domenica 16 marzo 2025

Lettera aperta – Goliarda Sapienza

“Non è per importunarvi con una nuova storia né per fare esercizio di calligrafia, come ho fatto anch’io per lungo tempo; né per bisogno di verità – non mi interessa affatto, – che mi decido a parlarvi di quello che non avendo capito mi pesa da quarant’anni sulle spalle.” 

 “E che faccia bene parlare delle proprie cose, ho dovuto sperimentare che ha qualche fondamento reale.” 

 “Ma scusate, come si fa a infilare una domanda quando la gente parla tanto, ininterrottamente?” 

 “Non c’è niente da fare: per fare ordine, bisogna prima toccare il fondo del disordine.”

 “Via Veneto non trema più per i carri armati tedeschi. Pacificata riluce teneramente dei cappellini rosa, malva, azzurri delle mogli degli ufficiali americani. La sua strada, il sole, il suo caffè.” 

 “Devi leggere Goliarda, studiare.” “Si muore per lasciare il meglio di sé a quelli che ti hanno saputo leggere.” 

 “Bisogna scherzare qualche volta, è un modo per tirarsi fuori dagli impicci. Lo scherzo è il sale della mente.” 

 “Piangendo dovetti accettare la realtà: non c’era nessuna Goliarda o Goliardo in tutta Catania, e per me in tutto il mondo. Ero sola. Cosa, questa, che mi fece provare da quel giorno una grande pietà per questo mio fratello che si era chiamato Goliardo; e lo scelsi come morto al quale chiedere i regali il due novembre.” 

 “Sarei stata all’altezza, fra cinquanta o cento anni, di essere la mamma della mia mamma?” 

 “Se si soffre di insonnia bisogna approfittare per leggere, studiare. Ne approfittavo quindi per studiare tutte le storie, dovevo ricordarle tutte bene, altrimenti quando lei sarebbe stata la mia bambina come avrei potuto raccontargliele?” 

 “Non si chiede scusa, chiedere scusa è il sistema che usano le donnette per rifare i loro sporchi peccatucci. Sei un individuo, e sei responsabile delle tue azioni. Non chiedere scusa ma cerca di riparare.” 

 “Ma come dirvi le ore di abbandono felice che ho avuto con mio padre in giro per vicoli, come dirvi il sapore delle patate calde che la donna tirava fuori da sotto la coperta, con cautela, il sapore delle crispelle a mezzanotte dopo il cinema? – il sapore aspro dell’orgoglio di inghiottire le cozze crude col limone come un vecchio marinaio, o di mangiare all’osteria vicino a lui, circondata da marinai veri, solo uova sode ed olive nere?” 

“Non so cosa sia amore fra uomo e donna: non so come nasce, perché nasce, come muore. So solo che ci sono molti fraintendimenti in questa parola. Moltissimi. Sta seppellita sotto montagne di detriti.” 

 “Chissà quanta gente ci sarebbe stata la sera all’opera. Tutti i palchi pieni: e la Norma, la Norma di Bellini, la conoscevo ormai così bene che Arminio aveva detto che ero ancora in braccio alla donna di servizio e già battevo il tempo della sinfonia, quando lui la suonava.” 

 “Era il momento più bello, nei palchi le persone come ombre si sistemavano e il maestro già dava quei colpetti magici sul leggio, e questo, lo sapevo, produceva un grande silenzio e da quel silenzio nasceva la sinfonia. Tutta l’orchestra suonava.” 

 “Quando uno aspetta e piange, non è divertente né utile per gli altri e così, abbiate pazienza, se resto su questo gradino muta per qualche tempo, debbo aspettare, ma da sola.”

 “Ho morso la testa a questo polipo che mi trascinava in quel mare di vecchie emozioni, ma i polipi sono duri a morire e l’inchiostro del suo cervello mi annebbia la vista e le sue ventose tengono stretto.” 

 “Molti vicoli sono stati distrutti e al loro posto grandi palazzi stanno nascendo, ma via Pistone, via dei Tipografi, via Buda con le sue donne mezze-affacciate fra la porta e la strada e gli sguardi sospettosi d’allora, il cinema Mirone, il bar Scalia e quel gradino, sono ancora lì.” “Il mio polipo se ne va giù nel mare nero dei ricordi: si spampina bianco come un fiore. L’acqua si fa chiara e le mie braccia nuotano libere, la mia nuca slegata si muove con facilità. Galleggio in questa stanza fra gli oggetti ancora in disordine.” 

 “Ho perso lo spago dei ricordi, e mi perdo in questo mare chiaro, pulito, di voci e di volti come in un labirinto.” 

 “Il mare lucente rifletteva la mezza luna sottile come una lama.” 

 “Domani andiamo a vedere la casa tutta circondata da un muro di lava di cento anni fa: l’ultima volta che il gigante, che sta seppellito sotto il monte, si risvegliò e vomitò fuoco e fiamme dalla bocca.” 

 “Hanno il potere su tutto quelle donne, ma la morte non te la danno, sanno che ti piacerebbe uscire dalla fatica della carne per trasformarti in quei biscotti duri e dolci – ossa di morti – che piacciono tanto ai bambini. Sgranocchiando le ossa dei morti, all’alba, circondati dai regali, nelle case, in cortile, sulle soglie dei bassi, nei vicoli ci mostrano i regali..:” 

 “Lo sentivo adesso, monotono e rassicurante come il suono del marranzano. Non si pensa a niente quando qualcuno suona il marranzano: aliena – che in siciliano significava: diverte, scaccia i pensieri.” 

 “Su quel treno torno adesso per ritrovare quel gradino, quei vicoli che mi svegliano la notte, e che presto non esisteranno più. Quasi tutto il quartiere della Civita è stato demolito. Via Pistone larga resterà intatta. Via Pistone che si restringe in un vicolo sarà distrutta. Le donne sulle porte con gli scaldini e le labbra rosse sono ancora lì. Aspettano a demolire i vicoli delle donne e degli uomini in vestaglia con le calze nere e le giarrettiere rosse: aspettano a demolirli. Sono comodi. Una volta sparpagliati per la città nuova, sarà più rischioso e caro da cercare, per gli avvocati, i medici, i marinai.” 

 “Parlavano e fumavano, io leggevo. Avevo trovato un libriccino con tutte le poesie di Leopardi, e abbandonai Dostoevskij, Kuprin e il librone di medicina legale.” 

 “Con quella parola, straniera, che in siciliano suona più dura e definitiva, capii che il mio curiosare fra quei vicoli era finito, e ho ripreso il treno per il continente. Non sarei più ritornata in quel cortile, in quei vicoli. Ero una straniera.” 

 “L’attrazione carnale e della fantasia non sopporta limiti e non ne nascono mostri né sventure se non come in tutti gli accoppiamenti. Non userò più la parola incesto: o meglio, la userò per me quando per consuetudine, compassione continuerò a vivere con un uomo che non mi attrae più e che non è più attratto da me. La userò per te quando per pietà, per dovere, abitudine, continuerai a rotolarti nel letto di tua moglie che non ti dice più niente. Questo è il vero incesto dal quale nascono sicuramente mostri, dolori, sventure umilianti.” 

 “Non avrei fatto l’avvocato, e piangendo rinunciai a quella bella toga che un pomeriggio, di nascosto da tutti, mi ero infilata.”

 “Era riuscito invece a tenere uniti i sindacati, dopo la scissione del partito socialista, e aveva ottenuto il permesso di aprire uno stadio di calcio a Catania.” 

 “Fatemelo studiare quando è grande. Allora si dava del voi al marito, al padre, al nonno. Ma il marito si metteva a urlare e la picchiava dicendo: se fai studiare un figlio, questo dopo si rivolta contro di te.” 

 “Non c’era luce elettrica allora: Peppino studiava fuori, estate e inverno sotto il lampione.” “Gioia e dolore non espressi, ma buttati in faccia allo stato grezzo, non sono che maleducazione.” 

 “Oggi, 10 maggio 1965, compio 41 anni ed ho quasi finito questo mio libro che se riuscirò ad impararlo a memoria – io non so improvvisare: ho fatto l’attrice e devo, per parlare, avere un copione – sarà il mio parlare a voi.” 

 “Ho un anno, solo un anno: e muovo i primi passi, apro gli occhi su questo albero che sta davanti alla mia finestra, su questa poltrona, sul monte che finalmente tornando una settimana fa da Catania con la parola straniera tatuata sulla fronte, finalmente, per la prima volta mi si è mostrato, ha lasciato cadere il suo scialle di nubi e mi è apparso dal finestrino. Tornerò. Ora che mi si mostra la mammella mozzata e serena di S. Agata poggiata sul vassoio d’argento della Sicilia, tornerò.” 

 “Come tutte le donne, essendo intelligente, dovevi esserlo più di un uomo; coraggiosa più di un uomo. Ma non si sfugge alla propria natura: puoi sì affamarla, costringerla al silenzio anche per molto tempo; ma prima o poi la sua fame la spinge fuori coi denti, le unghie affilate e ti dilania le carni e le vene.” 

 “…entrai nel compromesso, mi rattrappii nel servaggio di avere successo ai loro occhi, di piacere.” 

 “Vi lascio per un po’: con questo poco di ordine che sono riuscita a fare intorno a me. Vorrei tacere per qualche tempo, e andarmene a giocare con la terra e con il mio corpo. Arrivederci.”

3 commenti:

  1. In fondo, caro Enzo, questa tua idea di "scrivere senza scrivere" ha i suoi vantaggi. Intanto queste "pillole" devi pure scriverle, e quindi devi prendere il libro e in qualche maniera rileggerlo attraverso le tue sottolineature, un modo questo per ricordare e memorizzare; poi solleciti gli altri a scrivere un commento, anche se non hanno letto il libro che tu hai letto; e infine, cosa non da poco - visto che a volte se esprimi liberamente un tuo pensiero che non collima con quello dominante vieni attaccato - nessuno potrà prendersela con te perchè le parole che riporti non sono le tue. :)
    Ora, ritornando al tuo post, so chi è Goliarda Sapienza, ma non ho letto niente di suo, e questa potrebbe essere l'occasione per conoscerla più a fondo. Con questi suoi stralci di lettera comprendo una cosa: si può fare vera letteratura anche parlando di sé, ma non tutti ne sono capaci. "Non chiedere scusa ma cerca di riparare”, dice Goliarda Sapienza. Io però, se sbaglio e prima di ripare (se posso), chiedo sempre scusa.
    Un saluto

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    1. Anche la scelta di un libro e dei suoi passaggi principali espone al rischio di critiche e discussioni Pino, me ne farò una ragione. In ogni caso trattasi di un rischio minore anche se da qualche parte ho letto che non c'è modo migliore di scoprire un essere umano che quello di vedere cosa legge. Quello di Goliarda Sapienza non è l'unico testo che ho sugli scaffali...credo che ne appariranno altri .

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    2. Quanto al fatto dello "scrivere" ricordo a tutti voi che esistono per fortuna in rete molti programmi con i quali si possono trasformare in file Word i testi scansionati di un libro ( nel mio caso sottolineati. Io non riscrivo più, rileggo con estrema attenzione e spesso con grande piacere.

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Per aspera ad astra