mercoledì 30 luglio 2025

Vincenzo Consolo - Retablo

"Perché viaggiamo, perché veniamo fino in quest'isola remota, marginale? Diciamo per vedere le vestigia, i resti del passato, della cultura nostra e civiltate, ma la causa vera è lo scontento del tempo che viviamo, della nostra vita, di noi, e il bisogno di staccarsene, morirne, e vivere nel sogno d'ère trapassate, antiche, che nella lontananza ci fu figuriamo d'oro, poetiche, come sempre è nell'irrealtà dei sogni, sogni intendo come sostanza dei nostri desideri. Ma sempre tuttavia il viaggio, come distacco, come lontananza dalla realtà che ci appartiene, è un sognare. E sognare è vieppiù lo scrivere, lo scriver memorando del passato come sospensione del presente, del viver quotidiano. E un sognare infine, in suprema forma, è lo scriver d'un viaggio, e d'un viaggio nella terra del passato." 

 "Così, col viola e il bruno, si concludeva ancora un altro giorno. Poi domani, vicende sempre nuove, nuove avventure, ignote, che è l’essenza stessa della vita, che dentro i due certi punti, l’avvio e la sua fine, ricomincia l’avventura ogni mattina. E ancor di più l’essenza della vita dentro nel viaggio, per cui viaggio si fa dentro il viaggio, ignoto nell’ignoto." 

 "Io mi chiedei se non sia mai sempre tutto questo l'essenza d'ogni arte (oltre ad essere un'infinita derivanza, una copia continua, un'imitazione o impunito furto) un'apparenza, una rappresentazione o inganno, come quello degli òmini che guardano le ombre sulla parete della caverna scura, secondo l'insegnamento di Platone, e credono sian quelle la vita vera, il reale intero, come l'inganno per la follia dolce de l'ingegnoso hidalgo de la Mancha don Chisciotte, che combatté contra i molini a vento presi per giganti, o per furore tragico d'Aiace che fe' carneficina delle greggi credendola d'Atridi, o come l'llusione che crea ad ogni uom comune e savio l'ambiguo velo dell'antica Maya, velo benefico, al postutto, e pietoso, che vela la pura realtà insopportabile, e insieme per allusione la rivela; l'essenza dico, e il suo fine il trascinare l'uomo dal brutto e triste, e doloroso e insostenibile vallone della vita, in illusori mondi, in consolazioni e oblii." 

 "O gran pochezza, o inanità dell'uomo, o sua fralezza e nullità assoluta! O sua ferocia e ferina costumanza! O secol nostro superbo di conquiste e di scienza, secolo illuso, sciocco e involuto! Arrasso, arrasso, mia nobile signora, arrasso dalla Milano attiva, mercatora, dalla stupida e volgare mia città che ha fede solamente nel danee, ove impera e trionfa l'impostore, il bauscia, il ciarlatan, il falso artista, el teatrant vacant e pien de vanitaa, il governante ladro, il prete trafficone, il gazzettier potente, il fanatico credente e il poeta della putrida grascia brianzola. Arrasso dalla mia terra e dal mio tempo, via, via, lontan!"

venerdì 25 luglio 2025

Cose di Cosa Nostra – Giovanni Falcone

In genere in questo blog pubblico stralci di libri presenti e letti della mia biblioteca personale: lo faccio senza alcuna prefazione, ma qui è diverso. Il libro di Giovanni Falcone è qualcosa di più di un manuale o di una testimonianza. è una analisi storico sociale perfetta e puntuale della mia terra; è un libro di una dolcezza e una dignità infinite. Un modo per sentirsi fieri di essere siciliani.



“Cosa Nostra ha a sua disposizione un arsenale completo di strumenti di morte. Per il fallito attentato del 21 giugno 1989 alla villa che avevo affittato all’Addaura, vicino a Palermo, erano stati piazzati tra gli scogli cinquanta candelotti di esplosivo. La lupara ormai sta passando di moda.” 

 “In genere si ritiene che la mafia privilegi certe tecniche di omicidio rispetto ad altre. E’ un errore. La mafia sceglie sempre la via più breve e meno rischiosa. E’ questa la sua unica regola. Non ha alcuna preferenza di tipo feticistico per una tecnica o per un’altra. Il metodo migliore resta la lupara bianca, la scomparsa pura e semplice della vittima designata senza tracce del cadavere e neppure di sangue.” 

 “Dall’interno di una organizzazione come Cosa Nostra si giudicano le cose in maniera diversa che dall’esterno.” 

“Cosa Nostra si fonda sulla regola dell’obbedienza. Chi sa obbedire, eseguendo gli ordini con il minimo di costi, ha la carriera assicurata.” 

“Partecipare a un’azione violenta risponde generalmente a una logica rigorosa, quella che fa di Cosa Nostra l’organizzazione temibile che è. Sottolineo spesso questo concetto perché soltanto affrontando la mafia per quello che è – un’associazione criminale seria e perfettamente organizzata – saremo in grado di combatterla.”

“Impariamo a riflettere in modo sereno e laico sui metodi di Cosa Nostra: prima di sferrare l’attacco, l’organizzazione compie sempre uno studio serio e approfondito. Per questo è molto difficile prendere un mafioso con le mani nel sacco.” 

“Quando Buscetta, per giustificare il suo pentimento, mi ha detto che i suoi compagni avevano “violato le regole più elementari di Cosa Nostra e che con il loro comportamento avrebbero portato l’organizzazione alla rovina”, ho avuto la sensazione di vivere un grande momento, un momento storico. Una cosa che nel profondo del cuore speravo da lungo tempo.” 

“Devo dire che fin da bambino avevo respirato giorno dopo giorno aria di mafia, violenza, estorsioni, assassini. C’erano stati poi i grandi processi che si erano conclusi regolarmente con un nulla di fatto. La mia cultura progressista mi faceva inorridire di fronte alla brutalità, agli attentati, alle aggressioni; guardavo a Cosa Nostra come all’idra dalle sette teste: qualcosa di magmatico, di onnipresente e invincibile, responsabile di tutti i mali del mondo.” 
 
“Ho sempre saputo che per dare battaglia bisogna lavorare a più non posso e non mi erano necessarie particolari illuminazioni per capire che la mafia era una organizzazione criminale.” 

“Conoscevo Cosa Nostra nelle sue grandi linee. Ero in grado di capire Buscetta e quindi pronto a interrogarlo. Prima di lui, non avevo – non avevamo – che un’idea superficiale del fenomeno mafioso. Con lui abbiamo cominciato a guardarvi dentro. Ci ha fornito numerose conferme sulla struttura, sulle tecniche di reclutamento, sulle funzioni di Cosa Nostra. Ma soprattutto ci ha dato una visione globale, ampia, a largo raggio del fenomeno. Ci ha dato una chiave di lettura essenziale, un linguaggio, un codice. E’ stato per noi come un professore di lingue che ti permette di andare dai turchi senza parlare con i gesti.” 

“Buscetta mi ha fornito le coordinate che mi hanno permesso di mettere a punto un metodo di lavoro.” 

“Tutti all’epoca parlavano di enormi quantità di droga che partivano dalla Sicilia per gli Stati Uniti. Allora mi sono detto: Se hanno venduto droga in America del Nord, nelle banche siciliane saranno rimaste tracce delle operazioni realizzate. Così hanno avuto inizio le prime indagini bancarie. Fruttuose per il processo Spatola come per gli altri.” 

“Occuparsi di indagini di mafia significa procedere su un terreno minato: mai fare un passo prima di essere sicuri di non andare a posare il piede su una mina antiuomo.” 

“Al tribunale di Palermo sono stato oggetto di una serie di microsismi, fattisi via via più intensi con il passare del tempo. Davo fastidio.” 

“L’interpretazione dei segni, dei gesti, dei messaggi e dei silenzi costituisce una delle attività principali dell’uomo d’onore. E di conseguenza del magistrato.” 

“Nei miei rapporti con i mafiosi mi sono sempre mosso con estrema cautela, evitando false complicità e atteggiamenti autoritari o arroganti, esprimendo il mio rispetto ed esigendo il loro. E’ inutile andare a trovare un boss in carcere se non si hanno domande precise da porgli su indagini che riguardano la mafia, se non si è bene informati o se si pensa di poterlo trattare come un qualsiasi criminale comune.” 

“Quando saltano le regole ancestrali, quando lo Stato decide di combattere sul serio la magia, quando forze dell’ordine e magistrati fanno realmente e fino in fondo il proprio dovere, i comportamenti degli imputati cambiano.” 

"Nessuno forse si è mai dato la briga di capire come mai il “traditore” Buscetta al maxiprocesso di Palermo abbia potuto deporre nel silenzio assoluto delle gabbie piene di un centinaio di mafiosi. Il fatto è che Buscetta godeva di grande prestigio personale in seno all’organizzazione, ma soprattutto che, benché pentito e quindi infame, egli era stato vittima di un torto inammissibile da parte dei suoi compagni di un tempo. Avevano ucciso due dei suoi figli che non erano neppure uomini d’onore.” 

“Così, in Sicilia, è buona regola non girare armati, a meno di essere pronti a servirsi dell’arma. Se uno porta con sé la pistola, sa che deve usarla, perché sa che colui che gli sta di fronte, lui, lo farà. Il concetto di arma dissuasiva non esiste da queste parti. La pistola si porta perché serva a sparare e non a intimidire.” 

 “Questa è la Sicilia, l’isola del potere e della patologia del potere.” 

“E’ accettabile dunque che per la collaborazione prestata Contorno abbia dovuto perdere trentacinque parenti e Buscetta dieci?” 

“Per tre mesi abbiamo parlato in tutta tranquillità (col pentito Mannoia). Poi, diffusasi la notizia della sua collaborazione, Cosa Nostra gli uccide in un colpo solo la madre, la sorella e la zia. Il pentito reagisce da uomo e porta a termine le sue confessioni.” 

“La domanda da porsi dovrebbe essere un’altra: perché questi uomini d’onore hanno mostrato di fidarsi di me? Credo perché sanno quale rispetto io abbia per i loro tormenti, perché sono sicuri che non li inganno, che non interpreto la mia parte di magistrato in modo burocratico, e che non provo timore reverenziale nei confronti di nessuno. E soprattutto perché sanno che, quando parlano con me, hanno di fronte un interlocutore che ha respirato la stessa aria di cui loro si nutrono.” 

“Questa avventura ha anche reso più autentico il senso dello Stato. Confrontandomi con lo Stato-mafia mi sono reso conto di quanto esso sia più funzionale ed efficiente del nostro Stato e quanto, proprio per questa ragione, sia indispensabile impegnarsi al massimo per conoscerlo a fondo allo scopo di combatterlo.” 

“Io credo nello Stato, e ritengo che sia proprio la mancanza di senso dello Stato, di Stato come valore interiorizzato, a generare quelle distorsioni presenti nell’animo siciliano: il dualismo tra società e Stato; il ripiegamento sulla famiglia, sul gruppo, sul clan; la ricerca di un alibi che permetta a ciascuno di vivere e lavorare in perfetta armonia, senza alcun riferimento a regole di vita collettiva. Che cosa se non il miscuglio di armonia e di violenza primitiva è all’origine della mafia? Quella mafia che essenzialmente, a pensarci bene, non è altro che espressione di un bisogno di ordine e quindi di Stato.” 

“Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale. Quanto alla doppia morale, o doppiezza nell’anima siciliana, è un retaggio della storia, dei tempi in cui la Sicilia doveva difendersi dal mondo esterno, inventandosi un modo di essere che permettesse di resistere all’occupante e di sopravvivere. Gli invasori qui sono arrivati da ogni dove, e ogni volta ci si è dovuti adattare, o almeno far finta di adattarsi, in attesa che andassero via. Alla fine se ne sono andati, lasciandoci però un temperamento che definirei misoneista, fatto di apparente sottomissione e di fedeltà alle tradizioni, unite ad un orgoglio delirante.” 

“E quanto più lo Stato si disinteresserà della Sicilia e le istituzioni faranno marcia indietro, tanto più aumenterà il potere dell’organizzazione.” 

“Ma se vogliamo combattere efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci assomiglia.” 

“La cultura della morte non appartiene solamente alla mafia: tutta la Sicilia ne è impregnata. Da noi il giorno dei morti è festa grande: offriamo dolci che si chiamano teste di morti, fatti di zucchero duro come pietra. Solitudine, pessimismo, morte sono i temi della nostra letteratura, da Pirandello a Sciascia.” 

“In Sicilia è del tutto fuori luogo mostrare in pubblico quello che proviamo dentro di noi.” 

“Ragionamento tipicamente mafioso e tipicamente siciliano: mai mettersi nella condizione di dover mostrare apertamente la propria forza e il proprio potere. Altra abitudine: i regali.” 

“E nella Palermo liberty le ultime splendide ville erano state demolite per far posto a brutti casermoni. Ho trovato quindi una città deturpata, involgarita, che in parte aveva perso la propria identità.” 

“In ogni caso non è ammissibile sostenere che versare una percentuale sia un atto innocente: implica, nella migliore delle ipotesi, il riconoscimento dell’autorità mafiosa.” 

“Ma la mafia non è una società di servizi che opera a favore della collettività, bensì un’associazione di mutuo soccorso che agisce a spese della società civile e a vantaggio solo dei suoi membri.” 

 “Si può sorridere all’idea di un criminale, dal volto duro come la pietra, già macchiatosi di numerosi delitti, che prende in mano un’immagine sacra, giura solennemente su di essa di difendere i deboli e di non desiderare la donna altrui. Si può sorriderne, come di un cerimoniale arcaico, o considerarla una vera e propria presa in giro. Si tratta invece di un fatto estremamente serio, che impegna quell’individuo per tutta la vita. Entrare a far parte della mafia equivale a convertirsi a una religione. Non si cessa mai di essere preti. Né mafiosi.” 

“E’ necessario studiare strategie differenziate a seconda del tipo di mafia che si deve affrontare. Più un’organizzazione è centralizzata e clandestina più è temibile, perché dispone dei mezzi per controllare efficacemente il mercato e mantenere l’ordine sul suo territorio, con un intervallo brevissimo tra processo decisionale ed entrata in azione. Le cose vanno valutate diversamente in un’organizzazione frazionata in più centri di potere. Il ragionamento vale anche a livello internazionale.” 

 “La mia grande preoccupazione è che la mafia riesca sempre a mantenere un vantaggio su di noi.” 

 “In Sicilia, per quanto uno sia intelligente e lavoratore, non è detto che faccia carriera, non è detto neppure che ce la faccia a sopravvivere. La Sicilia ha fatto del clientelismo una regola di vita. Difficile, in questo quadro, far emergere pure e semplici capacità professionali. Quel che conta è l’amico o la conoscenza per ottenere una spintarella. E la mafia, che esprime sempre l’esasperazione dei valori siciliani, finisce per fare apparire come un favore quello che è il diritto di ogni cittadino.” 

“La Sicilia è una terra dove, purtroppo, la struttura statale è deficitaria.” 

“Se chimici francesi di riconosciuta competenza hanno accettato di raffinare morfina-base a Palermo è certamente perché erano pagati profumatamente e sapevano di non correre grossi rischi, ma soprattutto perché i siciliani erano gli unici ad avere il pieno controllo del mercato della produzione e del commercio della droga.” 

 “Contrariamente a quanto si pensa, la Svizzera è uno dei paesi che prestano più collaborazione, perché ha compreso che è finita l’epoca in cui era possibile tenere il denaro sporco e lasciare i mafiosi fuori dalla porta. Il denaro della mafia comporta necessariamente, prima o poi, la presenza degli uomini e dei metodi mafiosi.” 

“Chiunque si occupi di lavori pubblici, in Sicilia e nel Mezzogiorno in genere, sa benissimo di dover acquistare il materiale dal tale fornitore e non dal talaltro.” 

“Possiamo sempre fare qualcosa: massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto.” 

“Certo dovremo ancora per lungo tempo confrontarci con la criminalità organizzata di stampo mafioso. Per lungo tempo, non per l’eternità: perché la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine. Ma con quali strumenti affrontiamo oggi la mafia? In un modo tipicamente italiano, attraverso una proliferazione incontrollata di leggi ispirate alla logica dell’emergenza.” 

“Solo il rigore professionale di magistrati e investigatori darà alla mafia la misura che la Sicilia non è più il cortile di casa sua e quindi servirà a smontare l’insolenza e l’arroganza del mafioso che non si inchina all’autorità dello Stato.” 

 “L’avere dimostrato la vulnerabilità della mafia costituisce una forza anche per gli investigatori nella misura in cui dà la consapevolezza che i mafiosi sono uomini come gli altri, criminali come gli altri, e che possono essere combattuti con una efficace repressione.” 

 “Quello che per noi è una professione, per gli uomini di Cosa Nostra è una questione di vita o di morte: se i mafiosi commettono degli errori, li pagano; se li commettiamo noi, ce li fanno pagare.” 

“Conosco i rischi che corro facendo il mestiere che faccio e non credo di dover fare un regalo alla mafia offrendomi come facile bersaglio.” 

“Professionalità nella lotta alla mafia significa anche avere la consapevolezza che le indagini non possono essere monopolio di un’unica persona, ma frutto di un lavoro di gruppo.” 

 “Credo che Cosa Nostra sia coinvolta in tutti gli avvenimenti importanti della vita siciliana, a cominciare dallo sbarco alleato in Sicilia durante la seconda guerra mondiale e dalla nomina di sindaci mafiosi dopo la Liberazione.” 

 “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.”

domenica 20 luglio 2025

La generazione ansiosa – Jonathan Haidt

“Immaginate che quando la vostra primogenita compia dieci anni, un miliardario visionario che non avete mai visto prima la selezioni per il popolamento del primo insediamento umano permanente su Marte.” 

“Nessuna azienda al mondo ci porterebbe via i figli e li metterebbe in pericolo senza il nostro consenso, con il rischio di esporsi a pesanti responsabilità. Sbaglio?” 

“Molti genitori constatarono con sollievo che uno smartphone o un tablet potevano tenere impegnati e tranquilli i bambini per ore. Era sicuro? Non si sapeva, ma siccome lo facevano tutti, si supponeva di sì.” 

“Progettando un flusso di contenuti accattivanti che penetrano negli occhi e nelle orecchie dei bambini e sostituendo il gioco fisico e la socializzazione dal vivo, questa aziende hanno riconfigurato l’infanzia e alterato lo sviluppo umano su scala quasi inconcepibile.” 

“Lasciamo crescere i bambini sulla Terra, prima di spedirli su Marte.” 

“La Generazione Z è diventata la prima della storia ad attraversare la pubertà con in tasca un portale che la distoglieva dalle persone vicine e la attirava verso un universo alternativo esaltante, instabile, che creava dipendenza e, come dimostrerò, non era adatto a bambini e adolescenti. Ottenere il successo sociale in quell’universo richiedeva ai ragazzi di dedicare gran parte delle energie, continuamente, alla gestione del proprio brand online. Era necessario per ottenere l’approvazione dei coetanei, che è l’ossigeno dell’adolescenza, e per evitare lo shaming online, l’incubo dell’adolescenza.” 

“La tesi centrale di questo libro è che queste due tendenze – iperprotezione nel mondo reale e scarsa protezione nel mondo virtuale – sono le principali ragioni per cui i bambini nati dopo il 1995 sono diventati una generazione ansiosa.” 

“La generazione ansiosa è un libro su come riappropriarsi della vita dell’uomo per gli esseri umani di ogni generazione.” 

“Gran parte dei genitori non vuole che i figli abbiano un’infanzia fondata sul telefono, ma in un certo senso il mondo si è riconfigurato e i genitori che si oppongono condannano i figli all’isolamento sociale.” 

“Le persone non cadono in depressione quando affrontano un pericolo: cadono in depressione quando si sentono isolate, sole o impotenti.” 

“Quando nei primi anni Dieci del Duemila abbiamo dato gli smartphone alla Gen Z è stato un po’ come se l’avessimo spedita su Marte, nel più grosso e incontrollato esperimento che l’umanità abbia mai condotto sui propri bambini.” 

“Giocare è il lavoro dell’infanzia, e tutti i giovani mammiferi hanno il medesimo compito: configurare il cervello giocando spesso e con energia.” 

“È nel gioco autonomo, senza supervisione, che i bambini imparano a sopportare i lividi, gestire le emozioni, interpretare gli stati d’animo dei coetanei, fare a turno, risolvere conflitti e giocare con correttezza.” 

“È da tempo che gli smartphone sono particolarmente efficaci nell’interferire con il legame genitore-figlio. Bombardati da costanti notifiche e interruzioni, alcuni genitori si occupano più dello smartphone che dei figli, anche quando ci stanno giocando.” 

“Qualsiasi bambino che trascorra il periodo sensibile utilizzando massicciamente i social network verrà plasmato dalle culture di quei siti.” 

“L’infanzia è un apprendistato per acquisire le competenze necessarie al successo nella propria cultura.” 

“Stiamo iperproteggendo i nostri figli nel mondo reale mentre non li proteggiamo abbastanza online. Se davvero vogliamo tenere al sicuro i bambini, dovremmo ritardare il loro ingresso nel mondo virtuale e mandarli invece a giocare nel mondo reale. Il gioco all’aperto senza supervisione insegna ai bambini come gestire rischi e difficoltà di vario tipo.” 

“Tenete in mente questa frase quando vedete qualcuno (voi inclusi) eseguire movimenti ripetitivi su un touch screen, quasi in trance: spianare un percorso nel cervello.” 

“Gli smartphone catturano la nostra attenzione con una tale efficacia che, al solo avvertire la vibrazione in tasca per un decimo di secondo, molti di noi interrompono una conversazione a tu per tu, per controllare che non si tratti di qualche importante aggiornamento. Di solito, non chiediamo all’altra persona di aspettare, ci limitiamo a tirare fuori il telefono e a dare un’occhiata, lasciando nell’altro la ragionevole sensazione di essere meno importante dell’ultima notifica.” 

 “Quando abbiamo concesso gli smartphone a bambini e adolescenti nei primi anni Dieci, abbiamo dato alle aziende la possibilità di applicare programmi di rinforzo a rapporto variabile tutto il giorno, di addestrarli come ratti negli anni più sensibili della configurazione del cervello. Queste aziende hanno sviluppato app che creano dipendenza e che hanno inciso profondissimi percorsi nel cervello dei nostri figli.” 

“È questo il grande paradosso dei social: più ti ci immergi, più diventi solo e depresso.” 

“La vita fondata sul telefono produce degrado spirituale, non solo negli adolescenti, ma in tutti noi.” 

“La vita fondata sul telefono rende difficile alle persone essere pienamente presenti quando sono con gli altri e stare con se stesse in silenzio quando sono da sole.” 

“C’è un vuoto in tutti noi che ci sforziamo di riempire. Se non verrà riempito con qualcosa di nobile ed elevato, la società moderna si affretterà a pomparci dentro una montagna di spazzatura.” 

“I progettisti hanno capito ormai da tempo che ridurre la frizione o lo sforzo aumenta il tempo trascorso, perciò caratteristiche come la riproduzione automatica e lo scroll infinito incoraggiano la fruizione di contenuto in automatico, come se fossimo zombie.” 

“Sono queste le due balene: bandire i telefoni e offrire molto più gioco libero non strutturato. Una scuola senza telefoni e con tanto gioco sta investendo nella prevenzione. Sta riducendo l’iperprotezione nel mondo reale, cosa che aiuta i bambini a coltivare l’antifragilità. Al contempo, allenta la presa nel mondo virtuale, favorendo pertanto apprendimento e relazioni migliori nel mondo reale.” 

“Secondo Gopnik, per crescere un figlio è meglio usare l’approccio mentale di un giardiniere. Il vostro compito è creare uno spazio protetto e ricco di nutrimento in grado di fare crescere le piante. Ci vuole impegno ma non è necessario essere dei perfezionisti. Strappate le erbacce, innaffiate il giardino, poi fate un passo indietro e le piante faranno la loro parte, in maniera.” 

“Non dovete rendere ogni secondo speciale o educativo. È una relazione, non una lezione. Ma ciò che fate conta molto di più di ciò che dite, perciò tenete sotto controllo le vostre abitudini con il telefono. Siate un buon modello di comportamento che non divide continuamente la sua attenzione tra il cellulare e il bambino.” 

“Allenatevi a perdere di vista i vostri figli senza che abbiano modo di contattarvi.” 

“Il campo estivo è una grande opportunità per genitori e figli di perdere l’abitudine al contatto costante e, soprattutto per i genitori, alla costante rassicurazione che i loro figli stiano bene.” 

“Posticipate a sedici anni la creazione di account social.” 

“Alla fine, dovrete lasciarli andare online. Ma se riuscite a mantenere più bassa la quantità di tempo online e più alta la qualità in questo lungo periodo dell’infanzia e della prima adolescenza (sei-tredici anni), farete spazio a un maggior coinvolgimento con il mondo reale e guadagnerete tempo perché il cervello dei vostri figli sviluppi un migliore autocontrollo e un’attenzione meno frammentata.” 

 “1. Niente smartphone prima della scuola superiore. 2. Niente social media prima dei sedici anni. 3. Scuole senza telefono. 4. Molto più gioco senza supervisione e indipendenza nell’infanzia.” “Qui, la lezione più importante è parlare. Se pensate che l’infanzia basata sul telefono sia negativa per i bambini e volete vederli tornare a un’infanzia basata sul gioco, ditelo. Molte persone condividono i vostri sospetti ma non sanno bene cosa fare.” 

“La Grande Riconfigurazione dell’Infanzia, da basata sul gioco a basata sul telefono, è stata un fallimento di proporzioni catastrofiche. È tempo di mettere fine all’esperimento. Riportiamo a casa i nostri figli.

martedì 15 luglio 2025

Cronache di poveri amanti - Vasco Pratolini

"Alla vita noi chiediamo il successo del nostro lavoro, la felicità familiare, l'affermarsi dell'idea in cui abbiamo creduto e per le quali abbiamo lottato e siamo arrivati al limite della disperazione. Ma non domandateci di ricercare le cause di cotesta disperazione, si tratta di una cosa che non c'è mai appartenuta. del nostro passato noi ricordiamo soltanto ciò che ci concilia col nostro presente, e che serve al nostro avvenire. E siamo sinceri, adesso, disperatamente sinceri. Non chiamate tutto ciò vigliaccheria: dimenticare è l'aiuto che ci offre la vita, perchè la viviamo." 

 "Ed erano piante giovani, desiderose di affondare le radici in una terra sana. Diciamo: amore, ma è l'incontro di due creature che vengono di lontano, si prendono la mano per farsi coraggio, siccome il cammino è lungo e bisogna arrivare al confine che introduce all'altra terra, se c'è." 

 "Coloro di cui dovremmo maggiormente diffidare, sono gli ultimi sui quali vanno a cadere i nostri sospetti." 

"Ma dentro, proprio dentro ciascuno di noi, chi può leggere? Come si può dire di una persona: non c'è dubbio! se noi stessi siamo pieni di dubbi su noi stessi?" 

 "La nostra felicità sta forse proprio nel voler dire certe parole e nel non riuscire a dirle. Per esempio, io ti amo. Dentro di me lo so bene perché ti amo, ma se devo spiegarti questo perché, non sono capace" 

"Inconsciamente capivano che parlare significava arrestare con il peso della voce il corso dei loro pensieri e sentimenti che si svolgevano uguali, con figurazioni identiche, identiche suggestioni. Capivano che parlare avrebbe significato tacere qualcosa che le parole non si adattano ad esprimere: avrebbe significato tradirsi, l'un l'altro, un poco." 

 "E' l'ipocrisia e l'egoismo del mondo: ciascuno ne aveva dianzi pieno il viso, e ne faceva bandiera con un lenzuolo."

 "Ed è proprio questo il mio timore. Il senso della morte che ci portiamo dietro, un dolore che non finirà mai! Ora ho imparato a conoscerti" ella disse, "e mi piace tutto di te: come sei e come non sei. Ho paura di aggiungere altro dolore a quello che hai già, e a quello che ti aspetta". [...] 

"Sarei diventata una cinica, di quelle che non credono più in nulla e finiscono aride come un pozzo asciutto, se non avessi incontrato te". 

"Eri felice come è felice chi sta con gli occhi chiusi e non li aprirà mai perché non li può aprire. Per cui si contenta del proprio orizzonte." 

"Non si gridavano parole tra di loro. Li univa un'imminenza di morte, più forte di ogni legame di vita." 

 "Il Bene e il Male si confondono nelle passioni." 

"Miseria e miseria da tutte le parti. Eppoi, nemmeno miseria, perche tutti più o meno mangiano abbastanza. Ma la miseria ce l'hanno scritta in faccia, e se la portano dietro, capisci?" 

"Sembra ad entrambi di avere da dirsi, proprio ora, parole che vanno dette sottovoce. La vita è una cella un po' fuori dell'ordinario, più uno è povero più si restringono i metri quadrati a sua disposizione. L'importante consiste nel sapere stabilire dentro di noi quell'equilibrio che fa il mondo vasto come il cielo." 

 "Si sente il cielo anche senza alzare gli occhi, e l'aria sembra migliore: dal lungarno giunge una brezza che ristora. Ma forse sembra a loro che sono innamorati." 

 "Accanto a Liliana egli aveva scoperto che un bacio aveva il suo sapore di bacio, una carezza la levità della carezza, l'amore il suo compimento spontaneo. Accanto ad Aurora era invece un eccitamento brutale, come una perdita delle facoltà, un duello nel quale egli ogni volta finiva per soccombere ed affidarsi a lei, stordito." 
 
"Quando Elisa se ne è andata, egli scivola sul lato ov'ella stava coricata, cova il tepore che vi ha lasciato il suo corpo, e l'odore di donna di cui il cuscino è intriso. Egli ha terrore di ritrovarsi solo con i propri pensieri. Già in questa pausa dell'alba, mentre attende che la sveglia suoni, egli si afferra a ciò che di immateriale Elisa ha lasciato dietro di sé, per trovarvi un conforto, una complicità. E i suoi pensieri sono espressi e sussurrati come se Elisa fosse ancora lì ad ascoltarlo, gli dicesse sì e no come è solita fare. Osvaldo teme i propri pensieri perché teme le persone che li raffigurano." 

"Non le mise mai le mani addosso, e nello stesso tempo non le fece mai una carezza. Visse accanto a lei come ad un oggetto fragile a cui occorre badare, ma del quale non comprendiamo il significato. Così è cresciuta Bianca, credendosi disgraziata ed incompresa, chiusa in sé stessa anche nei rapporti con le amiche, allevando il proprio cuore nel sogno, la solitudine e l'amarezza." 

"Vecchie simili hanno vissuto una vita diversa dalla sua: sono zitelle bigotte, vedove di pensionati, nonne, con alle spalle un'esistenza di caso in caso arida di sentimenti, povera di emozioni, riscaldata da un focolare domestico. La natura le ha dotate di spiriti semplici, sensi naturali, bellezze comprensibili. L'educazione ricevuta ha insegnato loro a praticare i canoni di quella moralità che regola l'equilibrio del mondo e brucia continuamente i vascelli di fronte all'indomito esercito del vizio. La Signora, invece, è un Maresciallo dell'Armata nemica. La sua formazione fisica e morale è stata l'esempio classico del rovesciamento di posizioni. Dove la semplicità diventa caos, la naturalezza infingimento, e la bellezza sfiora le cime della perfezione. Su questa sua natura complessa, violenta e sensitiva, richiamati dallo splendore del suo corpo, gli uomini erano passati come i clowns che calpestano la pedana: all'eco dei loro schiamazzi subentra il silenzio di morte degli acrobati al trapezio." 

 "Un uomo è solo quando cerca, trova e difende il proprio amore. Da un uomo che difende il proprio amore, la società non potrà che ricevere buone azioni. E' stato, del resto, il Partito ad insegnargli, inconsciamente o meno, di perseguire fino in fondo, attraverso l'errore, attraverso il dolore, la felicità quando si è certi di trovarsi sulla strada che vi conduce." 

 "Tuttavia nessuno dei due riesce a pronunciare quella frase che forse "li farebbe precipitare nell'errore", e forse determinerebbe una tregua nel quotidiano reciproco assalto che essi si danno, passeggiando, parlando, la mano nella mano, fino a storcersi l'un l'altro le dita."

giovedì 10 luglio 2025

L’Italia in seconda classe – Paolo Rumiz

“La storia comincia all’alba, nel mar di Sardegna, con il traghetto Aurelia che si mette a vibrare dalla chiglia alla ciminiera in mezzo a nubi alte come torri e con l’odore di vernice, ruggine e salsedine che diventa odore di terra.” 

 “Per una volta, ladies and gentleman, non allacciatevi le cinture. Don’t fasten your seat belts. Si parte in treno, la Cenerentola dei trasporti. Si fa l’Italia in seconda classe, per linee dimenticate.” 

 “In tasca, un’idea corsara. Percorrere 7840 chilometri, come la Transiberiana dagli Urali a Vladivostok. Una distanza leggendaria, un gomitolo lungo come l’Asia da srotolare dentro la Penisola.” 

 “Lo scompartimento si riempie di profumo di mirto. Abbiamo deciso: d’ora in avanti viaggeremo su treni con finestrini apribili. Niente aria condizionata, niente treni che somigliano ad aerei. L’aereo è globale, totalitario, imperscrutabile. Sta in cielo, e il cielo è di nessuno. La rete di ferro, invece, è di tutti. E’ il popolo, la nazione.” 

 “Il treno, non l’aereo, ha fatto l’Italia. Un piccolo treno come questo che arranca nel vento tra praterie e fichi d’India. Siamo in ballo. Il viaggio comincia.” 

 “La fine dei territori comincia così, con il bar e la panetteria che chiude, il parroco che se ne va, poi con le stazioni del silenzio.” 

 “A bordo ci investe un pandemonio di genitori affranti e bambini tiranni con chewing-gum e telefonino. Urla, panini, carte per terre. Viva l’Italia. Siamo già alieni su questa nave che il mistral spinge verso la notte africana.” 

 “Comincia il Grande Sud: cani liberi, una farmacia a ogni angolo, caldo tunisino.” 

 “Per i siciliani, il treno è roba da emigranti, una cosa che ti strappa alla terra, ti porta via per una vita. E’ grazie a questa paura antica che le stazioni restano oasi di ordine e silenzio nel caos del Grande Sud.” 

 “Ma è un attimo, perché la meraviglia dell’attimo presente vince sul ricordo: oltre la penombra delle colline, oltre la prima luminescenza dei paesi, immensa, fosforica nel cielo viola, compare un’altra fantastica icona. L’Etna, il Dio Vulcano.” 

 “Poi, al solito, la Sicilia ti frega. Con la bellezza. Che viaggio il nostro, fin qui, ai confini della notte! Sole basso di poppa, praterie andaluse. E nelle stazioni, i resti di tanti serbatoi d’acqua, segno della sete africana che qui divorava le locomotive.” 

 “Si scava la strada verso l’altro mare, Catania barocca e la sua festa mobile.” “

Si entra in un labirinto di pietre laviche, discariche, fichi d’India, case non finite, buganvillee, sfasciacarrozze, immondizie. Eppure, nonostante tutto, che meraviglia.” 

 “Il treno, ha detto qualcuno, è una visione laterale della vita; non fai in tempo a vederla ed è già passata.” 

 “Becchiamo fotogrammi irripetibili. Specie quando il treno punta verso la cima, buca una massa di lava e ci mostra, tra due muraglioni nei come la pece le nevi dell’Etna in fondo al binario.” 

 “Stazione di Catania, attesa con gli zaini, si va in Continente. Che posto splendido: puoi tuffarti direttamente in mare. E che posto vuoto, anche: biglietterie senza code, pensiline senza addii, treni senza passeggeri. Solo turisti stranieri: come noi in fondo, alieni del Nordest.” 

 “Non contiamo più i chilometri, ora siamo davvero due matti in fuga. Abbiamo addosso l’odore del treno, Napoli ci possiede.” 

 “La clandestinità ci serve ancora in questo viaggio tra rami secchi e linee minori che è un’operazione rivoluzionaria. A caccia di un’Italia minore che scompare.” 

 “Accendo la radiolina dopo dieci giorni di viaggio. E’ sempre lo stesso bollettino. Temporali al Nord, sbarchi di clandestini a Otranto, industriali taglieggiati a Napoli, ville rapinate in Brianza. Che ce ne importa. Ormai siamo stranieri in patria. O forse è il treno che ci ha fatto uscire dal tempo.” 

 “Bagno liberatorio, con il Milano-Foggia che ci passa accanto, grandioso, autoritario. Sembra venire dal tempo in cui lo stato non era in svendita e la patria non era un’azienda. Penso che il treno è la cosa più lunga che si muove sulla Terra. E che esisterà pure, da qualche parte, un cimitero dei treni. Come per le navi, le balene e gli elefanti.” 

 “Certi viaggiatori non “vanno”, ma “vengono andati”. La prova? Il nostro treno-supposta passa luoghi leggendari, ma nessuno guarda fuori.”

 “L’avrete capito. I locomotori sono figli del fascismo: del tempo, cioè, in cui l’Europa ci negò il carbone e l’Italia fu obbligata, in anticipo su tutti, a scegliere l’elettrificazione della rete. Poi l’autarchia finì in tragedia, con i soldati in treno che andavano a morire. Ma i mostri elettrici rimasero, insuperati.” 

 “Il treno va, forse è solo il fattore umano che lo fa andare, ignorato e umiliato, con tanti piccoli atti non dovuti. Ma fino a quando?” 

 “Arriva un treno. E’ il mio! A bordo c’è Paolini che legge. Vedo anche me stesso sul mulo che va, impietosa allegoria di questa Italia fatta di pubblica povertà e privata ricchezza.” 

 “Una volta, in posti come la stazione di Alessandria ci passavano fiumi di terroni diretti alla Fiat. Oggi c’è il vuoto. Gli italiani vanno su gomma. C’è l’apartheid d’estate, a nord della Linea Gotica: il mezzo privato alla razza bianca, quello pubblico agli altri.” 

 “Già, Rovasenda. Come fai a dire di conoscere la Padania se non sei stato a Rovasenda? Come fai a non sentirla che ti chiama nella pioggia, con quel nome da romanzo di Calvino? E noi la cerchiamo, in un treno tra i lampi che diventa una gabbia di Faraday, finché il suo campanile spunta come un parafulmine nella pianura, in mezzo a pioppi indemoniati e a mille antifurti che friggono, eccitati dal temporale.” 

 “Il vagabondo con l’Economist ha una solida visione del mondo. Spiega: Se chiedessi l’elemosina guadagnerei di più. Perché? Gli italiani non hanno più tempo per ridere e preferiscono compatire. E’ l’anima cattolica.” 

 “Rovereto, Trento, Mezzocorona. Marco e io risaliamo l’Adige come salmoni, cerchiamo sotto ipnosi la sorgente del nostro viaggio, il luogo mitico dei treni. Andiamo dove la ferrovia sta ancora nelle fiabe dei bambini, segna l’identità dei luoghi come le foreste e i fiumi. Oltralpe, in Germania, dove la stazione si chiama Bahnhof, il capotreno è ancora un monarca e il treno è il simbolo della nazione.”

 “Anche i nomi delle cose sono cambiati, tutto è un festival di eufemismi. I disabili ora si chiamano diversamente abili.”

 “E’ sempre la stessa storia: il sistema è fatto per spararti dal punto A al punto B. L’idea stessa del viaggio gli è inconcepibile.”

 “Nessun popolo come gli italiani ha costruito tante ferrovie per gli altri, e nessun popolo ignora tanto le ferrovie proprie. Come si spiega? C’è qualcosa che non funziona in un popolo capace di dimenticare una simile, straordinaria epopea.” 

 “Che fare? Marco ha gli occhi lucidi. Lo guardo, le parole non servono. Siamo viaggiatori ribelli, dunque, clandestini anche noi, musi neri anche noi. E allora via. Un salto e siamo in Italia. L’unico rumore è uno strappetto sui jeans.”

sabato 5 luglio 2025

La paranza dei bambini – Roberto Saviano

“Il nome paranza viene dal mare. Chi nasce sul mare non conosce un solo mare. E’ occupato dal mare, bagnato, invaso, dominato dal mare. Può starci lontano per il resto dell’esistenza, ma ne resta zuppo.” 

“Sono solo le reti che tirano su. Strozzati dall’aria, le bocche si schiudono in piccoli cerchi disperati e le branchie che collassano sembrano vesciche aperte. La corsa verso la luce è finita.” 

“Lo sguardo è territorio, è patria, guardare qualcuno è entrargli in casa senza permesso. Fissare qualcuno è invaderlo. Non voltare lo sguardo è manifestazione di potere.” 

“Forcella è materia di Storia. materia di carne secolare. materia viva. Sta lì, nelle rughe dei vicoli che la segnano come una faccia sbattuta dal vento, il senso di quel nome. Forcella. Una andata e una biforcazione. Un’incognita, che ti segnala sempre da dove partire, ma mai dove si arriva, e se si arriva. Una strada simbolo. Di morte e resurrezione. Ti accoglie con il ritratto immenso di San Gennaro dipinto su un muro, che dalla facciata di una casa ti osserva entrare, e con i suoi occhi che tutto comprendono ti ricorda che non è mai tardi per risollevarsi, che la distruzione, come la lava, si può fermare.” 

“E tutto era stato semplice. Come sono sempre più semplici le scelte importanti da cui non si può tornare indietro. E’ il paradosso di ogni generazione: le scelte reversibili sono quelle più ragionate, meditate e soppesate. Quelle irreversibili avvengono per decisione immediata, generate da un moto d’istinto.” 

“Forti e deboli. Ecco la vera distinzione.” 

“A Napoli non esistono percorsi di crescita: si nasce già nella realtà, dentro, non la scopri piano piano.” 

“Stare nella reggia a fianco di chi comanda vale la pena sempre, io voglio stare vicino ai re, mi so’ rotto di stare vicino a chi non conta ‘nu cazzo.” 

“Uno che deve essere il principe non si cura se il popolo lo teme e dice che mette paura. Uno che deve essere principe se ne fotte d’essere amato, che se sei amato quelli che ti amano lo fanno finché tutto va bene ma, appena le cose girano storte, quelli ti fottono subito. Meglio tenere la fama di essere un maestro di crudeltà che di pietà.” 

“E l’apparenza tutti la vedono e la riconoscono e la tua fama arriva lontano.” 

“Esistono i fottuti e i fottitori, null’altro. Esistono in ogni posto e sono sempre esistiti.” 

“Il fottitore raggiunge ciò che desidera, il fottuto lascia che sfumi, lo perde, glielo portano via.” 

“Questo è il covo guagliù. Dobbiamo venire qua, qua fumammo, qua pazziammo, qua noi dobbiamo stare.” 

“Questi palazzi che tremano quando sbattono i portoni stanno lì, come vecchi giganti: sopravvissuti ai terremoti, ai bombardamenti. Palazzi del vicereame ammuffiti dalla decadenza, attraversati sempre dalla stessa vita, dove i ragazzini entrano ed escono con facce identiche da secoli. Tra migliaia di lazzari, borghesi e nobili, che avevano prima di loro salito e sceso quelle scale e affollato quegli androni.” 

“Non c’era tempo per crescere.” 

“Si sentivano più uomini dei propri padri.”

“La prima regola che fa uomo un uomo è che sa che non sempre gli possono andare bene le cose, anzi, sa che le cose gli possono andare bene una volta e cento gli vanno male. Invece le creature pensano che le cose cento volte gli andranno bene e mai gli andranno male.” 

“Io per diventare bambino c’ho messo dieci anni, per spararti in faccia ci metto un secondo.” 

 “Guagliù, – disse ai suoi che gli stavano più vicino, – ci hanno battezzato: simmo la paranza dei bambini.” 

“La morte e l’acqua sono sempre una promessa. E loro erano pronti a passare attraverso il Mar Rosso.”