domenica 15 giugno 2025

La gita Tindari - Andrea Camilleri

"Il telefono principiò a squillare. La sua prima reazione fu di inserrare ancora di più gli occhi, ma non funzionò, è notorio che la vista non è l'udito. Avrebbe dovuto tapparsi le orecchie, ma preferì infilare la testa sotto il cuscino. Niente: debole, lontano, lo squillo insisteva. Si susì santiando, andò nell'altra cammara, sollevò il ricevitore. "Montalbano sono. Dovrei dire pronto, ma non lo dico. Sinceramente, non mi sento pronto." 

 "Appena fora dal commissariato, tutta la gran gana che aveva di correre a inserrarsi a Marinella per mettersi a leggere, gli si abbacò di colpo, come certe volte usa fare il vento che un momento prima sradica gli àrboli e un momento dopo è scomparso, non c'è mai stato." 

 "Per una mezzorata se ne stette a panza all'aria, senza mai staccare lo sguardo dall'àrbolo. E più lo taliava, più l'ulivo gli si spiegava, gli contava come il gioco del tempo l'avesse intortato, lacerato, come l'acqua e il vento l'avessero anno appresso anno obbligato a pigliare quella forma che non era capriccio o caso, ma conseguenza di necessità." 

 "Montalbano, quando non aveva gana d'aria di mare, sostituiva la passiata lungo il braccio del molo di levante con la visita all'àrbolo d'ulivo. Assittato a cavasè sopra uno dei rami bassi, s'addrumava una sigaretta e principiava a ragionare sulle faccenne da risolvere. Aveva scoperto che, in qualche misterioso modo, l'intricarsi, l'avvilupparsi, il contorcersi, il sovrapporsi, il labirinto insomma della ramatura, rispecchiava quasi mimeticamente quello che succedeva dintra alla sua testa, l'intreccio delle ipotesi, l'accavallarsi dei ragionamenti. E se qualche supposizione poteva a prima botta sembrargli troppo avventata, troppo azzardosa, la vista di un ramo che disegnava un percorso ancora più avventuroso del suo pinsèro lo rassicurava, lo faceva andare avanti." 

 "[...] più lo taliava, più l'ulivo si spiegava, gli contava come il gioco del tempo l'avesse intortato, lacerato, come l'acqua e il vento l'avessero anno appresso anno obbigato a pigliare quella forma che non era capriccio o caso, ma conseguenza di necessità. L'occhio gli si fisso su tre grossi rami che per breve tratto procedevano quasi paralleli, prima che ogniuno si lanciasse in una sua personale fantasia si zigzag improvvisi, ritorni narrè,avanzamenti di lato,deviazioni, arabeschi. Uno dei tre, quello centrale, appariva leggermente più basso rispetto agli altri due rami soprastanti, quasi li volesse tenere legati a sè per tutto il tratto che avevano in comune. [...]Montalbano s'addunò che i tre rami non nascevano indipendenti l'uno dall'altro, sia pure allocati vicinissimi, ma pigliavano punto origine dallo stesso punto, una specie di grosso bubbone rugoso che sporgeva dal tronco." 

 "Scusi, commissario, non le pare di essere stato tanticchia farabutto?" spiò, sdignata, la voce della coscienza di Montalbano al suo proprietario. "Bih, che camurrìa!" fu la risposta." 

 «La fede è una gran cosa!» esalò patre Crucillà. «Se non t'addorme, ti riposa» completò Montalbano." 

 "Quando mai in Sicilia ci si sposa? In Sicilia ci si marita. Le fimmine,dicendo "mi voglio maritari" intendono "voglio pigliare marito"; i mascoli dicendo la stessa cosa intendono "voglio diventare marito" 

 «Mi sono reso conto che spesso e volentieri litighiamo. Come una coppia maritata da anni, che subisce l'usura della convivenza. E il bello è che non conviviamo». «Vai avanti» disse Livia, con un filo di voce. «Allora mi sono detto: perché non ricominciamo tutto da capo?» «Non capisco. Che significa?». «Livia, che ne diresti se ci fidanzassimo?». «Non lo siamo?» «No. Siamo maritati». «D'accordo. E allora come si comincia?». «Così: Livia, ti amo. E tu?». «Anch'io. Buonanotte, amore»." 

 "Ma, mentre lo pinsàva, sapeva che manco questa era la vera virità per quello che stava in quel momento patendo, per la sofferenza, eh, cazzo, sei riuscito finalmente a dirla la parola giusta, che fa, ti vrigognavi?, ripetila la parola, sofferenza, che provava." 

 "Sotto la doccia, lei l'insaponò. Montalbano non reagiva, gli pareva, e la cosa gli faceva piacere, di essere tornato picciliddro quando mani amorose facevano sul suo corpo lo stesso travaglio. «Noto evidenti segni di risveglio» disse Ingrid ridendo. Montalbano taliò in basso e arrussicò violentemente. I segni erano assai più che evidenti. «Scusami, sono mortificato». «Di che ti mortifichi?» spiò Ingrid. «Di essere uomo?»." 

 "Stato" era una parola che dava a tutti il malostare, li faceva arraggiare come tori davanti allo straccio rosso. Di quei giorni Montalbano ricordava soprattutto una poesia di Pasolini che difendeva la polizia contro gli studenti a Valle Giulia , a Roma. Tutti i suoi compagni avevano sputato su quei versi, lui aveva tentato di difenderli: "Però è una bella poesia".[...] Perché allora quella poesia non gli dispiacque? Vedeva in essa già segnato il suo destino di sbirro? Ad ogni modo, nel corso degli anni, aveva visto i suoi compagni, quelli mitici del '68, principiare a "ragionare". E ragionando ragionando, gli astratti furori si erano ammosciati e quindi stracangiati in concrete acquiescenze. [...] Visto che non erano arrinisciuti a cangiare la società, avevano cangiato se stessi. Oppure non avevano manco avuto bisogno di cangiare, perché nel '68 avevano solamente fatto teatro, indossando costumi e maschere di rivoluzionari. 

"Mangiare alle otto di sira è cosa di milanesi, i siciliani cominciano a pigliare in considerazione la mangiata passate le nove."

2 commenti:

  1. Amo andrea Camilleri. Starei delle ore ad ascoltarlo. Mi affascina quel suo modo di parlare e di raccontare. Ma non l'ho mai letto.

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    1. Provaci Pino, magari cominciando proprio da questo libro, uno dei primi e secondo me uno dei più belli.

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Per aspera ad astra