conserva alcuna traccia materiale.” 

 “Quella donna le pare altrettanto improbabile quanto gli occhi della ragazza di venticinque anni lo era la donna di quaranta che non poteva neanche immaginare di essere un giorno e che non è già più.” 

 “Da sempre pensare all’Africa riempiva di torpore. Si conveniva tacitamente sul fatto che fosse collocata in un tempo anteriore al nostro, dalle usanze barbare, con dittatori sanguinari che compravano castelli in Francia. I suoi mali sembravano destinati a non aver mai fine. Era il continente dello scoraggiamento.” 

 “Fare la spese richiedeva più tempo, implicava più complicazioni, soprattutto per coloro che potevano contare soltanto sul salario minimo. L’opulenza occidentale si metteva in mostra per essere vista e toccata in corridoi paralleli di merci. All’altezza della corsia centrale lo sguardo si perdeva, ma raramente alzavamo la testa.” 

 “Tenevamo il mondo a distanza su un registro ironico.” 

 “I fatti si eclissavano ancor prima di diventare narrazione. Cresceva l’impassibilità.” 

 “Ci si stufava dall’oggi al domani. L’entusiasmo si alternava all’apatia, la protesta al consenso.” 

 “Il centro commerciale, con il suo ipermercato e le sue gallerie di negozi, diventava il luogo principe dell’esistenza, quello della contemplazione inesauribile degli oggetti, del godimento calmo, senza violenza, protetto da guardie giurate dai muscoli forti.” 

 “Un uomo glaciale, dall’ambizione impenetrabile, con un nome per una volta facile da pronunciare, Putin, e che aveva preso il posto di Eltsin l’ubriacone, prometteva di accoppare i ceceni inseguendoli nelle latrine. La Russia non era più portatrice né di speranze né di paure, ma soltanto un perpetuo senso di desolazione.” 

 “Tutti cercavano di ricordare in che attività fossero impegnati nel momento esatto in cui il primo aereo aveva colpito la torre del World Trade Center, mentre coppie che si tenevano per mano si gettavano nel vuoto.”

 “Ci sembrava così strano immaginare la Spagna senza le pesetas di fianco alle tapas e alla sangria, l’Italia senza le sue centomila lire per una stanza doppia. Ci mancava il tempo per avere nostalgia delle cose.”

 “Passavamo al lettore DVD, alla macchina fotografica digitale, all’MP3, all’ADSL, allo schermo piatto, non smettevamo mai di passare a qualcos’altro.” 

 “Il clic saltellante e rapido del mouse scandiva la misura del tempo.”

 “Centinaia d’immagini disperse ai quattro angoli del nostro mondo di amicizie trasferite sui computer e archiviate in cartelle che finivamo per non aprire quasi mai. Ciò che contava era aver scattato la foto, aver captato e raddoppiato l’esistenza, averla registrata in diretta, i ciliegi in fiore, una camera d’albero a Strasburgo, un neonato.”

 “Stavamo mutando. Non conoscevamo la nostra nuova forma.” 

 “Salvare qualcosa del tempo in cui non saremo mai più.”

domenica 6 aprile 2025

Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia – Leonardo Sciascia

“Candido Munafò nacque in una grotta, che si apriva vasta e profonda al piede di una collina di olivi, nella notte dal 9 al 10 luglio del 1943. Niente di più facile che nascere in una grotta o in una stalla, in quell’estate e specialmente in quella notte: nella Sicilia guerreggiata dalla settima armata americana del generale Patton, dall’ottava britannica del generale Montgomery, dalla divisione tedesca Hermann Goering, da qualche sparuto, quasi sparito, reggimento italiano.” 

 “Come una pagina bianca, il nome Candido: sulla quale, cancellato il fascismo, bisognava imprendere a scrivere vita nuova.” 

 “Come poi entrambi avessero attraversato ginnasio, liceo e università senza mai sentire parlare di Voltaire e di Candido, non è da stupirsene: capita ancora.” 

 “O la Democrazia Cristiana o il Partito Liberale: tra questi due si addiceva e conveniva che il generale scegliesse. Il generale vinse la repugnanza che sentiva per i preti ricordando che in Spagna aveva combattuto per la fede di Cristo: e scelse la Democrazia Cristiana.” 

 “E proprio durante una di queste messe, a Candido avvenne di scoprire, un pensiero dietro l’altro, che la morte è terribile non per il non esserci più ma, al contrario, per l’esserci ancora e in balìa dei mutevoli ricordi, dei mutevoli sentimenti, dei mutevoli pensieri di coloro che restavano…” 

 “Fisicamente, Candido aveva qualcosa di gattesco: un che di morbido, di vellutato, di indolente; un guardare sonnecchioso e svagato che a momenti si restringeva e si accendeva di attenzione; un muoversi lento e silenzioso che a volte diventava, sempre silenziosamente, scattante. E così nella mente: pieno di fantasie, divagante ed estravagante; ma sempre in agguato. E peraltro gli piaceva, assomigliarsi a un gatto: per la libertà che sapeva di avere, per il nessun legame con le persone che gli stavano intorno, per la capacità di bastare a se stesso.” 

 “Mai aveva pensato che un uomo potesse avere su un altro un potere che venisse dal denaro, dalle terre, dalle pecore, dai buoi” 

"E credo che gli uomini che sanno qualcosa di sè, che vivono e si vedono vivere, si dividano in due grandi categorie: quelli che sanno che la ricchezza è morta ma bella e quelli che sanno che è bella ma morta. Tutto sta nel ruotare di due parole intorno un “ma”… Per me è ancora bella ma sempre più morta, sempre più morte.” 

 “Le voci – disse tranquillamente Candido – sono quasi sempre vere.” 

 “E poi, diceva il dotto teologo, non che la verità non sia bella: ma a volte fa tanto di quel danno che il tacerla non è colpa ma merito. Consegnando al teologo il foglio delle dimissioni, l’arciprete non più arciprete con tono parodiante, quasi cantando, disse: Io sono la via, la verità e la vita; ma a volte sono il vicolo cieco, la menzogna e la morte.”

 “Se fossi Dio, di tutto questo mi offenderei.” 

 “I fatti furono debitamente integrati, salacizzati e, nel senso della malevolenza, abbelliti.”

 “La scuola, in cui benissimo era andato riguardo a promozioni e a voti, in effetti gli era servita per leggere tutti quei libri che niente avevano a che fare con la scuola e molto con la vita.” 

 “Una felicità ottenuta facilmente prima non è la stessa di una felicità ottenuta difficoltosamente dopo; non si può nemmeno dire felicità quella di cui si gode inconsapevolmente, senza essere passati attraverso la sofferenza.” 

 “O la nostra vita è ormai tutto ciò che è stato scritto?…Crediamo di vivere, di essere veri, e non siamo che la proiezione, l’ombra delle cose già scritte.” 

 “Fatica, soltanto fatica nel giro sempre uguale delle stagioni; così come sempre era stato per i contadini, sempre a maledire pioggia o sole, grandine e brinate, la filossera che si attaccava alle vigne e il mal nero che si attaccava al grano. Ed era la più vera allegoria della vita, quella che ogni giorno la campagna apriva sotto l’occhio del contadino: fatica ogni giorno insidiata, spesso annientata; mali che invisibilmente insorgevano e inesorabilmente si propagavano.” 

 “Dalla porta dell’ufficio del giudice il cancelliere chiamò: Munafò Candido – e Candido varcò la soglia dell’ufficio. Dietro una scrivania stava un giudice: una faccia dura innaturalmente aperta a un sorriso, i capelli folti e neri sulla fronte bassa. Alla sua destra, ma come in disparte, sedeva un uomo magrissimo, gli occhi spiritati, la mano che continuamente entrava a pettine tra i capelli scomposti, nervosamente. Dietro una scrivania più piccola, il cancelliere.” 

 “Furono anche spettatori di cose che sapevano potessero accadere e accadevano, che lette su un giornale sarebbero scivolate via senza lasciar tracce: ma viste restavano indelebili ed emblematiche.” 

 “Intanto, Torino diventava una città sempre più cupa. Era come confusamente sdoppiata, come liquidamente divisa: due città che reciprocamente si assediavano, nevroticamente, senza che di ciascuna si riconoscessero le posizioni, le difese, gli avamposti, i cavalli di Frisia e di Troia. Il nord e il sud d’Italia vi si agitavano, pazzamente cercavano di evitarsi e al tempo stesso di colpirsi: entrambi imbottigliati a produrre automobili, un necessario a tutti superfluo, un superfluo a tutti necessario.” 

 “Anche il nord e il sud d’Italia erano come due scorpioni nella bottiglia: nella bottiglia che era Torino.” 

 “E una delle ragioni del loro amore a Parigi – oltre quelle dell’amore all’amore, dell’amore alla letteratura, dell’amore alle vecchie e piccole cose e ai piccoli e antichi mestieri – stava nel fatto che vi si poteva ancora camminare, ancora passeggiare, ancora svagatamente andare e fermarsi e guardare.” 

 “Una sera, che erano vicini a partire per Parigi e si sentivano come presi in un sogno, come dentro un sogno, Candido disse: Sai cos’è la nostra vita, la tua e la mia? Un sogno fatto in Sicilia. Forse siamo ancora lì, e stiamo sognando.” 

 “Francesca e Candido chiesero un caffè; don Antonio un armagnac: e perchè non riusciva a bere più di un sorso del caffè che si faceva a Parigi, e perchè a Parigi voleva mangiare e bere secondo letteratura. Armagnac, dunque. O Pastis. O calvados. Strenuo omaggio alla letteratura, per un mezzo bicchiere di vino rosso sui pasti del mezzogiorno e della sera: come quasi tutti i siciliani.” 

 “Dolcemente ma con forza Candido lo staccò dal palo, lo sorresse, lo trascinò. Non ricominciamo coi padri – disse. Si sentiva figlio della fortuna, e felice.” 

 “Se non il risultato, valga dunque l’intenzione: ho cercato di essere veloce, di essere leggero. Ma greve è il nostro tempo, assai greve.

giovedì 3 aprile 2025

Il libraio di Kabul – Asne Seierstad

“Quando Sultan Khan ritenne che fosse arrivato il momento di trovare una nuova moglie, nessuno si mostrò disposto ad aiutarlo. Prima di tutto si rivolse a sua madre.”

“Per Sultan i libri erano tutta la vita. la lettura e le storie lo avevano assorbito completamente fin dal tempo in cui aveva ricevuto il suo primo libro a scuola.”

 “…gli venne in mente una frase del suo poeta preferito, Ferdusi: Per riuscire a volte devi comportarti da lupo, altre volte da agnello.” 

 “Quello che i suoni e gli odori non possono raccontare, lo aggiungono i pettegolezzi. Serpeggiano come fuoco nell’erba secca in questo quartiere dove tutti vigilano sulla moralità degli altri.” 

 “E’ tutto un brusio confuso di voci, un ronzio costante. Accade di rado che qualcuno offra i prodotti che ha in vendita. La maggior parte dei venditori sembrano più interessati a spettegolare coi vicini o a partecipare alla vera vita del bazar standosene stravaccati su un sacco di farina o su un mucchietto di tappeti, che a decantare ai quattro venti la loro mercanzia: tanto i clienti comprano quello di cui hanno bisogno. E’ come se il tempo si fosse fermato nel bazar di Kabul. Le merci sono le stesse di quando Dario, re di Persia, vagabondava per queste strade cinquecento anni prima di Cristo.” 

“Svolazzano fin dentro il fresco appartamento, si sfilano i burka dalla testa, li appendono ognuno al proprio gancio e sospirano sollevate. Si riprendono il proprio volto, il volto che il burka aveva rubato loro.” 

 “E questa polvere di sporcizia che ora sta cercando di strofinare via dal suo corpo, è questa che si toglie di dosso fregando e formando spessi rotolini. E’ la polvere si incolla alla sua vita.” 

 “Sotto il burka e gli altri vestiti, adesso, le donne sono linde e profumate, ma perchè il sapone verde e lo shampoo rosa abbiano la meglio si prospetta una dura battaglia. Tra breve riacquisteranno il loro odore, il burka glielo ricaccia addosso, odore di vecchia schiava, odore di giovane schiava.” 

 “Ancora una giornata con lo stesso odore e lo stesso sapore di tutte le altre. Polvere.” 

 “Aimal è il più giovane dei figli maschi di Sultan, ha dodici anni e lavora dodici ore al giorno. Ogni singolo giorno, per sette volte alla settimana, viene svegliato all’alba.” 

 “Voglio volare! Voglio andarmene! esclama un giorno spazzando il pavimento. Lontano! grida facendo roteare lo scopettino di paglia.” 

 “Leila sente la vita, la gioventù, la speranza fuggire da lei senza alcuna possibilità di scampo. Sente che il suo cuore è come una pietra pesante e solitaria, condannata a spezzarsi irreparabilmente. Leila si volta, fa quei tre passi che la separano dalla soglia, si chiude silenziosamente la porta alle spalle e se ne va. Il suo cuore infranto è rimasto lì. Presto si mescolerà alla polvere che entra turbinando dalla finestra, a quella che si nasconde nei tappeti. La sera stessa sarà lei a spazzare via tutto e gettarlo nel cortile di fuori.”