lunedì 27 ottobre 2025

Stalingrado – Vasilij Grossman

 “Il 22 giugno del 1941 l’esercito tedesco aveva poi invaso la Russia sovietica. Il successo iniziale impedì a Hitler di cogliere la vera natura – granitica – delle forze fisiche e psicologiche contro cui si era mosso. Che non erano affatto fittizie, anzi: erano le forze del grande popolo che aveva gettato le basi del mondo a venire.” 

 “Il contadino che lascia la sua casa e va al fronte non pensa a gloria e medaglie. Pensa che sta andando a morire.” 

 “Lui non si girò a guardarla, non si fermò; continuò a camminare incontro al rosso dell’alba che si levava sulla terra che lui stesso aveva arato. Il vento freddo gli sferzava il viso e soffiava fuori dai vestiti il calore, il respiro stesso della sua casa.” 

 “Della guerra gli aveva detto cose che non si imparano sui libri e nei regolamenti, e che servono e contano solo per chi la guerra la fa e ha poche speranze di arrivare vivo alla fine, e non per quelli che, dopo, vorranno sapere com’è andata.” 

“Il suo paese era un’unica, immensa casa dove tutto gli era straordinariamente e infinitamente caro: le stanze di campagna col legno imbiancato di calce, quelle di città con i paralumi colorati, le biblioteche silenziose, i saloni inondati di luce, gli angoli rossi delle caserme… Tutto quello che aveva di caro andava a fuoco. Andava a fuoco la Russia. E il suo cielo era una coltre di fumo.” 

 “Al dolore di avere perso l’Ucraina se ne aggiunse un altro, lancinante: lo Stato maggiore del Fronte Sud-Occidentale era arrivato al Volga. Alle loro spalle c’erano solo le steppe del Kazakistan.” 

 “E tra la polvere, il fumo e il fuoco degli scontri nella steppa cominciava ad affiorare un nome: quello del comandante della 6° armata di fanteria tedesca, colonnello generale Paulus.” 

 “Anche con il cuore che soffre, anche quando nell’anima si ha un peso più greve del piombo, gli uomini – soldati semplici o generali che siano – sono comunque sempre capaci di ridere e scherzare.” 

 “Proprio Stalingrado, dove persino i più conservatori erano disposti ad ammettere il trionfo pieno della guerra di movimento, sarebbe diventata teatro di una difesa di posizione senza eguali possibili nella storia del mondo, dall’assedio di Troia alla battaglia delle Termopili.” 

 “Mentre si lavavano collo e teste rasate sbruffando compiaciuti, i soldati capivano il senso recondito e simbolico di quelle abluzioni? Per le sorti della Russia, quel battesimo di massa nel Volga prima di una battaglia disperata per la libertà poteva risultare persino più fatale di quello nel Dnepr mille anni prima. Quando si furono lavati, i soldati si sedettero sulla riva, sotto i dirupi, a fissare la steppa cupa e sabbiosa dall’altra parte del Volga. In tutti gli occhi, fossero quelli di un vecchio autista, di un giovane puntatore o di Timosenko in persona, si leggeva la tristezza. Sotto i dirupi correva il confine estremo della Russia; dall’altra parte iniziavano le steppe del Kazakistan. Se gli storici del futuro vorranno capire quale fu il punto di svolta della guerra, dovranno arrivare in quel tratto del Volga, immaginarsi un soldato seduto ai piedi della roccia e provare a figurarsi cosa stava pensando.” 

 “La fase in cui era entrato, però, era anche quella in cui gli scossoni della vita aiutano a capire che la vicinanza quotidiana e un’abitudine vecchia di anni sono quanto di significativo e poetico – nel senso autentico e sommo del termine – tiene insieme due persone che hanno camminato l’una accanto all’altra dalla giovinezza ai capelli bianchi.”

 “Nel profondo del suo cuore ardeva sempre la luce calma e triste che lo aveva accompagnato per tutta la vita: l’amore di sua madre.” 

 “Nemmeno il sole vivido del mattino riusciva a mitigare la tristezza cupa della stazione in tempo di guerra: i bambini che dormivano su casse e fagotti, i vecchi che ruminavano un tozzo di pane, le donne intontite dalla stanchezza e dal pianto dei figli, le reclute con i loro grandi sacchi in spalla, i feriti con la faccia pallida, i soldati in partenza per nuove destinazioni.” 

 “E davvero, in tempo in cui l’anima ha i calli della sofferenza, più che mostrare compassione per le vittime è facile maledire i carnefici.”

“In tempo di pace nessuno potrà sperare di rivedere un cielo come quello che c’era sopra Mosca oscurata in quelle sere d’estate, la calma convinta con cui il buio si posava sui muri dei palazzi e faceva scomparire i marciapiedi e il selciato delle piazze.” 

 “Quattro armate tedesche di fanteria e due di panzer con tanto di retroguardia, carriaggi e servizi vari si trovavano a due giorni di marcia dalla Piazza Rossa, dal Cremlino, dall’Istituto Lenin, dal Bol’soj e dal Teatro d’Arte, da scuole e centri di maternità, da Ceremuski e Sadovniki, da piazza Razguljaj, dai monumenti a Puskin e Timirjazev.” 

 “La seconda dipendeva dal fatto che l’uomo non resiste a lungo in condizioni di tensione estrema incompatibili con la vita. In tali condizioni, dunque, si abitua e si tranquillizza non perché all’esterno qualcosa cambi in meglio, ma perché dentro di lui l’attesa si dissolve, spazzata via dalla fatica e dalle preoccupazioni quotidiane. E’ come quando un malato si placa non perché sta guarendo, ma perché impara a convivere con la malattia.”

 “A Tolstoj era andata meglio: il suo libro, straordinario, splendido, lo aveva scritto quando il dolore tremendo che tutti avevano vissuto con ogni vena, con ogni goccia di sangue e ogni palpito del cuore si era ormai dissolto, quando nella memoria era rimasto solo un ricordo lucido, terso, maestoso…” 

 “Su quel ponte Krymov ebbe la percezione della sua forza, la forza di chi cammina a passo lento verso ovest mentre tutti gli altri scappano a est.” 

 “E’ enorme, la steppa. E come il cielo e il mare prendono colore al tramonto, così la terra dura e riarsa della steppa, grigiastra e giallognola durante il giorno, la sera cambia colore. E’ questo che la rende simile al mare. La sera la steppa diventa rosa, poi blu, poi di un nero violastro.” 

 “Il 7 luglio i primi spari sancirono l’inizio della battaglia in difesa della periferia di Stalingrado.” 

 “Il grosso delle formazioni tedesche di fanteria e blindati aveva l’ordine di arrivare sul Don, aprirvi una breccia, superare quello che gli ufficiali tedeschi chiamavano il collo di bottiglia, vale a dire lo spazio fra il Don e il Volga, ed entrate a Stalingrado, entro il 25 del mese. Questo era l’obiettivo che Hitler aveva fissato per le sue truppe.” 

 “Mentre guadagnava il centro di Kiev, Krymov pensò di essere finito all’inferno. Le truppe sovietiche stavano lasciando la capitale dell’Ucraina…Avanzavano lentamente, occupando tutto il Krescatik: la fanteria, i carri, la cavalleria, i cannoni… Sembravano diventati tutti muti. Camminavano a testa bassa, senza guardarsi intorno.”

 “Com’era pesante, la terra! Cavare gli stivali dal fango, sollevare il piede, fare un passo e poi ricominciare da capo costava una fatica enorme… Tutto, tutto era pesante, in quelle giornate d’autunno del 1941 segnate dal maltempo.” 

 “Nell’ora in cui la tragedia incombeva sul paese dei Soviet, in cui le armi forgiate nella Ruhr facevano sentire la loro voce intorno a Mosca, in cui i panzer neri di Krupp buttavano giù i pioppi e gli abeti dei boschi vicino a Malojaroslavec, in cui gli ingegneri missilistici tedeschi illuminavano il cielo d’inverno sopra il Cremlino con i sinistri fuochi all’anilina della BASF; nell’ora in cui, nelle radure tra i boschi, l’eco ripeteva obbediente e sorda le grida blese degli ordini nazisti, e nell’etere, con accento prussiano, bavarese, sassone o del Brandeburgo, si diffondevano crudeli “Folgen… freiweg… richt, Feuer… direkt richt” a onde corte che ferivano l’orecchio – proprio in quell’ora, con la sua calma austera, Mosca era alla testa di città, villaggi e campagne russe.”

 “Le truppe iniziarono a filare sotto il mausoleo di Lenin. Era la marcia austera e solenne dell’esercito del popolo, con le orde di Hitler alle porte di Mosca.” 

 “Fu proprio in quei giorni che al senso di sciagura nazionale e all’odio per gli occupanti, non privo di qualche pennellata tragica, si aggiunse una nuova sfumatura di scherno, disprezzo e dileggio. Proprio in quei giorni i tedeschi smisero di essere “quelli”, e fra bunker e trincee, negli abitacoli dei blindati e nei reparti di artiglieria diventarono “crucchi”, “mangiacrauti” e “kartofeln”.” 

 “Si diventa amici non solo perché ci si somiglia, ma anche perché si è diversi.” 

 “Dalla guerra, però, non si scappa davvero, la guerra ti segue sempre come un’ombra nera, e più provi a sfuggirle, più lei è svelta a rincorrerti. Chi arretra se la tira comunque dietro, la guerra. Quegli spazi sterminati illudevano e deludevano. Ti lasciavano credere di avercela fatta, ma così non era.” 

 “Calò la sera. Di nuovo la distesa piatta della steppa si tinse dei colori roridi del tramonto. Di nuovo, nel cielo luce e buio si sfidarono a silenziosa tenzone. E di nuovo gli odori della sera e i suoni soffusi della terra condannata alle tenebre spiravano ansia e tristezza.” 

 “Il destino di un grande paese, di un grande popolo, del mondo intero si decideva in quei giorni: ritirarsi ancora non si poteva.” 

 “Non c’è regolamento o norma che dica cosa prova, cosa pensa, come si comporta un uomo che deve stare con la faccia contro il fondo di una trincea mentre neanche due spanne sopra la sua fragile testa sporca di terra sferragliano i cingoli di un panzer nemico e il naso gli si riempie dell’odore caldo e unto dei gas di scarico misti alla polvere asciutta. Nei regolamenti non si impara cosa c’è negli occhi della gente quando la notte scatta un improvviso allarme aereo e risuonano gli scoppi delle granate e le raffiche dei mitra, con i razzi segnaletici tedeschi che squarciano il buio.” 

 “Della guerra coi francesi non restavano testimoni oculari, ormai era solo nei libri; la guerra coi tedeschi non era nei libri, invece, ma nella memoria viva e nell’esperienza amara di tutto un popolo.” 

 “La battaglia per la difesa di Stalingrado non fu una battaglia come le altre. E si combatté nel momento esatto in cui la produzione sovietica di motori militari e cannoni aveva superato quella tedesca, nel momento esatto in cui un anno di lavoro della classe operaia e un anno di guerra avevano azzerato il vantaggio dei nazisti quanto ad armamenti ed esperienza bellica. Fu allora che la guerra di movimento sovietica poté sbocciare incontrastata; fu allora che, non senza terrore, i tedeschi sentirono alle spalle la voce delle immense distese che avevano conquistato e che ora li chiamava alla ritirata, e fu allora che per la prima volta temettero l’accerchiamento, morbo crudele che prende le menti, i cuori e le gambe di soldati e generali.” ”

 “A chi si prepara ad accogliere il nemico non può che far piacere constatare di avere altri compagni schierati al proprio fianco, spalla a spalla, pronti allo scontro imminente.”

 “La steppa tace, e verso nord, dove le macchie di luce finiscono, terra e cielo si fondono in un nero torvo, inquieto. Fa molto caldo, la notte non ha portato sollievo ed è intrisa d’angoscia, ma spaventa anche il silenzio, che non porta quiete; il buio a nord è terribile, ma più terribile ancora è la luce tremula che si fa via via più vicina.” 

 “Hitler credeva che lo Stato da lui creato sulle fondamenta di una violenza inaudita sarebbe durato almeno un millennio. Le macine della storia, invece, già avevano cominciato a ridurre in polvere le sue idee, i suoi eserciti, il suo Reich, il suo partito, la sua scienza e la sua patetica arte, i suoi feldmarescialli e Gauleiter, lui stesso e il futuro della sua Germania. Il suo successo divenne il suo fallimento più grande e tremendo. Che costò all’umanità sofferenze inenarrabili. Il corso della storia contraddisse tutte le sue idee. Nulla di quanto aveva promesso si realizzò. Nulla di ciò che aveva combattuto fu sconfitto, ma anzi prese nuovo vigore e mise radi più forti.” 

 “E se le forze delle tenebre dovessero generare nuovi hitler con nuovi piani criminali contro l’umanità, nuovamente capaci di far leva sui bassi istinti della gente, sull’ignoranza e sui pregiudizi, che nessuno s’azzardi a cercare in loro una qualche grandezza. Chi compie crimini contro l’umanità è un criminale, e non smette di esserlo perché la storia serba memoria di quanto ha commesso: sono le sue devastazioni che i secoli ricorderanno. Non sono eroi: sono carnefici e farabutti. Sono figli di forze oscure e cieche. Gli eroi della storia, le autentiche personalità storiche, i leader dell’umanità sono e sempre saranno soltanto coloro che portano la libertà, che nella libertà vedono la forza di un uomo, di un popolo, di uno Stato; sono coloro che combattono per l’uguaglianza sociale, razziale e lavorativa di tutti gli uomini, di tutti i popoli grandi e piccoli di questo mondo.” 

 “E in questo risiede la speranza del genere umano: sono le persone semplici a compiere le grandi imprese.” 

 “Come un ingegnere chiamato a mettere in moto centinaia di ingranaggi grandi e piccoli, Friederich Paulus si alzò dal tavolo e accese un sigaro: ora doveva solo aspettare che la pesante mannaia della guerra tedesca si abbattesse su Stalingrado.”

 “Chi ha sentito il fischio, l’ululato dell’aria squarciata dalle bombe non se lo dimenticherà finché campa. Le bombe si schiantavano a terra. Si conficcavano nella città. E i palazzi morivano come gli esseri umani.” 

“La sofferenza umana! Se ne sarebbero ricordati, nei secoli a venire? Perché le pietre degli enormi palazzi e la gloria dei generali restano, ma la sofferenza no; la sofferenza è fatta di lacrime e sussurri, di ultimi respiri e del rantolo di chi muore, di grida e di disperazione e di dolore, ma scompare senza lasciare traccia, insieme al fumo e alla polvere che il vento disperde nella steppa.” 

 “Quando arrivava il fischio delle bombe, prima sottile e sinistro, poi fragoroso e ululante, tutti trattenevano il fiato e chinavano la testa in attesa del colpo… E in quei secondi di attesa, scissi in centinaia di frazioni lunghissime, infinite e tutte diverse l’una dall’altra, non c’erano respiri né desideri né ricordi; a riempire per intero ogni corpo era solo l’eco di quel fischio metallico cieco.” 

 “Durante una pausa dei bombardamenti, sdraiata nel giardino, Vera vide con l’occhio sano che il mondo sotto, quello cui era abituata, aveva soppiantato di nuovo quello fatto di fiamme.”

“Quei minuti e quelle ore – così pareva ai piloti tedeschi che attraversavano il muro tremendo del fuoco antiaereo e sorvolavano quel calderone di fumo e fiamme – erano esattamente ciò che Hitler aveva promesso: il trionfo della violenza tedesca sul mondo. Chi soffocava nel fumo, in scantinati, fossi e rifugi, fra le macerie roventi di palazzi ridotti in cenere, chi terrorizzato tendeva l’orecchio al ronzio sinistro e trionfante dei bombardieri sopra la città era sconfitto per sempre, credevano. E invece no! Nelle ore fatali in cui l’enorme città moriva, accadde qualcosa di davvero grande: nel sangue, in quella nebbia di pietra incandescente, la Russia non si fece schiava né morì; fra la cenere ardente e il fumo, la forza dell’uomo sovietico, il suo amore, la sua dedizione alla libertà resistettero ostinatamente, indistruttibili, e fu proprio quella forza indistruttibile a trionfare sulla violenza mostruosa, ma vana, di chi voleva renderla schiava.”

 “La fabbrica decide se gli ingegneri sorridono o hanno la faccia scura, se gli operai faranno la fame o staranno bene, la fabbrica sceglie quando si mangia e quando ci si riposa, quando la gente esce o torna a casa, la fabbrica scrive l’orario dei treni e le delibere del soviet cittadino; verso la fabbrica portano le strade, i negozi, i giardinetti, le rotaie dei treni e dei tram… Alla fabbrica si pensa, della fabbrica si parla, alla fabbrica si va e dalla fabbrica si torna. E’ ovunque, la fabbrica; nella testa, nel cuore, nella memoria dei vecchi; è il futuro e il destino dei giovani; è la ragione di ansie, gioie e speranze… Respira, la fabbrica, stride; i suoi rumori, l’odore, il calore sono ovunque; la fabbrica è nelle orecchie, nelle narici, nella pelle…” 

 “Il tempo è sempre nemico dell’azzardo e sempre amico della forza autentica. Il tempo è amico di chi sta dalla parte della storia e nemico di chi è senza futuro. Il tempo smaschera sempre la forza finta e premia la forza vera.” 

 “Restarono qualche momento in silenzio, un silenzio che chi sta per mettersi a bere in compagnia conosce bene: è il silenzio di quando si ha già voglia di parlare di cose più personali, ma senza un bicchiere la conversazione non ingrana, e dunque lo si aspetta saggiamente, il primo bicchiere, per poi concedersi a uno scambio vero.”

mercoledì 22 ottobre 2025

La scuola cattolica – Edoardo Albinati

“Fu Arbus ad aprirmi gli occhi. Non che prima li tenessi chiusi, ma di quello che i miei occhi vedevano non potevo affatto essere sicuro, forse erano immagini proiettate per illudermi o rassicurarmi, e io non ero capace di nutrire dubbi sullo spettacolo che mi veniva offerto ogni giorni e che viene chiamato vita.” 

 “Era proprio questa, la vita? Cioè, la mia vita? Dovevo fare qualcosa perché fosse mia, o mi veniva fornita e garantita così?”

 “Mi stupisce quanto sia in fondo raro il ricorso alla violenza dopo che non hai fatto altro che sentirla esaltare nei libri, nei film e nei giochi, e goderne le simulazioni per decine di anni, davanti alla tv.” 

 “E’ davvero difficile immaginare l’esistenza di una qualsivoglia educazione che non contempli punizioni di sorta. Questo perché le punizioni, indipendentemente dalla loro giustezza retributiva e dal loro effetto di deterrenza, che è senz’altro lecito porre in dubbio, servono a sviluppare in chi le subisce, a ragione o a torto, una rabbia che tornerebbe molto utile se si fosse capaci di impiegarla ai fini dell’educazione stessa.” 

 “Ecco l’immagine che ho sempre avuto di una classe maschile di liceo: granchi in un secchio, sì, granchi ammucchiati dentro un secchio.” 

 “Sono giunto perciò alla conclusione che noi siamo null’altro che fascio di nervi e sensazioni a cui per ragioni giuridiche è stata attribuita un’identità: in modo che quell’incrocio di pulsazioni casuali e caotiche paghi le tasse, erediti la casa dal babbo, all’aeroporto possa ritirare biglietti prepagati a suo nome e occupare il posto assegnato. Niente di più. Niente di più che un comodo sistema per rintracciarti.” 

 “La stragrande maggioranza dei ragazzi è superconformista. L’istinto li guida nel branco, raramente fuori.” 

 “Tutto, tutto s’impara per imitazione.” 

 “Rimangono due le opzioni e sono inconciliabili: assimilarsi agli altri, adeguandosi a tutte le condizioni e aspettative che riguardano l’essere uomini; oppure isolarsi, separarsi davvero, restare puri ed estranei, inadeguati, rifiutando ogni modello. Tu cosa hai scelto?” 

 “La scuola del resto non è precisamente un luogo per studiare, o certo non solo quello: è un’epoca della vita durante la quale si esplorano i confini del noto e del lecito, ci si ronza intorno.”

 “Avevamo molta voglia si stare insieme ma al tempo stesso eravamo terrorizzati all’idea di aprirci, di rivelarci.” 

 “Non ci si immagina di che stoffa delicata sia la timidezza maschile, non si fa mai questo sforzo, se non per sbeffeggiarla.” 

 “Diventare oggetto di ridicolo rappresentava infatti la nostra più grande paura.” 

 “E’ una singolare caratteristica del cattolicesimo italiano quello di portare avanti una millenaria tradizione di difesa degli ultimi mentre si allea nei fatti con gli interessi mondani dei primi.”

 “Allora, i beni di un ragazzo benestante consistevano in uno scaffale di dischi, una macchina fotografica. La Vespa. E poi… non viene in mente altro. Il giradischi stereo.” 

 “I vari pezzi di cui è composto un ragazzo cercano il limite entro cui essere contenuti, e sono grati alla barriera, di cui tuttavia non cessano di lamentarsi ogni minuto, che impedisce loro di collassare e andare dispersi, come le pagine di un manoscritto che volano via a un colpo di vento.” 

 “La paura più intollerabile per noi maschi era che si ridesse di noi… Sapete cosa significa combattere tutto il tempo, tutto il tempo, contro paura e vergogna? Parlo del terrore di essere preso in giro, di essere considerato una checca.” 

 “Lo spunto da cui nasce questo libro è il cosiddetto Delitto del Circeo, 29 settembre 1975: d’ora in avanti DdC.”

 “I desideri incompatibili con la realtà che animano un bambino e un adolescente sono destinati a tramontare, ed è un declino tormentoso.” 

 “Se uno pone domande, vuol dire che non si accontenta di quanto gli è stato detto, o non lo prende interamente per buono, perciò ogni domanda, persino la più innocente, è sempre una critica, o una sfida.” 

 “La vita umana sente l’insulto della parzialità. La vita è breve, riceviamo poco, sappiamo ancora meno, non ne capiamo quasi nulla. E poi tutto finisce.” 

 “Chi si sente costretto a riaffermare ogni momento la propria forza e la propria sicurezza dimostra l’esatto contrario, e cioè di essere fragile.” 

“Le tragedie sono dei grandi abbagli: se fossimo capaci di vederle dal lato giusto, ci accorgeremmo che sono occasioni, opportunità…” 

 “La scuola un tempo era un lungo e complicato gioco di premi e punizioni. Quando potevi dire di aver imparato le sue regole, di aver finalmente imparato a giocare, te ne andavi.” 

 “Comandare è eccitante, ma mai quanto obbedire.” 

 “Non credo che fossimo particolarmente crudeli, ma la crudeltà ci affascinava, tutti.” 

 “Cosa c’era di irresistibile nella crudeltà? Il fatto che fosse gratuita, imprevedibile e al tempo stesso curiosamente realistica. E dunque necessaria.”

 “Non si ha un’idea della riconoscenza che si dovrebbe, sempre e comunque, verso chi ci prepara un pasto, e compra trasporta pela sbuccia affetta e frigge, condisce, guarnisce. Per non parlare della fase catabolica, il riassetto, la distruzione dei residui, i lavaggi…” 

 “Siamo tutti così esposti, fragili, alla mercé della sorte (una lastra di ghiaccio sottile), alla mercé dei nervi, della malizia altrui e della nostra stupidità, siamo esposti al vento ancora più rovinoso dei nostri desideri, dei sogni, al vento tagliente delle frustrazioni, cosparsi di ferite, scuoiati…” 

 “Quasi tutte le cose che facciamo, le facciamo agli altri e per gli altri, ma non è mica altruismo, piuttosto il bisogno di esprimerci, di espanderci, abbiamo un disperato bisogno di una platea, di clienti, di destinatari, di cavie, di beneficiari e di vittime delle nostre azioni.” 

 “Le regole in famiglia vengono dettate dalle disponibilità finanziarie. Se abbondanti, indicano ciò che si può fare. Se scarse, prescrivono ciò che si deve fare. Il patrimonio è il principio di tutto; il singolo entra in scena sempre a spettacolo iniziato.” 

 “…il guadagno. Volgare non certo il fatto di conseguirlo, ma mostrarlo sì, molto volgare. E’ tipico delle famiglie borghesi sia esibire il denaro, e il benessere che ne consegue, sia celarlo o, piuttosto, renderlo implicito, sottintendendo discretamente: c’è, grazie al cielo, ma non se ne deve parlare. Mai.” 

 “A rendere imperativo il dovere dell’accumulo, e a difenderlo da ogni considerazione negativa sulla vanità dell’attaccamento alle cose materiali, nel borghese è appunto fortissima la consapevolezza che la restituzione del patrimonio alla fine della vita avverrà non a favore di un indistinto tutto, il mondo o la società, bensì ai propri figli.” 

 “Il gesto antico, sublime, semplice, di mio padre, di mettere mano al portafoglio. Mai una volta, credo, a mia memoria, che dicesse di no. Al massimo un sorrisetto scettico, un velo di sarcasmo accompagnato dall’orgoglio di poter sempre e comunque fare fronte.” 

 “Nelle conversazioni, ricordo come uno degli argomenti preferiti delle donne benestanti fosse il loro personale di servizio. Per chi può permettersi di averlo, è ancora oggi così.” 

 “Buon nome, anonimato, diceria e distinzione: tra questi angoli si è giocata a lungo la partita generazionale interna alle buone famiglie.” 

 “Il momento culminante della vita familiare è il pasto. Resta la principale e spesso unica occasione in cui i membri della famiglia si incontrano.”

 “La durata del pasto è inversamente proporzionale alla solidità dei legami tra chi lo consuma insieme. La fretta, il peggior indice.” 

 “Praticamente tutte le famiglie sono diventate famiglia borghese, il modello si è diffuso per contagio.” 

 “Si, perché l’onestà, il decoro, la cortesia, il lavoro contano fino a certo punto, da quel punto in poi ci vogliono i soldi.” 

 “Nell’ascesa sociale troviamo la conferma di quanto sia facile abituarsi all’agio e alle comodità e quanto sia insopportabile, fin quasi ad apparire mostruoso, dovervi rinunciare.” 

 “Il vero, grande pericolo non era insomma il disonore, bensì la povertà, di per sé disonorevole; non la perdita del decoro, ma quella dell’agiatezza. Il vero orrore: essere poveri, tornare a esserlo per chi lo era stato, diventarlo per chi non lo era mai stato.” 

 “Il numero vince il peso. Su questa saggia massima è fondata l’educazione borghese e dunque non ci si potrà lamentare se perlopiù si occupi di minuzie, il suo universo appunto è quello delle zanzare e dei tafani, non delle tigri e dei leoni, che uno nella vita non incontra mai. Ogni giorno ci telefonano seccatori, non assassini. Quante volte nella moderna vita borghese si ha l’occasione di mostrare coraggio?” 

 “Laddove la vita sembra non fornire occasioni per mettersi alla prova, allora le si riproduce in vitro, in laboratorio, o le si va a cercare appositamente: buttandosi in un burrone appesi a un elastico eccetera.” 

 “I tre pilastri educativi erano: persuasione, minaccia, punizione. Ma più che pilastri erano fasi. Se funzionava la prima, non c’era bisogno di applicare le successive.” 

 “I figli dei professionisti vissuti nella bambagia si sono illusi che quella proporzione aurea costituisse un orizzonte immutabile, e li ha risvegliati, un bel giorno, il ridimensionamento.” 

 “In linea generale sopravvalutiamo il peso dello sguardo che si posa su di noi. Per insicurezza o per vanità, si ritiene che gli altri non abbiano di meglio da fare che studiarci e valutarci, mentre il più delle volte passiamo alquanto inosservati. La quantità di aspettative, preoccupazioni e pensieri autoreferenziali che fanno tremare un uomo o una donna quando fa il suo ingresso in una sala affollata e si sente gli occhi puntati addosso, è normalmente sproporzionata all’interesse effettivo che suscita.” 

 “Il Denaro si ha, e si tace, solo chi ne ha poco ne parla.” 

 “Quante volte ho sentito delle persone assolutamente perbene vantarsi di aver stretto amicizia con degli assassini, e in loro c’era del genuino trasporto, un entusiasmo indiscutibile, lo stesso del tifoso che si fa firmare l’autografo dal calciatore, o della ragazzina con la star della tv.” 

 “L’idea di una remissione può farlo impazzire, ragione per cui preferisce mentire con se stesso, proclamandosi soddisfatto.” 

 “Certo non vi è nulla di più borghese che il sottrarsi alle convenzioni borghesi…” 

 “Senza punizione alla lunga scompare anche la colpa. Pensate cosa sarebbe il Paese dei Balocchi senza le orecchie d’asino.” 

 “L’immaginazione stenta a figurarsi cosa effettivamente voglia dire essere Bill Gates, non ci arriva proprio a quei livelli. Si invidia, piuttosto, ciò che è quasi alla nostra portata. Si invidia ciò che si crede in pieno diritto di possedere. Si invidia il nostro simile, non il diverso.” 

“Sono figlio di un’epoca senza medaglie, senza eroi, senza causa per cui credere e combattere.” 

 “La disponibilità alla violenza era palpabile, liquida, la violenza era il collante che teneva insieme i discorsi, era lo sfondo su cui si muovevano le figure, come il paesaggio con gli alberi e le montagne nei quadri del Rinascimento.” 

 “Il problema dei coetanei è che te li porti dietro tutta la vita.”

 “Chi ha imbracciato le armi da fuoco ha provato sensazioni che l’uomo inerme nemmeno immagina.” 

 “Apprensione, cruccio, angustia, allarme, inquietudine, sospetto: l’immagine della vita beata della classe media come un fiume che scorre placido è un puro mito.” 

 “La pace è sempre ipocrita come quella che regnava nel QT. Una desiderabile impostura. Viene sottoscritta da qualcuno che ha uno stivale piantato in faccia. Se non fosse minacciato non firmerebbe. Solo la guerra è sincera. Quando non si accettano più indegni compromessi.” “

Sei sorvegliato ovunque. Regolamenti si sovrappongono a regolamenti, come manifesti incollati uno sopra l’altro, e mentre stai lì senza far nulla, su una panchina di un giardino, in realtà stai obbedendo almeno a una decina di codici racchiusi l’uno nell’altro come scatole cinesi. Unica eccezione: i barboni, e i criminali.” 

 “Mentre oggi si pretende che qualcuno creda in Dio e spieghi Dio e poi possa entrare in una chiesa, altrimenti il suo gesto sarebbe illogico, un tempo si andava in chiesa per abitudine finché un giorno magari si arrivava persino a crederci. Cessata la consuetudine che è una precondizione dell’esperienza, viene meno l’esperienza stessa. Solo chi diventa poco alla volta familiare con qualcosa potrà alla fine riconoscerlo. Prima preghi, poi incontrerai Dio, prima marci e canti, poi finirai per amare la patria, questo il fondamento dei riti religiosi e civili. Oggi si chiede che tutto fornisca la sua ragione immediata, non si concede più tempo o intervallo tra l’apprendimento e la comprensione: debbono essere simultanei, tutto dev’essere chiaro fin dall’inizio, non vi è spazio né per la noia né per il mistero.” 

“Leggere? Leggere? Io non leggevo libri, io li divoravo, li trituravo. Spazzolavo via tutto senza lasciare una briciola di senso, una riga che non fosse spremuta. Spesso non capivo molto, o non capivo niente, ma macinavo l’incomprensibile, via, fatto, avanti un nuovo libro.” 

 “Finché lo stupro è stato considerato un reato contro la morale e non contro la persona, era inevitabile che la vittima venisse associata al colpevole nella medesima aura di vergogna. Si diventa impuri non solo per gli atti commessi ma anche per quelli subiti, come un appestato che ha contratto la malattia suo malgrado, ne è la vittima innocente eppure suscita il medesimo ribrezzo.”

 “Il premio del più forte consiste appunto nel poter punire il più debole a suo piacimento. Da questo punto di vista, il tanto discusso “Porgi l’altra guancia” di Gesù potrebbe rivelarsi un precetto assai meno paradossale e rivoluzionario di quanto sembri a prima vista, anzi, un adeguamento realistico al mondo così com’è, di stampo quasi confuciano: sopporta la violenza che ti viene fatta senza sognarti di restituirla, saresti comunque tu a soccombere.” 

 “Con la cosiddetta liberazione sessuale, si scoprì che i poeti avevano mentito. Per secoli. Tutti, o quasi tutti. Le donne vogliono il sentimento? Vogliono l’amore, l’amore puro, eterno? No, le donne vogliono godere. Vogliono scopare a sangue. Reclamano il cazzo come i maschi la fica. Né di più né di meno.” 

 “Il più innovativo movimento politico degli ultimi cento anni, nonché quello più drammaticamente attuale, è quello della liberazione delle donne.” 

 “Nulla più della violenza serve a esporre una tesi, a illustrare una teoria, ad affermare un diritto. Facendo scempio di qualcuno, si fornisce un esempio.” 

 “L’impotente è il più grande prepotente, quando si trova al cospetto di persone ancora più deboli di lui, che infatti sceglie per categorie svantaggiate in partenza: ingenue vergini di condizioni modeste, forse le uniche creature ancora più deboli degli assassini, che a lungo la stampa si era affrettata a presentare come dei Barbablù potentissimi, personalità quasi invincibili e diabolicamente geniali, mentre si trattava di mentecatti nevrotici, che in una scuola diversa dal SLM non avrebbero avuto scampo.”

“Chi non ha vissuto altro che sicurezza pace e confort è affamato di pericolo, sfide e violenza.” 

 “Le mani protese verso il corpo di una donna sono sempre cariche di tenerezza o di violenza. In equilibrio instabile.” 

 “A ventitré anni ogni pensiero galoppa sfrenato in tutte le direzioni, fino all’orizzonte e oltre, ogni insensatezza offre un lato affascinante, avventuroso, che più tardi apparirà solo per quello che è in effetti, una cazzata, alla cruda luce dell’età adulta.” 

 “Come si può pensare che una società si astenga dal versare sangue umano e non ne sia contaminata, quando sguazza in quello animale? Il massacro è talmente pervasivo e ininterrotto che nemmeno ce ne accorgiamo, anche perché viene tenuto ben lontano dai nostri occhi che non potrebbero sostenere la vista di un minuto solo della carneficina. Lontano dai nostri occhi ma non dalla nostra bocca! E’ questa la vera catena di montaggio, altro che Ford, altro che Fiat… La catena di uccisione e di smontaggio delle bestie per mangiarsele. E poi uno dovrebbe trasecolare se ogni centomila animali ammazzati muore un uomo per mano di un uomo? Dove sarebbe l’eccezione?”

 “Nel disporre del corpo altrui, se non vi è amore a guida gli atti, è possibile che si manifesti ferocia.” 

 “Il sesso è una singolare prigione le cui sbarre impediscono di entrare piuttosto che di uscire: ciò che si vorrebbe, ciò che si desidera è dentro, è un segreto, nascosto come normalmente lo sono gli organi genitali.” 

 “Non c’è niente come la bellezza di una donna che stanchi l’uomo che l’ha sposata solo per quello.” 

 “Il racconto della malattia viene oramai tradotto in termini calcistici o tennistici, dando per acquisita una mentalità agonistica secondo la quale, però, sembra che chi alla fine muore, muore perché si arrende. E non è così. Non c’è proprio nessuna lotta, a parte quella che le persone di buona volontà mettono in testa al malato di dover combattere con tutte le forze che non ha.” 

 “E’ inutile e stupido disprezzare e sbeffeggiare la paura poiché essa è sempre specularmente legata alla speranza, e dunque ridere delle paure degli individui vuol dire negare loro ogni speranza.” 

 “A qualsiasi ora sia andato a letto la sera prima, mi sveglio troppo presto, che è ancora notte e il mattino lontano, sono le quattro, quattro e mezzo, apro gli occhi nel buio e sono pervaso dall’ansia; prendo mezza pasticca di un noto psicofarmaco e aspetto che faccia effetto.” 

 “Nel buio si scontravano continenti di pensieri, con uno scricchiolio, enormi lastre di ghiaccio alla deriva. Il pensiero incessante, vano… Il corpo che reclamava riposo… la mente famelica. Cosa pensavo? In realtà, niente. Non ero io a pensare, ma i pensieri che arrivavano in massa e vorticavano come stormi di uccelli nel cielo invernale, ogni tanto formando qualche figura che dava l’impressione di avere senso, quasi subito dissolta.” 

 “La dottrina del “Ma noi non sapevamo” andrebbe sostituita con l’ammissione “Noi sapevamo tutto, ma non volevamo arrenderci all’evidenza”.” 

 “Non capiamo gli altri. Forse non abbiamo la pazienza necessaria a farlo. Li giudichiamo frettolosamente, goffamente, ci resta ancora tanto da sapere, così tanto da soffrire e da godere, mentre noi siamo qui gettati, nel numero, nel tempo, nelle dimensioni, nelle ristrettezze di una mente sola.”

venerdì 17 ottobre 2025

Vivere! – Yu Hua

“Quand’ero dieci anni più giovane, ottenni un bel lavoro da scansafatiche, andar per le campagne a raccogliere ballate popolari. Per tutta l’estate errai come un passero vagabondo tra casette e campi inondati di sole e di cicale.” 

“Guardai il vecchio: la sua schiena annerita dal sole era scura come quella del bufalo, due vite al tramonto rivoltavano quella terra antica e dura, con un rumore frusciante, come di onde sollevate nell’acqua.” 

“Il vecchio poi si sedette con me sotto quell’albero rigoglioso e in quel pomeriggio pieno di sole mi narrò la sua storia.” 

“A scuola dal precettore non ci andavo mai a piedi. Mi portava sulla schiena un bracciante; anche all’uscita, lui era lì, umile e devoto, ad aspettarmi in ginocchio. Gli salivo in groppa e battendogli sulla testa dicevo: Corri Changgen.” 

“Eh, l’uomo è così: una volta che ha cominciato ad andare a donne, fatalmente cade anche nel gioco, sono due cose inseparabili, come il braccio e la spalla.” 

“Gli uomini sono tutti uguali: quando infilano la mano nella tasca altrui per prendersi i soldi, sfoggiano un sorriso da un orecchio all’altro; quando tocca a loro di sborsare, hanno tutti una faccia da funerale.” 

“Fugui, i debiti di gioco sono pur sempre debiti, da che mondo è mondo vanno pagati.” 

“I mucchi sparsi di feriti che giacevano a terra divennero presto un’intera distesa di corpi ululanti dal dolore, un suono che mai potrò dimenticare in vita mia.” 

“… era la voce di una sofferenza che si fa insopportabile, in vita mia non ho più sentito un suono così spaventoso.” 

“Ne ho combattute a decine di guerre io, e ogni volta mi dicevo: vecchio mio, anche se muori devi vivere lo stesso.” 

“Aveva ragione Jiazhen, la cosa più importante era che la famiglia restasse sempre unita, e al diavolo la fortuna.” 

“La gente non credeva del tutto alle cose dette a voce, ma non osava nemmeno non crederci affatto, altrimenti nessuno avrebbe avuto più fiducia in questa vita.” 

“Ma un pezzo di patata dolce non poteva certo riempire la pancia di un’intera famiglia: allora non la pensavo come adesso, in quel momento quella patata era un filo di speranza a cui aggrapparsi. In casa eravamo rimasti senza cibo già da un mese, anche quello che si poteva ricavare dai campi era già stato mangiato quasi del tutto: di quei tempi c’era gente disposta a uccidere per una ciotola di riso.” 

“In quel periodo un sacco di riso era una rara prelibatezza. Erano un mese o due che non gustavamo il sapore del riso, la gioia che provammo è inesprimibile a parole.” 

“La mia mente continuava a rivedere la scena di Youqing che correva a scuola dopo pranzo, la cartella che gli dondolava sulla schiena. Quando pensai che non l’avrei più sentito parlare, che non l’avrei più visto correre con le scarpe in mano, mi sentii il cuore attanagliato da un dolore così aspro che nemmeno riuscivo a piangere.” 

“Saper vivere vuol dire non dimenticare mai queste quattro regole: non dire parole sbagliate, non dormire nel letto sbagliato, non varcare la soglia sbagliata e non infilare la mano nella tasca sbagliata.” 

“Se uno ha appetito, vuol dire che va tutto bene.”

“Facevamo e pensavamo quello che ci dicevano dall’alto.” 

“Ah, gli uomini! per quanto travagliata sia stata la loro esistenza, sanno ancora consolarsi in punto di morte.” 

“A volte pensare mi provoca un profondo dolere, altre volte mi dà un senso di pace, ho accompagnato alla tomba tutti i componenti della mia famiglia, li ho seppelliti tutti io con le mie mani, e quando un giorno stenderò anch’io le gambe, non dovrò preoccuparmi per nessuno.” 

 “Sapevo che il crepuscolo si stava dissolvendo in un batter d’occhi, e dal cielo scendeva nera la notte. Vidi la terra immensa snudare il suo florido petto in un gesto di richiamo: come una madre chiama a sé i propri figli, la terra chiamava a sé la nera notte.”

domenica 12 ottobre 2025

Così parlò Zarathustra – Friedrich Nietzsche

“Quand’ebbe compiuto il trentesimo anno, Zarathustra lasciò la sua patria e il lago natio, e si recò su la montagna. Là per dieci anni gioì, senza stancarsene, del suo spirito e della sua solitudine. Ma al fine il suo cuore si mutò; e un mattino egli si levò con l’aurora, s’avanzò verso il sole e così gli disse: Oh grande astro! Che sarebbe della tua felicità se tu non avessi a chi splendere?”

 “Io insegno a voi il superuomo. L’uomo è cosa che dev’essere superata. Che avete voi fatto per superarlo? Tutti gli esseri umani crearono sinora qualche cosa oltre sé stessi: o voi volete essere il riflusso di questa grande marea e ritornare al bruto anziché oltrepassar l’uomo? Che cosa è la scimmia per l’uomo? Un oggetto di riso e di dolorosa vergogna. E questo appunto dev’essere l’uomo pel superuomo: un oggetto di riso o di dolorosa vergogna.” 

 “Ve ne scongiuro fratelli miei, rimanete fedeli alla terra e non prestate fede a coloro che vi parlano di speranze soprannaturali! Sono avvelenatori, coscienti o incoscienti.” 

 “L’uomo è una corda, tesa tra il bruto e il superuomo, – una corda tesa su di una voragine.” 

 “Amo coloro che non cercano già, oltre le stelle, una ragione di sacrificarsi e perire; ma che si immolano alla Terra perché essa appartenga un giorno al superuomo.” 

 “Amo colui che vive per conoscere e che vuole conoscere, affinché un di viva il superuomo. Poi che in tal modo soltanto ei vuole la propria distrazione.” 

 “Sul mio onore, amico mio, rispose Zarathustra, nulla è vero di ciò che tu pensi: non v’ha nè diavolo nè inferno. L’anima tua morrà prima ancora del tuo copro; non temer di nulla!” 

 “Inebriante gioia è pel sofferente guardar lontano dai propri dolori e dimenticare sé stesso. E a me pure il mondo – questa imperfetta immagine di eterna contraddizione – si rivelò un giorno immagine di gioia e d’oblio.” 

 “Una volta lo spirito era Dio, poi si fece uomo e finirà col diventar plebe.” 

 “La vita è difficile a sopportare: per carità, non pretendete d’essere tanto delicati! Noi tutti insieme siamo asini e asine destinati ad essere caricati.” 

 “Se io volessi scuotere con le mie mani quest’albero non potrei. Ma il vento, che noi non vediamo, lo muove e lo piega a suo piacere. Noi siamo scossi e piegati nel peggior dei modi da mani invisibili.”

 “Voi dovete cercare il vostro nemico, combattere la vostra guerra, e ciò per le vostre idee! E se la vostra idea soccombe, che la vostra rettitudine gridi al trionfo! Voi dovete amare la pace perchè è un mezzo a nuove guerre. E dovete amare la pace breve più che lunga. A voi non consiglio la pace, bensì la vittoria. Il vostro lavoro sia la lotta, la vostra pace è la vittoria!” 

 “Voi dite che la buona causa santifica persino la guerra? Ed io vi dico: la buona guerra santifica ogni causa.”

 “Stato – si chiama il più freddo di tutti i mostri. E’ freddo anche nel mentire; e la menzogna ch’esce dalla sua bocca è questa: Io, lo Stato, sono il popolo!” 

“Poco comprende il popolo la grandezza, cioè la creazione, ma ha occhi ed orecchi per i commedianti, per quelli che rappresentano le cose grandi.” 

 “Sempre deve distruggere, chi vuol creare.” 

 “Due cose ricerca il vero uomo: il pericolo e il giuoco. Per ciò egli desidera la donna, ch’è il trastullo più pericoloso.”

 “L’uomo deve essere educato per la guerra e la donna per il diletto del guerriero: tutto il resto è sciocchezza.”

 “Nel vero uomo si cela il bambino che vuol giocare. Orsù, o donne, rendete palese il bambino nell’uomo.” 

 “Ti rechi presso le donne? Non dimenticare la frusta. Così parlò Zarathustra.” 

 “Matrimonio: così io chiamo la volontà che anima due esseri a creare quell’uno che dev’essere superiore a coloro che lo crearono. Io chiamo matrimonio il reciproco rispetto dei volenti per una tale volontà. Questo sia il significato e la vera essenza del tuo matrimonio.”

 “Molte follie di breve durata per voi hanno il nome d’amore. E il vostro matrimonio mette un fine a coteste piccole follie, diventando una follia eterna.”

 “Immaturo è l’amore e l’odio del giovane: troppo in lui ancora son gravi le ali dello spirito.” 

 “Giacché vedendo soffrire l’infelice io mi vergognai della sua vergogna; e quando l’aiutai l’offesi certo nel suo orgoglio. I grandi benefici non ispirano la gratitudine, bensì il desiderio di vendetta; i piccoli, se non vengono dimenticati, si mutano col tempo in vermi roditori.” 

“E ai governanti voltai le spalle, quando vidi che cosa era ciò che essi chiamavano governare: il mercanteggiare e il patteggiare per la potenza con la plebe!”

 “Ciò che il padre tacque s’esprime nella parola del figlio; e bene spesso trovai essere il figlio il segreto rivelato del padre.” 

 “Diffidate di coloro che hanno sempre in bocca la giustizia. In verità, alle loro anime fa difetto non il miele soltanto!”

 “Con tali predicatori dell’uguaglianza io non voglio essere confuso o scambiato. Poi che così parlò in me la giustizia: “Gli uomini non sono uguali.”

 “Tutto non è che un ritorno, un rimpatriare del mio proprio essere, di quella parte di lui ch’errava lontano, sparsa tra le cose e le apparenze.”

 “Poichè nessuno possa vedere nel mio intimo e nella mia ultima volontà, io inventai il lungo e glorioso silenzio.” 

 “Ma invero, il mangiare bene e il bere meglio non è arte da sprezzarsi, o miei fratelli! Spezzate, spezzate le tavole degli insoddisfatti.” 

 “L’uomo deve diventare migliore e anche più malvagio: questo io insegno. Un maggior grado di malvagità è necessario perché prosperi il superuomo.” 

 “Se volete salire molto in alto, adoperate le vostre proprie gambe! Non permettete che altri vi porti; non salite sui dossi e sulle teste degli estranei.”

martedì 7 ottobre 2025

Le madri non dormono mai – Lorenzo Marone

“Al camion rosso mancava una ruota posteriore, così di camminare non era più capace, arrancava zoppo, ricordava un vecchio che non ha fretta di andare; nonostante ciò, restava comunque un camion speciale, in grado di tratteggiare straordinarie piroette nell’aria, parabole senza senso, anche pericolosi giri della morte, come un caccia dell’aeronautica che dà spettacolo.” 

 “Si chiamano Icam, e ci vengono rinchiuse le giovani madri detenute con i figli che fuori non avrebbero con chi stare; bambini fino a sei anni d’età, a volte anche fino a dieci, che vivono da reclusi per il solo fatto di non avere alternative.” 

 “… un figlio adolescente che si trovava nell’età dell’eterno presente, in cui non si hanno confini se non il paese stesso, e in testa vige il convincimento che il mondo non ti possa comprendere; un ragazzino pieno di rabbia che non sopportava di avere in casa un vecchio.” 

 “E sentì ancora una volta di trovarsi dalla parte sbagliata, lui prigioniero come lei, anche se in maniera diversa, prigioniero del suo lavoro, del passato, della famiglia, dei muri che la vita, il carceriere più crudele, gli aveva alzato attorno, della diffidenza costante che consuma e ti fa triste, solo, e morto, quella diffidenza che spesso basta a giustificare l’inganno altrui, perché chi in nessuno crede da nessuno verrà creduto.” 

 “Diego non sapeva colpire, ma aveva capito come incassare..” 

 “Il carcere, Miriam lo avrebbe presto capito, era un disordine sgraziato di suoni, una patina di rumo a scandire ore sempre uguali. La quiete lì non c’era, e quando c’era, portava sospetti.” 

 “La scuola gli aveva inciso ferite profonde che sanguinavano per un niente, lì aveva imparato il degrado, l’umiliazione, l’omertà.” 

 “L’accompagnò silenziosa nel pianto che veniva da lontanissimo e sgorgava naturale come quello di un neonato, il pianto di chi torna alla vita, di chi ha perso la guerra senza perdere la dignità, il pianto di una madre, che nemmeno Dio può non sentire suo.” 

 “E quanti ce ne sono, di insegnanti codardi, che per privilegio potrebbero indirizzare la vita dei ragazzi e che invece la sfiorano appena, e s'avviano spesso alla morte in un fallimento inconsapevole, senza essere riusciti a illuminare la strada di nessuno.” 

 “La madre sul volto portava tutta la stanchezza del mondo.” 

 “Per quelle strane e ingiuste cose che accadono al mondo, la vita a Melina non aveva ancora dato il tempo d’imparare a contare oltre cinquanta, eppure aveva tenuto già a mostrarle lo sconcerto che resta negli occhi di chi muore.” 

 “…portava sul volto i segni di una vita misera, e beveva per far succedere qualcosa, metteva i suoi segreti e le speranze nel bicchiere, come se fosse un biglietto della lotteria.”

 “…la muoveva una pace nuova, quella sera, il piacere e la fortuna di vivere per lavoro l’incontro con le debolezze e i drammi umani, ché sono quelli a darti il senso del giusto, a riportarti sul filo dell’equilibrio, sulla dritta via.” 

 “…prima o poi quello che non sei riuscito a dire ti viene a cercare.” 

 “Perché la sensibilità è ‘na condanna.” 

 “Senza i figli, quelle madri si riducevano all’osso. Senza i figli, erano solo detenute. Senza i suoi figli, anche Antonia forse si sarebbe arresa all’orrore che s’era fatta la sua vita.” 

 “…quegli anni erano confusi, un’unica massa indistricabile, giorni uguali che si succedevano a formare mesi, e poi decenni, una vita trascorsa, accumulata e dimenticata; non c’erano che poche foto a testimoniare un tempo vissuto e accantonato, stipato come cianfrusaglie in cantina.” 

 “La gente del proprio abisso non s’interessa, e conduce per questo una vita pacata.” 

 “Stava a dondolarsi, e lì cominciava la sua notte operaia, la solitudine più terribile, i pensieri che arrivavano a torturarla. Di notte Dragana provava a credere in un Dio, provava a chiedergli perdono pur non essendo pentita, e lo sguardo lo teneva fisso sulla luce bianca che s’infilava da sotto la porta.” 

 “Chissà se pure sua madre nel sonno s’accorgeva di di lei che andava e tornava, s’addormentava e si svegliava, mangiava e parlava, chissà se udiva le sue preghiere nel buio, e le carezze che gli lasciava sul viso la sera. Doveva essere brutta assai, la malattia, pensava Melina, che tutti attorno proseguono ad andare e a venire, a ridere e a mangiare, e a te non riesce più manco di tenere gli occhi aperti, e ti devi accontentare, quando ce la fai, d’ascoltare gli altri vivere.”

 “Me la caverò. Pensa a te, riposati, statti tranquilla, e dormi un po’. Miriam aveva stretto la mano del figlio nella sua, l’aveva portata alla guancia solo un istante, poi, prima di lasciarlo andare, aveva detto: Le madri non dormono mai.” 

 “E rise del suo napoletano. Rise della sua vita malandata e preziosa. Per ciò che di nuovo ancora l’attendeva. I figli risero con lei.” 

 “Il viso se l’era preso la miseria, e col tempo l’aveva reso cattivo, gli aveva tolto l’espressione ingenua e rotonda che da ragazza la rendeva carina e le aveva smussato gli angoli; ora teneva la faccia di un arbusto, sua zia, il fisico contorto e rinsecchito.”

 “Pure lui nel branco, a quattordici anni aveva il volto butterato e negli occhi chiari e malinconici il vuoto, le tante botte ricevute nella sua poca vita gli avevano fatto la pelle di cuoio, niente pareva toccarlo, era come uno straccio leggero che va di qua e di là, incurante di non avere alcuno scopo.” 

 “La gente, io ho capito questo, tiene a pensare solo ai cazzi suoi.” 

 “A volte mi pare che quella è stata l’unica casa che ho avuto.”

giovedì 2 ottobre 2025

Il valzer degli addii – Milan Kundera

“E’ l’inizio dell’autunno e gli alberi si colorano di giallo, di rosso, di marrone; la piccola stazione termale al centro dell’amena vallata sembra stretta da un incendio. Sotto i portici ci sono donne che vanno e vengono e si chinano verso le sorgenti. Sono donne che non possono avere figli e sperano di trovare in queste terre la fecondità.” 

 “Si sarebbe sforzato di dire cose carine ma la sua mente sarebbe stata altrove, prigioniera, come in una cella d’isolamento, di quelle buie viscere estranee.” 

 “La gelosia ha lo straordinario potere di illuminare con raggi intensi quell’unico essere e di mantenere la folla degli altri in una totale oscurità.” 

 “In questo paese la gente non apprezza il mattino. Si fanno svegliare di prepotenza da una sveglia che spezza il sonno come un colpo di scure e si abbandona subito a una fretta funesta. Mi dica lei come può andare una giornata che comincia con un simile atto di violenza! Cosa può esserne di persone che giornalmente ricevono, per mezzo di una sveglia, un piccolo elettroshock? Ogni giorno che passa si abituano alla violenza e disapprendono il piacere. Mi creda, è il mattino che decide del temperamento di un uomo.

 “Sedurre una donna – disse Bertlef con aria scontenta – è cosa che sa fare qualsiasi imbecille. Ma bisogna anche saperla lasciare, ed è da questo che si riconosce l’uomo maturo.” 

 “Per lei sua moglie è tutto, e di conseguenza tutte le altre donne sono niente, cioè, in altre parole, sono delle puttane,. Ma si tratta di una grossa bestemmia, significa non avere alcun rispetto per esseri creati da Dio. Amico mio, questo tipo di amore è un’eresia.” 

 “Vede, io sono convinto che la vita vada accettata così com’è, sempre. E’ il primo comandamento, anteriore allo stesso Decalogo. Tutti gli avvenimenti sono nelle mani di Dio, e noi ignoriamo la loro sorte futura; con questo voglio dire che accettare la vita così com’è significa accettare l’imprevedibile. E un bambino è un concentrato di cose imprevedibili. Un bambino è l’imprevedibilità stessa. Lei non può sapere che cosa diventerà, che cosa le porterà, e proprio per questo lo deve accettare.”

 “Tra un po’ le donne smetteranno di far figli e nelle carrozzine vedremo i barboncini.” 

 “…apparteneva a quel genere di donne moderne che si sdoppiano volentieri in una persona che vive e in una che osserva.” 

 “L’uomo deve avere almeno una certezza: quella di restare padrone della propria morte, di poterne scegliere l’ora e il mondo.” 

 “Il desiderio di ordine è al tempo stesso desiderio di morte, giacché la vita è una perpetua violazione dell’ordine.” 

 “Jakub aveva sempre provato orrore all’idea che chi sta a guardare è pronto a tener ferma la vittima sotto la scure del boia. Perché col tempo il boia è diventato un personaggio vicino e familiare, mentre il perseguitato ha sempre qualcosa che puzza di aristocratico. L’anima della folla, che forse un tempo si identificava con i miseri perseguitati, si identifica oggi con la miseria dei persecutori. Perché nel nostro secolo la caccia all’uomo è caccia ai privilegiati: a quelli che leggono libri o che hanno un cane.” 

 “La gente, di solito, guarda i quadri senza neanche sapere cosa vede.” 

 “Per questo stesso desiderio di perpetuare la specie, l’umanità finirà per soffocare sul suo piccolo pianeta.” 

 “Avere un figlio significa esprimere un accordo assoluto con l’uomo. Se avessi un figlio sarebbe come se dicessi: Sono nato, ho provato la vita e l’ho trovata così buona che merita di essere ripetuta.” 

 “Il desiderio di ammirazione è insaziabile.” 

 “Non c’è nulla come la gelosia per assorbire fino in fondo un essere umano.” 

 “E quelle donne dentro la piscina rappresentavano esattamente la femminilità in quello che essa ha di universale: la femminilità dell’eterno partorire, allattare, appassire, la femminilità che se la ride di quell’attimo fugace in cui una donna crede di essere amata e sente di essere un’irripetibile individualità.” 

 “Quando sarà più maturo scoprirà la fugacità delle cose e saprà che dietro l’orizzonte di una donna si spalanca l’orizzonte di altre donne.” 

 “La gelosia è come un forte mal di denti. Non si può fare nulla quando se ne soffre, neanche sedersi. Si può solo camminare. Avanti e indietro.” 

 “Era convinto di portare con sé la morte in un pezzo di carta velina e in realtà si trattava soltanto della muta risata di Skreta.” 

 “Ho vissuto come un cieco. Come un cieco. Oggi per la prima volta ho capito che esiste la bellezza. E che io le sono sempre passato accanto senza vederla.” 

 “Nostalgia non solo di quell’uomo, ma anche dell’occasione perduta. E non solo di quell’occasione in particolare, ma dell’occasione come tale. Rimpiangeva tutte le occasioni che aveva perso, che aveva lasciato passare, alle quali si era sottratta, persino quelle che non aveva mai avuto.” 

 “E’ uno degli strani misteri della vita che gli innocenti paghino al posto dei colpevoli.” 

 “Andò a passo rapido verso la macchina, aprì la portiera, si sedette al volante e ripartì per il confine. Ancora ieri credeva che sarebbero stati momenti di sollievo. Che sarebbe partito con gioia da quel paese. Che avrebbe lasciato un luogo in cui era nato per sbaglio e a cui non apparteneva veramente. Ma in quel momento sapeva che stava lasciando la sua unica patria e che non ne esistevano altre.”