“Papà, allora spiegami a che serve la storia. È così che pochi anni fa un ragazzino che conosco interrogava un padre storico. Del libro che state per leggere vorrei dire che è la mia risposta, perché per un autore non c’è lode più bella che l’essere in grado di parlare con lo stesso tono ai dotti e agli scolari. Ma una semplicità così alta è il privilegio di pochi eletti.”
“Ma la storia non è l’orologeria né l’ebanisteria. È un tentativo di conoscere sempre di più: dunque qualcosa in continuo movimento.”
“Cos’è successo ogni volta che l’intervento della storia è sembrato necessario? Che è apparso l’umano.”
“Dietro i tratti sensibili del paesaggio, gli strumenti o le macchine, dietro gli scritti apparentemente più freddi e le istituzioni che sembrano più completamente distaccate da coloro che le hanno fondate, la storia vuole cogliere gli uomini. Chi non vi riesce sarà al massimo un buon erudito. Il bravo storico, invece, somiglia all’orco della leggenda. Là dove fiuta carne umana, sa che c’è la sua preda.”
“Il proverbio arabo l’ha detto prima di noi: Gli uomini somigliano più al loro tempo che ai loro padri.”
“L’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato. Ma forse è altrettanto inutile mettercela tutta per capire il passato quando non si sa niente del presente.”
“Il ruolo giocato dalle confische rivoluzionarie, come si è appena visto, è quello di una divinità non di rado benigna per chi fa la ricerca: la catastrofe. Innumerevoli municipi romani si sono trasformati in banali cittadine italiane, in cui solo con grandi sforzi l’archeologo riporta alla luce tracce dell’antichità; solo all’eruzione del Vesuvio si deve la sopravvivenza di Pompei.”
“La storia soffre più di presbiopia che di miopia.”
“Prima del lancio del dado, la probabilità che apparisse una faccia qualsiasi era una su sei; dopo il lancio, il problema svanisce. Potremmo esitare in un secondo momento a dire se quel giorno sia uscito il tre o il cinque. L’incertezza è in noi, nella nostra memoria o in quella dei nostri testimoni. Non è nelle cose.”
“È da tanto tempo che dico ai miei studenti che la virtù principale dello storico è sapersi stupire. Ne sono sempre più convinto. Guai a chi di noi trova tutto naturale!”
“Sostengo l’idea che uno storico non possa annoiarsi; perché professionalmente s’interessa allo spettacolo del mondo.”
“La storia è prima di tutto conoscenza dei cambiamenti.”
“Per capire un gruppo umano, la prima condizione essenziale è conoscere il suo passato.”
“Non essendo profeti, non avevamo previsto il nazismo. Ma eravamo certi che – con sembianze di cui confessavamo di essere incapaci di tratteggiare con precisione i contorni – un giorno la reazione tedesca sarebbe arrivata, alimentata dai rancori di cui le nostre follie moltiplicavano i semi, e che il suo scatenarsi sarebbe stato terribile.”
“Sulla pubblica piazza non abbiamo osato essere la voce che grida, all’inizio nel deserto, ma almeno – qualunque sia il risultato finale – può sempre riconoscersi il merito di aver urlato la propria fede. Abbiamo preferito ritirarci nella timorosa quiete dei nostri laboratori. Possano i nostri figli perdonare il sangue che è sulle nostre mani!”
Peccato solo che in orologeria facciamo passi da gigante mentre lo studio della storia non ci entra proprio in capoccia.
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