“Leone Ginzburg dice “no” l’otto gennaio del millenovecentotrentaquattro. Non ha ancora compiuto venticinque anni ma, dicendo “no”, s’incammina verso la propria fine.”
“Mentre Ginzburg scrive il suo no al fascismo, nello studiolo risuonano frasi antiche, giunte fin lì da mondi lontani. Non intendo giurare. L’onore è un motivato rifiuto. L’onore è obbedire senza abbassarsi. L’onore è sentire la bellezza della vita.”
“Non ebbi il coraggio, né dell’esempio, né del sacrificio.”
“È qui che, lungamente atteso, finalmente Luigi Scurati arriva. Nasce il 19 luglio 1933, un martedì. Il venerdì precedente la Germania è stata ufficialmente dichiarata una nazione a partito unico. Il Partito nazista.”
“La speranza nel futuro può essere, a volte, il più vigliacco degli inganni.”
“Il 15 novembre del 1933 s’iscrive alla camera di commercio di Torino, come ditta individuale, la Giulio Einaudi editore, con sede in via Arcivescovado 7. Nasce così, con tre amici e una promessa di trecento lire, una delle più importanti imprese di cultura del Novecento.”
“È difficile immaginare che la tua vita stia per finire finché non picchiano alla porta e il plotone di esecuzione ti trascina in strada.”
“Ecco un’altra verità elementare con cui, al netto di tutte le sofisticherie e i ripensamenti, non smetteremo di fare i conti. La madre, la moglie, i figli. Poi si ritorna alla terra.”
“Si ha notizia di un solo uomo che rifiuta di occupare la cattedra tolta a un collega ebreo: si chiama Massimo Bontempelli, è un poeta, un accademico d’Italia, in gioventù ha ferito Giuseppe Ungaretti in un duello ed è stato tra i fondatori del Partito fascista. Tutti gli altri, trovata la cattedra vacante, vi si accomodano.”
“Questo il piano editoriale di Leone Ginzburg: la semplice idea secondo la quale tutto ciò che i padri, e i padri dei padri, hanno fatto di buono, di giusto e di bello non sarebbe vano perché giunge fino a noi.”
“Soltanto la guerra ha risolto la situazione, travolgendo certi ostacoli, sgombrando il terreno da molti comodi ripari e mettendomi brutalmente a contatto con un mondo inconciliabile.”
“Per tutta la vita Leone Ginzburg ha tenuto il suo posto di combattimento e lo ha tenuto senza mai, in tutta la vita, impugnare un’arma. L’Italia libera. Così s’intitola lo strumento di lotta al quale Leone, di nuovo in prima linea dopo l’8 settembre, di nuovo sacrifica tutto se stesso, compresa l’amatissima attività di editore.”
“I tedeschi irrompono. In testa portano l’elmo d’acciaio a catino, attorno al petto nastri di mitragliatrici d’ottone luccicante, granate da lancio infilate nella cintura e mitragliatrici spianate. Il capoguardia urla un nome. Un unico nome. Dopo poco Leone Ginzburg è consegnato. Si avvia, gracile, tra i suoi nuovi carcerieri con il suo vestito blu strapazzato che spicca tra le pesanti uniformi verdognole.”
“Il 4 febbraio sta male tutto il giorno. Verso sera un infermiere gli pratica un’iniezione di canfora. Leone sembra trarne giovamento. Chiede carta e penna e scrive. Scrive a Natalia, sua moglie. Poi muore durante la notte.”
“Il senso della vita come qualcosa che può ricominciare da zero, questa l’eredità che la guerra lascia all’immensità del dopoguerra.”
“Io sono nato il 25 giugno 1969, a Napoli, sulla collina di Posillipo, sotto il segno del cancro, e ho avuto un’infanzia normale, una giovinezza normale, una vita normale.”
“La vertigine si consuma. Il tempo si rimette in bolla. È quasi l’ora di pranzo. Un mezzogiorno qualunque di una tarda primavera in una città e in una nazione da ricostruire. Peppino s’incammina verso la bottega di macellaio. Lo attende la vita che gli resta da vivere.”
“Ma era quello il tempo migliore della mia vita e solo adesso che m0è sfuggito per sempre, solo adesso lo so.”
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Per aspera ad astra