sabato 5 luglio 2025

La paranza dei bambini – Roberto Saviano

“Il nome paranza viene dal mare. Chi nasce sul mare non conosce un solo mare. E’ occupato dal mare, bagnato, invaso, dominato dal mare. Può starci lontano per il resto dell’esistenza, ma ne resta zuppo.” 

“Sono solo le reti che tirano su. Strozzati dall’aria, le bocche si schiudono in piccoli cerchi disperati e le branchie che collassano sembrano vesciche aperte. La corsa verso la luce è finita.” 

“Lo sguardo è territorio, è patria, guardare qualcuno è entrargli in casa senza permesso. Fissare qualcuno è invaderlo. Non voltare lo sguardo è manifestazione di potere.” 

“Forcella è materia di Storia. materia di carne secolare. materia viva. Sta lì, nelle rughe dei vicoli che la segnano come una faccia sbattuta dal vento, il senso di quel nome. Forcella. Una andata e una biforcazione. Un’incognita, che ti segnala sempre da dove partire, ma mai dove si arriva, e se si arriva. Una strada simbolo. Di morte e resurrezione. Ti accoglie con il ritratto immenso di San Gennaro dipinto su un muro, che dalla facciata di una casa ti osserva entrare, e con i suoi occhi che tutto comprendono ti ricorda che non è mai tardi per risollevarsi, che la distruzione, come la lava, si può fermare.” 

“E tutto era stato semplice. Come sono sempre più semplici le scelte importanti da cui non si può tornare indietro. E’ il paradosso di ogni generazione: le scelte reversibili sono quelle più ragionate, meditate e soppesate. Quelle irreversibili avvengono per decisione immediata, generate da un moto d’istinto.” 

“Forti e deboli. Ecco la vera distinzione.” 

“A Napoli non esistono percorsi di crescita: si nasce già nella realtà, dentro, non la scopri piano piano.” 

“Stare nella reggia a fianco di chi comanda vale la pena sempre, io voglio stare vicino ai re, mi so’ rotto di stare vicino a chi non conta ‘nu cazzo.” 

“Uno che deve essere il principe non si cura se il popolo lo teme e dice che mette paura. Uno che deve essere principe se ne fotte d’essere amato, che se sei amato quelli che ti amano lo fanno finché tutto va bene ma, appena le cose girano storte, quelli ti fottono subito. Meglio tenere la fama di essere un maestro di crudeltà che di pietà.” 

“E l’apparenza tutti la vedono e la riconoscono e la tua fama arriva lontano.” 

“Esistono i fottuti e i fottitori, null’altro. Esistono in ogni posto e sono sempre esistiti.” 

“Il fottitore raggiunge ciò che desidera, il fottuto lascia che sfumi, lo perde, glielo portano via.” 

“Questo è il covo guagliù. Dobbiamo venire qua, qua fumammo, qua pazziammo, qua noi dobbiamo stare.” 

“Questi palazzi che tremano quando sbattono i portoni stanno lì, come vecchi giganti: sopravvissuti ai terremoti, ai bombardamenti. Palazzi del vicereame ammuffiti dalla decadenza, attraversati sempre dalla stessa vita, dove i ragazzini entrano ed escono con facce identiche da secoli. Tra migliaia di lazzari, borghesi e nobili, che avevano prima di loro salito e sceso quelle scale e affollato quegli androni.” 

“Non c’era tempo per crescere.” 

“Si sentivano più uomini dei propri padri.”

“La prima regola che fa uomo un uomo è che sa che non sempre gli possono andare bene le cose, anzi, sa che le cose gli possono andare bene una volta e cento gli vanno male. Invece le creature pensano che le cose cento volte gli andranno bene e mai gli andranno male.” 

“Io per diventare bambino c’ho messo dieci anni, per spararti in faccia ci metto un secondo.” 

 “Guagliù, – disse ai suoi che gli stavano più vicino, – ci hanno battezzato: simmo la paranza dei bambini.” 

“La morte e l’acqua sono sempre una promessa. E loro erano pronti a passare attraverso il Mar Rosso.”

lunedì 30 giugno 2025

Mille splendidi soli – Khaled Hosseini

“Mariam aveva cinque anni la prima volta che sentì la parola harami.” 

 “Nana disse: imparalo adesso e imparalo bene, figlia mia. Come l’ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell’uomo trova sempre una donna cui dare la colpa. Sempre. Ricordalo, Mariam.” 

 “E’ il nostro destino, Mariam. Di donne come noi. Noi sopportiamo. Non abbiamo altro. Capisci?” 

 “Il cuore dell’uomo è spregevole, spregevole, Mariam. Non è come il ventre di una madre. Non sanguinerà, non si dilaterà per farti posto.” 

 “Queste donne la mandavano in confusione. Le facevano toccare con mano il suo modesto livello, il suo aspetto insignificante, la sua mancanza di aspirazioni, la sua ignoranza del mondo.” 

 “Una volta Nana le aveva detto che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice da qualche parte del mondo. Che tutti i sospiri che si elevavano al cielo, si raccoglievano a formare le nubi e poi si spezzavano in minuti frantumi, cadendo silenziosamente sulla gente.” 

 “Il dolore la investiva come un’onda possente, la trascinava via, la gettava sottosopra.” 

 “Perché una società non ha nessuna possibilità di progredire se le sue donne sono ignoranti, Laila. Nessuna possibilità.” 

“Della tua intelligenza maschile? Davvero? Dimmi un po’, chi vince sempre a scacchi?” 

 “Laila, tesoro, il solo nemico che l’Afghanistan non può sconfiggere è se stesso.” 

 “E questa è la storia del nostro paese, cari amici. Un invasore dopo l’altro – disse l’autista gettando la cenere della sigaretta dal finestrino.” 

 “E’ la cosa che sempre mi ha colpito quassù – disse Babi. Il silenzio. La pace. Volevo che faceste esperienza di queste sensazioni. Ma volevo anche che vedeste il patrimonio culturale del nostro paese, ragazzi, che imparaste a conoscere il suo ricco passato. Vedete, ci sono cose che vi posso insegnare io, altre che potete imparare dai libri. Ma ci sono cose che, be’, bisogna vedere e sentire.”

 “E ora, dopo oltre un decennio in cui avevano sacrificato tutto, lasciando le famiglie per vivere in montagna e combattere per la sovranità dell’Afghanistan, i mujahidin, veterano di tante guerre, si presentarono a Kabul in carne e ossa – ossa martoriate dalle battaglie.” 

 “La reputazione di una ragazza, specialmente di una ragazza bella come te, è una cosa delicata, Laila. E’ come uno storno tra le mani. Se allenti la presa, vola via.” 

 “Sulle montagne si caricavano i kalashnikov. I mujahidin, armati sino ai denti, in assenza di un nemico comune, presero a scannarsi a vicenda. A Kabul era giunto il giorno della resa dei conti. E quando i razzi cominciarono a piovere sulla città, la gente cercò di mettersi al riparo.” 

 “Con la neve arrivarono gli aquiloni, un tempo dominatori dei cieli invernali di Kabul, ora timidi intrusi in spazi occupati dai lanci dei razzi e dai voli dei caccia.” 

 “E, per la prima volta, Laila non vide il viso di una rivale, ma un viso di dolori taciuti, di fardelli portati senza protestare, un destino di sottomissione e di sopportazione. Se fosse rimasta in quella casa, si chiedeva Laila, a distanza di vent’anni il suo viso sarebbe diventato come quello?”

 “Il giorno successivo, Kabul fu invasa dai camioncini dei talebani. A Khair khana, a Shar-e-Nau, a Karteh Parwan, a Wazir Akbar Khan e a Taimani, Toyota rossi scorrazzavano per le strade, carichi di uomini barbuti in turbante nero. Su ogni pick-up, un altoparlante trasmetteva annunci a tutto volume, prima in farsi e poi un pashtu.” 

 “Adesso si rendeva conto dei sacrifici che venivano imposti a una madre. Il pudore, solo uno tra tanti.” 

 “Mariam intuì che quella donna aveva ormai superato la soglia dell’indignazione. Era una donna, pensò, che si riteneva fortunata per il solo fatto di poter ancora lavorare, consapevole che c’era sempre qualcosa, qualche altra cosa di cui potevano privarla.” 

 “Quando i soldi finirono, la fame cominciò a gettare la sua ombra funerea sulla loro vita. Mariam non si capacitava di come, in così poco tempo, mettere a tacere la fame fosse diventato il perno dell’esistenza.” 
 “Anche un uomo morso da un serpente riesce a dormire, ma non l’uomo che ha fame.” 

 “Laila non avrebbe mai creduto che un corpo umano fosse in grado di tollerare tante percosse, somministrate con tanta cattiveria e tanta regolarità, e che nonostante tutto continuasse a funzionare.” 

 “La morte dei suoi genitori, il matrimonio con Rashid, i massacri, i razzi, i talebani, le percosse, la fame, persino i figli, tutto sembrava un sogno, una bizzarra deviazione, un semplice interludio fra quell’ultimo pomeriggio insieme e questo momento.” 

 “In ventisette anni di matrimonio, Rashid le aveva rubato molte cose. Non sarebbe rimasta a guardare mentre le rubava anche Laila.” 

 “Mariam sapeva che la vita non era stata buona con lei, anche se le aveva concesso alcuni momenti di bellezza. Ma mentre percorreva gli ultimi venti passi, non poté fare a meno di desiderare di vivere ancora.” 

 “In meno di due ore, tutte e due le torri sono crollate. Dopo qualche minuto le stazioni televisive di tutto il mondo parlano di Afghanistan, di talebani e di Osama Bin Laden.” 

 “Aziza è seduta di fronte a lui sul letto e studia la scacchiera. Tariq le ha insegnato a giocare a scacchi. Ha la fronte corrugata e si picchietta il labbro inferiore imitando il linguaggio corporeo di suo padre quando studia una mossa.” 

 “Mi spiace – dice Laila, meravigliandosi di come la storia di ogni afghano sia segnata dalla morte, dal lutto e da inimmaginabile dolore. E tuttavia, vede che la gente trova un modo di sopravvivere, di tirare avanti. Pensa alla propria vita e a quanto le è accaduto e si stupisce di essere sopravvissuta, di essere ancora viva, seduta in quel taxi, ad ascoltare la storia di quell’uomo.” 

 “Perché alla fine non c’è altro da fare. Tirare avanti e sperare.” 

 “Mariam non è mai molto lontana. E’ qui, tra questi muri che hanno ridipinto, negli alberi che hanno piantato, nelle coperte che tengono i bambini al caldo, nei guanciali, nei libri e nelle matite. E’ nei loro sorrisi. E’ nei versetti che Aziza recita e nelle preghiere che mormora prosternandosi verso Occidente. Ma Mariam è soprattutto nel cuore di Laila, dove brilla con l’incontenibile splendore di mille soli.”