mercoledì 31 dicembre 2025

La cura Schopenhauer – Irvin Yalom

“Julius conosceva bene le prediche sulla vita e sulla morte, come le conosce ogni uomo. Concordava con gli stoici quando affermavano che appena veniamo al mondo, cominciamo a morire, e con Epicuro che argomentava dicendo: quando ci siamo noi non c’è la morte, quando c’è la morte noi non siamo più, quindi perché temere la morte? In quanto medico e psichiatra aveva mormorato queste stesse frasi consolatorie all’orecchio dei moribondi.” 

 “Era un codice per indicare un potenziale melanoma e ora, considerando la cosa in retrospettiva, Julius identificò quell’espressione, quel singolo istante, come il punto preciso in cui la vita spensierata era terminata e la morte, il nemico fino a quel momento invisibile, si era materializzata in tutta la sua terrificante realtà. La morte era arrivata per restare, non avrebbe mai più lasciato il suo fianco e tutti gli orrori che sarebbero seguiti erano solo prevedibili poscritti.” 

 “Com’era sorprendente rendersi conto che all’improvviso lui non era più la forma di vita suprema. Era invece un ospite; era nutrimento, cibo per un organismo che ormai si era insediato in lui e le cui cellule ingurgitanti si dividevano a un ritmo da capogiro, un organismo che attaccava fulmineamente e annetteva il protoplasma adiacente e senza dubbio adesso stava allestendo delle flottiglie di cellule da inviare nel flusso sanguigno a colonizzare organi distanti, forse i dolci territori friabili del fegato o gli spugnosi prati erbosi dei polmoni.”

 “E così la morte, pensò, ha fatto finalmente il suo ingresso in scena.”

“Una notte in cui non riusciva a dormire ed era alla ricerca di un po’ di conforto, passò a lungo in rassegna i libri della sua biblioteca.” 

 “Dopo alcuni minuti arrivò al punto: sapeva esattamente cosa fare e come trascorrere il suo anno finale. Avrebbe vissuto esattamente nel modo in cui aveva vissuto l’anno precedente; e l’anno prima, e l’anno prima ancora.” 

 “Una volta o l’altra ti racconterò di più a proposito di Schopenhauer. Era il terapeuta pensato apposta per me. Non esagero quando dico che devo la vita al suo genio.” 

 “Quello che si impara da piccoli si impara meglio.” 

 “Schopenhauer sentiva che questa era la condizione umana universale: desiderio, momentanea soddisfazione, noia, successivo desiderio.” 

 “All’età di diciotto anni scrisse: Questo mondo dovrebbe averlo fatto un Dio? No, piuttosto un demonio.”

 “Quando si era verificato quel capovolgimento? Quando la nostalgia aveva preso il posto della dorata promessa del domani?”

 “Quando ero giovane, consideravo sempre il presente come un preludio a qualcosa di meglio che sarebbe dovuto succedere. E poi, gli anni sono passati, e all’improvviso mi sono ritrovato a fare l’opposto: mi immergevo nelle acque della nostalgia.” 

 “Ogni suicidio lascia una traccia di violenta emozione, colpa e rabbia in quelli che sopravvivono.” 

 “Definisco perciò il matrimonio un debito che si contrae in gioventù e si paga nella vecchiaia.” 

 “Voglio volere il meno possibile e sapere il più possibile.” 

 “Quando ho provato a vivere nella vita, sono stato trascinato nel tumulto.” 

 “Nel giro di pochi incontri Gill aveva trovato posto nella lunga fila dei maschi perdenti della sua vita, a cominciare dal padre, che aveva sprecato la laurea in giurisprudenza perché non era in grado di reggere la vita competitiva dell’avvocato e che si era sistemato con una sicura posizione di dipendente pubblico, insegnando alle segretarie a scrivere lettere commerciali, e che poi non aveva avuto la fermezza di combattere la polmonite che l’aveva ucciso prima di poter cominciare a riscuotere la pensione.” 

 “Noi vogliamo, vogliamo, vogliamo, vogliamo. Per ogni bisogno che giunge a livello di consapevolezza ce ne sono dieci in attesa dietro le quinte dell’inconscio. La volontà di guida inesorabilmente perché, una volta che un bisogno è soddisfatto, è in breve rimpiazzato da un altro bisogno e poi da un altro ancora, per tutta la vita.” 

 “Siamo contenti del soddisfacimento? Ahimè, solo brevemente. Quasi subito la noia si insedia, e ancora una volta siamo rimessi in movimento, questa volta per sfuggire ai terrori della noia.” 

 “E quindi, che cos’è la vita umana se non un ciclo infinito di volere, soddisfazione, noia e poi volere ancora?” 

 “La sua magione di puro pensiero era priva di qualsiasi calore. Che strano che in precedenza non se ne fosse mai reso conto. Continuò a camminare, ma con una consapevolezza che cominciava a farsi chiara: la sua casa, la sua intera vita, era stata costruita su fondamenta fragili e illusorie.” 

 “La terapia inizia quando termina il rimprovero ed emerge la responsabilità.” 

 “E quello fu il momento in cui mi resi conto che Schopenhauer aveva ragione: la vita è in eterno un tormento, e il desiderio non può essere estinto.” 

 “Non abbiamo scelta disse, se non essere condannati alla vita e dover quindi tentare di vivere con il minor dolore possibile.” 

 “La tomba di Schopenhauer fu coperta con una pesante lastra di granito belga. Il suo testamento aveva richiesto che, sulla pietra tombale, comparisse solo il nome, Artur Schopenhauer: nulla di più, niente data, niente anno, niente sillabe. L’uomo che giaceva sotto a questa modesta pietra tombale voleva che la sua opera parlasse per lui.”

Nessun commento:

Posta un commento

Per aspera ad astra